Terrorismo
Un morto e 35 feriti in un presunto attacco terroristico con un camion vicino al quartier generale del Mossad
Un’area a nord di Tel Aviv è stata teatro di un incidente domenica mattina, definito dai media israeliani «attacco terroristico con camion speronati» a una fermata dell’autobus, che ha causato una persona morta e almeno 32 feriti. Rapporti successivi hanno detto che 35 sono rimasti feriti, con cinque in gravi condizioni.
L’autore e unico deceduto è stato identificato come Rami Nasrallah, un autista arabo israeliano che vive a Qalansawe, nel centro di Israele. Tuttavia, rimane un po’ di ambiguità sul fatto che si sia trattato di un «attacco terroristico» intenzionale o forse del risultato di un incidente orribile.
L’accaduto è oggetto di inchiesta, con il Times of Israel che riporta che il corpo dell’autista dell’autobus deceduto è stato inviato all’istituto forense Abu Kabir per un’autopsia per verificare se soffrisse di una patologia che ha causato l’incidente.
Truck ramming attack near Tel Aviv. pic.twitter.com/hxVYToM1YB
— Trey Yingst (@TreyYingst) October 27, 2024
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I sospetti sono ampiamente ricaduti sulla teoria dell’attacco intenzionale, dato che l’attacco è avvenuto appena fuori dalla nota base militare di Glilot, nel centro di Israele, e in un luogo vicino al quartier generale del Mossad e a diverse unità di intelligence delle Forze di difesa israeliane (IDF).
La polizia israeliana ha affermato che il sospettato è stato «colpito e neutralizzato» sulla scena, senza tuttavia dire necessariamente che si sia trattato di un’aggressione.
Molti dei feriti erano anziani che erano appena scesi da un autobus nel momento in cui questo è stato speronato. Stavano progettando di visitare una mostra museale in memoria dei caduti dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
Pur non assumendosi direttamente la responsabilità dell’apparente episodio terroristico, Hamas ha elogiato «l’eroico attacco di speronamento» condotto nei pressi del «quartier generale del Mossad».
Il gruppo ha descritto la sua azione come «una risposta naturale ai crimini dell’occupazione sionista contro il nostro popolo palestinese a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme, e ai suoi continui massacri brutali, soprattutto nella Striscia di Gaza settentrionale».
«Foto e video sui social media hanno mostrato diverse persone incastrate sotto il camion mentre medici e soccorritori cercavano di aiutarle», ha descritto Al Jazeera della scena raccapricciante. La polizia ha isolato l’area e un elicottero di sicurezza ha volteggiato sopra.
Un certo numero di feriti è stato visto giacere su un marciapiede vicino al camion. Una fonte ha detto che civili armati potrebbero aver sparato all’autista, perché era chiaro che stava per speronare delle persone. Un altro testimone oculare ha visto otto persone «intrappolate sotto il camion».
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Il quartier generale del servizio segreto israeliano era stato colpito dai missili iraniani durante l’attacco del 1° di ottobre.
Il giornalista ebreo-americano Jeremy Loffredo è stato arrestato dopo che aveva pubblicato un reportage in cui indagava su quali punti avesse colpito il raid missilistico di Teheran, avvicinandosi al palazzo della temuta agenzia spionistica dello Stato Ebraico.
Mostrando l’ubicazione del quartier generale del Mossad immerso nel centro della città, tra negozi e locali, il Loffredo si spingeva a dire che poteva trattarsi anche qui di una politica di «scudi umani».
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Terrorismo
L’afghano della sparatoria di Washington aveva collaborato con la CIA
Rahmanullah Lakanwal, il presunto responsabile dell’attentato mortale contro due militari della Guardia Nazionale a Washington DC, aveva collaborato con la CIA durante l’occupazione americana dell’Afghanistan.
Mercoledì l’uomo, cittadino afghano, ha aperto il fuoco a bruciapelo contro due appartenenti alla Guardia Nazionale della Virginia Occidentale che stavano effettuando un pattugliamento. Il giorno dopo è deceduta la specialista dell’Esercito Sarah Beckstrom, mentre il sergente maggiore dell’Aeronautica Andrew Wolfe versa ancora in condizioni critiche.
Secondo le autorità, Lakanwal è arrivato negli Stati Uniti nel settembre 2021 grazie a un visto speciale riservato agli afghani a rischio – inclusi quelli che avevano lavorato con le forze occidentali – dopo la riconquista talebana del Paese.
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Giovedì il direttore della CIA John Ratcliffe ha confermato che il sospettato era stato ammesso negli USA «in virtù del suo precedente impiego con il governo statunitense, compresa la CIA, come membro di una forza partner a Kandahar», rapporto terminato subito dopo l’evacuazione caotica dell’agosto 2021.
«Questo individuo – e purtroppo tanti altri come lui – non avrebbe mai dovuto mettere piede qui», ha dichiarato Ratcliffe, facendo eco alle dure critiche del presidente Donald Trump nei confronti del «disastroso» ritiro ordinato dall’amministrazione Biden.
Anche il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato che Lakanwal «manteneva rapporti in Afghanistan con forze alleate» e che tali legami sono attualmente oggetto di indagine.
Il servizio pashto della BBC ha intervistato un ex comandante che aveva operato accanto a Lakanwal: questi lavorava come specialista GPS in un’unità denominata Scorpion Forces, inizialmente sotto il controllo diretto della CIA e poi passata alla Direzione Nazionale per la Sicurezza afghana. Sempre secondo l’ex comandante, Lakanwal contribuì inoltre a proteggere le truppe USA all’aeroporto di Kabul nelle ultime, concitate settimane del ritiro.
Lakanwal ha lasciato Kandahar per Kabul cinque giorni prima dell’ingresso dei talebani nella capitale (agosto 2021) ed è stato evacuato in aereo verso gli Stati Uniti appena sei giorni dopo.
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