Nucleare
Un capo della Yakuza ha cercato di vendere materiali nucleari all’Iran

Mercoledì i procuratori federali degli Stati Uniti hanno aperto un atto d’accusa contro Takeshi Ebisawa, sostenendo che fosse il leader di un gruppo criminale organizzato giapponese che si era offerto di vendere materiali nucleari all’Iran. Si parla quindi della Yakuza, la celeberrima mafia giapponese.
Ebisawa, 60 anni, era già stato accusato di traffico di droga e armi da parte degli Stati Uniti, nell’aprile 2022. Dovrebbe ora affrontare un giudice americano, insieme al suo presunto co-cospiratore, il 61enne Somphop Singhasiri.
Secondo i pubblici ministeri del distretto meridionale di Nuova York, Ebisawa era un «leader del gruppo criminale organizzato transnazionale Yakuza» e all’inizio del 2020 contattò una persona che credeva fosse un generale iraniano, con un’offerta di vendergli componenti di armi nucleari. In cambio, ha cercato di acquistare armi per un «gruppo etnico di ribelli» in Birmania.
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Tuttavia, il generale iraniano era in realtà un agente sotto copertura della Drug Enforcement Agency statunitense (DEA). Secondo l’amministratore della DEA Anne Milgram, Ebisawa si offrì di vendergli «uranio e plutonio per uso militare aspettandosi pienamente che l’Iran lo usasse per le armi nucleari».
Durante una videoconferenza nel febbraio 2022, uno dei cospiratori di Ebisawa ha affermato di avere più di due tonnellate di torio-232 e più di 100 chilogrammi di uranio «yellow cake» e che potevano produrre fino a cinque tonnellate di materiali nucleari in Birmania.
Circa una settimana dopo, Ebisawa e altri due incontrarono l’agente della DEA e gli mostrarono «due contenitori di plastica, ciascuno contenente una sostanza gialla in polvere… descritta come “yellow cake“», si legge nell’accusa. I pubblici ministeri hanno mostrato foto scattate dall’agente della DEA etichettate come «campioni nucleari».
Le autorità tailandesi hanno sequestrato i campioni e li hanno inviati negli Stati Uniti per l’analisi, che ha stabilito che «entrambi i campioni contengono quantità rilevabili di uranio, torio e plutonio», l’ultimo dei quali era di qualità militare, ha affermato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Se condannato, l’Ebisawa rischia fino a 30 anni in carcere per traffico nucleare e accuse di cospirazione, ma anche l’ergastolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di narcotici e «associazione a delinquere per possesso di armi da fuoco, comprese mitragliatrici e ordigni distruttivi».
Anche gli uffici della DEA in Giappone, Tailandia, Indonesia, Danimarca e India sono stati coinvolti nelle indagini sul caso, insieme all’Ufficio per gli affari internazionali del Dipartimento di Giustizia e alla Sezione antiterrorismo della Divisione di sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti hanno ringraziato l’Indonesia, il Giappone e la Tailandia per la loro collaborazione con la procura.
La Yakuza è nota in tutto il mondo per vari film che ne ritraggono le dinamiche (per esempio quelli di Takeshi Kitano e Takashi Miike, o la recente serie Tokyo Vice) e per i tatuaggi, chiamati irezumi, che adornano i suoi uomini, tatuaggi purtroppo percolati nella moda occidentale anche popolana, così che l’operaio di Lonato si ritrova le braccia e la schiena interamente irezumate come fosse un sicario della mafia nipponica: indelebili ed ipocatunaei draghi, carpe, tigri e dee buddiste a go-go.
Il tatuaggio all’interno della tradizione Yakuza significa un determinato progresso nella carriera del tatuato, e si dice quindi i capi mafia, interamente inchiostrati, soffrano non raramente di problemi al fegato, per i quali cercano rimedio anche con trapianti negli USA: è quanto emerge dal famoso caso del boss Tadamasa Goto, il «John Gotti giapponese», in cui emerse che il capo mafia aveva un patto con l’FBI americano per farsi impiantare un organo all’Università della California di Los Angeles.
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Il lettore italiano, abituato a Riina, Provenzano e Messina Denaro, può rimanere perplesso quando capisce che in Giappone vi sono riviste di fan della Yakuza, con articoli e foto dei boss e dei loro sottoposti, i kyodai («fratelli maggiori») e shatei («fratelli minori»), cioè, vere e proprie fanzine mafiose. Il lettore si immagini pubblicazioni acquistabili in edicola o in libreria che celebrano i padrini di mafia, ‘ndrangheta e camorra… (Se state pensando che sia già così in realtà anche da noi, con libri, trasmissioni TV, serie e film di Roberto Saviano, non siete cittadini sincero-democratici).
La Yakuza per lo più non dispone di armi da fuoco, in teoria, perché la legge sul possesso di pistole nel Paese è draconiana. Le famiglie mafiose hanno palazzi di residenza che fanno da quartier generale, dove la polizia talvolta può andare a prendere il tè, così per rispetto, o per collaborare su certi temi non connessi ai business mafiosi. Che sono i soliti: droga, prostituzione, strozzinaggio, etc.
La mafia infatti è in Giappone perfettamente lecita: la legge prevede la libera associazione, e quindi niente al mondo, secondo la mentalità giuridica giapponese, può sciogliere un gruppo Yakuza. È emerso, di recente, che alcuni clan Yakuza abbiano istituito esami di legge per entrare a far parte della famiglia. O conosci la giurisprudenza giapponese, oppure, spiacenti, il criminale non lo puoi fare.
Vi è stata recentemente la vicenda in cui alcuni negozianti che pagavano il pizzo hanno denunciato la Yakuza. Ma non per il pizzo: perché, pur pagandolo, i mafiosi avevano offerto una protezione insoddisfacente.
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Immagine di Ari Helminen via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Nucleare
«Non c’è vittoria nella guerra nucleare»: parla l’esperto in armamenti del MIT

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Nucleare
Trump reagisce all’offerta di trattato nucleare di Putin

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accolto favorevolmente la proposta del presidente russo Vladimir Putin di estendere di un ulteriore anno l’ultimo trattato di controllo degli armamenti tra i due Paesi.
Domenica, mentre conversava con i giornalisti fuori dalla Casa Bianca, a Trump è stato chiesto cosa pensasse dell’offerta di Putin riguardo al New START. «Mi sembra una buona idea», ha risposto.
Le parole di Trump sono state apprezzate da Kirill Dmitriev, consigliere economico di Putin e figura centrale negli sforzi per migliorare le relazioni con Washington.
Dmitriev ha scritto su Telegram che la posizione del presidente statunitense indica che Washington e Mosca sono «abbastanza propense» a prorogare l’accordo.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Putin aveva espresso la disponibilità di Mosca a estendere di un anno il Trattato sulla riduzione delle armi strategiche del 2010 (New START), a patto che gli Stati Uniti rispondano positivamente e si astengano da azioni che potrebbero alterare l’equilibrio nucleare.
All’inizio di questa settimana, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che Washington non ha ancora fornito una risposta ufficiale alla proposta.
L’ultimo trattato di riduzione degli armamenti tra Stati Uniti e Russia, che limita ciascuna parte a un massimo di 1.550 testate nucleari strategiche e 700 sistemi di lancio schierati, scadrà a febbraio, salvo un’eventuale proroga.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa, all’apice delle tensioni per la guerra ucraina, il ministero degli Esteri russo aveva accusato la «flagrante» violazione del trattato Start da parte di Washingtone. Nell’agosto 2022 la Russia aveva quindi annunciato la sospensione delle ispezioni nucleari con il nuovo trattato START.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Nucleare
La Russia resta il principale fornitore di combustibile all’uranio per gli Stati Uniti

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