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Tulsi Gabbard pubblica «prove schiaccianti» del complotto di colpo di Stato di Obama contro Trump

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Secondo i documenti declassificati di recente, resi pubblici venerdì dal direttore dell’intelligence nazionale statunitense Tulsi Gabbard, l’amministrazione dell’ex presidente Barack Obama ha deliberatamente manipolato i dati di intelligence per incastrare la Russia per l’interferenza nelle elezioni presidenziali del 2016.

 

Gabbard ha svelato oltre 100 pagine di email, promemoria e comunicazioni interne, che ha descritto come «prove schiaccianti» di uno sforzo coordinato da parte di alti funzionari dell’era Obama per politicizzare l’Intelligence e avviare la pluriennale indagine sulla collusione tra Trump e la Russia. L’ha definita «una cospirazione traditrice per sovvertire la volontà del popolo americano».

 

Lo scandalo danneggiò gravemente i rapporti tra Mosca e Washington, portando a sanzioni, sequestri di beni e al collasso della normale diplomazia.

 

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«Queste informazioni di Intelligence sono state trasformate in armi», ha detto Gabbard. «Sono state usate come giustificazione per infinite diffamazioni, per sanzioni da parte del Congresso e per indagini segrete». Ha aggiunto: «Quando importanti valutazioni interne hanno scoperto che la Russia ‘non ha avuto alcun impatto sui recenti risultati elettorali statunitensi’, tali risultati sono stati soppressi».

 

«Per mesi prima delle elezioni del 2016, la comunità dell’Intelligence ha sostenuto che la Russia non avesse né l’intenzione né la capacità di hackerare le elezioni statunitensi«, ha osservato Gabbard. «Ma una volta vinto il presidente Trump, tutto è cambiato».

 

Un documento – una bozza del President’s Daily Brief datata 8 dicembre 2016 – affermava che la Russia «non ha influenzato i recenti risultati elettorali statunitensi» attraverso attacchi informatici. Il rapporto, redatto da CIA, NSA, FBI, DHS e altre agenzie, non ha trovato prove di interferenze nel voto.

 

Tuttavia, venerdì Fox News ha riferito che il documento è stato ritirato, «sulla base di nuove linee guida», secondo quanto riportato da email interne. Ore dopo, si è tenuta una riunione di alto livello della Situation Room, a cui hanno partecipato funzionari tra cui il DNI James Clapper, il direttore della CIA John Brennan, la consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice, il vicedirettore dell’FBI Andrew McCabe e il procuratore generale Loretta Lynch.

 

In seguito la Gabbard ha rincarato la dose. «Le implicazioni di tutto questo sono francamente a dir poco storiche», ha dichiarato Gabbard a Sunday Morning Futures su Fox News. «È peggio della politicizzazione dell’Intelligence. Si trattava di documenti di intelligence fabbricati apposta per raggiungere l’obiettivo del presidente Obama e del suo team, ovvero minare la presidenza del presidente Trump e sovvertire la volontà del popolo americano».

 


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La Gabbard ha promesso ulteriori rivelazioni, affermando: «La prossima settimana pubblicheremo informazioni più dettagliate su come esattamente ciò è avvenuto e fino a che punto si è cercato di nascondere queste informazioni al popolo americano».

 

«Ora, dopo la pubblicazione di questi documenti, ci sono dei whistleblower [«gole profonde», ndr] che si sono fatti avanti, perché c’erano persone presenti, che lavoravano all’interno della comunità dell’Intelligence in quel periodo, che erano molto disgustate da quanto accaduto».

 

Tulsi ha confermato l’intenzione di presentare i risultati al Dipartimento di Giustizia e all’FBI per un’azione penale, promettendo di fare tutto il possibile per garantire l’accertamento delle responsabilità.

 

«I responsabili, non importa quanto potenti siano o fossero in quel momento, non importa chi sia stato coinvolto nell’ideazione di questa cospirazione traditrice contro il popolo americano, tutti devono essere ritenuti responsabili», ha affermato.

 

Trump ha elogiato il direttore dell’intelligence nazionale Gabbard per aver «smascherato» il complotto di colpo di Stato ai suoi danni da parte dell’amministrazione dell’ex presidente Barack Obama.

 

In un post su Truth Social di sabato, Trump ha elogiato Gabbard e il suo team definendoli «fantastici nel perseguire Obama e i “criminali” che sono appena stati inequivocabilmente smascherati per frode elettorale di altissimo livello». Trump, che da tempo respinge le accuse di legami con la Russia come false e non provate, si è congratulato con Gabbard e l’ha esortata a «continuare così!!!».

 

Il vice addetto stampa della Casa Bianca e assistente presidenziale Harrison Fields ha dichiarato a Fox News che i documenti erano la «predicazione» di un decennio di attacchi a Trump, definendo la presidenza Obama «la più corrotta che abbiamo mai visto» e ha criticato i media mainstream per aver dato risalto alla storia del Russiagate. Il Fields ha sottolineato che l’annuncio di Gabbard coincide con l’indagine in corso sulla bufala del Russiagate, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli.

 

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La CIA ha cercato di reclutare Winston Churchill

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Negli anni Cinquanta la CIA tentò di coinvolgere l’ex primo ministro britannico Winston Churchill, figura di spicco durante la Seconda Guerra Mondiale, per trasmettere messaggi di propaganda attraverso Radio Liberty, un’emittente finanziata dall’agenzia, con l’obiettivo di indebolire l’Unione Sovietica. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Durante il culmine della Guerra Fredda, Radio Liberty, sostenuta dalla CIA, colpiva l’URSS con trasmissioni propagandistiche, mentre la sua controparte, Radio Free Europe, si concentrava sugli alleati di Mosca. Entrambe le emittenti erano segretamente controllate e finanziate dall’agenzia di intelligence statunitense fino al 1972, per poi fondersi in RFE/RL nel 1976.   Nel 1958, i responsabili di Radio Liberty proposero di sfruttare il «revisionismo» che stava emergendo in Unione Sovietica, capitalizzando le divisioni ideologiche nel marxismo-leninismo per destabilizzare il regime, come indicato sabato dal Telegraph, che cita documenti CIA declassificati.   Secondo i documenti, la CIA puntava a utilizzare i «pensatori revisionisti», che si opponevano a un blocco sovietico compatto, promuovendo invece stati comunisti indipendenti.

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Churchill, all’epoca 83enne e ritirato dalla politica attiva, fu una delle figure di spicco considerate per condurre queste trasmissioni, scrive il Telegraph. Sebbene fosse un convinto anticomunista, come dimostrato dal suo celebre discorso sulla «cortina di ferro» a Fulton nel 1946, non vi sono prove che abbia accettato l’offerta, secondo il rapporto.   I programmi avevano l’obiettivo di «stimolare il pensiero eterodosso» e «minare la fiducia nel marxismo, suggerendo che i suoi principi fondamentali, il suo metodo storico e le sue previsioni fossero errati», secondo una nota informativa della CIA citata dal giornale.   Churchill aveva un rapporto personale con l’allora direttore della CIA, Alan Dulles. Tuttavia, nella primavera del 1958, quando gli fu proposto di partecipare a un programma di propaganda, declinò l’invito a visitare Washington per motivi di salute, come riportato dal Telegraph.   Più recentemente, RFE/RL ha continuato a ricevere finanziamenti da Washington attraverso l’Agenzia statunitense per i media globali (USAGM), fino ai tagli di bilancio imposti dal presidente Donald Trump, nell’ambito del suo programma di riduzione della spesa pubblica.   Il mese scorso, l’USAGM ha annunciato il licenziamento di oltre 500 dipendenti, dopo centinaia di tagli nei mesi precedenti.

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Il capo dei servizi segreti di Mosca: l’Europa occidentale si «prepara al conflitto» con la Russia

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L’Europa occidentale si sta preparando attivamente a un possibile conflitto con la Russia, faticando ad accettare la fine dell’ordine mondiale unipolare, ha dichiarato Sergey Naryshkin, capo del Servizio di Intelligence estero russo (SVR).

 

Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, i paesi dell’UE hanno incrementato la spesa militare, approvando un piano per stanziare 800 miliardi di euro per la difesa entro il 2030 a livello di blocco.

 

Alcuni leader europei hanno intensificato i riferimenti a una «minaccia russa». Mosca ha smentito intenzioni aggressive verso gli stati NATO in Europa, ma ha promesso una risposta decisa in caso di attacco.

 

Parlando lunedì a un vertice a Samarcanda, in Uzbekistan, Naryshkin ha evidenziato la necessità di evitare che il passaggio a un ordine mondiale multipolare sfoci in «una grande guerra, come accaduto in epoche storiche passate».

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Il capo dell’SVR ha aggiunto che l’Europa occidentale fatica ad adattarsi alla nuova realtà, e che leader come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e l’alta diplomatica UE Kaja Kallas rispondono con «russofobia e un rapido rafforzamento del potenziale militare europeo, con un focus su un conflitto armato su larga scala con la Russia».

 

Secondo Naryshkin, Mosca interpreta le mosse dell’UE e di Londra come preparativi bellici, tra cui il riarmo delle forze NATO in Europa, l’aumento della produzione militare e una continua propaganda anti-russa.

 

Le capitali occidentali europee incontrano difficoltà nel reclutare personale fisicamente e mentalmente idoneo per le forze armate, in un contesto di «apatia diffusa e insoddisfazione verso le élite al potere, specialmente tra i giovani», ha osservato Naryshkin.

 

«Bruxelles, Parigi e Berlino dubitano che Washington rispetterà gli obblighi di difesa collettiva della NATO, previsti dall’articolo 5 del Trattato di Washington, in caso di guerra con la Russia», ha sottolineato Naryshkin, aggiungendo che l’UE sa che senza il supporto USA, sperare in una superiorità strategica su Mosca è «illusorio».

 

Come riportato da Renovatio 21, il Naryshkin a dicembre 2024 aveva dichiarato che la Russia era vicina a vincere la guerra in Ucraina. Due mesi prima Naryshkin  aveva dichiarato che il ponte di Crimea rimane un «obiettivo prioritario» per i missili britannici Storm Shadow. L’anno passato aveva avvisato che la CIA stava preparando un «falso governo russo in esilio».

 

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Immagine di Duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.   Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.   Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»

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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».   «L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.   Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».   «Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.   Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.   Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.   Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.   Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.

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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.   Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.   Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di PanamaGroenlandiaCanada, e perfino il Messico.

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