Politica
Trollaggio presidenziale: Trump esclude Biden dalla galleria degli inquilini della Casa Bianca: al suo posto, una foto dell’autopenna
Mercoledì, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inaugurato alla Casa Bianca la «Presidential Walk of Fame», un’esposizione che raffigura tutti i suoi predecessori, ad eccezione di Joe Biden, rappresentato invece dall’immagine di un’autopenna.
I ritratti, incorniciati in cornici dorate lungo il colonnato dell’ala ovest, partono da George Washington e arrivano fino a Trump stesso, per poi concludersi con una fotografia della penna usata per firmare i documenti durante l’era Biden.
Trump ha criticato l’uso dell’autopen, un dispositivo meccanico che replica la firma di una persona, da parte del suo predecessore. A giugno, ha ordinato un’indagine del dipartimento di Giustizia per verificare se i collaboratori di Biden abbiano effettivamente esercitato l’autorità presidenziale, mascherando il presunto declino cognitivo del democratico.
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The Presidential Walk of Fame by the White House
Wait for it…
Trump is the funniest president ever and it’s not even close 😂🤣🤣pic.twitter.com/cmOQHmmdKV
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Le e-mail provenienti dalla Casa Bianca di Biden avrebbero rivelato preoccupazioni interne, anche al dipartimento di Giustizia, riguardo alla possibilità che l’ex presidente avesse personalmente esaminato alcuni ordini di clemenza.
«Credo che l’unica cosa che abbia firmato, o una delle poche che ha firmato, sia stata la grazia per suo figlio», ha dichiarato Trump ai giornalisti all’inizio di questo mese, sostenendo che l’autopenna è stata «utilizzata illegalmente».
Biden ha respinto le accuse, affermando che tutte le decisioni erano sue e che l’uso dell’autopen era pienamente autorizzato. Secondo la legge statunitense, i documenti firmati con il dispositivo hanno lo stesso valore legale delle firme autografe, se approvati dal presidente.
La Walk of Fame rientra in un più ampio progetto di ristrutturazione della Casa Bianca sotto Trump, che include la doratura dello Studio Ovale, un patio in marmo nel Rose Garden ispirato alla sua tenuta in Florida, una nuova sala da ballo in costruzione e l’installazione di due pennoni alti 27 metri sul prato della Casa Bianca, descritti da Trump come «i migliori pennoni in assoluto nel Paese e nel mondo».
Come riportato da Renovatio 21, la storia del ritratto-autopenna di Biden era uscito mesi fa come meme satirico. Ora, grazie al presidente trollatore estremista, essa è realtà.
Molti domandano che la grazia preventiva offerta nelle ultime ore della presidenza Biden – forse realizzata con l’autopenna – al generale Mark Milley, a Hunter Biden e ad Anthony Fauci sia revocata, con la possibilità di mandare i colpevoli ad Alcatraz, che Trump vuole riaprire, non pago della creazione in territorio floridiano della cosiddetta «Alligator Alcatraz».
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Sarkozy è già fuori di galera
Lunedì l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha ottenuto gli arresti domiciliari, meno di tre settimane dopo l’inizio della condanna a cinque anni per un complotto finalizzato a ottenere fondi segreti per la campagna elettorale dal defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, condannato a settembre per associazione a delinquere per il finanziamento della sua campagna del 2007, è stato trasferito agli arresti domiciliari.
I procuratori francesi hanno richiesto una stretta sorveglianza giudiziaria per Sarkozy in attesa del processo d’appello. All’ex presidente sarà proibito qualsiasi contatto con testimoni o altri imputati e non potrà lasciare la Francia nel frattempo.
Sarkozy ha sempre negato qualsiasi illecito. «Ho risposto scrupolosamente a tutte le convocazioni… Questa prova mi è stata imposta e l’ho sopportata», ha dichiarato Sarkozy in una conferenza stampa dopo l’udienza in tribunale di lunedì, secondo l’emittente francese BFM TV. «È dura, molto dura, certamente lo è per qualsiasi prigioniero; direi addirittura che è estenuante».
Durante la breve detenzione dell’ex presidente nell’ala di isolamento di La Santé, sono emerse riprese di altri detenuti che lo insultavano di notte da altre sezioni della prigione. Alcuni video contenevano minacce di «vendicare Gheddafi».
Sarkozy, che ha guidato la Francia dal 2007 al 2012, è stato in prima linea nell’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che ha distrutto la Libia e portato alla morte di Gheddafi nel 2011.
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L’ex presidente francese ha visitato Bengasi per sostenere i gruppi ribelli dopo che il blocco militare a guida USA ha imposto una no-fly zone e un blocco navale alla Libia. La guerra ha portato migliaia di combattenti jihadisti nel Paese, ha devastato l’economia libica e ha aperto una rotta migratoria verso l’Europa meridionale che rimane la principale via d’accesso alla crisi migratoria.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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Immagine di Jacques Paquier via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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