Protesta
Trieste, il porto sepolto. Ma la protesta in tutta Italia vive

C’è una buona notizia: le piazza della protesta straboccano di forza ed energia. Le manifestazioni di sabato sono state partecipatissime, e in tantissime città d’Italia, con numeri superiori a quelli di quest’estate.
È la lezione da portarsi a casa e tenersi strettissima. Laddove non c’è una leadership improvvisata, la lotta va avanti. L’Italia, per fortuna, può fare a meno di Trieste.
È la lezione da portarsi a casa e tenersi strettissima. Laddove non c’è una leadership improvvisata, la lotta va avanti. L’Italia, per fortuna, può fare a meno di Trieste
A Trieste invece, è andata in scena una situazione insostenibile, inspiegabile, inguardabile. La qualcosa può sorprendere qualcuno: ma cosa dite, «Trieste chiama…»… ma come, tutti quegli striscioni e i cori pro-Trieste in tutte le città… è vero. Tuttavia crediamo che questo succeda perché il movimento contro la tirannia è ancora – per fortuna – molto spontaneo, e non ha al momento capacità di elaborare.
Qualcuno però – a Messina, per esempio, qualcuno al microfono a iniziato a porsi il problema – comincia a ragionarci su. Ma cosa è successo a Trieste?
Già. Cosa è successo a Trieste? Perché quella che doveva diventare la manifestazione definitiva, la convergenza di tutta la protesta italiana, e non solo, alla presenza di un membro del governo (non esattamente di prima fila, ma vabbè), è stata annullata in un atto di autocastrazione politica mai visto prima?
Lo ha scritto qualche giornale: che gli organizzatori annullino delle manifestazioni autorizzate (erano non una, ma due), specie quando si prevede un’affluenza storica, è qualcosa di piuttosto inedito.
Lo ha scritto qualche giornale: che gli organizzatori annullino delle manifestazioni autorizzate (erano non una, ma due), specie quando si prevede un’affluenza storica, è qualcosa di piuttosto inedito.
Così come è bizzarro, enigmatico tutto il contorno.
A parlare con il governo va un «coordinamento» nato pochi giorni fa, da cui la sigla portuale CLPT, iniziatrice della protesta, ha preso le distanze con un comunicato. O meglio, apprendiamo da un comunicato diramato dopo l’incontro, da una delegazione del coordinamento. Quindi per coordinamento dobbiamo intendere tutte le persone che sono andate in piazza? Perché non c’era la sigla portuale?
In un altro comunicato si diceva che l’incontro sarebbe stato «riservato». Non capiamo bene cosa voglia dire questa espressione, che assomiglia ad un’excusatio non petita, anche se davvero non abbiamo idea del perché ce l’hanno piazzata lì. Certo, uno può pensare: un incontro in streaming qui ci sarebbe pure stato bene, e di fatto una delle mosse più potenti di Beppe Grillo fu quando, nell’era in cui il M5S credeva alla diretta elettronica, andò da Bersani (che era affiancato da Letta!) e Renzi e li prese a pesci in faccia nei colloqui per il governo (ricordate? Ne ebbe anche per Delrio: ad una certa il genovese rischiava perfino di esserci simpatico per 5 secondi). Fare uno streaming col ministro grillino sarebbe stato perfetto. Ma no, l’incontro doveva essere definito «riservato». Perché dirlo? Non capiamo, ci adeguiamo.
Il Patuanelli è di Trieste, quindi magari ha approfittato dell’appuntamento a Trieste per andare a trovare i parenti. Tempo in giornata ne ha avuto: l’incontro è durato una ventina di minuti
Il ministro delle Politiche agricole non si capisce cosa ci facesse lì, tuttavia si apprende che ha talmente tanta voce in capitolo in Consiglio dei Ministri che è stato scavalcato di recente su una questione delicata. Epperò il Patuanelli è di Trieste, quindi magari ha approfittato dell’appuntamento a Trieste per andare a trovare i parenti. Tempo in giornata ne ha avuto: l’incontro è durato una ventina di minuti.
Il comunicato del coordinamento, che si esprime al momento solo su Telegram e Facebook (quest’ultimo, come noto, mezzo ideale per le idee antivacciniste) scrive che «il ministro Patuanelli ha evidenziato e ringraziato Stefano Puzzer per il senso di responsabilità dimostrato con la decisione di annullare, per questioni di sicurezza, le manifestazioni che erano in programma nelle giornate del 22 e 23 ottobre a Trieste». Insomma sul fu portavoce portuale piovono i complimenti ministeriali (ci si metta in coda: ci hanno detto che a lodarlo via etere l’altra sera c’erano anche vaccinisti TV omo-massonici), anche se ignoriamo ancora quale minaccia si sia evitata cancellando la protesta. Poi il ministro «si è impegnato a riferire tutte le istanze del Coordinamento martedì 26 ottobre nel corso del prossimo Consiglio dei Ministri». Il ministro agricolo promette insomma di dirlo a Draghi e compagni, che non avrebbero altro modo di apprendere le richieste («no green pass») se non dalle auguste labbra patuanelle prontamente istruite dalla «delegazione»
Fuori Piazza Unità d’Italia era svuotata della sua carica.
Quando poi sono stati riferiti gli esiti dell’incontro (grande suspense, rullo di tamburi…) ci dicono che al massimo c’erano mille persone. Cioè, nel cuore mondiale della lotta alla follia pandemica, c’erano meno persone di quante ce ne sono state nelle piccole città che negli stessi giorni si riunivano in solidarietà al porto di Trieste.
Al mattino alle 8:30 non c’era nessuno, ci riferisce un lettore che ha viaggiato di notte per trovarsi lì e mandarci la foto desolante di questo articolo. Noi ci aspettavamo folle di persone con la tenda, come si era visto da altre parti in questi giorni. Ci aspettavamo un circo irresistibile di personaggi permanente. Invece no: la gente, forse vedendo i video dei posti di blocco in entrata, forse temendo le violenze annunciate, è rimasta a casa. La Piazza è disinnescata.
Quando poi sono stati riferiti gli esiti dell’incontro (grande suspense, rullo di tamburi…) ci dicono che al massimo c’erano mille persone. Cioè, nel cuore mondiale della lotta alla follia pandemica, c’erano meno persone di quante ce ne sono state nelle piccole città che negli stessi giorni si riunivano in solidarietà al porto di Trieste.
Quindi, a cosa è servito tutto questo?
«Il green pass è una misura economica e non sanitaria» dice il ragazzo in maglione, mostrando la grande profondità della sua riflessione sul progetto di sottomissione bioinformatica a cui anche lui, come vaccinato, è stato chiamato con siero genico e certificato elettronico verde.
Per una volta bisogna dare atto che se lo sono chiesti perfino i giornalisti. Anzi, lo hanno chiesto al capo della protesta. Non ci stiamo inventando niente, potete verificare voi stessi nel video girato dai benemeriti di Local Team, minuto 02:37:53.
«Il green pass è una misura economica e non sanitaria» dice il ragazzo in maglione, mostrando la grande profondità della sua riflessione sul progetto di sottomissione bioinformatica a cui anche lui, come vaccinato, è stato chiamato con siero genico e certificato elettronico verde.
«Spero che il governo abbia sentito, dalle nostre voci, la preoccupazione, l’indignazione che c’è da parte del popolo italiano». Cioè: il governo stava aspettando questo incontro ai vertici (e non la costante immagine di piazza inferocita che è stata stranamente autosmobilitata a Trieste) per comprendere la situazione. Cioè: Patuanelli rappresenta il potere così come Puzzer rappresenta il popolo italiano. Se uno ci pensa, alla fin fine, la proporzione ci sta pure.
Un giornalista chiede: avete annullato le manifestazioni per le possibili infiltrazioni di estrema destra e estrema sinistra, ne avete ancora paura?
«Queste infiltrazioni dovranno arrivare, se riescono, in tutte le piazze italiane». I giornalisti rumoreggiano («dovranno»?), forse non ha capito la domanda: stiamo parlando di infiltrazioni di violenti.
«Sì… Queste infiltrazioni di violenti… intanto… spero non ci siano» incespica, guarda l’uomo accanto a sé. E poi soprattutto saranno tutte le piazze italiane a manifestare, non sarà solo Trieste». Il ragazzo glissa
«Sì… Queste infiltrazioni di violenti… intanto… spero non ci siano» incespica, guarda l’uomo accanto a sé. «E poi soprattutto saranno tutte le piazze italiane a manifestare, non sarà solo Trieste».
Il giovanotto glissa. Un altro bravo giornalista insiste: che informazioni ha avuto lei su queste infiltrazioni tanto da spingerla a cancellare le manifestazioni?
«Ho visto con i miei occhi che a causa di due manifestazioni che noi non eravamo capaci di controllare, andava a rischio il primo risultato che noi avevamo ottenuto che era l’incontro con il governo». Grandioso: i venti minuti con il ministro del bestiame valgono qualsiasi cosa. Le manifestazioni con la repressione in porto – se sta parlando di quelle, con idranti e lacrimogeni e immagini eroiche da tramandare ai posteri – non sono la scintilla che ha acceso il mondo, ma un problema serio, ché si rischiava di non vedere Patuanelli. Sono cose da non credere. Tuttavia non bisogna lasciarsi distrarre dalla supercazzola: anche a questa domanda precisa («che informazioni ha avuto lei?») l’uomo non risponde. Con chi ha parlato? Cosa gli ha detto per convincerlo? Probabilmente non lo sapremo mai, tipo quel colloquio «riservato» tra papa Leone Magno e Attila che fermò la razzia di Roma.
Il giornalista, forse un po’ esasperato, ci riprova con più dettaglio: è in contatto con la questura, vi tiene aggiornati, vi dà delle informazioni?
«L’importanza dell’incontro di oggi era sacra». Ma è serio?
«No, noi abbiamo deciso umanamente tra di noi» e guarda ancora qualcosa o qualcuno alla sua sinistra. «Era più grande l’importanza di aver l’incontro con il governo che andare a rischio con una manifestazione che comunque si potrà fare domani, si potrà fare lunedì, si potrà fare martedì, si potrà fare ogni giorno… ma l’importanza dell’incontro di oggi era sacra». Ma è serio? E poi, cosa significa la decisione presa «umanamente tra di noi»? «Umanamente» che? Perché? Incredibilmente, il lider maximo del porto riesce a non rispondere neanche a questa domanda.
Qualcuno dietro comincia a sussurrargli all’orecchio.
Si cambia discorso. Che soluzioni sanitarie proponete?
«Questo devi chiederlo ad un medico non a me». Scusate ma non c’era un medico dentro al Coordinamento? Scusate, ma non si può rispondere anche senza laurea ad una domanda così (tipo: abbiamo lavorato senza vaccino e senza green pass per un anno e mezzo…)?
Una giornalista gli riporta le dichiarazioni già uscite nel frattempo dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, cui pare sia arrivato il messaggio senza che glielo portasse brevi manu il messaggero Patuanelli. Il sottosegretario dice che non c’è «nessuno spazio» né per l’abolizione dell’obbligo vaccinale né per quella del green pass.
La realtà è che di «forza contrattuale», di leve di potere, non ha niente – anzi, meno di niente
«Poteva venire oggi a Trieste e ce lo diceva di persona». Certo, ma chissà perché non è venuto. Ci sarà un motivo che non sia il fatto che i parenti l’on. Costa probabilmente li ha a La Spezia)
Su questo punto arriva la domanda definitiva di un altro giornalista: qual è la forza contrattuale che avete?
«Secondo me è il caso che guardi in giro tutte le piazze d’Italia come son messe».
Insomma, il capopopolo portuale senti di aver in mano, nelle contrattazioni fondamentali con emissari governativi come Patuanelli, l’intera protesta nazionale, «da Trieste in giù».
La realtà è che di «forza contrattuale», di leve di potere, il ragazzotto triestino non ha niente – anzi, meno di niente.
Nessuna di queste leve è in mano del ragazzo col capellino, il maglioncino blu e la tracolla. Non la protesta, che lui stesso ha annullato per motivi non ancora specificati. Non la minaccia economica, tanto che ci è parso di sentire rivendicazioni per le quali in realtà il porto non è mai stato davvero bloccato
Una città murata di esseri umani, con strade e piazze strapiene oltre ogni possibile contenimento, che di fatto significa la possibilità di spostare la protesta massiva concentrandola anche su altri punti, è una leva che un governo percepisce benissimo.
La possibilità, abbaiata a lungo nelle settimane scorse, di bloccare il primo porto petrolifero del Mediterraneo e il 7° d’Europa, con danno sistemico a Germania, Austria, Ungheria, Cechia, Slovacchia e ovviamente Italia, è una leva che non solo il governo, ma anche l’Europa, e i governi dei Paesi menzionati e non solo di quelli, capiscono altrettanto bene.
Nessuna di queste leve è in mano del ragazzo col capellino, il maglioncino blu e la tracolla. Non la protesta, che lui stesso ha annullato per motivi non ancora specificati. Non la minaccia economica, tanto che ci è parso di sentire rivendicazioni per le quali in realtà il porto non è mai stato davvero bloccato.
Niente: non hanno in mano niente – anzi, le carte che avevano le hanno buttate via loro stessi. Il governo non ha alcun motivo per ascoltare questo tizio e le piazze che vorrebbe rappresentare. Anzi, se è lui che rappresenta la protesta nazionale, il potere ha di che brindare
Niente: non hanno in mano niente – anzi, le carte che avevano le hanno buttate via loro stessi. Il governo non ha alcun motivo per ascoltare questo tizio e le piazze che vorrebbe rappresentare. Anzi, se è lui che rappresenta la protesta nazionale, il potere ha di che brindare.
Dimenticate le immagini della gente che si becca idranti e lacrimogeni. Trieste è un porto sepolto, come il titolo di quella poesia ermetica di Ungaretti che parla di canti che si disperdono (esattamente: nel nome della legge, ma anche degli organizzatori) e di «quel nulla d’inesauribile segreto», che nemmeno i giornalisti che chiedono a raffica nella conferenza stampa open air sono riusciti a sondare.
La fortuna che abbiamo è che la protesta vive ben oltre la triste poesia mancata del porto sepolto di Trieste.
Guardiamo le immagini di Milano: la scena più spettacolare di tutta Italia. Una protesta multiforme, multietà, multipolitica, multiclasse, multitutto – la vera protesta del popolo. Calcano luoghi immensamente simbolici (Piazza Fontana, Piazza Cinque giornate, Piazzale Loreto), cantano ininterrottamente, non hanno paura dei celerini mai. Scendono in strada e marciano, in masse compatte e pazzesche, senza bisogno dei Puzzer, dei Montesano, delle Cunial.
Guardiamo Milano e non possiamo che chiederci: ma un popolo come questo si merita davvero leader come quelli visti a Trieste?
Lo Stato fa lo gnorry, ma sotto sotto vuole tanto un interlocutore con cui trattare, o meglio, sul quale imporre la sua manipolazione: e noi non concediamoglielo. Facciamogli perdere l’illusione di poter controllare il dissenso. Disorientiamo gli strateghi della normalizzazione
Di più: ne ha sul serio bisogno?
No. In nessun modo. Al contrario. In questa fase, riteniamo, si deve andare avanti così – senza avere davanti figure sbucate dal nulla che vogliono sedersi al tavolo con ministri a caso, o che ritengono l’essere invitati in Senato una vittoria (ricordate quel comunicato di una settimana fa? Quello cui seguirono le dimissioni del capo portuale? Già lì si era capito tutto…). Perché sono cedimenti come questo che possono essere letali per la nostra lotta.
Lo Stato fa lo gnorry, ma sotto sotto vuole tanto un interlocutore con cui trattare, o meglio, sul quale imporre la sua manipolazione: e noi non concediamoglielo. Facciamogli perdere l’illusione di poter controllare il dissenso. Disorientiamo gli strateghi della normalizzazione.
Andiamo avanti con quella che in America chiamano leaderless resistence. La resistenza senza leader, una lotta che non ha bisogno di strutture gerarchiche. Andiamo avanti, cioè, come abbiamo fatto finora.
Andiamo avanti con quella che in America chiamano leaderless resistance. La resistenza senza leader, una lotta che non ha bisogno di strutture gerarchiche. Andiamo avanti, cioè, come abbiamo fatto finora
Stiamo alla larga da chi invita a non manifestare (o manifestare a casa propria) e da chi crede che parlare 20 minuti con Patuanelli (lusso per il quale si può arrivare a farsi andare bene i poliziotti con i lacrimogeni e i manganelli) serva davvero a qualcosa.
Seppellite anche voi il ricordo del porto di Trieste. La protesta vive in tutto il resto di Italia, e vivrà finché sarà accesa nel vostro cuore.
Ci aspettano sfide più grandi. Sfide che vinceremo veramente.
Protesta
I giovani della generazione Z protestano anche in Marocco: le immagini

Proteste guidate da giovani per chiedere migliori ospedali e scuole si sono diffuse in diverse città del Marocco nella tarda serata di lunedì. Secondo testimoni e organizzazioni per i diritti umani, decine di persone sono state arrestate a Rabat, Casablanca, Agadir, Tangeri e Oujda.
Le manifestazioni, coordinate online dal gruppo informale «GenZ 212» tramite TikTok, Instagram e Discord, hanno visto anche il coinvolgimento di Morocco Youth Voices, che ha invitato i partecipanti a radunarsi pacificamente per stimolare il dibattito sulle politiche sociali.
I disordini sono iniziati ad Agadir, dove la frustrazione per le condizioni degli ospedali si è rapidamente propagata tramite i social media ad altre città. L’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, citata dall’*AP*, ha riportato oltre 120 arresti nel fine settimana.
#GENZ212 youth protests in Morocco grow in size and boldness. They demand health care and education, protest money spent in stadiums for the World Cup. “Al-shaʿb yurīd suqut al-fasād” – the people want the fall of corruption. pic.twitter.com/dyXy4Qg8kF
— Jorge Martin ☭ (@marxistJorge) September 29, 2025
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Le autorità hanno smentito le accuse secondo cui i preparativi per la Coppa del Mondo 2030, co-ospitata da Marocco, Spagna e Portogallo, avrebbero sottratto risorse ai servizi essenziali.
Il premier marocchino Aziz Akhannouch, anche sindaco di Agadir, ha difeso l’operato del governo: «Abbiamo portato avanti riforme, aumentato la spesa e stiamo costruendo ospedali in tutte le regioni del Paese», ha dichiarato, come riportato dall’agenzia AP. Ha ammesso, tuttavia, che l’ospedale principale di Agadir soffre di carenze croniche e infrastrutture obsolete.
La popolazione marocchina è prevalentemente giovane, con metà degli abitanti sotto i 25 anni.
Come riportato da Renovatio 21, proteste simili guidate da giovani hanno recentemente scosso altri paesi. In Madagascar, le dimostrazioni per la carenza di energia e acqua hanno portato lunedì allo scioglimento del governo. In Nepal, a inizio settembre, proteste contro il divieto di piattaforme social e la corruzione hanno costretto alle dimissioni il Primo Ministro KP Sharma Oli.
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Immagine screenshot da YouTube
Protesta
Il Madagascar scioglie il governo dopo le proteste della «Generazione Z»

❗️🇲🇬 – Authorities in Madagascar’s capital, Antananarivo, imposed a dusk-to-dawn curfew (7:00 PM to 5:00 AM) after violent protests over prolonged power outages and water shortages.
Hundreds of mostly young demonstrators took to the streets Thursday, frustrated by electricity… pic.twitter.com/LQ6O9IGHkW — 🔥🗞The Informant (@theinformant_x) September 27, 2025
🇲🇬 #Madagascar | People seem to be on the streets for a second day in #Antananarivo. Yesterday, protests began due to worsening water cuts and rolling blackouts. After the sun set, parts of the capital were looted and vandalized. Security forces have been arresting looters today. pic.twitter.com/XbdeVREPdj
— intelynx (@Intelynx) September 26, 2025
🇲🇬 #Madagascar | Protests are happening in the Malagasy capital, #Antananarivo, due to worsening water cuts and rolling blackouts. The local prefecture banned local gatherings, but people have turned up to protest regardless. pic.twitter.com/aZdfAE3DFS
— intelynx (@Intelynx) September 25, 2025
🇲🇬 #Madagascar: Footage from the current riots in Antananarivo shows a police anti-riot officer firing at unarmed protesters with either a non-lethal or lethal round, following peaceful demonstrations that began on September 25th but turned violent after state security forces… pic.twitter.com/DLiCN3mtA4
— POPULAR FRONT (@PopularFront_) September 30, 2025
🇲🇬 Madagascar imposes night curfew in Antananarivo as protests erupt over power & water cuts; police use tear gas to disperse crowds. pic.twitter.com/9iAQpbqfKs
— African News feed. (@africansinnews) September 29, 2025
❗️🇲🇬 – Madagascar’s President Andry Rajoelina dissolved the government amid youth-led “Leo Délestage” protests in Antananarivo and other cities, driven by chronic power outages, water shortages, corruption, and poverty (75% below poverty line, per World Bank). Rajoelina promised… pic.twitter.com/ziFKxtbMzS
— 🔥🗞The Informant (@theinformant_x) September 29, 2025
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Protesta
Decine di arresti in Gran Bretagna per la protesta anti-Israele

Sessantasei manifestanti sono stati arrestati a Liverpool, nel Regno Unito, con l’accusa di sostenere Palestine Action, un’organizzazione classificata come terroristica dalle autorità britanniche, secondo quanto riferito lunedì dalla polizia locale.
Il gruppo è stato dichiarato illegale a giugno ai sensi del Terrorism Act, dopo che i suoi membri avevano fatto irruzione in una base militare e imbrattato di vernice rossa due aerei per protestare contro la guerra di Israele a Gaza. Da allora, i sostenitori hanno organizzato diverse proteste contro il divieto.
Domenica, circa 100 persone si sono riunite nel centro di Liverpool, davanti alla sede della conferenza del Partito Laburista, secondo gli organizzatori della protesta Defend Our Juries, come riportato da Sky News. I manifestanti, in silenzio, mostravano cartelli con la scritta «Mi oppongo al genocidio, sostengo Palestine Action».
Police in Britain’s Liverpool arrested dozens of supporters of the banned Palestine Action group outside the venue where the Labour Party is holding its annual conference pic.twitter.com/iPdK1bAxSH
— Reuters (@Reuters) September 29, 2025
HAPPENING NOW: Mass civil disobedience outside the Labour Conference in Liverpool, demanding Labour lift the ban on Palestine Action. pic.twitter.com/arS8fbQPWF
— Ashok Kumar | 🇵🇸 (@broseph_stalin) September 28, 2025
BREAKING: Four arrested on terror charges in Liverpool, including local legend Audrey White, her brother and a local priest.
They were detained for holding signs during the local protest which said “I oppose genocide. I support Palestine Action.” pic.twitter.com/2JbCzf2sQr
— Defend Our Juries (@DefendourJuries) July 20, 2025
Dozens of activists were arrested in Liverpool outside the Labour Party conference after sitting peacefully for over eight hours while holding signs that read, “I oppose genocide, I support Palestine Action.” #FreePalestine #ifkgbg #tellonym pic.twitter.com/9xHa3kFKkJ
— Conor Byrne (@ConorByrne89) September 29, 2025
UK police arrest Palestine Action protesters in Liverpool during Labour Party conference
Read more: https://t.co/ktmXRlRE55 pic.twitter.com/n6r43IstOb
— Roya News English (@RoyaNewsEnglish) September 29, 2025
Today it’s the turn of the Liverpool Police to feel the shame of arresting elderly peace activists for holding signs in support of Palestine Action. A day that should tarnish the memory of their time in the force for the rest of their lives. pic.twitter.com/BnOmmWkdtp
— Wokerati Marty (@WokeratiMarty) September 28, 2025
İngiltere’nin Liverpool kentinde “Defend Our Juries” adlı grup, hükümetin Filistin eylemleriyle bilinen “Palestine Action”ı terör örgütü ilan etmesini protesto ederek, İşçi Partisi kongresi önünde “Yasağı Kaldırın” eylemi gerçekleştirdi https://t.co/nWFij2qIEm pic.twitter.com/FYiJNdi181
— Anadolu Ajansı (@anadoluajansi) September 29, 2025
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La polizia del Merseyside ha riferito che persone di età compresa tra 21 e 83 anni sono state arrestate per presunti reati di terrorismo legati al sostegno al gruppo. Due di loro sono stati successivamente rilasciati, mentre gli altri sono stati trattenuti e poi liberati su cauzione.
La co-fondatrice di Palestine Action, Huda Ammori, ha visto respinto dall’Alta Corte il suo tentativo di sospendere il divieto, una decisione definita dal suo avvocato come «un abuso di potere statutario, discriminatorio e sconsiderato».
Le immagini mostrano che vi è stata una grande partecipazione di persone attempate («boomer»), che in vari casi sono state arrestate e portate via dai poliziotti britannici.
L’ultima protesta si inserisce in un’ondata di manifestazioni anti-israeliane in Europa e altrove. A settembre, circa 50.000 persone hanno marciato a Berlino contro la guerra tra Israele e Hamas, decine di migliaia hanno manifestato in Italia in solidarietà con Gaza, mentre a Parigi e in altre città francesi gli attivisti hanno sventolato bandiere palestinesi chiedendo sanzioni contro Israele.
Negli ultimi mesi, Paesi come Francia, Regno Unito, Canada e Australia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, portando a circa 159 su 193 il numero di Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina.
Come riportato da Renovatio 21, alla medesima Assemblea Generale ONU dove i vari Paesi hanno riconosciuto lo Stato palestinese il premier israeliano Beniamino Netanyahu ha dichiarato che «uno Stato palestinese non si realizzerà».
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