Protesta
Trieste, coordinamento già dissolto? La protesta diventa franchising?

Ne avevamo avuto sentore da subito. Da quando, cioè, furono annullate, con una mossa senza precedenti, le due manifestazioni di venerdì 22 e sabato 23 ottobre a Trieste, alle quali stavano accorrendo masse da tutta Italia. Trieste sarebbe divenuta centro della protesta antipandemica mondiale.
E invece, niente. Tra le laconiche parole per persuadere i cittadini italiani a «rimanere a casa» (cosa che non ci siamo mai sentiti dire in questo anno e mezzo) un invito invece risultava chiarissimo: le manifestazioni fatele nelle vostre città.
Ricordate? Lo disse Puzzer nel discorso del vicoletto, quello ripreso anche dall’ANSA, quello in cui si smobilitava la protesta nazionale a Trieste.
Fermi tutti, fateci capire? State dicendo che il Coordinamento, nato pochissimi giorni fa, costato la scomunica dei portuali CLPT, sorto con l’impegno solenne di rappresentare l’intero popolo italiano più il concetto di libertà dinanzi addirittura al ministro Patuanelli, è stato sciolto? Si è già dissolto?
Non venite a #TRIESTE venerdì e sabato, è una trappola, verrò io nelle vostre città. #Puzzer #portualitrieste pic.twitter.com/mvzRpJrMav
— Julia Olimpia Lavinia ???? (@GiuliaTamagnin1) October 21, 2021
Anzi, ricorderete che aggiunse una nota assai interessante. Disse: verrò io da voi. Come un cantante in tour, dissero alcuni. La verità è che potrebbe contenere un concerto più importante del previsto.
L’invito a generare gruppi locali legati al «Coordinamento» sorto per andare a parlare 20 minuti con Patuanelli fu ripetuto pubblicamente altre volte.
Ieri sera, per esempio, lettori ci hanno inoltrato una nota che proverrebbe, in teoria, dal Coordinamento. Si trattava di una sorta di comunicato, ma non numerato, e scritto in prosa, invece che nello stile maiuscolo e futurista di altri enigmatici comunicati precedenti.
Nel documento era scritto:
«Nel corso della riunione odierna il Coordinamento 15 Ottobre ha stabilito di modificare la propria ragione sociale /definizione in COORDINAMENTO 15 OTTOBRE – F.V.G. (…) Come conseguenza di ciò il Coordinamento 15 Ottobre–F.V.G. invita i cittadini a costituirsi in autonomi “Coordinamenti 15 Ottobre – “____”, uno per ciascuna regione d’Italia (ex: Coordinamento 15 Ottobre – Veneto; Coordinamento 15 Ottobre- Toscana e così via…)»
L’invito a generare gruppi locali legati al «Coordinamento» sorto per andare a parlare 20 minuti con Patuanelli fu ripetuto pubblicamente altre volte
Copiamo e incolliamo dal pdf che ci era arrivato. Come vedete, parrebbe quasi un modulo, con degli spazi lasciati vuoti.
«Il Coordinamento potrà costituirsi a seconda delle esigenze e peculiarità di ciascun territorio, con l’unica condizione di raccogliere esponenti delle diverse categorie lavorative/professionali (ex: operatori portuali/ operai/ impiegati e dipendenti, pubblici o privati/ liberi professionisti/ FFOO ecc…; i componenti non dovranno appartenere a nessuna forza politica e o sindacale».
Seguivano due obiettivi: «1. No green Pass; 2. No obbligo vaccinale per nessuna categoria».
Quindi, un «codice edito»: «1. No violenza ma solo manifestazioni e resistenza pacifiche; 2. Sì ad azioni di qualunque genere finalizzate a favorire la solidarietà, al dialogo ed alla reciproca comprensione tra cittadini anche di pensiero diverso, alla riaffermazione dei valori fondanti lo Stato di Diritto, al recupero delle nostre radici culturali, sociali e umane ed al rispetto dei precetti contenuti nella nostra Costituzione».
Infine, un avvertimento, che faceva capire che a detenere il «marchio» erano i triestini: «Il Coordinamento 15 Ottobre-FVG si riserva il diritto di dissociarsi pubblicamente e di vietare l’utilizzo del nome “Coordinamento 15 ottobre” laddove gli obiettivi e soprattutto il codice etico definiti in questo documento non vengano rispettati».
Perché il coordinamento si sarebbe sciolto? Risposte non ne danno, un po’ come per l’annullamento delle manifestazioni dello scorso sabato. Glielo puoi chiedere mille volte, una risposta precisa non te la dà.
Infine, auguri, il verso di una canzone inedita, e un altro spazio lasciato bianco per la data (perché?): «Insieme si vince. La gente come noi non molla mai. Trieste _____________»
Quanto abbiamo riportato ci viene inoltrato da un lettore, che subito dopo ci avverte: questo file è sparito dal canale Telegram del Coordinamento. Abbiamo controllato, non c’è: tuttavia la copia che ci era arrivata risulta inviata proprio da quel canale.
Mistero. O forse no: l’ennesimo capitolo del balletto contraddittorio e incomprensibile dei comunicati para-portuali. Forse è un omaggio al flusso di coscienza di James Joyce, gigante della letteratura che i triestini ben ricordano. Puzzer come Leopold Bloom, la protesta portuale come l’Ulisse.
Le sorprese però non finiscono, manco per idea.
Pochi minuti fa compare in rete un nuovo comunicato. Compare in duplice forma: sul canale Telegram del Coordinamento 15 ottobre è la foto di un ciclostilato: ebbene sì, un foglio cartaceo, fotografato sul tavolo. Minuti più tardi ci arriva inoltrato (come immagine, non foto di carta) anche da un altro canale nuovo di zecca, «la gente come noi F.V.G.».
Rimane immutabile, però, l’idea che dicevamo sopra, ripetuta in video, in piazza, ai giornali, in TV, e anche nei comunicati ritirati o meno che fossero: il franchising della protesta triestina nelle altre città d’Italia
C’è scritto: «Stefano Puzzer ed Eva Genzo ringraziando per l’impegno profuso i componenti del Coordinamento 15 ottobre, realtà costituitasi nelle giornate caotiche trascorse a Trieste tutti insieme, che ci hanno permesso di arrivare al primo incontro con il Governo (Min. Patuanelli) con la seguente DICHIARANO questa esperienza conclusa e assieme a (….) rappresentanti le diverse realtà lavorative della città, istituiscono il gruppo regionale “la gente come noi F.V.G.”».
Fermi tutti, fateci capire? State dicendo che il Coordinamento, nato pochissimi giorni fa, costato la scomunica dei portuali CLPT, sorto con l’impegno solenne di rappresentare l’intero popolo italiano più il concetto di libertà dinanzi addirittura al ministro Patuanelli, è stato sciolto? Si è già dissolto?
Altre domande: perché si sarebbe sciolto? Risposte non ne danno, un po’ come per l’annullamento delle manifestazioni dello scorso sabato. Glielo puoi chiedere mille volte, una risposta precisa non te la dà.
Rimane immutabile, però, l’idea che dicevamo sopra, ripetuta in video, in piazza, ai giornali, in TV, e anche nei comunicati ritirati o meno che fossero: il franchising della protesta triestina nelle altre città d’Italia:
«Con questa presa di posizione auspichiamo che tutte le Regioni trovino dei responsabili che costituiscano il loro gruppo “la gente come noi”»
«Con questa presa di posizione auspichiamo che tutte le Regioni trovino dei responsabili che costituiscano il loro gruppo “la gente come noi”».
In pratica, hanno creato un marchio nuovo (quello vecchio lo hanno abbandonato, per dei motivi che ci sono oscuri, come l’incontro detto «riservato» con Patuanelli) e ora stanno dicendo che le offrono a chi vuole aprire una filiale territoriale fuori da Trieste.
In pratica, una campagna di recruiting interregionale – anche piuttosto sfacciata.
Il brand non è nemmeno malaccio, anzi, tira da pazzi: oramai la canzone «la gente come noi», che ha noi ha frantumato il frantumabile, è la hit dell’autunno 2021, pure a livello globale: ecco video dei manifestanti israeliani che la cantano, operai polacchi, avvocati tedeschi… e via. Furbissimo brand: ogni volta che sentirai la canzoncina starai nominando il gruppo, così come se allo stadio tifavi per la nazionale stavi giocoforza nominando Forza Italia. La quale, come il neogruppo puzzerro, aveva la sua canzone: «E Forza Italia, e siamo tantissimi…». Ecco immaginate che «la gente come noi non molla mai» ha ora una valenza politica simile.
Mettiamo da parte tutto, ma non neghiamo l’evidenza: il disegno è evidente. Per quanto scombiccherato, per quanto goffo fino all’incredibile.
Torniamo al comunicato di morte e resurrezione della protesta giuliana.
C’è spazio infine una riformulazione del «codice etico» di cui sopra articolato però in quattro punti. Un lettori ci fa notare che gli obiettivi del documento precedente, quello poi presumibilmente ritirato – no green pass, no obbligo – invece nel documento non ci sono.
Ora, mettete pure da parte il caos indegno di sigle e comunicazioni. Partono i portuali della CLPT, poi ecco il Coordinamento 15 ottobre, da cui CLPT prende le distanze, poi ecco il gruppo regionale La gente come noi F.V.G., che dichiara conclusa l’esperienza del Coordinamento. Il tutto in neanche una dozzina di giorni.
Mettete pure da parte i dubbi sulla reale partecipazione dei portuali alla protesta.
Mettete da parte gli inviti in Senato visti come la vittoria finale, gli incontri insignificanti con ministri di terza fila, le contraddizioni, le superficialità, la presenza di Paragone, le manifestazioni annullate. (Vorremmo aggiungere: le richieste di scuse alla Lamorgese dopo la repressione del porto; ci scriveremo forse un articolo di satira a parte).
In ogni piazza della protesta, dove si canta a squarciagola «la gente come noi» e «Trieste chiama» (brand, reparto marketing, pubblicità hanno attecchito a causa del totale buco di mercato), può calare l’etichetta triestina.
Mettiamo da parte tutto, ma non neghiamo l’evidenza: il disegno è evidente. Per quanto scombiccherato, per quanto goffo fino all’incredibile.
In ogni piazza della protesta, dove si canta a squarciagola «la gente come noi» e «Trieste chiama» (brand, reparto marketing, pubblicità hanno attecchito a causa del totale buco di mercato), può calare l’etichetta triestina.
Puzzer, che aveva promesso il tour (e noi avevamo riso: mica è Vasco Rossi, dicevamo) ora in tournée ci va veramente. Sabato sarà a Milano, e parlerà dal palco di una cosa che si chiama No Paura Day, che non abbiamo bene capito chi organizza, così come non ci è mai stato chiaro chi organizzasse i palchetti di Roma. Se poi ci dite che erano quelli là, la domanda è sempre la stessa: chissà perché glieli hanno lasciati fare? Non è forse per dare un volto alla protesta, che in questo momento è fatta invece da eroi dai mille volti?
Mettere la maschera triestina su tutte le piazze d’Italia sarebbe un errore madornale.
Lo abbiamo già scritto: lo Stato in questo momento non può non essere disorientato, perché non ha nessuno su cui puntare davvero il dito (l’etichetta no vax, dite che abbia attacchito?), nessuno da invitare ai tavoli del compromesso (se mai volessero farlo: non vogliono se non infinocchiando qualche capopopolo ingenuo), nessuno da manipolare. Niente.
Se gli diamo un volto – e per di quello di cui stiamo parlando, con errori madornali quanto enigmatici come quello di bloccare le proteste – abbiamo già perso questo vantaggio.
La protesta italiana continuerà a vivere senza Trieste. Soprattutto, continuerà se sopravvivrà a questa OPA nei suoi confronti. Perché la sua dimensione è la lotta. Non il franchising.
La protesta dell’eroe dai mille volti non è da nessuna parte autoevidente quanto a Milano, la piazza che non sono riusciti a deviare, corrompere, turlupinare, incolpare. Lasciare puzzerizzare Milano sarebbe un qualcosa di imperdonabile.
Pensateci: l’onda c’è, suscitare dei gruppi omogeni dentro le piazze in rivolta è più che mai possibili. E dal gruppo poi, hai la rete e l’abbrivio per fare altro. Magari, un partito? Chi lo sa. E per fare cosa? Ieri erano questioni portuali, poi dell’intero popolo italiano, domani chissà: i lettori ci fanno notare che gli obiettivi (no green pass, no obbligo vaccinale) nell’ultimo comunicato non ci sono.
Abbiamo già visto, pochi anni fa, un partito nascere dalle piazze del risentimento. La cosa davvero incredibile, che mai avremmo pensato di arrivare un giorno a dire, è che quelle persone erano addirittura più preparate di queste (!).
Invitiamo tutti a pensare bene alla situazione. E se qualcosa non torna, pensate semplicemente: può un vaccinato comprendere quello che provate? Se il vaccino è potenzialmente la più grande catastrofe dell’umanità o, più semplicemente, il motivo per cui non ricevete più lo stipendio, pensate che un vaccinato vi possa comprendere? Sono questioni che buttiamo lì fra le altre. Domande che, a pensarci bene, possono diventare inquietanti.
La protesta italiana continuerà a vivere senza Trieste. Soprattutto, continuerà se sopravvivrà a questa OPA nei suoi confronti.
Perché la sua dimensione è la lotta. Non il franchising.
Protesta
Violenza e caos mortale in Nepal. In fiamme il palazzo del governo

Il Primo Ministro nepalese KP Sharma Oli si è dimesso martedì, mentre le furiose proteste contro il governo si intensificavano nella capitale della nazione himalayana, Kathmandu.
L’esercito nepalese ha confermato che Oli e sei ministri del governo sono stati trasferiti in una località segreta dopo che i manifestanti hanno appiccato il fuoco alle residenze del Primo Ministro e del Vicepresidente.
Le proteste antigovernative e anti-corruzione sono diventate violente dopo che diverse importanti piattaforme di social media, tra cui Facebook, YouTube e X, sono state vietate lunedì. Questi siti sono tra i 26 che sono stati bloccati per non essersi registrati in base alle nuove normative, che secondo i media locali censurano la libertà di parola. Il divieto è stato revocato martedì.
Immagini da Kathmandu mostrano il fumo che si alza dal parlamento del Paese, incendiato dai manifestanti. I media locali hanno anche riferito che le case dei ministri sono state saccheggiate da gruppi numerosi.
Su internet circolano video non verificati in cui politici nepalesi sarebbero cacciati, picchiati e denudati.
In Nepal, politicians ban social media use and citizens burn down parliament. Politicians flee by helicopter. pic.twitter.com/6Sju9CH7Jm
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, citizens storm Communist Party headquarters and tear down hammer and sickle flag. pic.twitter.com/EVdpKaRDqE
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/XDsk2kJl5U
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters in Nepal have attacked and burnt down the houses of Nepal’s President, Prime Minister and other Ministers.
Kathmandu airport has stopped all operations.#NepalGenZProtest pic.twitter.com/MHfWdAzqfb
— With Love Bihar (@WithLoveBihar) September 9, 2025
In Nepal, politicians ban social media, and citizens set fire to parliament. The politicians flee in helicopters, some are captured and beaten. pic.twitter.com/tkZspsV66b
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Nepal’s Finance Minister is chased and beaten in the streets by protesters.
The govt of Nepal shut down social media access and many students were killed during protests. After that, the protests have gotten worse.pic.twitter.com/lbjcgniw1L
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/pR5jYqGxXu
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters have torched Nepal’s communist government’s state media publication. It has all gone up in flames as the nation rises up to overthrow the Marxists who imposed a total ban on social media days earlier.
pic.twitter.com/NooWJbb8Dy— Ian Miles Cheong (@stillgray) September 9, 2025
Government officials in Nepal are being hunted down—chased, stripped, and beaten in broad daylight.
The fury has reached the doors of power, with protesters setting fire to the homes of top leaders and even torching the parliament building.
Nepal’s rulers now can’t even walk… pic.twitter.com/60IC8NTGRW
— Shadow of Ezra (@ShadowofEzra) September 9, 2025
🔥🚨BREAKING NEWS: Nepal’s Finance Minister was just stripped of his clothes and chased into a river by angry protesters after they set the country’s parliament on fire.
— Dom Lucre | Breaker of Narratives (@dom_lucre) September 9, 2025
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Le proteste, guidate per lo più da persone tra la fine dell’adolescenza e i primi vent’anni, sono scoppiate lunedì, innescate dal divieto dei social media. Le autorità hanno confermato 19 morti nella sola Kathmandu, con circa 400 feriti, tra cui oltre 100 agenti di polizia.
«Mi sono unito a una protesta pacifica, ma il governo ha risposto con la violenza», ha dichiarato un ventenne, citato dall’agenzia di stampa AFP.
I disordini di questa settimana sono i peggiori degli ultimi decenni nella nazione himalayana, che ha dovuto affrontare periodicamente instabilità politica e difficoltà economiche da quando la monarchia indù è stata abolita nel 2008.
L’ente del turismo e la polizia nepalese hanno attivato tre servizi navetta per gli stranieri con autobus diretti all’aeroporto. Voli da destinazioni internazionali sono stati visti librarsi su Kathmandu da quando l’aeroporto è stato chiuso martedì mattina.
Dopo la sommossa, il governo nepalese ha revocato la decisione di vietare i siti di social media, in seguito alle violente proteste che hanno provocato 19 morti e oltre 400 feriti.
Secondo un articolo dell‘Hindustan Times, gli scontri si sono intensificati quando i dimostranti hanno sfondato le barriere di filo spinato e hanno tentato di entrare in una zona riservata vicino al parlamento, spingendo la polizia a sparare proiettili veri e gas lacrimogeni, nonché a utilizzare idranti e manganelli.
❗️Nepal Home Minister QUITS As Death Toll From Gen Z Social Media Ban Protest Rises To 19; 347 Injured https://t.co/HMgV8g440V pic.twitter.com/D2NdnJei5I
— RT_India (@RT_India_news) September 8, 2025
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«Come amici e vicini di casa, speriamo che tutti gli interessati esercitino moderazione e affrontino qualsiasi problema con mezzi pacifici e attraverso il dialogo», ha affermato martedì il ministero degli Esteri indiano in una nota. Il ministero ha aggiunto che sta monitorando attentamente gli sviluppi in Nepal ed è «profondamente rattristato» per la «perdita di molte giovani vite».
Dopo le proteste, il ministro degli Interni nepalese si è dimesso durante una riunione di gabinetto lunedì sera. Secondo quanto riportato da fonti locali, i manifestanti hanno dato fuoco alla residenza privata del ministro dell’Informazione e della Comunicazione.
Nonostante il governo abbia revocato il divieto sui social media, martedì a Kathmandu sono continuate le manifestazioni, dove la gente si è radunata fuori dal parlamento chiedendo la rimozione o lo scioglimento del governo. Alcuni manifestanti hanno dichiarato ai giornalisti che le loro preoccupazioni principali sono la disoccupazione e la corruzione.
Un enorme incendio ha devastato il palazzo Singha Durbar del Nepal, nel centro di Kathmandu, il principale complesso amministrativo del Paese, dopo che violente proteste hanno travolto la capitale della nazione himalayana.
Le immagini che circolano online mostrano l’edificio divorato dalle fiamme. Il palazzo, costruito nel 1908, è la sede del governo nepalese e ospita diversi ministeri e altre istituzioni chiave.
🚨 WATCH: Nepal’s Singha Durbar, the historic seat of Nepalese government, continues to burn.
Video source: Online Khabar pic.twitter.com/KhjCXWZN6L
— Sputnik India (@Sputnik_India) September 9, 2025
Visuals from #Nepal “Singha Durbar” is continuously burning..
(Video 📹: Threads) pic.twitter.com/A5031SAlmm
— JagathKrishna Yadav| जगत कृष्ण यादव|జగత్ కృష్ణ (@JagathKrishnaIN) September 9, 2025
#Nepal 🇳🇵: Anti-Government protesters raided the “Singha Durbar” Palace in #Kathmandu during the ongoing protests.
Some of the protesters are armed with 7.62x51mm #NATO British L1A1 SLR and Indian Ishapore 1A1 rifles (very likely taken from the Nepalese Forces). pic.twitter.com/ax7XE8CGD9
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
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Martedì, i manifestanti avrebbero sfondato i cancelli occidentali del Singha Durbar, facendosi strada nell’area riservata e incendiando alcune parti dell’ingresso. Testimoni hanno riferito di pesanti scontri con le forze di sicurezza mentre la folla avanzava all’interno, secondo diversi organi di stampa.
Altri filmati condivisi online mostrano anche l’edificio del Parlamento nepalese in fiamme, con muri carbonizzati, fumo che si levava verso il cielo e incendi ancora accesi, mentre all’esterno si radunava una grande folla.
Nel settembre 2025, il governo del Nepal era guidato dal premier KP Sharma Oli, leader del Partito Comunista del Nepal (UML), in carica dal 15 luglio 2024 fino alla sua dimissione il 9 settembre 2025, a seguito delle violente proteste popolari. Ilministro degli Interni Ramesh Lekhak si è dimesso il 8 settembre 2025, assumendo la responsabilità morale per la violenta repressione delle proteste, che ha causato almeno 19 morti e centinaia di feriti. Dopo la dimissione di Oli, il Presidente Ram Chandra Paudel ha accettato la rinuncia e ha avviato il processo per nominare un nuovo primo ministro.
In Nepal dal 1996 al 2006 si è vissuta una guerra civile portata avanti soprattutto dal Partito Comunista del Nepal di fede maoista, noto anche come CPN o successivamente come CPN Maoist Centre.
La fine della monarchia in Nepal è un evento storico strettamente legato alla strage reale del 1° giugno 2001 e agli sviluppi politici successivi, culminati nell’abolizione della monarchia nel 2008. La notte del 1° giugno 2001, al palazzo reale di Narayanhiti a Kathmandu, avvenne una strage che sconvolse il paese. Secondo la versione ufficiale, il principe ereditario Dipendra Bir Bikram Shah aprì il fuoco durante una riunione familiare, uccidendo il re Birendra, la regina Aishwarya, altri membri della famiglia reale e infine se stesso. In totale, 10 persone persero la vita, tra cui il re, la regina, i loro figli e altri parenti stretti.
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Immagine screenshot da Twitter
Protesta
I manifestanti a Parigi chiedono le dimissioni di Macron

Énorme !
« #MacronDémission » hurlent des milliers et des milliers de Français ce jour dans les rues de Paris à l’appel des Patriotes ! (cf vidéo ⤵️) Les Français en ont marre : il doit partir ! Parlementaires, reveillez-vous : votez la motion de destitution qui sera déposée… pic.twitter.com/tUa8NWh2cU — Florian Philippot (@f_philippot) September 6, 2025
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Mercoledì attivisti di sinistra e sindacati stanno pianificando scioperi e proteste separati, con lo slogan «Blocchiamo tutto». Lunedì Bayrou dovrà affrontare un voto di sfiducia mentre cerca sostegno per la sua proposta di bilancio, con la Francia alle prese con un deficit fiscale del 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite UE del 3%. Il suo piano include tagli al lavoro nel settore pubblico, ai programmi di welfare e alle pensioni, misure che l’opposizione ha denunciato come misure che privilegiano la spesa militare rispetto al sostegno sociale. Come riportato da Renovatio 21, la Francia nei prossimi giorni potrebbe attraversare un collasso finanziario che ne travolgerebbe il governo.🚨 🇫🇷 ALERTE VIDÉO : Une grande manifestation de patriotes se déroule actuellement dans les rues de Paris, à l’initiative de Florian Philippot ! Un mot pour les soutenir ? pic.twitter.com/iwvClzwneP
— Wolf 🐺 (@PsyGuy007) September 6, 2025
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Protesta
La polizia tedesca contro la protesta per la ri-militarizzazione

Una marcia pacifista inizialmente pacifica a Colonia è sfociata in violenza sabato dopo gli scontri tra attivisti e polizia. I manifestanti protestavano contro i piani di Berlino di aumentare la spesa militare e gli aiuti a Ucraina e Israele.
La manifestazione, che secondo quanto riferito ha attirato quasi 3.000 persone, è stata organizzata dal gruppo pacifista «Disarma Rheinmetall». Rheinmetall principale produttore tedesco di armi.
Il gruppo ha organizzato diverse manifestazioni questa settimana, tra cui il blocco dell’accesso a un edificio della Bundeswehr mercoledì e una protesta davanti all’abitazione del CEO di Rheinmetall, Armin Papperger, a Meerbusch, vicino a Düsseldorf.
🤬Unglaublich! Die Polizei ist gerade mit voller Härte gegen die Antikriegsdemo „Rheinmetall entwaffnen“ in Köln vorgegangen.
Die Menschen, die sich gegen Krieg und Aufrüstung einsetzen, werden brutal angegriffen. So sieht also Meinungsfreiheit in Deutschland aus? 🤯 pic.twitter.com/16QSNghvEh
— Dr. Buzz (@DrBuzzzzz) August 30, 2025
📌 German Police Suppress Anti-War Demonstration – Public Anger Rising
According to Two Majors, German police dispersed an anti-war rally with force, where protesters carried slogans such as “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” and “We will not die in your wars!”… pic.twitter.com/CjQPI8BJWh
— Officer 🇫🇷 The opinion 🇩🇰 (@ThetruthDW) August 31, 2025
In Cologne, Germany, protesters are being beaten at an anti-war demonstration. Among the main slogans are “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” “We will not die in your wars!”, “No conscription into the army.”
⚡️Two Majors pic.twitter.com/0Ej6Cyibsc
— Beate Landefeld (@BeateLandefeld) August 31, 2025
🇩🇪 Yesterday, German police dispersed a rally calling for the demilitarization of Germany and detained several participants.
Around 3,000 people took to the streets of Cologne with the main slogan: “Disarm Rheinmetall” (the largest defense-industrial corporation).
+1 pic.twitter.com/AmEHVaizVv— Avinash K S🇮🇳 (@AvinashKS14) September 1, 2025
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Gli attivisti hanno affermato di opporsi ai piani del governo di aumentare la spesa per la difesa, di espandere l’esercito attraverso la coscrizione obbligatoria e di fornire supporto militare all’Ucraina e a Israele.
Le immagini della protesta di sabato mostravano striscioni con la scritta «deponete le armi» e «Non moriremo nelle vostre guerre».
Secondo quanto riportato dalle autorità locali, il corteo è stato ripetutamente interrotto dopo che la polizia ha segnalato di aver visto manifestanti mascherarsi e far esplodere fumogeni.
La Polizei ha anche affermato di aver intercettato un veicolo di scorta che trasportava pirotecnici, alcol denaturato e bombole di gas, affermando di essere stata infine costretta a disperdere la folla dopo che alcuni manifestanti hanno attaccato gli agenti.
Mindestens ein Demonstrant wurde bei dieser Aktion durch den Schlag eines Polizisten verletzt. #Köln #koe3008 #k3008 #RME #RME2025 pic.twitter.com/M0oP1nlAXo
— junge Welt (@jungewelt) August 30, 2025
2125 Auch außerhalb des Kessels prügelt die Polizei nun erneut auf friedliche Demonstrant:innen ein. #k3008 #RME #RME25 #RheinmetallEntwaffnen pic.twitter.com/TnZMw694q8
— Perspektive Online (@PerspektiveOn) August 30, 2025
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I video pubblicati online mostrano la polizia usare pugni, manganelli e gas lacrimogeni, con diversi attivisti visibilmente feriti. Diversi manifestanti sarebbero stati arrestati, anche se non è stato fornito alcun dato.
Un portavoce dei dimostranti ha accusato la polizia di aver attaccato gli attivisti, sostenendo che tra le 40 e le 60 persone sono rimaste ferite.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sospeso i limiti all’indebitamento per incrementare la spesa per la difesa, impegnandosi ad aumentarla al 3,5% del PIL entro il 2029, annunciando l’intenzione di espandere la Bundeswehr da circa 182.000 a 240.000 soldati attivi entro il 2031 e ha introdotto la registrazione obbligatoria per i diciottenni in preparazione di un potenziale ritorno alla coscrizione obbligatoria.
Il Merz ha inoltre suggerito che le truppe tedesche potrebbero essere dispiegate in Ucraina come parte di una forza di pace europea, nonostante il rifiuto della Russia di qualsiasi presenza di truppe occidentali in Ucraina sotto qualsiasi forma.
Su internet circolano immagini riguardanti anche le manifestazioni pro-Palestina svoltesi in questi giorni in Germania. Colpisce il video della signora in protesta centrata in pieno volto da un pugno da un agente della Polizei.
A woman protests the Gaza Holocaust in Germany.
Woman, Life, Freedom…? pic.twitter.com/uniwopFIzT
— Seyed Mohammad Marandi (@s_m_marandi) August 30, 2025
Come riportato ripetutamente negli anni pandemici da Renovatio 21, chi protestava in Germania subì una repressione brutale e disumanizzante da parte della Polizei e degli apparati di sicurezza dello Stato tedesco, che calpestò impunemente la Grundgesetz, la Costituzione tedesca, che dichiara al primo articolo la dignità umana come fondamento della Repubblica.
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Immagini screenshot da Twitter
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