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Targa automobilistica accusata di essere antisemita

Il dipartimento dei veicoli a motore (DMV) della California si è scusato per la comparsa di una controversa targa che sembrava prendere in giro l’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas.
Secondo quanto riportato dai media, la targa personalizzata, esposta su un Tesla Cybertruck, riportava la scritta «LOLOCT7» e ha scatenato l’indignazione online. LOL è l’abbreviazione del gergo dell’internet per «laugh out loud», cioè «ridere a crepapelle».
Secondo quanto riferito, la targa incriminata è stata avvistata a Culver City, vicino a Los Angeles, e ha attirato l’attenzione dopo che il gruppo di attivisti StopAntisemitism ha pubblicato una foto della targa la scorsa settimana su X.
StopAntisemitism is appalled by the sickening display on a Cyber Truck plate in California, celebrating terrorism against the Jewish people. pic.twitter.com/n6e0d07sWY
— StopAntisemitism (@StopAntisemites) December 12, 2024
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L’organizzazione ha condannato la targa, che riteneva fosse un riferimento al 7 ottobre 2023, quando i militanti di Hamas hanno effettuato un raid a sorpresa in Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo 250 ostaggi. L’incursione ha scatenato una feroce rappresaglia da parte di Israele contro i palestinesi a Gaza e ha portato a un conflitto militare intenso e devastante che ha ucciso oltre 45.000 palestinesi, la stragrande maggioranza dei quali erano civili.
StopAntisemitism ha affermato che la targa celebrava quello che il gruppo ha descritto come «terrorismo contro il popolo ebraico» e ha esortato il DMV a ritirare la targa, che rappresentava una «vile presa in giro delle 1.200 vite innocenti perse».
Il DMV ha rilasciato una dichiarazione poche ore dopo, impegnandosi a prendere «rapide misure per richiamare queste scioccanti targhe» e ha affermato che avrebbe rafforzato il suo processo di revisione interna «per garantire che una svista così grave non accada mai più».
Nel frattempo, il figlio del proprietario dell’auto ha detto sabato all’affiliata locale della ABC che la targa è stata male interpretata e non ha nulla a che fare con l’attacco mortale. La sua famiglia è filippina e «lolo» in tagalog significa nonno, CT sta per Cybertruck e 7 rappresenta i sette nipoti del proprietario, ha spiegato l’uomo.
«Proviamo grande empatia per chiunque abbia sperimentato un po’ di odio», ha detto l’uomo all’emittente. «E apprezzeremmo molto, a nostra volta, che chiunque veda o senta questo provi un po’ di empatia nei confronti della nostra famiglia, perché non abbiamo cattive intenzioni per nulla».
L’uomo aggiunto che la famiglia ne ha spiegato chiaramente il significato durante la procedura di richiesta al DMV. La controversa targa è tuttavia stata revocata.
Non si scherza, neanche per isbaglio, con l’antisemitismo. Che tuttavia non possiamo dire sia un fenomeno ben definito.
Il termine «semitico» fu coniato dall’orientalista tedesco August Ludwig von Schlözer nel 1781 per designare il gruppo di lingue semitiche (aramaico, arabo, ebraico e altre) presumibilmente parlate dai discendenti della figura biblica Sem, figlio di Noè. Di contro, l’origine del termine «antisemita» si trova nelle risposte dell’orientalista Moritz Steinschneider alle opinioni dell’orientalista Ernest Renan.
L’«antisemitismo» sarebbe poi stato condannato dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate, la cui bozza stesa da papa Giovanni XXIII si chiamava Decretum de Judaeis («Decreto sugli Ebrei»). Nemmeno in questo testo tuttavia, riesce a definire cosa sia l’antisemitismo.
Sorge quindi che per il fenomeno sia adottato un metodo autoritario-nominalista: «antisemita» è tutto ciò che gli ebrei (e le loro chiassose organizzazioni create per la bisogna) ritengono antisemita.
Ecco perché anche una targa di automobile, contenente un’espressione filippina, può essere accusata di antisemitismo – e pure tolta d’imperio dalla circolazione: per qualche ragione, lo Stato anche in questo caso ha creduto alle organizzazioni ebraiche e non alle parole (e ai diritti?) di una famiglia americana.
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Bisognerebbe stare attenti: in Italia abbia esempi illustri, come quello del portiere Gianluigi Buffon, accusato per la sua maglia di gioco con il numero 88, che taluni hanno sostenuto significasse «Heil Hitler». Il Buffon rispose che in realtà essa era un richiamo agli attributi testicolari necessari per lo sport. Furono criticati, per lo stesso numero, anche il calciatore Mateusz Paszelik, che giuocava nell’Hellas Verona, squadra che ha una rinomata tifoseria di estrema destra. Parimenti, per la scelta della maglia 88 nel 2013 Marco Borriello vide insorgere la comunità ebraica di Roma.
Il 27 giugno del 2023, il governo italiano, retto dal partito post-fascista Fratelli d’Italia, è intervenuto con un provvedimento del ministero dell’Interno che proibisce ai calciatori l’utilizzo del numero di maglia 88 dall’anno calcistico successivo.
Insomma, avete capito: la Reduction ad Hitlerum è dietro l’angolo, anche per maglie sportive, e per ogni oggetto inanimato che si azzardi a sembrare antisemita. Sono avvertiti i fan del videogame degli anni Ottanta Galaga 88, così come coloro che celebrano i nemici della protagonista di Kill Bill vol. 1, i celeberrimi mafiosi nipponici chiamati «88 folli». Gli astrofili si preparino a dire addio alla cometa periodica 88P/Howell, e bisognerebbe far qualcosa anche per quell’asteroide malandrino chiamato 88 Thisbe, così per la galassia a spirale NGC 88, appartenente alla costellazione della Fenice – e diciamo pure che le costellazioni del firmamento, forse nazista pure lui, sono 88.
Nel frattempo, Israele è accusata ufficialmente di genocidio, i suoi soldati di sodomizzare i palestinesi, lanciare dai palazzi i cadaveri e pubblicare ridendo video di torture e violenze su canali Telegram definibili come vera e propria «pornografia bellica». Altro che targhe automobilistiche.
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Immagine di Dllu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Ecco l’iPhone con cover in pelle umana

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Cesso modello Grande Reset: non ti dà la carta igienica se non paghi oppure ti infligge la pubblicità

In una scena massimamente distopica, alcuni bagni pubblici in Cina hanno introdotto un sistema che «tiene in ostaggio» la carta igienica dietro le pubblicità. A denunciarlo sono utenti esasperati, che si sono sfogati su un thread della piattaforma Reddit anti-consumo.
Un video diffuso da China Insider – definito «distopico» dagli spettatori – mostra persone costrette a scansionare codici QR sui distributori di carta igienica per guardare una breve pubblicità, prima di ricevere una quantità minima di rotoli. Chi desidera ottenere altra carta o saltare l’annuncio, deve pagare 0,5 RMB, circa 5 centesimi di euro.
🇨🇳 Peak capitalism in China.
A company opened public toilets, which dispense toilet paper only after watching an advertisement. pic.twitter.com/UwSPbmBWbt
— Lord Bebo (@MyLordBebo) September 13, 2025
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Le autorità cinesi giustificano il sistema come misura per ridurre gli sprechi, puntando il dito contro chi userebbe dosi eccessive di carta gratuita. Ma sui social le critiche non si sono fatte attendere. «Ecco come appare a prima vista la distopia comunista capitalista», ha commentato un utente. «L’ironia di questa società autoritaria e al tempo stesso economicamente espansionistica è sottile, ma pericolosa». Un altro ha ironizzato: «Nel Regno Unito questo non funzionerebbe: o la macchina verrebbe distrutta in breve tempo, oppure ci sarebbero escrementi sparsi ovunque».
Si tratta forse di un cesso prodromico del futuro da Grande Reset davosiano, quello per cui non avrai nulla e sarai felice – cioè non possiederai nemmeno la carta igienica, e neanche il bidet – beni a cui forse potrai aspirare solo con un credito sociale soddisfacente e la sottomissione biometrica totale della tua esistenza.
Del resto, sappiamo quanto la Cina comunista, con la sua distopia di telecamere e sorveglianza bioelettronica totale, sia nel cuore di Klaus Schwabbo.
In passato, la Cina è stata accusata di utilizzare l’Intelligenza Artificiale e il riconoscimento facciale per la sorveglianza della minoranza uigura nello Xinjiang. All’epoca emerse una tecnologia possibilmente ancora più inquietante: la capacità di ricreare un volto a partire dal DNA. Tre anni fa si parlò di una mirabolante tecnologia di face recognition che rilevava la fedeltà al Partito Comunista Cinese.
Come riportato da Renovatio 21, il riconoscimento facciale fu usato anche per individuare chi protestava per aver perso i propri risparmi nel grande crack del gruppo Evergrande due anni fa, e pure per scovare i rifugiati nordcoreani.
Di fatto non è nemmeno la prima volta che la Cina sperimenta soluzioni hi-tech nei bagni pubblici. Già nel 2017, nel parco del Tempio del Cielo a Pechino, erano stati installati distributori di carta igienica dotati di tecnologia di riconoscimento facciale, suscitando dubbi e polemiche sulla privacy.
Da allora, tuttavia, l’Amministrazione cinese per il cyberspazio e il Ministero della pubblica sicurezza hanno vietato l’uso del riconoscimento facciale senza consenso, proibendo in modo esplicito questi dispositivi in spazi pubblici come alberghi, bagni, spogliatoi e servizi igienici.
Tuttavia restano in rete i video in cui persino le macchinette che distribuiscono bibite in Cina posso funzionare con riconoscimento facciale.
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Immagine da Twitter
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La polizia di Nuova York sgombra Macron per far passare il corteo di Trump. Presidente francese a piedi

Priceless: Police in New York stops Macron’s car, because the street is closed for Trump’s convoy.
Macron calls Trump to allow him to pass, but Trump humiliates Macron and tells him to walk instead, which he does 🤣 pic.twitter.com/K1cnWUOBrB — Dr. Eli David (@DrEliDavid) September 23, 2025
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Secondo quanto riferito, il presidente francese ha dovuto attendere diversi minuti e poi ha proseguito a piedi verso l’ambasciata. Si dice che Trump abbia fornito il suo numero di telefono privato a leader stranieri per incoraggiare chiamate e messaggi diretti. Politico ha osservato a luglio che Macron era tra coloro che avevano contatti regolari. L’episodio può far ricordare quando, ad un UNGA del 2019 (la volta che ringhiò «How dare you…»), in una sala del Palazzo di vetro un’attonita Greta Thunberga fu messa da parte per far passare Donald Trump e la sua scorta.French President Macron phoned US President Trump after being stopped at a New York street blocked off for his US counterpart’s motorcade during the United Nations General Assembly pic.twitter.com/dIk13aIu7I
— Reuters (@Reuters) September 23, 2025
Un’immagine indelebile. Quasi quanto quella di Greta, cresciuta e inserita nella flottilla pro-palla, con look stile He-Man. Va detto pure che a Jair Messias Bolsonaro, giunto a Nuova York per l’UNGA 2021, andò peggio: con la città blindata dal green pass, il presidente del Brasile, non munito (e ostile al vaccino) fu costretto a mangiare un trancio di pizza con i collaboratori per strada.I will never forget the look on Greta Thunberg’s face after Trump passed near her in 2019. pic.twitter.com/aj5HFRyBoZ
— Defiant L’s (@DefiantLs) October 24, 2024

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