Economia
Tagli ed austerità, il governo francese pronto a crollare il prossimo 8 settembre

Il governo della Repubblica Francese potrebbe entrare in una grave crisi nel giro di pochi giorni.
L’annuncio fatto due giorni fa dal premier francese François Bayrou di chiedere un voto di fiducia all’Assemblea Nazionale l’8 settembre per ratificare un taglio di austerità di 44 miliardi di euro nel bilancio 2027 è una condanna a morte per il suo governo, data l’opposizione generale a tali tagli e il fatto che il governo non ha la maggioranza.
Se ciò dovesse accadere, il presidente Emmanuel Macron si troverebbe di fronte a tre opzioni: 1) trovare un nuovo primo ministro accettabile per tutte le fazioni, cosa ritenuta piuttosto improbabile; 2) sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni legislative, sperando di ottenere una nuova maggioranza; oppure 3) dimettersi da presidente.
Gli ultimi tre governi – Sarkozy, Hollande e Macron – sono noti per aver concesso ingenti «aiuti pubblici» senza condizioni alle più grandi aziende private, per un totale di 211 miliardi di euro all’anno. Ora non solo non c’è alcun tentativo di «recuperare» quei doni, ma il governo prevede invece di imporre tagli che colpiscono i pensionati e la classe operaia, scrive EIRN.
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La decisione di Bayrou di eliminare due giorni di festività nazionali retribuite ha cristallizzato la rabbia della popolazione. In seguito all’annuncio di Bayrou di ieri, il partito di Mélenchon, il Partito Socialista e il Partito Verde, a sinistra, e il Rassembolement National di Marina Le Pen hanno annunciato che non voteranno a favore del governo, senza lasciare alcuna speranza che quest’ultimo sopravviva.
Allo stesso tempo, un appello per «bloccare tutte» le istituzioni a partire dal 10 settembre, lanciato attraverso i social media, ha guadagnato tale popolarità che i partiti di sinistra dell’Assemblea Nazionale e del Senato – LFI, Socialisti, Verdi e Partito Comunista – lo hanno tutti appoggiato negli ultimi giorni. E tutti i sindacati si riuniranno il 1° settembre per prendere una decisione. Sebbene non sia del tutto chiaro da dove provenga questa iniziativa, il profilo generale è quello di un secondo turno di un movimento di cittadini dei Gilet Gialli.
Sono già iniziati i raduni nelle campagne: a Orléans, in Borgogna (Côte d’Or, Saône-et-Loire, Digione), a Marsiglia e nella periferia di Parigi. Gli slogan sono contro le misure di austerità: «il blocco degli aumenti salariali per un anno» e «il taglio di 5 miliardi di euro al bilancio sanitario». I partecipanti all’incontro di Orléans erano essenzialmente militanti di vecchia data ed ex Gilet Gialli, che chiedevano aumenti salariali, la difesa dei servizi pubblici e un referendum popolare.
La minaccia di un’esplosione sociale e l’instabilità delle istituzioni hanno provocato un’ondata speculativa contro i titoli bancari francesi, che hanno subito forti perdite. Société Générale è scesa del 6,84%, Crédit Agricole del 5,44% e BNP Paribas del 4,23%. Il governo sta sfruttando questo pericolo e la minaccia di un intervento del FMI, come in Grecia, per cercare di imporre i tagli al bilancio.
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Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Economia
JP Morgan: l’oro potrebbe raggiungere i 10.000 dollari

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Economia
Trump: «i BRICS erano un attacco al dollaro»

«I BRICS sono stati un attacco al dollaro» lo il presidente statunitense Donald Trump durante l’incontro del 14 ottobre alla Casa Bianca con il presidente argentino Javier Milei.
Trump ha sostenuto che, grazie ai dazi imposti ai Paesi BRICS, «questi stanno tutti uscendo dai BRICS» e che ora si sta affermando un «dominio mondiale del dollaro».
🇺🇸 “I told anybody that wants to be in BRICS that’s fine, but we’re gonna put tariffs on your nation. Everybody dropped out, they’re all dropping out of BRICS. BRICS was an attack on the dollar.” — Donald Trump
ℹ️ Just to make the obvious clear…
No BRICS nation has dropped… pic.twitter.com/Vrr20AGEhA
— DD Geopolitics (@DD_Geopolitics) October 14, 2025
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Rispondendo a una domanda, Trump ha proseguito: «Mi piace il dollaro. E chiunque ami trattare in dollari ha un vantaggio rispetto a chi non lo fa. Ma per la maggior parte, stiamo mantenendo le cose così. Penso che se Biden, intendo quel gruppo, fosse stato eletto [nel 2024], ovvero Kamala, non avreste più il dollaro come valuta. Non avreste avuto un dominio mondiale del dollaro, se non avessi vinto queste elezioni. E ora, chiunque voglia far parte dei BRICS, va bene, ma imporremo dazi alla vostra nazione. Tutti se ne sono andati; stanno tutti uscendo dai BRICS. I BRICS sono stati un attacco al dollaro. E ho detto: “Se volete partecipare a questo gioco, applicherò dazi su tutti i vostri prodotti che entrano negli Stati Uniti”. E come ho detto, stanno tutti uscendo dai BRICS. E dei BRICS, ormai, non ne parlano nemmeno più».
Come riportato da Renovatio 21, Milei, il cui Paese ora aspira a ottenere una linea di swap di emergenza da 20 miliardi di dollari per sostenere l’economia nazionale fino alle elezioni argentine del 26 ottobre, ha rifiutato l’offerta di adesione dell’Argentina ai BRICS tra i primi atti del suo governo.
Il 15 ottobre al portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov è stato chiesto un commento sulle affermazioni di Trump riguardo al presunto ritiro delle nazioni dai BRICS: «per quanto riguarda l’intenzione di tutti i Paesi di uscire, onestamente, non ho informazioni del genere», ha risposto il portavoce del Cremlino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Stablecoin e derivati cripto minacciano l’equilibrio economico e funzionario

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