Vaccini
Sicurezza, efficacia e natura dei cosiddetti vaccini anti-COVID: parere del CIEB
Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Parere n. 19 sulla capziosità del dibattito scientifico relativo alla sicurezza, all’efficacia e alla natura dei cosiddetti vaccini anti-COVID
Poiché è ormai evidente che l’emergenza sanitaria ha costituito il pretesto per introdurre strumenti digitali di controllo sociale fondati sull’obbligo vaccinale, dovrebbe essere altrettanto evidente che il tentativo di polarizzare l’attenzione di una parte della società civile sul dibattito medico-scientifico relativo alla sicurezza, all’efficacia e alla natura dei cosiddetti vaccini anti-COVID non è altro che un modo per celare la verità gettando polvere negli occhi del pubblico.
Un tale dibattito, oltre a essere in sé sterile, è evidentemente capzioso, atteso che gli snodi critici poc’anzi individuati (sicurezza, efficacia, natura) sono tutti risolti in modo univoco dalla disciplina europea che ha autorizzato l’immissione in commercio dei medicinali su cui si è fondata la cosiddetta campagna vaccinale e che vengono impropriamente definiti «vaccini anti-COVID».
Proprio le evidenze normative formalizzate dalla disciplina giuridica richiamata, infatti, permettono di confutare agevolmente la strategia semantica e comunicativa utilizzata da più di due anni da quanti hanno concepito, attuato o avallato la sperimentazione di massa di medicinali fondati sulla tecnica dell’mRNA, i cui effetti sono al momento sconosciuti, ma che sembrano comunque in grado di interagire con il DNA dei soggetti riceventi.
Nella prospettiva indicata viene anzitutto in rilievo la definizione del campo di applicazione del regolamento della Commissione europea n. 507/2006 che ha autorizzato, in via condizionata e provvisoria, l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini: campo di applicazione che, come è reso palese dal titolo del regolamento medesimo, si limita ai «medicinali per uso umano». Questa evidenza, da sola, elimina ogni dubbio in ordine alla natura e alla definizione dei prodotti in questione, che pertanto devono essere considerati medicinali e non «vaccini». (1)
In secondo luogo viene in rilievo l’art. 4, n. 1, del regolamento in questione, secondo cui i medicinali in questione possono essere immessi in commercio «malgrado non siano stati forniti dati clinici completi in merito alla (loro) sicurezza e all’efficacia», ciò che da solo elimina ogni dubbio non solo in ordine alla loro pretesa affidabilità, ma anche alla finalità sperimentale della loro somministrazione.
A conferma di quanto affermato basti rilevare che, se «dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia» fossero stati disponibili ab origine, non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere alla procedura di autorizzazione condizionata per l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini, che pertanto devono essere considerati veri e propri medicinali sperimentali.
In terzo luogo vengono in rilievo gli artt. 5, n. 1, e 6 del regolamento in questione, secondo cui grava sul titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, che in quanto provvisoria ha validità annuale, «l’obbligo specifico di completare gli studi in corso o di condurre nuovi studi» prima di chiedere il rinnovo dell’autorizzazione medesima, nonché l’obbligo di accompagnare la domanda di rinnovo, da presentarsi sei mesi prima della scadenza, «unitamente a una relazione provvisoria sul rispetto degli obblighi specifici cui è subordinato»: studi che – alla luce del fatto che a più di due anni dall’avvio della campagna vaccinale il dibattito circa la bontà dei “vaccini” aumenta d’intensità, anziché diminuire – è ragionevole ritenere non siano mai stati condotti, come del resto ha pubblicamente ammesso nell’ottobre 2022 una delle aziende titolari dell’autorizzazione condizionata. (2)
Ma non basta, perché la mancanza di studi atti a dimostrare la sicurezza dei «vaccini» si desume anche dagli allegati alle decisioni dell’ottobre 2022 con cui la Commissione – pur in assenza di un’esplicita richiesta da parte delle aziende produttrici e comunque in anticipo rispetto ai termini stabiliti dalle autorizzazioni condizionate di cui sopra, anche se con un singolare tempismo rispetto alle pubbliche ammissioni richiamate al paragrafo precedente – ne ha autorizzato in via definitiva l’immissione in commercio: confermando così, una volta di più, l’opacità dell’intera vicenda. (3)
La conoscenza responsabile e consapevole delle evidenze normative poc’anzi richiamate permette di apprezzare nelle loro molteplici correlazioni i rischi collegati e conseguenti, da una parte, all’enfasi politico-mediatica posta su dibattiti scientifici autoreferenziali e non scevri da conflitti di interesse e, dall’altra, alla medicalizzazione dell’esistenza umana fondata su pretesi approcci preventivi, ma in realtà affidata alla sperimentazione di medicinali (come nel caso dei «vaccini» a mRNA) capaci di provocare – in modo non imprevedibile e forse non del tutto imprevisto – effetti sconosciuti nel breve, nel medio e nel lungo periodo, a loro volta in grado di giustificare nuovi trattamenti sanitari obbligatori, nuovi divieti e nuove misure restrittive di varia portata e intensità.
Soprattutto, ad avviso del CIEB, la conoscenza responsabile e consapevole delle evidenze normative richiamate dovrebbe permettere di cogliere la primazia dell’etica e del diritto sulla scienza e sulla medicina, primazia che discende direttamente dal principio del primato dell’essere umano sugli interessi della società, quale codificato da numerose convenzioni internazionali e dalla stessa Costituzione italiana.
Tutto ciò premesso, il CIEB:
- mette in guardia contro chi, assumendo posizioni di esaltazione fideistica della scienza, distrae l’attenzione del pubblico da principi intangibili e inalienabili che si collocano al di sopra e al di fuori di qualsivoglia dibattito scientifico;
- esorta a valutare attentamente i messaggi veicolati da certi media in merito all’efficacia delle terapie geniche che – all’indomani della diffusione dei «vaccini» a mRNA – sembrano promettere nuove soluzioni a patologie fino a poco tempo fa caratterizzate da percorsi diagnostici e terapeutici complessi e dall’esito non scontato;
- denuncia il fatto che la direzione degli organismi istituzionalmente preposti a promuovere il dibattito bioetico, biogiuridico e biopolitico, e quindi a sollecitare l’esame critico della compatibilità tra il progresso della biomedicina e la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali, è paradossalmente affidata a rappresentanti del mondo medico-scientifico;
- invita a criticare apertamente l’operato di quanti, contribuendo ad alimentare il dogmatismo scientista generato dalla vicenda Covid, attentano apertamente alla libertà d’opinione, come nel caso dello spot avallato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce «a killing force» le convinzioni dei soggetti che hanno scelto di non vaccinarsi, equiparandole al «global terrorism» o al «far extremism on the far right»; (4)
- invita ancora una volta a non abbassare la guardia e a diffidare di ogni ipotesi di pacificazione nazionale post-emergenziale, tenuto anche conto della possibilità che nuove situazioni di crisi siano pianificate o utilizzate per giustificare l’introduzione di ulteriori misure restrittive dei diritti e delle libertà fondamentali.
CIEB
29 dicembre 2022
NOTE
1) Cfr. il regolamento della Commissione europea n. 507/2006 relativo all’immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano che rientrano nel campo di applicazione del regolamento n. 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, in Guue n. L92 del 30 marzo 2006, pag. 6.
2) Cfr. https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/10/12/pfizer-ammette-nessun-test-sui-vaccini-per-stop-a-contagi/6835853/.
3) Le autorizzazioni definitive sono state rilasciate ai sensi degli artt. 10, n. 2, e 14bis, n. 8, del regolamento n. 726/2004, citato alla nota 1, e sul presupposto della rispondenza dei “vaccini” in questione ai requisiti stabiliti dalla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2001/83 del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (in Guce n. L311 del 28 novembre 2001, pag. 67). Una sintesi delle decisioni in parola è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea n. C457 del 30 novembre 2022, pag. 1 e ss.
4) Cfr. https://twitter.com/PeterHotez/status/1602999549974695936.
Il testo originale del presente Parere è pubblicato sul sito: www.ecsel.org/cieb
Vaccini
Funzionari sanitari legati a Soros esortano i cittadini a «vaccinarsi» per i «focolai mortali» causati dalla politica
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Una coalizione per la salute pubblica legata a George Soros ha esortato gli americani a vaccinarsi, attribuendo la causa del calo dei tassi di vaccinazione e dell’aumento delle epidemie alle false dichiarazioni dei funzionari federali. I resoconti finanziari mostrano che Soros e altri investitori delle grandi aziende farmaceutiche, tra cui Bill Gates, finanziano la Big Cities Health Coalition.
Una coalizione di funzionari della sanità pubblica cittadina legati all’investitore farmaceutico George Soros sta esortando la popolazione a «vaccinarsi».
In una lettera aperta, la Big Cities Health Coalition ha accusato i funzionari federali di aver ridotto i tassi di vaccinazione e di aver alimentato l’aumento di pericolose epidemie di malattie infettive attraverso «ripetute affermazioni false» sui vaccini.
«I vaccini hanno debellato malattie devastanti e salvato milioni di vite. Mantengono le aule sicure e le scuole aperte. Permettono ai bambini di trascorrere del tempo con gli amici e di dedicarsi alle loro attività preferite. Aiutano genitori e tutori a impegnarsi per sostenere le loro famiglie» hanno scritto.
La lettera affronta anche le recenti modifiche al programma vaccinale raccomandato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) per bambini e adulti, sebbene non menzioni espressamente il Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr. o il Presidente Donald Trump.
La coalizione, che rappresenta 35 città degli Stati Uniti e circa un quinto della popolazione statunitense, «lavora insieme per scambiare idee e affrontare le minacce alla salute pubblica da oltre due decenni», secondo la CNN, che ha riportato per prima la lettera lunedì.
Tra le città partecipanti figurano New York, Los Angeles, Chicago, Boston, Houston, Dallas, Cleveland, Milwaukee e Seattle.
I documenti finanziari del gruppo rivelano il sostegno del finanziere miliardario Soros. Soros ha anche investito molto nell’industria farmaceutica, tra cui i produttori di vaccini contro il COVID-19 Pfizer e AstraZeneca, e Gilead Sciences, che produce il remdesivir, un controverso trattamento antivirale frequentemente somministrato ai pazienti affetti da COVID-19.
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La coalizione ha tentato di eliminare i finanziamenti dai gruppi legati a Soros e Gates
Secondo una pagina web ora cancellata, la Big Cities Health Coalition è stata fondata nel 2002. La versione attuale del sito web contiene poco più della recente lettera del gruppo.
I link ai rapporti annuali dell’organizzazione per il 2023 e il 2024 non sono più attivi, ma sono reperibili su Internet Archive e altrove. I rapporti mostrano che Soros e altre importanti organizzazioni sanitarie, compresi gruppi legati a Bill Gates, finanziano la coalizione.
Secondo il rapporto annuale del 2023, la Open Society Foundations, fondata da Soros, ha finanziato la coalizione. Tra gli altri finanziatori figurano la Robert Wood Johnson Foundation, la WK Kellogg Foundation, l’azienda sanitaria Kaiser Permanente e la CDC Foundation.
Nel 2022, il Soros Economic Development Fund, un’estensione dell’Open Society Foundations, ha stretto una partnership con GAVI, The Vaccine Alliance e MedAccess, un broker dell’industria farmaceutica collegato al governo del Regno Unito, per investire 200 milioni di dollari nello sviluppo di vaccini contro il COVID-19.
La Fondazione Gates è uno dei principali finanziatori di GAVI.
La Robert Wood Johnson Foundation ha sostenuto finanziariamente FactCheck.org, che in precedenza aveva segnalato su Facebook la «disinformazione» relativa al COVID-19.
L’elenco dei donatori della CDC Foundation include l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Fondazione Gates e i produttori di vaccini, tra cui Pfizer, Merck e Johnson & Johnson.
Secondo il medico internista Dr. Clayton J. Baker, i rapporti annuali della coalizione rivelano chiari conflitti di interesse.
«È istruttivo analizzare i finanziamenti di organizzazioni come la Big Cities Health Coalition», ha affermato Baker. Ha osservato che Kaiser Permanente ha pagato 50 dollari ai pazienti per ricevere i vaccini contro il COVID-19 durante la pandemia e ha licenziato i dipendenti che hanno rifiutato le iniezioni, per poi cercare di riassumerli in seguito, quando il personale era a corto di personale.
Secondo il modulo 990 della coalizione per l’anno fiscale 2023, l’organizzazione ha speso 875.540 dollari in «comunicazioni», tra cui il coinvolgimento di «media e responsabili politici federali sull’importanza di sostenere la salute pubblica locale e l’equità sanitaria».
Il gruppo ha inoltre speso 433.703 dollari per il suo «programma di salute urbana» e 147.397 dollari per «equità/giustizia razziale».
I membri della coalizione «si incontrano periodicamente con lo staff del Congresso» e «altri funzionari del governo federale», si legge nel documento.
Nel fascicolo, il programma dei contributori dell’organizzazione è elencato come «limitato».
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La coalizione accusa i non vaccinati di essere la causa di epidemie «mortali» e «più frequenti»
Nella sua lettera, la coalizione ha attribuito la causa delle «epidemie mortali di malattie come il morbillo e la poliomielite» al «calo» dei tassi di vaccinazione e ha affermato che le epidemie stanno «diventando più frequenti».
La CNN ha riferito che l’esposizione al morbillo in una scuola della Carolina del Sud ha portato le autorità a mettere in quarantena oltre 100 studenti non vaccinati, illustrando «uno dei tanti motivi per cui la Big Cities Health Coalition sottolinea l’importanza della vaccinazione».
Il ricercatore scientifico e autore James Lyons-Weiler, Ph.D., ha affermato che evocare il morbillo e la poliomielite è uno «strumento manipolativo».
«Le epidemie di queste malattie si verificano quasi esclusivamente in popolazioni altamente vaccinate, dove l’immunità è diminuita o dove variabili legate alle condizioni igieniche e alla migrazione vengono erroneamente attribuite al “rifiuto del vaccino”».
«Presentando ogni epidemia come prova di una retorica anti-vaccino, la coalizione cerca di riconquistare un terreno morale superiore basato su presunzioni di sicurezza, senza affrontare i dati immunologici ed ecologici sottostanti».
La lettera della coalizione ha anche messo in guardia da un potenziale aumento delle infezioni da COVID-19 e influenza nella stagione del raffreddore e dell’influenza «che si avvicina rapidamente».
Tuttavia, Baker ha affermato che la lettera della coalizione «non contiene assolutamente alcuna prova autentica» a sostegno delle sue affermazioni. Ha affermato:
«La dichiarazione della coalizione è imbarazzantemente insensata. Dicono: ‘Siamo uniti dietro un semplice messaggio: vaccinatevi’. Vaccinatevi con cosa? Non fanno distinzione tra vaccini necessari o non necessari, sicuri o non sicuri, efficaci o inefficaci. Basta ‘vaccinatevi’. È come dire ‘medicatevi’. Questo è il livello di retorica asinina a cui sono attualmente ridotti i fanatici dei vaccini».
Emily Hilliard, addetta stampa del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) degli Stati Uniti, ha respinto le preoccupazioni della coalizione.
«L’HHS sta ripristinando il rapporto medico-paziente affinché le persone possano prendere decisioni informate sulla propria salute con i propri fornitori», ha dichiarato Hilliard a The Defender.
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I membri della coalizione affermano che la lettera si basa sui dati e non sull'”ideologia politica”
I membri della coalizione hanno dichiarato alla CNN che la loro lettera è un tentativo di ripristinare la fiducia del pubblico nella scienza, non un tentativo di politicizzare le raccomandazioni sulla salute pubblica.
«Dobbiamo prendere decisioni in materia di salute pubblica basate sui dati e non sull’ideologia politica», ha dichiarato alla CNN il dottor Philip Huang, direttore del Dipartimento di Salute e Servizi Umani della Contea di Dallas. «Dobbiamo essere noi a sostenere questa scienza e questa ragione».
Huang ha affermato che l’attuale amministrazione del CDC “«sembra più guidata dall’ideologia politica che dai dati e dalla scienza reali, il che mina la fiducia».
Lyons-Weiler ha contestato le affermazioni della coalizione, definendo la lettera «la prima salva nel tentativo di ricostruire un controllo narrativo centralizzato sulla politica di immunizzazione».
«Linguaggi come “parla con il tuo medico” e “non ascoltare il rumore politico” sono concepiti per sembrare apolitici, mentre ripristinano la disciplina dei messaggi dall’alto verso il basso», ha affermato.
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Le modifiche del CDC alla politica sui vaccini scatenano reazioni negative negli Stati Uniti
La coalizione «è l’ultimo gruppo ad aver preso una forte posizione pubblica a sostegno della vaccinazione come risposta diretta alle preoccupazioni che il governo federale stia limitando l’accesso e sollevando dubbi», ha riferito la CNN.
All’inizio di questo mese, il CDC ha aggiornato il programma di vaccinazione infantile per raccomandare un processo decisionale personalizzato in merito alla vaccinazione contro il COVID-19 per i bambini dai 6 mesi in su, in seguito al voto unanime del Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) del CDC per adottare la raccomandazione.
Il mese scorso, l’ACIP ha anche votato per raccomandare di limitare il vaccino MMRV (morbillo, parotite, rosolia e varicella) ai bambini dai 4 anni in su. E a giugno, il comitato ha votato per sospendere la raccomandazione dei vaccini antinfluenzali contenenti timerosal, un conservante collegato a disturbi dello sviluppo neurologico.
In risposta a ciò, la scorsa settimana 15 governatori democratici hanno lanciato la Governors Public Health Alliance per coordinare i loro sforzi in materia di salute pubblica indipendentemente dalle agenzie sanitarie nazionali.
In precedenza, quattro stati occidentali avevano annunciato la formazione della West Coast Health Alliance, che si propone di emanare le proprie linee guida in materia di immunizzazione.
Ad agosto, l’ American Academy of Pediatrics (AAP) ha pubblicato raccomandazioni «basate sull’evidenza» che richiedevano la vaccinazione contro il COVID-19 per neonati, bambini piccoli e bambini appartenenti a gruppi «ad alto rischio». A luglio, l’AAP e altre cinque organizzazioni mediche hanno intentato causa contro Kennedy per le nuove linee guida sul vaccino contro il COVID-19.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 22 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Vaccini
La Corte Suprema tedesca dichiara che i medici non sono responsabili per i danni causati dal vaccino COVID
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L’uomo che ha riportato danni cardiaci è al centro di un caso giudiziario tedesco
La sentenza della scorsa settimana deriva da un caso presentato nel 2021 da un uomo tedesco, non identificato nei resoconti della stampa, che ha sviluppato una lesione cardiaca dopo aver ricevuto un vaccino contro il COVID-19. L’uomo ha affermato che il suo medico non lo ha informato dei possibili effetti collaterali e che il vaccino è stato somministrato in modo improprio, ha riportato il Munich Eye. L’uomo, che ha affermato che l’infortunio lo ha reso incapace di lavorare, causandogli un notevole disagio psicologico, ha chiesto un risarcimento di 800.000 euro (circa 930.000 dollari) di danni, compresi quelli per il dolore e la sofferenza. La Corte federale di giustizia tedesca ha confermato la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui, poiché l’uomo aveva ricevuto un vaccino somministrato nell’ambito di una campagna condotta dallo Stato, il medico che lo aveva somministrato aveva agito in qualità di pubblico ufficiale. Di conseguenza, la responsabilità ricade sulle autorità governative. La decisione della corte federale non ha affrontato la questione se il vaccino abbia causato direttamente il danno al querelante, concentrandosi invece su chi sia la parte responsabile della gestione delle richieste di risarcimento, ha riportato TrialSite News. Secondo TrialSite News, la sentenza «potrebbe proteggere il personale medico da un’ondata di cause legali individuali, spostando al contempo la potenziale responsabilità – e la responsabilità politica – direttamente sul governo».Aiuta Renovatio 21
1 tedesco su 6 ha segnalato effetti collaterali dopo il vaccino COVID
Plothe ha definito la sentenza «gravemente viziata», una sentenza che «avrà un effetto paralizzante sulle richieste di risarcimento per danni da vaccino». «Designando i medici come funzionari statali, la corte ha di fatto reindirizzato i querelanti in una labirintica battaglia burocratica contro lo Stato. … Ciò crea un significativo squilibrio di potere, ritardando potenzialmente la giustizia e il risarcimento per coloro che soffrono di danni causati dai vaccini», ha affermato Plothe. Per Harald Walach, Ph.D. , fondatore e direttore del Change Health Science Institute in Germania e ricercatore presso l’Università Kazimieras Simonavicius in Lituania, la sentenza altera il rapporto medico-paziente. «Fino ad ora, era chiaro che il medico fosse il custode ultimo della salute di un paziente… il medico era responsabile se un vaccino o un altro medico avesse causato danni al paziente. Lo Stato non poteva dire al medico cosa fare» ha affermato. «In un certo senso, questo potere dello Stato è tornato con questa sentenza. Se è lo Stato a essere responsabile dei danni da vaccino, e non più il medico, anche il medico può nascondersi dietro i suoi obblighi, e in futuro lo Stato potrà imporre ai medici qualsiasi aspetto della salute, almeno in linea di principio». L’avvocato italiano Renate Holzeisen ha affermato che la sentenza viola una legge dell’Unione Europea del 2001 , che stabilisce che «le persone autorizzate a prescrivere o fornire medicinali devono avere accesso a una fonte di informazioni neutrale e oggettiva sui prodotti disponibili sul mercato». Un sondaggio nazionale condotto lo scorso anno ha rilevato che 1 tedesco su 6 ha riferito di aver manifestato effetti collaterali dopo aver ricevuto il vaccino contro il COVID-19. Nel 2023, Karl Lauterbach , all’epoca ministro della Salute tedesco, ha ammesso che gli effetti collaterali del vaccino contro il COVID-19 erano diffusi e che i soggetti che soffrivano di gravi danni da vaccino venivano ignorati.Sostieni Renovatio 21
In Germania, i danneggiati dai vaccini affrontano una dura battaglia dopo la sentenza
La sentenza della corte federale tedesca «riflette una tendenza giuridica globale», in base alla quale i governi si assumono la responsabilità delle richieste di risarcimento per danni da vaccino, tutelando i medici che somministrano i vaccini e gli stessi produttori di vaccini. In Germania, le richieste di risarcimento per danni da vaccino sono gestite secondo un sistema di risarcimento senza colpa. Questo include i vaccini somministrati in base a disposizioni di emergenza, come i vaccini contro il COVID-19 all’inizio della pandemia. Con questo sistema, le richieste di risarcimento vengono presentate agli Uffici per gli Affari Sociali tedeschi e assegnate al governo federale o statale. I richiedenti non possono citare in giudizio terzi, come un medico o il produttore. Ogni stato tedesco gestisce un fondo per il pagamento delle richieste di risarcimento accolte. Tuttavia, le richieste non coperte dalla legge vigente, come quelle relative a vaccini non raccomandati pubblicamente o somministrati nell’ambito di un programma guidato dallo Stato, e le richieste che superano la copertura di risarcimento prevista dalla legge tedesca, possono comunque essere presentate in tribunale contro terzi. Non esiste alcun termine di prescrizione per presentare una richiesta di risarcimento. Il criterio di prova del sistema si basa sul «preponderanza delle probabilità», in base al quale le richieste di risarcimento possono essere risarcite anche in presenza di «incertezza scientifica» sulla causa del danno subito dal richiedente.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le richieste di risarcimento per danni da vaccino affronteranno una dura battaglia dopo la sentenza del tribunale tedesco
Secondo il quotidiano The Munich Eye, la sentenza della corte federale tedesca «porta chiarezza giuridica sia alle persone interessate sia agli operatori sanitari». Ma secondo TrialSite News, i resoconti dei principali media sulla sentenza hanno sorvolato sulla questione se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse effettivamente responsabile delle lesioni subite dal querelante. «L’omissione della discussione sulla causalità, sebbene legalmente giustificata, potrebbe dare ai lettori l’impressione che le richieste di risarcimento per eventi avversi siano di per sé prive di fondamento», ha riportato TrialSite News. Walach ha affermato che la sentenza della corte federale tedesca fornisce ai ricorrenti una certa chiarezza, in termini di approccio «all’istituzione giusta fin dall’inizio». Tuttavia, Walach ha affermato che i ricorrenti dovranno probabilmente affrontare una dura battaglia dopo la sentenza della corte federale, perché «lo Stato ha risorse che una vittima non avrà mai» e perché è difficile dimostrare che i vaccini abbiano causato direttamente un danno. «Dubito che sarà più facile vincere una causa contro lo Stato rispetto a una causa contro un medico che ha agito con negligenza o in modo palesemente non professionale» ha detto Walach. «Pertanto, il ricorrente è costretto ad attaccare lo Stato, il che sarà una causa persa fin dall’inizio, perché al momento è piuttosto difficile dimostrare che sia stato il vaccino e non il virus (il long COVID) a essere all’origine dei reclami della vittima. Il motivo è che i sintomi del COVID lungo e della sindrome post-vaccino COVID sono pressoché identici, perché la maggior parte delle patologie è dovuta alla cosiddetta proteina spike».Iscriviti al canale Telegram ![]()
La sentenza della Corte federale tedesca avrà ripercussioni sugli altri Paesi dell’UE?
Wayne Rohde, esperto in risarcimenti per danni da vaccino e autore di The Vaccine Court: The Dark Truth of America’s Vaccine Injury Compensation Program e The Vaccine Court 2.0 , ha affermato che «resta da vedere» se la sentenza della corte federale tedesca influenzerà altri Paesi europei. La sentenza è stata pronunciata nella stessa settimana in cui un altro tribunale, il Tribunale amministrativo federale tedesco, ha stabilito che le persone non vaccinate che hanno perso guadagni perché sono state costrette a mettersi in quarantena non hanno diritto a un risarcimento economico. Secondo il blog austriaco di scienza e politica tkp.at, un agente assicurativo autonomo risultato positivo al SARS-CoV-2 nell’ottobre 2021 è stato costretto a mettersi in autoisolamento per 14 giorni perché non aveva ricevuto il vaccino contro il COVID-19. L’uomo ha presentato una richiesta di risarcimento al governo tedesco, sostenendo che la quarantena obbligatoria gli aveva causato una perdita di guadagni. La corte ha stabilito che coloro che avrebbero potuto evitare l’autoisolamento sottoponendosi a un vaccino pubblicamente raccomandato non hanno diritto a un risarcimento economico.Aiuta Renovatio 21
Le cause legali legate alla pandemia continuano a svolgersi nei tribunali dell’UE
Recenti casi giudiziari in Europa hanno sollevato questioni relative ai danni causati dal vaccino contro il COVID-19 e alle restrizioni e contromisure legate alla pandemia. All’inizio di questo mese, la Corte Costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali diverse disposizioni dello stato di emergenza nazionale legato alla pandemia. La sentenza ha revocato oltre 92.000 multe imposte a chi aveva violato le restrizioni legate alla pandemia. Il mese scorso, un giudice tedesco condannato per aver emesso una sentenza che revocava temporaneamente l’obbligo di indossare la mascherina per gli studenti di due scuole, ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, contestando la sua condanna. Documenti del governo tedesco trapelati lo scorso anno hanno rivelato che i funzionari governativi hanno attuato gli obblighi nonostante la mancanza di prove scientifiche. In Grecia, diverse vittime di danni causati dal vaccino contro il COVID-19 hanno recentemente intentato causa contro i produttori di tali vaccini, con una causa «colossale» di 422 pagine che cita «ricerche e studi difettosi nella progettazione e produzione dei vaccini». E a giugno, Holzeisen ha presentato una petizione al Tribunale generale dell’Unione Europea per annullare l’approvazione di Kostaive, un vaccino mRNA auto-amplificante contro il COVID-19. Questo articolo è stato aggiornato per affermare che la nuova sentenza della Corte federale di giustizia tedesca sembra essere incoerente con una sentenza del 2023 della Corte di giustizia europea, che riconosce che i medici nell’UE sono responsabili dei danni causati ai loro pazienti dai vaccini. Michael Nevradakis Ph.D. © 15 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni. SOSTIENI RENOVATIO 21Cancro
Proteine spike da vaccino COVID trovate nelle cellule tumorali di una donna
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Una donna di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato un tumore metastatico aggressivo un mese dopo aver ricevuto la sesta dose di vaccino mRNA contro il COVID-19. Uno studio peer-reviewed ha concluso che le cellule tumorali contenevano la proteina spike del SARS-CoV-2 presente nel vaccino, ma non la proteina del nucleocapside derivante dall’infezione naturale.
Una donna giapponese di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato una forma aggressiva di cancro un mese dopo aver ricevuto la sesta dose del vaccino mRNA contro il COVID-19 e le sue cellule tumorali sono risultate positive alla stessa proteina spike presente nelle iniezioni, secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria .
Lo studio «fornisce prove biologiche dirette che collegano le iniezioni di mRNA alla progressione del cancro e alle metastasi», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher su Substack. Hulscher ha affermato che i risultati dello studio sono «sorprendenti… suggerendo fortemente che il picco abbia avuto origine dall’iniezione di mRNA, non da un’infezione virale».
Il rapporto sul caso clinico del dottor Shigetoshi Sano, professore di dermatologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Kochi in Giappone, è stato pubblicato la scorsa settimana come lettera sul Journal of Dermatological Science.
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Secondo lo studio, alla paziente è stato diagnosticato un cancro al seno nel 2022. È stata sottoposta a mastectomia parziale e terapia ormonale nell’aprile 2023, «dopodiché è stata considerata in remissione».
Nell’ottobre 2024, ha ricevuto una dose di richiamo del vaccino Pfizer contro il COVID-19. Un mese dopo, ha sviluppato una lesione cutanea sul lato destro del torace. A gennaio, la lesione è stata diagnosticata come metastasi cutanea da tumore al seno.
La metastasi si verifica quando le cellule cancerose si staccano dal tumore originale e si diffondono in altre parti del corpo.
Una biopsia ha rilevato che le cellule tumorali metastatiche sono risultate positive alla proteina spike del SARS-CoV-2 presente nei vaccini mRNA contro il COVID-19 , ma sono risultate negative alla proteina nucleocapside presente nelle persone guarite dall’infezione virale.
La dottoressa Margaret Christensen, docente clinica e co-fondatrice del Carpathia Collaborative, ha affermato che lo studio «è solo uno dei migliaia di casi di tumori insoliti e aggressivi che si manifestano in popolazioni inaspettate».
«Prima del COVID-19, le donne in postmenopausa avevano tumori a crescita molto più lenta e con minori probabilità di essere mortali. Ora… stiamo assistendo a effetti devastanti in tutte le fasce d’età» ha detto la Christensen.
«Questa tecnologia straniera provoca sia la soppressione del sistema immunitario innato, che attacca le cellule tumorali, sia l’iperattivazione del ramo adattativo del sistema immunitario, con conseguente grave infiammazione, autoanticorpi e produzione di citochine. Non c’è da stupirsi che stiamo assistendo a effetti devastanti sulla popolazione».
Secondo lo studio, il paziente si è ripreso dopo la radioterapia.
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La proteina spike nelle cellule metastatiche è un’osservazione completamente senza precedenti
Secondo Sano, in Giappone si stanno accumulando «segnalazioni» sui »potenziali effetti avversi dei vaccini contro il COVID-19 su diversi organi, tra cui la pelle».
Studi recenti corroborano le segnalazioni e suggeriscono che i vaccini contro il COVID-19 potrebbero creare un ambiente che favorisce la crescita delle cellule tumorali e che “predispone i pazienti oncologici alla progressione del cancro”, ha scritto Sano. Ha affermato che la prevalenza di eventi avversi correlati alla proteina spike ha portato alla nascita di un nuovo termine, «spikeopatia».
Il coinvolgimento della proteina spike nei meccanismi cancerogeni è «particolarmente preoccupante», ha scritto Sano.
Le cellule tumorali «possono assorbire la proteina spike circolante, prodotta dopo la vaccinazione, dal flusso sanguigno o dal microambiente», ha affermato l’immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D.
Nel caso della paziente di 85 anni, «una rara metastasi cutanea da tumore al seno» si è sviluppata in prossimità della mastectomia, ha affermato Sano. Ciò si è verificato nonostante «il tumore al seno primario fosse stato rimosso con successo» nel 2023.
Il cancro al seno «è la neoplasia maligna più comune a metastatizzare alla pelle», ha affermato Sano. Tuttavia, l’insolitamente «breve intervallo di tempo tra la vaccinazione e la comparsa di metastasi cutanee» lo ha spinto a ricercare la presenza della proteina spike del SARS-CoV-2.
Sano ha scoperto che «le cellule tumorali metastatiche nel derma e nell’epidermide erano entrambe colorate per la proteina spike, ma non per la proteina nucleocapside del virus SARS-CoV-2». Le cellule tumorali della diagnosi originale di cancro al seno «non esprimevano né la proteina nucleocapside né la proteina spike», ha scritto.
Secondo Sano, i risultati non sono del tutto conclusivi perché «la relazione causale» rimane poco chiara. Tuttavia, i risultati «suggeriscono fortemente» che la proteina spike nelle cellule tumorali metastatiche sia correlata al vaccino mRNA contro il COVID-19.
«Per quanto ne sappiamo, la presenza della proteina spike ma non dell’espressione della proteina nucleocapside nelle cellule tumorali è una scoperta nuova», ha scritto Sano.
Hulscher ha definito la scoperta «un’osservazione del tutto senza precedenti».
I risultati indicano che non c’è alcuna possibilità che la proteina spike identificata derivi da un’infezione virale, ha affermato Rose. Ha osservato che se la proteina spike fosse derivata da un’infezione da COVID-19, nel paziente sarebbero stati rilevati nucleocapsidi.
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«Molte cose devono andare storte affinché una cellula diventi una cellula cancerosa»
Sano ha individuato tre modi in cui il vaccino mRNA contro il COVID-19 avrebbe potuto causare le metastasi del paziente.
Tra queste rientrano l’integrazione genomica di mRNA o di contaminanti del DNA nel vaccino; una risposta immunitaria avversa che compromette la capacità dell’organismo di prevenire lo sviluppo di tumori; o la modulazione dei recettori degli estrogeni da parte delle proteine spike, che contribuiscono allo «sviluppo, all’aggravamento o alla metastasi del cancro al seno e del cancro ovarico».
«Devono verificarsi molti eventi errati affinché una cellula diventi cancerosa, crescendo in modo incontrollato», ha affermato Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense (CHD). «Non si comportano come le cellule normali. Tutte e tre le possibili spiegazioni del Dott. Sano sono possibili».
Secondo lo studio, la proteina spike è stata trovata nel nucleo delle cellule tumorali metastatiche. Christensen ha affermato che questo indica che «la tecnologia mRNA spike è stata introdotta nei nostri genomi».
Nel 2023, contaminanti del DNA, tra cui il virus delle scimmie 40 (SV40), un virus a DNA noto per promuovere il cancro, sono stati scoperti nei vaccini a mRNA contro il COVID-19. Rose ha affermato che l’SV40 «potrebbe interrompere la regolazione genica integrandosi vicino o all’interno di oncogeni [cellule che possono diventare cancerose] o geni oncosoppressori».
Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico del CHD, ha affermato che i risultati dello studio indicano un’elevata probabilità che i vaccini a mRNA siano correlati al cancro metastatico.
«Considerata la tempistica della comparsa del cancro della pelle, sembra probabile che sia stato causato dalla dose di richiamo, ma la prova schiacciante che non ho visto nell’articolo era se la paziente stesse esprimendo la proteina spike anche in altri tessuti non cancerosi e/o nel suo flusso sanguigno».
«Tuttavia, non ho dubbi che la presenza della proteina spike, come minimo, abbia aggravato la situazione, portando al cancro della pelle».
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Il paziente ha ricevuto iniezioni da lotti Pfizer collegati a gravi reazioni
I dati supplementari dello studio contenevano informazioni sulle date in cui la paziente era stata vaccinata e sui numeri di lotto delle dosi di vaccino ricevute.
La paziente ha ricevuto la prima serie di due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 a maggio e giugno 2021. Ha ricevuto dosi di richiamo a febbraio, luglio e novembre 2022 e a ottobre 2024. La sua dose di richiamo di luglio 2022 era di Moderna, ma le altre erano dosi di Pfizer.
I numeri di lotto di tutte le dosi del vaccino Pfizer contro il COVID-19 sono collegati a gravi eventi avversi in alcuni destinatari.
Il paziente ha ricevuto il lotto LK7363 del vaccino Pfizer un mese prima dell’insorgenza del cancro metastatico.
Secondo «How Bad Is My Batch?», tale lotto è stato associato a una malattia potenzialmente letale, due ricoveri ospedalieri e altri 22 eventi avversi, tra cui la sindrome di Behçet , una rara malattia infiammatoria.
Secondo il database «How Bad Is My Batch?», gli altri lotti di vaccino Pfizer ricevuti dal paziente sono associati a un numero maggiore di eventi avversi e decessi. Tra questi:
- Maggio 2021: lotto Pfizer numero EW4811 , associato a 41 decessi, 58 disabilità, 40 malattie potenzialmente letali, 336 ricoveri ospedalieri e 724 altri eventi avversi.
- Giugno 2021: lotto Pfizer numero FA4597 , associato a 39 decessi, 26 disabilità, 28 malattie potenzialmente letali, 166 ricoveri ospedalieri e 249 altri eventi avversi.
- Febbraio 2022: lotto Pfizer numero FL7646 , associato a 13 decessi, 11 disabilità, 5 malattie potenzialmente letali, 31 ricoveri ospedalieri e 29 altri eventi avversi.
- Novembre 2022: lotto Pfizer numero GJ1852 , associato a 9 decessi, 3 disabilità, 3 malattie potenzialmente letali, 19 ricoveri ospedalieri e 23 altri eventi avversi.
Non sono disponibili i dati relativi al lotto del vaccino Moderna somministrato al paziente.
Nel 2023, un team di scienziati danesi ha scoperto prove che una percentuale significativa di lotti di vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 ha provocato eventi avversi gravi più elevati del normale.
Hooker ha affermato che è preoccupante che i medici abbiano continuato a somministrare dosi di vaccino contro il COVID-19 alla paziente, anche dopo la diagnosi iniziale di cancro.
«Sono costernato che qualcuno nel campo medico raccomandi il vaccino contro il COVID-19 a qualsiasi paziente oncologico in via di guarigione, soprattutto in caso di tumore al seno che può metastatizzare e metastatizzerà trasformandosi in tumore della pelle”» ha affermato Hooker.
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Uno studio indica la necessità di testare la proteina spike nei pazienti oncologici
Sano ha affermato che le sue scoperte giustificano ulteriori ricerche sulla relazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e il cancro o le metastasi.
«Lo studio della proteina spike in un gran numero di campioni di cancro che si sono sviluppati o sono peggiorati rapidamente dopo la vaccinazione con mRNA chiarirà la correlazione e fornirà informazioni significative sul potenziale oncogenico», ha scritto Sano.
Christensen ha affermato che lo studio del caso dimostra «quanto sia fondamentale iniziare a testare e colorare i tessuti per l’mRNA spike in tutti i casi di cancro, soprattutto nei giovani».
Jablonowski concorda. «Una colorazione a livello di popolazione per le proteine spike e nucleocapsidi nei campioni di tessuto tumorale potrebbe mostrare modelli rivelatori tra infezioni, vaccini e malattia», ha affermato.
Sano ha precedentemente pubblicato due studi sottoposti a revisione paritaria che hanno identificato un’associazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e «malattie della pelle persistenti e intrattabili , in cui è stata trovata la proteina spike derivata dal vaccino mRNA».
Le scoperte di Sano si basano su altri studi recenti che collegano i vaccini a mRNA a un rischio più elevato di cancro e di altri gravi eventi avversi.
Uno studio condotto su 8 milioni di sudcoreani, pubblicato il mese scorso sulla rivista Biomarker Research, ha scoperto che i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 20% di cancro al seno e un rischio maggiore del 27% di cancro in generale.
Un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone all’inizio di quest’anno ha mostrato che le persone che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.
Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino contro il COVID-19 e un ulteriore aumento del 9% del rischio per coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.
Hooker ha affermato che i risultati del nuovo studio rafforzano le crescenti richieste di sospensione o ritiro dei vaccini mRNA contro il COVID-19. Ha affermato:
«Questo studio è un’ulteriore prova a favore del divieto di queste vaccinazioni. La combinazione di spikeopatia e introduzione di mRNA modificato esogeno è un doppio colpo che provoca danni significativi, soprattutto nei soggetti che continuano a ricevere richiami».
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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