Persecuzioni
Scia di delitti nelle Filippine: ucciso laico 52enne
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Marcelino Combate è stato ucciso il 9 giugno rientrando a casa dopo un’attività pastorale. Era impegnato a curare la liturgia della Parola in due villaggi della periferia.
Dopo l’assalto alla Santo Niño Chapel di Cotabato avvenuto il 19 maggio, domenica di Pentecoste, con il lancio di una granata che ha causato due feriti e un’ondata di indignazione da parte delle autorità civili e religiose, il 9 giugno la comunità cristiana filippina – che nel Paese costituisce una netta maggioranza – ha subito una nuova violenza, nella provincia di Leyte: l’uccisione di Marcelino Combate, 52 anni, laico impegnato in un ministero pastorale.
Il delitto si inserisce in una lunga scia di omicidi «irrisolti» della zona. Non si è fatta attendere l’indignazione di mons. Marvyn Maceda, vescovo di San Jose de Antique.
Il presule ha infatti definito quella di Combate «un’altra vita persa a causa di omicidi insensati». Maceda è stato ordinato e ha servito come sacerdote nella diocesi di Naval per più di 20 anni prima di diventare vescovo nel 2019. «Sono allarmato perché questo è già il tredicesimo omicidio nel terzo distretto di Leyte dall’anno scorso e molti altri sono i casi di persone uccise con armi da fuoco negli anni precedenti», ha detto.
Era legato alla vittima in quanto nel 2011 si era avviata tra loro una collaborazione pastorale quando ricopriva il ruolo di parroco della parrocchia dell’Immacolata Concezione, proprio nella città di Leyte.
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Marcelino Combate è stato ucciso da ignoti mentre tornava a casa in moto sei giorni fa, dopo aver celebrato il «Kasaulugan sa Pulong» (liturgia della Parola domenicale in assenza di celebrante) in due barangays periferici della città. Secondo il vescovo di San Jose de Antique, il laico si era offerto volontario per servire i villaggi lontani, nonostante i rischi per la sicurezza.
«Unisco la mia voce alla condanna di questi atti scellerati e al grido di giustizia per Brod Mars e per le innumerevoli altre persone che sono state uccise negli ultimi anni», ha dichiarato Maceda. Auspicando che le autorità indaghino prontamente al fine di assicurare il prima possibile i responsabili alla giustizia.
«Mi unisco al grido della gente di Leyte e dell’intero distretto nel chiedere alle agenzie governative interessate di accelerare le indagini per ristabilire l’ordine e riportare la pace nei cuori di tutti», ha continuato.
Questo episodio, come i numerosi altri che l’hanno preceduto, getta luce sull’ampia diffusione di criminalità e violenza nella zona. Le autorità sono impegnate a contenerle, per ristabilire l’ordine, e il consiglio esplicito verso le famiglie è di segnalare qualsiasi gruppo criminale alla polizia o all’esercito. Le cause di tali episodi sono da accertare, ma permane l’ombra delle azioni di gruppi musulmani legati a Daesh, che agiscono al seguito di scontri con i militari.
Spesso per ottenere vendetta e visibilità, come accaduto con l’attentato a una chiesa di Marawi dello scorso dicembre, all’inizio dell’Avvento, quando una bomba è esplosa causando quattro decessi.
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Immagine da AsiaNews
Persecuzioni
La Turchia espelle i cristiani perché minacciano la sicurezza nazionale
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Persecuzioni
Ultras rumeni espongono lo striscione «Difendiamo i cristiani nigeriani» durante le qualificazioni ai Mondiali
In un gesto significativo per attirare l’attenzione globale sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria, i tifosi della nazionale di calcio rumena hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI» durante una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo a Bucarest.
Questa dimostrazione di solidarietà si inserisce nel contesto dei continui e brutali attacchi, spesso mortali, compiuti da gruppi terroristici islamici contro le comunità cristiane nel Paese africano.
‘Defend Nigerian Christians’
Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l
— Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.
Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.
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Come riportato da Renovatio 21, rapporto pubblicato quest’estate dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha evidenziato numerosi attacchi sponsorizzati dallo Stato contro i cristiani in Nigeria.
La situazione è deteriorata al punto che il rapporto 2025 della Lista Rossa di Global Christian Relief (GCR) ha indicato la Nigeria come uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani. Nella primavera del 2023, la Società Internazionale per le Libertà Civili e lo Stato di Diritto ha riferito che oltre 50.000 persone sono state uccise nel Paese per la loro fede cristiana dal 2009.
Nel suo rapporto del 2025, l’USCIRF ha esortato il governo statunitense a designare la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione», esprimendo delusione per la lentezza, e a volte apparente riluttanza, del governo nigeriano nel rispondere a questa violenza, creando un clima di impunità per gli aggressori.
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Immagine di TUBS via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
Persecuzioni
Spagna, l’islamo-sinistra non riesce a imprigionare un prete
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