Bizzarria
Rissa alla finale della Coppa d’Africa per calciatori amputati: le immagini
Botte da orbi, anzi da amputati, armati giocoforza di stampelle di metallo che divengono, alla bisogna, terribili randelli.
Bagarre al termine della finale della Coppa d’Africa per amputati, evento di cui apprendiamo testé l’esistenza.
Un video circolante in rete mostra come il finale del match tra le nazionali di Ghana e Marocco sia degenerato in una poderosa rissa, con gli organizzatori incapaci di contenere la furia disabile esplosa sul campo di calcio.
Une bagarre générale a éclaté lors d’un match de la Coupe d’Afrique des Nations pour amputés, qui opposait le Maroc au Ghana ???? pic.twitter.com/DUzzW1AzPY
— Vibes Foot (@VibesFoot) May 27, 2024
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Secondo quanto riportato, gli organizzatori avrebbero cercato di allestire subito il palco per la premiazione per tentare di sedare gli animi degli atleti che intanto si picchiavan come fabbri.
L’episodio di violenza sportiva si è consumato lo scorso lunedì nella capitale egiziana del Cairo, dove la nazionale ghanese ha sconfitto quella marocchina per 2-1, vincendo così la Coppa degli amputati 2026.
Al fischio dell’arbitro si notano i giocatori del Ghana esultare, ma in altre parti del campo un faccia a faccia tra un giocatore dell’Africa nera e uno magrebino è degenerato in una lotta a colpi di stampella. Non è ancora chiaro cosa si sia detto tra i due giocatori per scatenare la rissa, tuttavia i rispettivi compagni di squadra sono subito giunti a dar man forte anche dalla panchina.
La scena, grottesca e impietosa, mostra come mentre si prepara il podio sul campo, un capannello variopinto si scontra fisicamente, con atleti che saltellano qua e là agitati dal clima di violenza.
Il calcio si dimostra ancora una volta uno sport per facinorosi; l’Africa un continente difficile da prendere sul serio.
Tuttavia, bisogna ammettere che di risse, tra persone con tutte le gambe, se ne sono viste anche nel basket. Ebbene sì.
Non ci nascondiamo dietro un dito: il lettore avrà capito quanto ci piace dare la notizia di una rissa, anche nello sport della politica, e in tutti i Paesi, dalla Georgia a Taiwano, e in ogni altra istituzione, dalle scuole a Disneylandia, e in ogni altro luogo, dagli aeroporti alle strade battute da genitori anti-LGBT ai supermercati ai tempi del lockdown.
Renovatio 21 è stato l’unica testata in Italia a ricordare la morte del re delle risse TV americane, Jerry Springer, i cui programmi erano stati poi copiati per i pomeriggio televisivi delle signore italiane dalla moglie di Maurizio Costanzo, togliendone tuttavia l’intensità rissosa.
Parimenti, con grande puntualità, e gusto, vi abbiamo informato delle risse al confine cino-indiano sulle alture dell’Himalaya, dove le due potenze atomiche si confrontano con soldati che si picchiano come selvaggi a mani ignude, aiutandosi talvolta solo con sassi e bastoni di legno.
Insomma: più risse. Di fatto stiamo pensando di aprire una rubrica dedicata specificatamente all’hockey su ghiaccio, spettacolo sport purtroppo negletto in troppe parti d’Italia. Cosa dite?
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Immagine screenshot da Twitter
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Fico schettina attraverso un nuovo tunnel stradale
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Bizzarria
Adolf Hitler vince ma cambia nome
Adolf Hitler Uunona, 59 anni, consigliere regionale namibiano da venti anni in carica, ha annunciato che rinuncerà ufficialmente al secondo nome «Hitler» dopo essere stato rieletto per il quinto mandato consecutivo nel distretto di Ompundja (regione di Oshana).
Membro del partito al potere Swapo, Uunona ha sempre goduto di un largo consenso locale nonostante il nome che, a livello internazionale, genera inevitabilmente sconcerto. Gli elettori della sua circoscrizione lo hanno costantemente premiato per il suo impegno nella lotta anti-apartheid e per i risultati concreti ottenuti sul territorio.
«Ho già provveduto a cancellare “Hitler” dai miei documenti ufficiali», ha dichiarato ai media namibiani. «D’ora in poi voglio essere chiamato semplicemente Adolf Uunona».
Il lettore di Renovatio 21 sa che la faccenda dell’Hitler negro è risalente.
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L’ex Hitler ha spiegato che ilpadre gli impose quel nome decenni fa senza conoscerne il peso storico né i crimini associati al dittatore nazista; per lui, all’epoca, era semplicemente un nome tedesco abbastanza diffuso nell’ex colonia dell’Africa sud-occidentale tedesca (1884-1915). Solo crescendo il consigliere prese coscienza del macabro retaggio e cominciò a dissociarsene pubblicamente.
«Ho sempre chiarito di non condividere in alcun modo l’ideologia nazista», ha ribadito il già Hitler. «Il mio impegno politico è radicato nella liberazione della Namibia e nello sviluppo delle nostre comunità rurali». In privato, familiari e collaboratori lo chiamano da tempo soltanto «Adolf», un’abitudine che ora desidera estendere a ogni contesto ufficiale.
Il caso richiama la complessa eredità coloniale tedesca in Namibia, dove nomi di origine teutonica restano relativamente comuni. Proprio in quel periodo (1904-1908) le truppe tedesche perpetrarono il genocidio degli Herero e dei Nama, un capitolo storico ancora poco noto a livello globale. Tuttavia, il fatto che esistano nel Paese africani bambini chiamati come il famigerato dittatore nazionalsocialista prova che forse la storia degli orrori coloniali non è esattamente conosciuta, o sentita, dalle popolazioni indigine.
Nonostante l’attenzione mediatica internazionale, lo Hitler namibiano continua a dominare le urne: nelle recenti elezioni locali ha nuovamente stravinto a Ompundja con un margine schiacciante. Per i suoi elettori, il curriculum di vent’anni di servizio concreto – strade, acqua, scuole e sostegno alle famiglie – pesa infinitamente più di un nome che il consigliere ha deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle.
Renovatio 21 ritiene che si tratti di un caso in cui qualcuno potrebbe gridare alla frode elettorale: uno vota Hitler, e poi si trova uno qualsiasi, anzi un Uunona. È giusto?
Il cittadino sincero-democratico deve porsi a questo punto la domanda: se la democrazia vuole Hitler, perché toglierlo? Cioè, non è che lo si toglie, semplicemente, gli si cambia nome…
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Immagine dell’Oshana Regional Country
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L’enigma dell’italofonia delle bici giapponesi
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Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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