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Geopolitica

Reuters ignora il tatuaggio con la svastica del «cittadino» ucraino sulla propria foto

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I diplomatici russi hanno protestato con l’agenzia di stampa Reuters per non aver notato che un uomo ucraino identificato solo come «residente locale» di Kharkov nella foto pubblicata aveva un elaborato tatuaggio nazista sul braccio.

 

La missione russa di controllo degli armamenti a Vienna ha twittato l’immagine incriminato con  un cerchio rosso attorno al tatuaggio dell’uomo aggiungendo un’immagine ingrandita accanto, mostrandola più chiaramente.

 

 

«Nel caso ve ne foste dimenticati, un nazista è un nazista è un nazista», ha aggiunto la missione.

 

I diplomatici hanno definito la foto «un’altra trovata propagandistica per diffamare la Russia». La Reuters aveva intitolato la foto come conseguenza di un presunto attacco russo in una zona residenziale di Kharkov. Mosca ha costantemente negato di aver attaccato le infrastrutture civili, insistendo sul fatto che prendesse di mira solo obiettivi militari.

 

«Un residente locale ispeziona un furgone danneggiato a seguito di un attacco militare, nel mezzo dell’attacco della Russia all’Ucraina» si legge nella didascalia della foto pubblicata l’8 giugno come parte di una  galleria fotografica.

 

L’uomo, il cui volto non è visibile nella foto, sta sbirciando in un furgone bianco costellato di buchi dovuti alle schegge. Un’enorme svastica all’interno di un cerchio può essere vista  uscire da sotto la manica sinistra della sua maglietta azzurra, parte di un tatuaggio che sembrerebbe una fascia da braccio indossata dai membri del partito nazista.

 

La Missione Russa di Controllo degli Armamenti in Austria non è stata la prima a notare il tatuaggio. Diversi utenti dei social media hanno risposto alla Reuters.

 

«Ci devono essere molti nazisti in questa regione se la Reuters non è riuscita a trovare la foto di un ucraino senza un tatuaggio con la svastica»,ha detto  un utente Twitter.

 

L’obiettivo dichiarato di Mosca di inviare truppe in Ucraina a febbraio era, come dichiarato dal presidente Putin, «smilitarizzare e denazificare» l’Ucraina. Gli Stati Uniti ei loro alleati, che sostengono l’Ucraina, hanno accusato la Russia di aver inventato o  esagerato  l’esistenza dei nazisti nel Paese.

 

Tuttavia, i presunti nazisti hanno continuato a comparire nelle fotografie mostrate dai media, con effetti sempre più imbarazzanti.

 

Il 9 maggio, mentre la Russia celebrava la vittoria sulla Germania nazista, il presidente ucraino Volodymyr  Zelens’kyj ha pubblicato la foto  di un soldato ucraino che indossava una  toppa Totenkopf (testa di morto) della 3a divisione SS Panzer.

 

A marzo, il ministero degli Esteri ucraino ha  twittato foto  di donne soldato, che mostravano chiaramente il  simbolo nazi-esoterico del  Sonnenrad (il cosiddetto «Sole Nero»), peraltro usato nello stemma della milizia ucraina nota come Battaglione Azov fino al rebranding avutosi pochi giorni fa.

 

 

Anche la NATO ha condiviso una foto simile di un soldato ucraino, per poi cancellare frettolosamente il tweet dopo che gli attivisti online hanno sottolineato che presentava lo stesso simbolo himmleriano.

 

Alla fine di maggio, in seguito alla resa della maggior parte dei suoi combattenti a Mariupol’, il Battaglione Azov ha annunciato  che avrebbe cambiato il suo simbolo principale nel tridente ucraino, lasciando cadere la runa Wolfsangel usata in precedenza.

 

Sia il Wolfsangel che il Sonnenrad sono stati scelti con cura dal fondatore di Azov, Andrey Biletsky, quando ha formato la milizia nel 2014, per sostenere il governo istituito dopo la rivoluzione chiamata Maidan, cioè, di fatto, il colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti per allontanare Kiev dall’orbita di Mosca.

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

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Geopolitica

Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

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Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.

 

Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.

 

Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.

 

Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.

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Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.

 

I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.

 

Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.

 

Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.

 

Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.

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Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

 

 

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Geopolitica

Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

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L’editoriale principale del quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 10 e l’11 ottobre, lancia un severo monito agli israeliani attratti dai piani del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi sostenitori estremisti per ostacolare gli accordi di pace negoziati.   «Se Israele fosse così sprovveduto da liberare gli ostaggi e poi trovare un pretesto banale per riprendere i combattimenti, consolidando la sua nuova immagine di Stato guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le proteste che hanno scosso l’Europa per la reazione di Israele alla flottiglia per Gaza si intensificheranno con una forza doppia e saranno inarrestabili».   L’editoriale, scritto dall’editorialista Carolina Landsmann, ribadisce: «se Israele riprendesse i combattimenti dopo aver recuperato tutti gli ostaggi, compirebbe un autentico suicidio diplomatico. Difendere il Paese diventerebbe impossibile. Nemmeno Trump potrebbe riuscirci».   L’editoriale è stato innescato dalle dichiarazioni del giornalista israeliano Amit Segal, trasmesse sul Canale 12 israeliano, secondo cui «non esiste una fase due, questo è chiaro a tutti, no?». Segal ha escluso qualsiasi soluzione che richiami gli accordi di Oslo, vantandosi che, una volta liberati gli ostaggi, Israele riprenderà a combattere,.   La Landsmann ha replicato che questo gioco è finito: «Il mondo ha compreso la realtà meglio di Israele», e persino i sostenitori di Trump «sono stanchi» di vedere i contribuenti americani finanziare le guerre di Israele. L’editorialista ha riportato le parole di Trump a Netanyahu: «Israele non può combattere contro il mondo, Bibi; non può combattere contro il mondo».  

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  Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
 
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Geopolitica

Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

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Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.

 

Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.

 

«La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.

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Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

 

Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».

 

La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.

 

Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.

 

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Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic

 

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