Geopolitica
Putin pronto ad ospitare Zelens’kyj a Mosca

Il presidente russo Vladimir Putin ha ribadito la sua disponibilità a ospitare il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Mosca. Tuttavia, tenere incontri per il gusto di incontrarsi è una «strada che non porta da nessuna parte», e tali colloqui devono essere significativi, ha sottolineato.
Il presidente russo ha parlato mercoledì ai media riuniti presso la residenza Diaoyutai a Pechino, in Cina, segnando la fine di una visita di 4 giorni in Cina (il suo viaggio all’estero più lungo dal 2012), che ha incluso il vertice della SCO, colloqui bilaterali e una parata militare in piazza Tiananmen.
«È una strada che non porta da nessuna parte, incontrare, diciamolo con cautela, il capo de facto dell’amministrazione» ucraina, ha detto Putin. «È possibile, non mi sono mai rifiutato, se un incontro del genere fosse ben preparato e portasse a potenziali risultati positivi», ha dichiarato il presidente della Federazione russa, rispondendo alla domanda se avesse intenzione di incontrare Zelens’kyj.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto al presidente russo di tenere un incontro del genere durante il loro vertice in Alaska il mese scorso, ha aggiunto Putin. «Se Zelensky è pronto, può venire a Mosca e l’incontro avrà luogo», ha detto.
Allo stesso tempo, Putin ha ribadito le sue preoccupazioni sulla legittimità del leader ucraino e sul fatto che incontrarlo sarebbe stato effettivamente «significativo». Il mandato presidenziale dello Zelens’kyj è scaduto da tempo e in Ucraina non esiste alcun meccanismo legale per prorogarlo, ha affermato.
In un’intervista rilasciata mercoledì al quotidiano indonesiano Kompas, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha confermato che la priorità assoluta di Mosca resta quella di risolvere la crisi con mezzi pacifici, aggiungendo che sta adottando misure concrete per raggiungere tale obiettivo.
Lavrov ha ricordato che Mosca ha avviato la ripresa dei colloqui diretti tra Russia e Ucraina questa primavera, dando luogo a tre round di negoziati diretti a Istanbul, in Turchia., osservando che le parti hanno raggiunto «certi progressi», tra cui lo scambio di prigionieri e il rimpatrio delle salme dei soldati deceduti.
Mosca e Kiev mantengono «contatti diretti» e il Cremlino è aperto a proseguire i negoziati per risolvere il conflitto, ha affermato il ministro degli Esteri russo, confermando che la priorità assoluta di Mosca resta quella di risolvere la crisi con mezzi pacifici, aggiungendo che sta adottando misure concrete per raggiungere tale obiettivo.
«Ogni parte ha presentato la propria prospettiva sui prerequisiti per porre fine al conflitto. I capi delegazione rimangono in contatto diretto. Ci aspettiamo che i negoziati continuino», ha aggiunto Lavrov, senza fornire dettagli su quando si prevede il prossimo round di colloqui o quali saranno le questioni all’ordine del giorno.
Il ministro degli Esteri ha anche osservato che Russia e Ucraina avevano avuto colloqui all’inizio del conflitto, che avevano portato ad accordi preliminari sulla fine delle ostilità, «ma poi il regime di Kiev, seguendo il consiglio dei suoi referenti occidentali, si è tirato indietro dal trattato di pace, scegliendo invece di continuare la guerra».
Mosca aveva precedentemente accusato l’allora Primo Ministro britannico Boris Johnson di aver ostacolato il processo di pace consigliando a Kiev di continuare a combattere. Johnson ha negato l’accusa.
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Lavrov ha sottolineato, tuttavia, che una pace duratura tra Mosca e Kiev «è impossibile senza sradicare le cause profonde del conflitto», in particolare le minacce alla sicurezza della Russia «dall’espansione della NATO e dai tentativi di trascinare l’Ucraina in questo aggressivo blocco militare».
«Queste minacce devono essere eliminate e deve essere creato un nuovo sistema di garanzie di sicurezza per la Russia e l’Ucraina», ha affermato il ministro.
In precedenza Mosca non aveva escluso garanzie di sicurezza occidentali per Kiev, ma a condizione che queste non fossero «unilaterali» e mirate a contenere la Russia. In particolare, la Russia si è opposta allo spiegamento di truppe occidentali in Ucraina con qualsiasi pretesto, sostenendo che ciò equivarrebbe a spostare le basi della NATO verso i propri confini.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Trump annulla l’incontro a Budapest con Putin

Economia
Il governo olandese sequestra il produttore di chip cinese Nexperia, la Cina risponde con un divieto di esportazione

Il governo dei Paesi Bassi ha preso il controllo di Nexperia, un’azienda di semiconduttori di proprietà cinese con sede in Olanda, in risposta alle pressioni degli Stati Uniti, segnando un’importante escalation nella competizione occidentale con Pechino per il controllo delle catene di approvvigionamento tecnologiche avanzate.
Nexperia, specializzata nella produzione di semiconduttori di vecchia generazione per automobili ed elettronica di consumo, dà lavoro a migliaia di persone in Europa, Stati Uniti e Asia ed è stata acquisita da Wingtech nel 2013. Il 30 settembre, le autorità olandesi hanno comunicato che le decisioni su Nexperia sarebbero passate sotto l’autorità del ministro dell’Economia Vincent Karremans.
Questa mossa è seguita all’inasprimento delle restrizioni commerciali da parte di Washington contro Wingtech, la casa madre di Nexperia, già inclusa nella lista nera commerciale statunitense. Documenti giudiziari hanno rivelato che a giugno funzionari americani avevano ammonito il governo olandese sul rischio di ulteriori sanzioni se Nexperia non avesse sostituito il suo amministratore delegato cinese, Zhang Xuezheng.
In risposta, il ministero del Commercio cinese ha vietato l’esportazione di alcuni prodotti dalle filiali cinesi di Nexperia. Pechino ha condannato l’intervento olandese, attribuendolo alle pressioni USA. Un editoriale del quotidiano il lingua inglese del Partito Comunista Cinese Global Times ha dichiarato: «Questo non è l’agire di una nazione che rispetta lo stato di diritto, ma di un governo che usa la legge come uno strumento da applicare o scartare in base a convenienze politiche».
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«La Cina non chiede ai Paesi Bassi di prendere parte a una competizione geopolitica, ma di rispettare i valori che dichiarano di sostenere: stato di diritto, concorrenza equa e protezione della proprietà legalmente acquisita» ha aggiunto l’house organ anglofono del PCC.
L’anno scorso era emerso che le fabbriche di semiconduttori con tecnologia avanzata olandese presenti a Taiwan potrebbero essere spente da remoto nel caso di invasione dell’isola da parte di Pechino. In particolare si tratterebbe delle fabbriche del colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), che impiega tecnologie ultraviolette di estrema precisione (chiamate in gergo EUV) fornite da un’azienda olandese, la ASML. Tali macchine, grandi come un autobus e dal costo di circa 217 milioni di dollari cadauna. utilizzano onde luminose ad alta frequenza per stampare i chip più avanzati al mondo.
Secondo quando riportato da Bloomberg, in caso di invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese, gli EUV di ASML nelle fabbriche TSMC potrebbero essere resi inutilizzabili.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa l’Intelligence olandese accusa la Cina di cyber spionaggio dopo che fu segnalata la compromissione di 20.000 sistemi di sicurezza informatica Fortinet Fortigate in tutto il mondo.
Immagine di Raimond Spekking via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Geopolitica
Banca francese dichiarata complice di genocidio

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