Internet
«Pseudomedia»: nuova legge della sinistra per la repressione della libertà di stampa
Un disegno di legge regionale in Spagna fornirà un’anteprima delle restrizioni alla libertà di stampa previste dal governo socialista del Paese.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha recentemente annunciato che entro luglio proporrà una legislazione per il «rinnovamento democratico», specificamente per «porre fine all’impunità» di ciò che ha definito «pseudomedia».
Questi cosiddetti mezzi «pseudomediatici», secondo Sánchez, «diffondono bufale e disinformazione» con l’aiuto dei finanziamenti dei «governi di coalizione di estrema destra del Partido Popular e di VOX». I due partiti hanno formato coalizioni in diversi governi regionali spagnoli.
Sánchez ha promesso questa iniziativa quando sua moglie è stata indagata per presunta corruzione e traffico di influenza dopo mesi di articoli in diversi media spagnoli che mettevano in dubbio le sue attività.
Alcune settimane prima che Sánchez promulghi la legislazione promessa, il partito socialista andaluso ha depositato un disegno di legge nel parlamento regionale con lo stesso scopo.
La testata spagnuola El Debate riferisce che il disegno di legge include proposte per «dare dignità» la professione del giornalismo attraverso una legislazione «contro le bufale» e nuove regole su dove il governo può collocare la pubblicità per evitare che «pseudomedia» e «pseudogiornalisti» ricevano denaro pubblicitario dal governo regionale.
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Il viceportavoce dei socialisti andalusi, Josele Aguilar, ha affermato che la proposta nasce dalla preoccupazione del suo partito per lo stato di «disinformazione generale» in Spagna e in Andalusia.
Inoltre, il disegno di legge includerebbe i giornalisti nel programma di lavoro governativo che stabilisce i requisiti per ciascun posto nel pubblico impiego, specifica quali titoli sono richiesti per i giornalisti, crea misure di sostegno per «aggiornare» i giornalisti di età superiore ai 50 anni e misure per differenziare costoro e «coloro che praticano il giornalismo come professionista o come agitatore politico».
Per il grande pubblico, ci sono altre misure per diffondere «l’alfabetizzazione digitale» tra i cittadini in modo che «abbiano la capacità di discernere» tra informazioni e «bufale».
I socialisti avranno la possibilità di difendere il loro disegno di legge la prossima settimana nel parlamento andaluso, ma sarà un’impresa difficile dato che il Partido Popular (PPE) ha la maggioranza assoluta alla Camera.
Tuttavia, fornirà una piattaforma al Partito Socialista per accusare i suoi oppositori politici di alimentare «fake news», accuse che troveranno eco nei media favorevoli al governo in tutto il paese.
Come riportato da Renovatio 21, leggi anti-fake news, cioè di piena censura e repressione dell’informazione non approvata dal potere, sono state varate nel Brasile post-Bolsonaro. Alla serrata psicopoliziesca di Brasilia si sottrasse la piattaforma Rumble, che rifiutò l’ordine del governo Lula di censurare alcuni video.
Programmi di contrasto alle fake news – cioè, di controllo del discorso pubblico con eliminazione di idee e notizie dissonanti – sono stati intrapresi da George Soros, che nel 2021 aveva creato un ente per lo scopo chiamato Good Information INC.
L’OMS nel 2020 era arrivata a progettare l’ascolto delle conversazioni online per «combattere le fake news sul COVID-19».
L’ex vicepresidente USA Al Gore, ora massimo fautore dell’allarmismo climatico, sei mesi fa aveva dichiarato che le persone che hanno accesso a «informazioni non mainstream» costituiscono una vera «minaccia per la democrazia».
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Immagine di PSOE via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Cina
Meta/Facebook ha tollerato le frodi pubblicitarie cinesi per proteggere i ricavi
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Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
Il magnate Elon Musk ha invocato lo scioglimento dell’Unione Europea dopo che Bruxelles ha sanzionato la sua piattaforma social X con una multa.
Venerdì, la Commissione Europea ha comminato a X una penalità di 120 milioni di euro per «violazione degli obblighi di trasparenza» sanciti dal Digital Services Act (DSA) del 2022, che definisce i criteri per la responsabilità e la moderazione dei contenuti online. La decisione ha giudicato «ingannevole» il meccanismo della spunta blu su X, censurando inoltre la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria e il diniego di accesso ai dati richiesti per gli studiosi.
In una raffica di messaggi diffusi sabato, Musk – che abitualmente denuncia l’iper-regolamentazione imposta da Bruxelles – ha asserito che «la burocrazia dell’UE sta lentamente soffocando l’Europa fino alla morte».
The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Stati, affinché i governi possano rappresentare al meglio i loro cittadini», ha postato Musk, bollato il blocco come «un mostro burocratico».
L’imprenditore, a capo anche di Tesla e SpaceX, aveva già in passato etichettato l’UE come una «gigantesca cattedrale della burocrazia», sostenendo che l’eccesso di norme freni l’innovazione.
Il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha aspramente condannato la sanzione, qualificandola come «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». Il vicepresidente USA JD Vance ha rincarato la dose, accusando l’UE di aver preso di mira X perché «non si è prestata alla censura».
Anche l’ambasciatore americano presso l’UE Andrew Puzder ha stigmatizzato l’iniziativa, dichiarando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le normative oppressive che colpiscono le imprese USA all’estero».
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, ha giustificato la multa affermando che «ingannare gli utenti con spunte blu fasulle, occultare dati nelle inserzioni e negare l’accesso ai ricercatori non è tollerabile online nell’UE».
Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha replicato all’uscita di Musk con ironia: «Vai su Marte. Lì non c’è censura sui saluti nazisti», alludendo alle polemiche su un presunto gesto estremo compiuto dall’imprenditore durante le celebrazioni per l’insediamento del presidente USA Donald Trump a gennaio 2025.
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Successivamente Musk ha equiparato l’Unione Europea a una reincarnazione della Germania nazista, dopo che il blocco ha irrogato una pesante sanzione alla sua piattaforma social X.
Nel fine settimana Elone ha scaricato una raffica di post incendiari contro Bruxelles, in reazione alla multa da circa 120 milioni di euro comminata a X per aver «violato i suoi obblighi di trasparenza» in base al DSA. La Commissione europea ha contestato la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria della piattaforma e la natura fuorviante del suo sistema di «account verificato» contrassegnato dalla spunta blu.
Musk ha rilanciato un post recante la dicitura «Il Quarto Reich», illustrato da un’immagine in cui la bandiera UE si solleva scoprendo quella della Germania nazista. «Più o meno», ha commentato l’imprenditore. Il contenuto del post è stato censurato nei Paesi UE.
Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione.
«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto.
Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero».
Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE».
Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
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