Bioetica
Professoressa universitaria afferma che vietare l’aborto porterà al «cannibalismo»
Proteggere legalmente i bambini non ancora nati dall’aborto potrebbe portare a un futuro di «cannibalismo» e «campi di riproduzione forzata», ha recentemente affermato una professoressa di inglese dell’Arizona State University (ASU) durante un evento nel campus universitario. Lo riporta LifeSiteNews.
Jennifer Irish è professore associato di inglese, le cui aree di competenza sono identificate come scrittura creativa in narrativa e poesia, nonché alfabetizzazione comunitaria. Il 28 agosto, ha ospitato un workshop universitario su «un futuro speculativo» per i cosiddetti «diritti riproduttivi», con la partecipazione dell’infermiera qualificata e «sostenitrice della comunità» Angela Lober, direttrice dell’Academy of Lactation Programs presso l’Edson College of Nursing & Health Innovation dell’ASU.
L’evento è iniziato con la lettura della raccolta di poesie della Irish «che traccia la coscienza di un utero artificiale che deve confrontarsi con il ruolo che ha avuto nella continuazione dell’estinzione della specie umana», che «affronta le preoccupazioni più urgenti di questo momento sociopolitico contemporaneo», tra cui i cosiddetti «diritti riproduttivi, crisi climatiche ed estinzione di massa; pregiudizi di genere e razziali nell’assistenza sanitaria e nella tecnologia; disinformazione, teorie del complotto e pseudoscienza; e le possibilità e i pericoli dell’Intelligenza Artificiale».
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Da lì, l’evento si è trasformato in una conversazione tra la professoressa Irish e la Lober, alla quale i membri del pubblico sono stati invitati a porre «domande e commenti sul futuro della salute riproduttiva di fronte al cambiamento climatico, alla disinformazione e ad altri problemi che affliggono il nostro presente e il nostro futuro».
Il giornale universitario College Fix riferisce che la Lober avrebbe espresso sconcerto per il fatto che la sentenza Roe v. Wade (la sentenza del 1973 della Corte Suprema che ha dato il via al libero aborto come «diritto federale» in tutti gli Stati dell’Unione) sia stata effettivamente ribaltata, contribuendo a «rendere l’equilibrio tra speranza e disperazione un’esperienza quotidiana per me».
La professoressa-poetessa si sarebbe lamentata del «costringere le donne alla maternità», dicendo ai membri del pubblico che dovrebbero essere «terrorizzati» da qualsiasi «entità esterna» che controlla le donne, affermando che «gran parte della nostra realtà punta verso» futuri in cui le leggi pro-life portano a «campi di riproduzione forzata» e l’avere troppo poche risorse porta al «cannibalismo».
L’accademica ha anche toccato quello che ha definito un «assalto totale» alla cosiddetta «comunità trans e alla capacità delle persone di autoidentificarsi», il che «è disgustoso, immorale e sbagliato».
Per scongiurare questi scenari apparentemente apocalittici, la Lober ha affermato che gli americani devono «smantellare il capitalismo» ed «eleggere una presidente donna». Ha anche raccontato che dice ai suoi figli di non avere figli, citando la presunta sovrappopolazione.
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Quando il progetto Campus Reform ha chiesto un commento sulle esagerate affermazioni dell’evento, un portavoce dell’ASU ha cercato di minimizzarle.
«Alcune delle frasi usate nell’evento sui campi di riproduzione forzata e sul cannibalismo sono motivi citati da un’opera di fantasia, non una previsione di dove si stanno dirigendo gli Stati Uniti e non opinioni offerte dalla facoltà dell’ASU», si legge nella dichiarazione.
L’ASU ha ricevuto 203,6 milioni di dollari in borse di studio federali Pell nel 2023, un pagamento una tantum di 199 milioni di dollari dall’Higher Education Emergency Relief Fund (HEERF) federale l’anno precedente e il 17 settembre ha annunciato di aver ricevuto quasi 30 milioni di dollari per la ricerca sulla microelettronica.
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Immagine di Wars via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
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