Ambiente
Per vaccini e test usano il sangue di questo granchio. Anche per il coronavirus
La medicina moderna dipende ancora dal sangue di un bizzarro animale acquatico per verificare la presenza di batteri nei vaccini. E un test alternativo richiede ulteriori studi.
La medicina moderna dipende ancora dal sangue di un bizzarro animale acquatico per verificare la presenza di batteri nei vaccini
Gli ambientalisti e alcune aziende hanno spinto per un’ampia accettazione di un test alternativo, per proteggere i limuli e gli uccelli che si nutrono delle loro uova. All’inizio di quest’anno, sembrava si fosse sull’orlo del successo poiché il gruppo non governativo che emette standard di qualità per tali test stava approvando un test alternativo sulla stessa base, scrive il New York Times.
Tuttavia la la Farmacopea americana, ha annunciato che il test alternativo noto come rFC (fattore ricombinante C) richiede un numero significativamente maggiore di studi.
Ciò riporta la scienza e l’industria farmaceutica all’uso del sangue di questo speciale artroprode, imparentato con i granchi ma strutturalmente più simile ai ragni e agli scorpioni.
La scienza e l’industria farmaceutica usano sangue di limulo, un artroprode, imparentato con i granchi ma strutturalmente più simile ai ragni e agli scorpioni

Il dibattito sul sangue di limulo si è acceso poiché la domanda è cresciuta per testare nuovi vaccini contro il coronavirus
Il dibattito sul sangue di limulo (chiamato in gergo tecnico LAL) si è acceso poiché la domanda è cresciuta per testare nuovi vaccini contro il coronavirus. Miliardi di dosi di vaccino alla fine richiederebbero test di endotossina.
Le endotossine sono molecole nelle pareti cellulari di molti batteri comuni. L’Escherichia coli è uno di essi, un altro è la salmonella. Le tossine possono causare febbre e morte nell’uomo anche se i batteri che le hanno prodotte sono stati uccisi. La sindrome da shock tossico è causata da endotossine.
Le aziende farmaceutiche devono assicurarsi che le tossine non siano presenti nei farmaci iniettabili che producono. Gli ingredienti, come l’acqua, devono essere testati in ogni fase del processo di fabbricazione, nonché nel prodotto finale.
I miliardi di dosi di vaccini candidati e molti degli ingredienti in molte fasi del processo di produzione dovranno essere sottoposti a test di endotossina
I miliardi di dosi di vaccini candidati e molti degli ingredienti in molte fasi del processo di produzione dovranno essere sottoposti a test di endotossina, ma le aziende che producono LAL dal sangue del granchio affermano che l’offerta è adeguata.
Lonza AG, una società multinazionale di biotecnologia, vende entrambi i test. Inoltre, Lonza ha recentemente stretto un accordo con Moderna per produrre un candidato vaccinale molto pubblicizzato per Covid-19. Lonza ha dichiarato in un comunicato che cinque miliardi di dosi di vaccino richiederebbero «meno di un giorno di produzione combinata per tutti e tre i produttori di LAL negli Stati Uniti».
«È assurdo pensare che facciamo affidamento su un estratto di animali selvatici durante una pandemia globale»
I tre produttori sono Lonza, Charles River e Associates of Cape Cod. Tutti sostengono che la fornitura di granchi è più che adeguata e che l’attuale produzione potrebbe gestire senza difficoltà l’ondata di vaccini in arrivo.
«È assurdo pensare che facciamo affidamento su un estratto di animali selvatici durante una pandemia globale» dice un ambientalista al NYT.
Tuttavia questa è la realtà. Per chi crede nel progresso e nel mondo moderno, è una bellissima lezione: nel 2020, la biotecnologia per curare l’uomo fa ancora affidamento su sangue di bestie rare.
Per chi crede nel progresso e nel mondo moderno, è una bellissima lezione: nel 2020, la biotecnologia per curare l’uomo fa ancora affidamento su sangue di bestie rare.
Qualcuno davvero non capisce quanto labile sia, nonostante la scienza, le lauree, la tecnica, la struttura che tiene in piedi il racconto dell’uomo contemporaneo.
Immagine di Didier Descouens via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Ambiente
L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità
Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.
Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.
Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».
I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.
Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.
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Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.
Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.
La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.
Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
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Immagine screenshot da YouTube
Ambiente
Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»
Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli… pic.twitter.com/thIv4fsrKa
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 18, 2025
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Ambiente
Gli Emirati continuano con la geoingegneria
Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole per contrastare la cronica scarsità d’acqua, ha dichiarato un direttore di ricerca locale.
L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce. I piloti sorvolano nubi promettenti e rilasciano particelle di sale per stimolare le precipitazioni in un Paese che riceve meno di 100 mm di pioggia annui.
La tecnica rientra nella «strategia di adattamento del Paese al cambiamento climatico», ha spiegato lunedì al Financial Times Alya Al Mazrouei, direttrice del Programma di ricerca degli Emirati Arabi Uniti per la scienza del miglioramento della pioggia (UAEREP).
Il metodo, tuttavia, ha suscitato controversie: i critici temono che possa aggravare eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, alterando i modelli naturali. Esprimono inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale delle sostanze chimiche impiegate e per le possibili conseguenze indesiderate della modifica artificiale del clima.
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Orestes Morfin, esperto senior della Climate and Water Initiative in Arizona, ha dichiarato al quotidiano che «l’inseminazione delle nuvole è considerata un ulteriore strumento potenziale per incrementare l’approvvigionamento idrico».
In uno studio del 2023, gli scienziati del Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti hanno stimato che l’inseminazione delle nuvole potrebbe aggiungere fino a 419 milioni di metri cubi di acqua raccoglibile all’anno.
La scarsità d’acqua è una sfida storica per gli Emirati, che dipendono in larga misura dalla desalinizzazione per l’acqua potabile. Dall’inizio degli anni 2000, le autorità emiratine si sono impegnate per aumentare le precipitazioni con mezzi artificiali. Attualmente, il programma di miglioramento delle precipitazioni degli Emirati è operativo con dieci piloti e quattro velivoli, pronti a intervenire 24 ore su 24.
«Ogni volta che abbiamo l’opportunità di farlo… di solito non ne perdiamo nessuna», ha detto Al Mazrouei.
L’operazione è costosa: 8.000 dollari per ora di volo, con una media di 1.100 ore annue, per un totale di quasi 9 milioni di dollari. Tuttavia, Al Mazrouei sostiene che «il costo per metro cubo di acqua aggiuntiva è inferiore a quello della desalinizzazione». Gli Emirati hanno investito 22,5 milioni di dollari in sovvenzioni per la ricerca per perfezionare la tecnologia.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.
«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, secondo il settimanale americano Newsweek.
«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima». «Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
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Immagine generata artificialmente
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