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Mons. Viganò: Deep state e deep church vogliono la fine dell’era cristiana

Renovatio 21 publica il commento che Monsignor Viganò ha scritto su Twitter riguardo le recenti uscite del cardinale cattolico canadese Marc Oullet, che ha affermato che il tempo del cristianesimo è scaduto esortando i cristiani a «riposizionarsi». «L’era del cristianesimo è finita» ha scritto monsignor Ouellet sulla rivista teologica Communio. «È iniziata una nuova era, in cui i cristiani devono riposizionarsi in relazione al loro ambiente se vogliono trasmettere l’eredità culturale e spirituale del cristianesimo. Il cristianesimo è estraneo a questo ambiente; è accolto con indifferenza o addirittura ostilità, anche nei Paesi tradizionalmente cattolici». Si tratta di affermazioni di gravità inaudita che contraddicono non solo la Fede, la Scrittura, la logica. Monsignor Viganò risponde con forza e precisione.
Dov’è la «missionarietà» della chiesa del Vaticano II? Dov’è la «primavera conciliare» che aprendo le porte al mondo avrebbe fatto rinascere la Chiesa dopo l’oscurantismo postridentino? Nella loro smania di conformarsi alle istanze del secolo i fautori della rivoluzione conciliare e sinodale sono diventati superflui.
Nella sfera civile ci dicono che il globalismo richiede sacrifici e che dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità, impoverirci, mangiare insetti, essere controllati in tutti i nostri movimenti, subire la sostituzione etnica; in quella ecclesiastica ripetono lo stesso mantra: la nuova religione conciliare e sinodale impone di rinunciare all’esclusività del Vangelo per «riposizionarsi all’insegna del pluralismo», ossia apostatare dalla Fede e rinunciare al combattimento cristiano, all’apostolato, alla predicazione, alla difesa dei principi cattolici.
Deep state e deep church dimostrano di essere all’origine della rovina incombente e pretendono che ci arrendiamo al nemico senza opporre resistenza. I fautori della dissoluzione, proprio come i loro complici globalisti, contemplano le macerie di sessant’anni di apostasia come se la rovina che li circonda non avesse nulla a che vedere con la loro azione eversiva.
Ma se non stupiscono le menzogne degli eversori che minano l’ordine sociale e religioso, diventa sempre più evidente la contraddizione di chi deplora gli effetti della rivoluzione in atto ma si rifiuta di identificarne i responsabili.
Con sguardo miope costoro denunciano i quotidiani orrori della Gerarchia e dei governanti ma non esitano ad attaccare chi, nella vile latitanza dell’autorità, cerca come può di resistere.
Questo atteggiamento schizofrenico – occorre riconoscerlo – è peggiore dell’azione del nemico dichiarato, è fuoco amico, è una pugnalata alle spalle.
«Nessuno può servire due padroni: perché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e mammona» (Mt 6, 24).
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
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Mons. Viganò: «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa»

«Si definì “secondo” per far credere che si ponesse in continuità con il perenne Magistero Cattolico, così da poterlo adulterare usurpando l’Autorità della Chiesa e del Romano Pontefice» continua monsignore. «Pose le basi pseudo-dottrinali della odierna “chiesa sinodale” che intende sovvertire la costituzione gerarchica della Chiesa e il Papato». «Chi aderisce consapevolmente a questo “concilio” si rende responsabile della demolizione della Chiesa Cattolica e ratifica con la propria complicità il golpe conciliare e sinodale».Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto. – Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e… pic.twitter.com/c87pPRz84a
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 11, 2025
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Scontri tra Pakistan e Afghanistan

Sabato si sono verificati intensi scontri lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, confermati da entrambe le parti, a seguito di accuse reciproche di violazioni dello spazio aereo e attacchi.
Il ministero della Difesa afghano ha dichiarato che le sue forze hanno condotto «operazioni di ritorsione efficaci» contro postazioni di sicurezza pakistane lungo la Linea Durand, in risposta a quelli che ha definito ripetuti attacchi aerei pakistani. La dichiarazione, condivisa su X dal portavoce Enayat Khowarazm, ha precisato che l’operazione si è conclusa intorno a mezzanotte.
Un funzionario provinciale pakistano, Jan Achakzai, ha confermato gli scontri, scrivendo su X che le forze pakistane hanno risposto con decisione all’«aggressione afghana», affermando che le forze afghane hanno compiuto attacchi non provocati in cinque o sei località lungo il confine, colpendo avamposti pakistani.
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La risposta dell’esercito pakistano è stata così intensa da costringere gli aggressori afghani a ritirarsi, lasciando vittime sul campo. Achakzai ha aggiunto che «i confini del Pakistan sono sicuri» e che il governo afghano non dovrebbe scambiare il desiderio di pace del Pakistan per debolezza.
Nessuna delle due parti ha fornito dettagli sulle vittime, e le affermazioni non possono essere verificate indipendentemente al momento.
L’episodio segue le esplosioni di giovedì a Kabul, che le autorità afghane hanno attribuito ad attacchi aerei pakistani, non confermati da Islamabad.
L’aumento delle tensioni tra i due Paesi è legato a questioni di sicurezza dei confini e alle attività dei militanti. Islamabad accusa Kabul di offrire rifugio ai combattenti del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), accuse respinte dall’amministrazione talebana.
Gli scontri avvengono mentre il Ministro degli Esteri afghano Amir Khan Muttaqi è in visita in India per colloqui volti a rafforzare le relazioni diplomatiche ed economiche con Nuova Delhi. I funzionari afghani hanno dichiarato che il viaggio rientra negli sforzi per ampliare la cooperazione regionale.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

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