Internet
L’UE potrebbe multare X per 1 miliardo per contenuti illeciti e disinformazione
Le autorità di regolamentazione dell’Unione Europea stanno valutando una multa di 1 miliardo di dollari nei confronti della X di Elon Musk, tenendo conto dei ricavi derivanti dalle sue altre iniziative, tra cui Tesla e SpaceX. Lo riporta il New York Times.
Secondo un articolo del quotidiano neoeboraceno, che cita quattro persone a conoscenza del piano, le autorità di regolamentazione dell’UE sostengono che X ha violato il Digital Services Act e utilizzeranno una sezione della legge per calcolare una multa basata sui ricavi, che includono altre società controllate da Musk.
Ai sensi del Digital Services Act, entrato in vigore nell’ottobre 2022 per controllare le aziende di social media e «prevenire attività illegali e dannose online», le aziende possono essere multate fino al 6% del fatturato globale in caso di violazioni.
Un portavoce della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione, ha rifiutato di commentare il caso al New York Times, ma ha affermato che «continuerà ad applicare le nostre leggi in modo equo e senza discriminazioni nei confronti di tutte le aziende che operano nell’UE».
In una dichiarazione, il team Global Government Affairs di X ha affermato che se i resoconti sui piani dell’UE sono accurati, ciò «rappresenta un atto di censura politica senza precedenti e un attacco alla libertà di parola».
«X ha fatto più del dovuto per conformarsi al Digital Services Act dell’UE e utilizzeremo ogni opzione a nostra disposizione per difendere la nostra attività, garantire la sicurezza dei nostri utenti e proteggere la libertà di parola in Europa», ha affermato il team per gli affari governativi globali di X.
Oltre alla multa, le autorità di regolamentazione dell’UE potrebbero richiedere modifiche al prodotto X; l’entità completa delle sanzioni verrà annunciata nei prossimi mesi.
Tuttavia, secondo il NYT, si potrebbe raggiungere un accordo se la piattaforma di social media accettasse modifiche che soddisfino gli enti regolatori.
Uno dei funzionari che ha parlato con il Times ha anche affermato che X sta affrontando una seconda indagine, sostenendo che l’approccio della piattaforma al controllo dei contenuti generati dagli utenti l’ha trasformata in un centro di incitamento all’odio e disinformazione illegali, il che potrebbe comportare ulteriori sanzioni.
L’indagine dell’UE è iniziata nel 2023. Una sentenza preliminare del luglio 2024 ha stabilito che X aveva violato il Digital Services Act rifiutandosi di fornire dati a ricercatori esterni, di fornire adeguata trasparenza sugli inserzionisti o di verificare l’autenticità degli utenti che hanno un account verificato.
X rispose alla sentenza sollevando centinaia di punti di controversia e Musk affermò che all’epoca gli era stato offerto un accordo, sostenendo che le autorità di regolamentazione dell’UE gli avevano detto che se avesse segretamente soppresso determinati contenuti, X sarebbe sfuggito alle multe.
Thierry Breton, ex commissario europeo per il mercato interno, ha dichiarato in un post di X del 12 luglio 2024 che non c’era alcun accordo segreto e che il team di X aveva chiesto alla «Commissione di spiegare il processo di risoluzione e di chiarire le nostre preoccupazioni», e la sua risposta era in linea con le «procedure normative stabilite».
Musk aveva risposto che non vedeva l’ora di «una battaglia pubblica in tribunale affinché i cittadini europei possano conoscere la verità».
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Come riportato da Renovatio 21, sei mesi fa era emerso che l’UE potrebbe prendere di mira tutte le aziende private di Elon Musk nel calcolo delle multe per X.
Bruxelles sta valutando l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Breton in seguito è stato lasciato fuori dalla nuova Commissione della rieletta Ursula Von der Leyen, poi accusando in una’infuocata lettera di dimissioni la presidente Ursula von der Leyen di indebolirlo.
Si ritiene che negli ultimi cinque anni Breton e von der Leyen abbiano avuto ripetuti scontri, sia in privato che in pubblico. L’anno passato era emerso che una lettera di Breton di minaccia a Elon Musk per l’intervista di quest’ultimo a Donald Trump non era stata concordata con la Commissione, che prese le distanze in un raro esempio di vergognosa disunità della compagine al vertice dell’Europa.
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Immagine di Solen Feyissa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Meta avrebbe chiuso un occhio sul traffico sessuale: ulteriori documenti del tribunale
Ulteriori documenti giudiziari appena desecretati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, avrebbe tollerato per anni la presenza di account coinvolti nel traffico sessuale di minori, applicando una politica incredibilmente permissiva che permetteva fino a 17 violazioni prima di sospendere un profilo.
L’accusa emerge da una maxi-causa intentata in California da oltre 1.800 querelanti – tra cui distretti scolastici, minori, genitori e procuratori generali di vari Stati – che imputano ai colossi dei social (Meta, YouTube, TikTok e Snapchat) di aver perseguito «una crescita a ogni costo», ignorando deliberatamente i danni fisici e psicologici inflitti ai bambini dalle loro piattaforme.
L’ex responsabile della sicurezza di Instagram, Vaishnavi Jayakumar, ha testimoniato sotto giuramento di essere rimasta sconcertata nello scoprire la regola interna dei «17 avvertimenti»: un account poteva violare fino a 16 volte le norme su prostituzione e adescamento sessuale prima di essere sospeso alla diciassettesima infrazione. «È una soglia altissima, fuori da ogni standard di settore», ha dichiarato.
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I documenti dimostrano che Meta era pienamente consapevole di milioni di contatti tra adulti sconosciuti e minori, dell’aggravamento dei problemi mentali negli adolescenti e della presenza diffusa (ma raramente rimossa) di contenuti su suicidio, disturbi alimentari e abusi sessuali su minori.
Solo dopo le denunce Meta ha annunciato a USA Today di aver abbandonato la politica dei 17 avvertimenti, passando a una regola di «una sola segnalazione» con rimozione immediata degli account coinvolti nello sfruttamento umano.
L’azienda è sotto pressione crescente negli Stati Uniti: all’inizio dell’anno, dopo le rivelazioni sui chatbot AI di Meta che intrattenevano conversazioni sessuali con minori, sono state introdotte nuove restrizioni per gli account adolescenti, consentendo ai genitori di bloccare le interazioni con i bot.
A livello globale la situazione è altrettanto critica: la Russia ha bollato Meta come «organizzazione estremista» nel 2022; nell’UE l’azienda affronta una raffica di procedimenti, tra cui una multa antitrust da 797 milioni di euro per Facebook Marketplace e numerose cause per violazione di copyright, protezione dati e pubblicità mirata in Spagna, Francia, Germania e Norvegia.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate varie accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
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Due anni fa durante un’audizione al Senato americano era stato denunciato da senatori e testimoni come i social media ignorano le reti pedofile che operano sulle loro piattaforme.
Secondo il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento, Meta avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,
Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.
L’ultima tornata di documenti del tribunale aveva mostrato anche che Meta avrebbe insabbiato le ricerche sulla salute mentale degli utenti Facebook.
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Immagine di Minette Lontsie via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Meta ha insabbiato la ricerca sulla salute mentale di Facebook: documenti in tribunale
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