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Nucleare

L’Ucraina ha attaccato l’elemento chiave dell’ombrello nucleare russo: parla il senatore russo Rogozin

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Gli Stati Uniti dovrebbero essere considerati direttamente responsabili di un attacco ucraino contro un elemento chiave dell’ombrello nucleare russo, ha affermato il senatore Dmitrij Rogozin, avvertendo che tali attacchi potrebbero portare al collasso dell’intera architettura di sicurezza nucleare globale.

 

In una dichiarazione su Telegram sabato, Rogozin, senatore che in precedenza era a capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos e ora è responsabile di un centro tecnico militare chiamato «Lupi dello Zar», ha affermato che l’attacco ha preso di mira un sistema di allarme rapido nucleare nella regione meridionale di Krasnodar.

 

Il Ministero della Difesa russo non ha ancora commentato la questione, mentre l’entità del danno rimane poco chiara.

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Rogozin ha suggerito che è estremamente improbabile che l’attacco, che secondo i media ucraini coinvolgesse diversi droni, sia stato effettuato su iniziativa esclusiva di Kiev e senza il coinvolgimento degli Stati Uniti.

 

Secondo il senatore, Washington ha sempre cercato di ottenere la superiorità militare su Mosca fin dagli albori dell’era nucleare, ma questa rivalità si è per lo più limitata a uno scontro mentale tra scienziati, strateghi e politici.

 

La situazione sembra essere cambiata, tuttavia, poiché «gli Stati Uniti hanno commissionato un crimine assumendo un bandito irresponsabile» per attaccare il sistema di allarme rapido della Russia, ha detto il funzionario, riferendosi apparentemente a Volodymyr Zelenskyj.

 

Rogozin ha affermato che «il profondo coinvolgimento di Washington nel conflitto armato e il controllo totale sulla pianificazione militare di Kiev significano che la versione secondo cui gli Stati Uniti non sono a conoscenza dei piani ucraini di colpire il sistema di difesa missilistico russo può essere scartata».

 

«Pertanto, non ci troviamo sul precipizio, ma sull’orlo stesso… Se tali azioni nemiche non verranno fermate, inizierà un collasso irreversibile della sicurezza strategica delle potenze nucleari» ha dichiarato il senatore.

 

Sembra che l’attacco abbia preso di mira una stazione radar avanzata di Voronezh nella città di Armavir, entrata in funzione nel 2013. Il sistema è in grado di rilevare missili da crociera e balistici in arrivo a una distanza di 6.000 km e può tracciare fino a 500 bersagli.

 

Durante l’inaugurazione del sistema, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che aumenterebbe significativamente le capacità di difesa del Paese nelle direzioni Sud e Sud-Ovest.

 

Si tratta di una situazione delicatissima: privare di un elemento della difesa atomica russa significa metterla in svantaggio in caso di attacco termonucleare, che a questo punto diventa pure lecito aspettarsi.

 

Del resto, abbiamo capito che sia Kiev sia lo Stato profondo americano, con il corollario degli uffici NATO, vogliono a tutti i costi la Terza Guerra Mondiale, che non è ancora scoppiata solo per la continenza esercitata dal presidente russo davanti a stragi e provocazioni continue.

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Come riportato da Renovatio 21, Rogozin era stato sostituito alla testa di Roscosmos due anni fa. Successivamente, aveva compiuto un viaggio in Donbass, dove era stato ferito in un attacco ucraino del dicembre 2022.

 

Rogozin negli ultimi anni si era fatto notare per alcune sue dichiarazioni forti, come quella, solo di un mese fa, in cui dichiarava di temere che gli USA potessero dare il via alla prima guerra spaziale.

 

L’anno scorso si era invece scagliato contro gli «oligarchi miliardari» (Branson, Besos, Musk…) e la loro corsa allo spazio. Quest’anno era tornato ad attaccare Musk per l’uso della sua costellazione di satelliti Starlink da parte delle forze di Difesa ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, con lo scoppio del conflitto ucraino Rogozin aveva interrotto la fornitura di componenti per i motori dei razzi americani: «volate con le scope», aveva intimato agli statunitensi.

 

Il Rogozin il mese scorso aveva detto di ritenere possibile che gli alieni stanno già studiando l’umanità «come noi studiamo i microbi».

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

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Nucleare

Putin promette un sostegno a lungo termine alla prima centrale nucleare egiziana

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Il presidente russo Vladimir Putin ha assicurato che Mosca continuerà a sostenere l’Egitto in tutte le fasi cruciali della costruzione della prima centrale nucleare del Paese, garantendo forniture di combustibile nucleare a lungo termine e l’assistenza tecnica necessaria per l’intero ciclo di vita dell’impianto.   Mercoledì è stato installato il contenitore in pressione del reattore dell’unità 1 della centrale di El Dabaa, sulla costa mediterranea egiziana, nel corso di una cerimonia ufficiale. L’intero progetto, che prevede quattro reattori VVER-1200 per una potenza complessiva di 4 800 MW, è realizzato dalla società russa Rosatom in virtù dell’accordo siglato con Il Cairo nel 2015.   Collegato in videoconferenza con i partecipanti – tra cui il direttore generale dell’AIEA Rafael Grossi – Putin ha dichiarato che i lavori «procedono in modo sicuro e con successo» e che il progetto è entrato in una «fase decisiva». Secondo le sue parole, pubblicate sul sito del Cremlino, i reattori di terza generazione di Rosatom produrranno fino a 37 miliardi di kWh l’anno, coprendo circa il 10 % del fabbisogno elettrico egiziano e rafforzando sensibilmente la sicurezza energetica del Paese.   Putin ha definito El Dabaa un «progetto faro nell’ambito dell’uso pacifico dell’energia nucleare» e ha rivolto un ringraziamento personale al presidente Abdel Fattah el-Sisi per «l’iniziativa e il costante sostegno». Ha ricordato che ingegneri sovietici e russi avevano già contribuito a grandi opere egiziane, come la diga di Assuan e numerosi impianti industriali.

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«Siamo pienamente impegnati a rafforzare e approfondire in ogni direzione la nostra partnership con l’amico Egitto», ha concluso il presidente russo, aggiungendo che Mosca ha già formato oltre 100 specialisti nucleari egiziani nelle proprie università e che Rosatom è pronta a trasferire tecnologie per piccoli reattori modulari e per applicazioni nucleari in medicina e agricoltura.   A settembre il ministro egiziano dell’Elettricità e delle Energie rinnovabili, Mahmoud Esmat, aveva confermato a RIA Novosti che la centrale sarà completata entro il 2029.   Nella stessa cerimonia di mercoledì, il presidente Sisi ha lodato la «lunga e fruttuosa cooperazione» tra Il Cairo e Mosca, sottolineando che El Dabaa «colloca l’Egitto tra i Paesi leader nell’uso pacifico dell’energia nucleare».  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Eutanasia

Gemelle Kessler, Necrocultura Dadaumpa

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Alice ed Ellen Kessler erano diventate membri della Deutsche Gesellschaft fur Humanes Sterben (società tedesca per la morte umana) da oltre sei mesi e avevano deciso di morire insieme il 17 novembre. Secondo quanto riportato da una testata bavarese, un avvocato e un medico della DGHS avrebbero condotto dei colloqui preliminari con le famose gemelle e alla data stabilita si sarebbero recati nella loro casa di Grunwald per «assisterle».

 

In Germania il suicidio assistito è stato depenalizzato nel 2020 dalla Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato incostituzionale una norma che lo proibiva. La sentenza in questione stabiliva infatti che deve esserci «margine sufficiente affinché un individuo possa esercitare il proprio diritto a una morte autodeterminata».

 

La Corte Costituzionale ha specificato altresì che nessuno può essere obbligato a favorire il suicidio assistito e ha lasciato al Parlamento la facoltà di introdurre una legislazione sul tema, ma finora i tentativi di arrivare a una legge sono tutti falliti. In Germania è consentito ricorrere a tale pratica solamente ad alcune condizioni: colui o colei che intende ricorrervi deve dimostrare di agire responsabilmente e di propria spontanea volontà, di essere maggiorenne e di avere riconosciuta la propria capacità giuridica.

 

Inoltre, chi assiste il richiedente non può eseguire personalmente l’atto, perché ciò sarebbe da considerare una pratica di «eutanasia attiva», che invece è vietata. La morte avviene tramite l’infusione endovenosa di un’alta dose di anestetico barbiturico che provoca, in breve tempo, l’arresto cardiocircolatorio del soggetto ricevente.

 

In un’intervista rilasciata nel 2019 al Quotidiano Nazionale Ellen Kessler aveva manifestato la volontà che le loro ceneri fossero unite a quelle della mamma e del cane: «ne abbiamo parlato noi due e abbiamo deciso di fare così, di stare tutte in un’urna. Anche il cane (…) lo spazio ci vuole. La gente è sempre di più, invecchia sempre di più, la morte purtroppo c’è per tutti e quindi la soluzione è questa: una tomba e un’urna per tutti. Molti in Germania adesso si fanno cremare e seppellire sotto un albero nella foresta (…) Non vogliamo certo finire in un asilo per anziani o per malati. Abbiamo un testamento biologico secondo cui se succede qualcosa di grave ci sono degli ospedali speciali che curano senza allungare la vita. Il mio sogno è andare a letto e non svegliarmi più, la morte più bella che ci possa essere».

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Mentre in un’intervista rilasciata lo scorso anno al quotidiano Bild le Kessler avevano dichiarato di non voler sopravvivere l’una all’altra e avevano anche aggiunto che una vita senza dignità non vale la pena di essere vissuta.

 

La loro decisione, tuttavia, non può essere compresa appieno senza considerare il contesto filosofico in cui si inserisce. In questa prospettiva, il materialismo del pensiero moderno identifica il principio vitale dell’essere umano nell’attività cerebrale, mentre la tradizione filosofica su cui la civiltà occidentale ha fondato il suo diritto e la sua morale, almeno fino alla metà del secolo scorso, afferma che l’uomo è composto di anima e corpo e ha nell’anima razionale il principio vitale che lo caratterizza. Tale principio pur essendo nel corpo non si trova in nessun organo, tessuto o funzione perché è di natura spirituale.

 

Pertanto, ciò che sostanzia l’essere umano non è l’autocoscienza e nemmeno la sua capacità di interagire con l’ambiente ma la presenza in lui dell’anima razionale che include l’uso di queste funzioni. La vita inizia con l’infusione da parte di Dio Creatore dell’anima nel corpo e termina con la separazione da esso, nel momento in cui l’organismo si dissolve nei suoi elementi costitutivi. 

 

Ci troviamo di fronte a due concezioni dell’esistenza umana diametralmente opposte: una che riconosce e difende il suo valore intrinseco, l’altra che riconosce il suo valore solo a determinate condizioni. Nell’ottica cristiana l’uomo è Imago Dei mentre in quella del pensiero moderno è un mero agglomerato di organi e funzioni al pari di qualsiasi altro essere vivente; ancora, nell’ottica cristiana la dignità della persona umana è ontologica, mentre in quella del pensiero moderno dipende dalla persistenza o meno di determinate funzioni intellettive: la sofferenza fisica e/o psichica viene considerata un danno oggettivo alla qualità della vita di un essere umano che viene talvolta ritenuto motivo sufficiente per giustificarne l’eliminazione.

 

La concezione filosofica dell’esistenza che hanno espresso in vita le gemelle Kessler è esattamente quella che la Necrocultura diffonde con ogni modalità possibile e in tutti i campi. La loro fine rappresenta, in fondo, ciò che lo stato moderno si aspetta che ciascuno di noi faccia, ossia togliere il disturbo quando la nostra condizione non ci consente più di produrre o essere utile agli altri o alla comunità nel suo complesso.

 

Va da sé che il cosiddetto principio dell’autodeterminazione rappresenta il classico specchietto per le allodole: l’eutanasia e il suicidio assistito conducono necessariamente all’eliminazione di tutti coloro che non hanno una qualità di vita ritenuta sufficiente secondo i parametri della modernità, come abbiamo visto nei casi di Charlie Gard e Alfie Evans uccisi dalla giustizia inglese in ossequio al loro best interest, solo per fare qualche esempio. L’eliminazione programmata e obbligatoria dell’essere umano è un approdo che rischia di diventare solo questione di tempo.

 

La scelta delle gemelle Kessler diventa il simbolo di un conflitto sempre più evidente nella nostra società: da una parte una visione che riconosce alla vita umana un valore intrinseco, indipendente da condizioni di efficienza o autonomia; dall’altra una concezione che lega la dignità alla qualità percepita dell’esistenza e che vede nella fragilità e nella sofferenza un limite intollerabile.

 

Di fronte a questa deriva culturale, è necessario ribadire che la dignità umana non è negoziabile e non dipende dalle condizioni in cui ci si trova.

 

Alfredo De Matteo

 

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Nucleare

Esperimento con bomba termonucleare senza testata nel deserto del Nevada

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Secondo un recente comunicato dei Sandia National Laboratories del Dipartimento dell’Energia statunitense, ad agosto gli USA hanno portato a termine con esito positivo un collaudo della bomba termonucleare tattica B61-12, impiegando tuttavia una variante inerte priva di carica nucleare. Lo riporta Defense News.   Le prove si sono tenute in Nevada tra il 19 e il 21 agosto, con l’utilizzo di velivoli F-35 per il trasporto e il lancio di esemplari simulati della bomba. L’operazione è stata realizzata in partnership con la National Nuclear Security Administration (NNSA).   I test sono stati giudicati un trionfo in quanto hanno verificato che le bombe inerziali B61-12 a caduta libera potessero essere convogliate e rilasciate dall’F-35, un progresso decisivo nella stima delle performance del sistema d’arma.

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Il bollettino stampa sancisce un ulteriore traguardo: per la prima volta, un’unità di prova integrata ha subito un preconditioning termico calibrato sul trasporto F-35 prima del lancio, essenziale per attestare che la B61-12 rispetti gli standard ambientali in scenari operativi reali e integrati.   Questa verifica segue da vicino il completamento, da parte della NNSA, di un piano per prorogare la vita utile delle bombe aeree di 20 anni, giunto a termine alla fine del 2024.   La serie di bombe nucleari a gravità B61 è dispiegata nelle basi dell’Aeronautica USA e della NATO e, in varie varianti, figura nell’arsenale statunitense da oltre mezzo secolo.   Il collaudo anticipa le affermazioni del presidente Trump di fine ottobre, con cui ha annunciato il riavvio dei test nucleari americani. All’epoca, Trump ha postato su Truth Social: «A causa dei programmi di prova di altri Paesi, ho incaricato il Dipartimento della Difesa di avviare i test delle nostre armi nucleari su base paritaria», ha dichiarato il presidente. «Il processo scatterà all’istante».   Tale mossa pare una replica al presidente Putin, che aveva pubblicizzato nuovi test nucleari, sebbene il Cremlino abbia precisato che non si trattava di detonazioni, ma di sistemi d’arma a propulsione nucleare capaci di veicolare testate atomiche.   Riguardo alla reale volontà di Trump di eseguire esplosioni nucleari vere e proprie – un’attività che gli USA non conducono dal 1992 – le sue mire precise rimangono nebulose.   Inoltre, voci recenti indicano che taluni esponenti dell’amministrazione lo starebbero dissuadendo dal procedere, poiché Mosca replicherebbe con prove simmetriche, inasprendo il duello nucleare tra le superpotenze avversarie.

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L’ordine di Trump ha coinciso con gli annunci del presidente russo Vladimir Putin, che ha annunciato il successo dei test di due sistemi nucleari avanzati: il missile da crociera Burevestnik a gittata illimitata e il drone sottomarino Poseidon. Entrambi, a quanto pare, utilizzano reattori nucleari compatti all’avanguardia come unità di propulsione.   Come riportato da Renovatio 21, Trump aveva risposto alla notizia sul «missile invincibile» russo parlando dei sottomarini atomici USA al largo delle coste russe. «Non stiamo scherzando» aveva detto il presidente statunitense.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il dipartimento della Difesa americano ha annunciato che svilupperà una nuova versione della bomba nucleare B61 con un potere distruttivo 24 volte superiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Secondo una scheda informativa che accompagna l’annuncio, la bomba, denominata B61-13, avrà una resa simile alla B61-7, che è destinata a sostituire.   La B61-7 ha una potenza massima di 360 kilotoni, il che la rende 24 volte più potente di «Little Boy», la bomba da 15 kilotoni che rase al suolo Hiroshima.

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