Militaria
L’«orologio dell’apocalisse israeliana» è ancora intatto, dicono gli iraniani
Le forze di Difesa israeliane (IDF) hanno effettuato attacchi contro il cosiddetto «Orologio dell’Apocalisse israeliano» situato nel centro di Teheran, ha affermato lunedì il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz. La dichiarazione ha rapidamente guadagnato popolarità sui social media, con la smentita dei media statali iraniani.
Il timer digitale per il conto alla rovescia è stato installato in Piazza Palestina, nella capitale iraniana, nel 2017 per tenere traccia dei giorni che mancano alla fine dello Stato ebraico, come previsto dalla Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei. Nel settembre 2016, Khamenei affermò di sperare che il «regime sionista» sarebbe scomparso entro 25 anni. L’orologio era posizionato accanto a una scritta: «Tempo rimasto fino alla distruzione di Israele».
«In conformità con le direttive del primo ministro Benjamin Netanyahu e mie, le IDF stanno attualmente colpendo con una forza senza precedenti obiettivi del regime e organi di repressione governativi nel cuore di Teheran, tra cui il quartier generale di Basij, la prigione di Evin per prigionieri politici e oppositori del regime, l’orologio della “Distruzione di Israele” in Piazza Palestina, i centri di comando per la sicurezza interna dell’IRGC [i Pasdaran, ndr], il comando ideologico e altri obiettivi del regime», ha affermato il Katz in un post su X.
Tuttavia, più tardi martedì, l’agenzia di stampa Mehr ha pubblicato un filmato che presumibilmente mostra l’orologio ancora intatto e pienamente funzionante. Il video, che sembra essere stato girato lo stesso giorno, mostra le cifre LED rosse accese che contano fino a settembre 2040, circondate da traffico e pedoni.
La distruzione dell’orologio in Piazza Palestina era stata invocata apertis verbis precedentemente sui social media.
They are saying that too clear
This is countdown clock in Falestine square in Tehran(soon will be attacked) pic.twitter.com/Vhsj9lAe4L
— גיא דלריה 🇮🇱💙🤍✡️🕎 📱 (@GuyDelareya) June 22, 2025
La considerazione dell’orologio dell’apocalisse come un obiettivo militare indica come nel mondo moderno gli Stati nazione tendano a considerare simboli e discorsi nelle loro strategie cinetiche.
La guerra moderna si rivela, quindi, anche una guerra simbolica, oltre che una guerra di sabotaggio, di devastazione se non di sterminio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Militaria
Il Cremlino: i caccia francesi non aiuteranno l’Ucraina
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato martedì che l’eventuale acquisizione da parte dell’Ucraina di caccia Rafale di produzione francese non altererà gli equilibri sul campo di battaglia a vantaggio di Kiev.
Lunedì, il presidente francese Emmanuel Macron e il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelens’kyj hanno sottoscritto una lettera d’intenti per l’acquisto di 100 velivoli Rafale da parte di Kiev entro il prossimo decennio. Le due parti non hanno divulgato dettagli su tempistiche di fornitura o modalità di finanziamento dell’intesa.
L’accordo preliminare comprende inoltre l’acquisizione di otto sistemi di difesa aerea SAMP/T di ultima generazione – in fase di elaborazione –, munizioni di precisione AASM Hammer, droni e radar francesi.
«Qualsiasi aereo da combattimento ceduto al regime di Kiev non modificherà né la situazione al fronte né gli sviluppi operativi», ha affermato Peskov ai reporteresprimendo disappunto per il protrarsi dell’armamento di Parigi a Kiev, che «alimenta il conflitto senza apportare alcun contributo alla pace».
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Si calcola che il Rafale, l’aereo multiruolo di punta dell’aviazione francese, costi intorno ai 100 milioni di euro (116 milioni di dollari) per esemplare. La consegna di 100 unità potrebbe ascendere a 15 miliardi di euro, secondo stime riportate lunedì dai media francesi, basate su contratti antecedenti.
Non è dato sapere come l’Ucraina onorerà i pagamenti per le forniture, dal momento che i vertici di Bruxelles arrancano nel reperire risorse per sostenere lo sforzo bellico del Paese a corto di cassa. Kiev sta sollecitando i suoi finanziatori occidentali per un prestito da 140 miliardi di euro, coperto dai beni russi congelati. Mosca ha stigmatizzato il sequestro degli asset come «furto».
Il Belgio, depositario della quota preponderante di quei fondi, ha rigettato l’iniziativa per i pericoli finanziari e giuridici. Il piano controverso presuppone che Mosca eroghi in futuro i risarcimenti a Kiev, un’ipotesi ritenuta largamente implausibile.
Lo scandalo corruttivo in atto in Ucraina ha altresì suscitato obiezioni tra i funzionari UE e fomentato appelli a una contrazione degli aiuti a Kiev.
La scorsa settimana, le autorità anticorruzione ucraine hanno svelato un apparato di tangenti da 100 milioni di dollari implicante i collaboratori dello Zelens’kyj nel settore energetico, largamente sovvenzionato dagli apporti occidentali.
Nella vicenda dei Rafale vengono al pettine diversi nodi, come quello dell’animosità di Parigi contro Mosca – che potrebbe avere origine nella perdita delle ex colonie africane – così come quella dei fondi dei contribuenti occidentali dati all’Ucraina, che di fatto finiscono ad ingrassare alcuni Paesi e sempre più chiaramente gli apparati militari-industriali, come in un grande schema di riciclaggio violento.
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Immagine di Aksveer via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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