Geopolitica
L’India approfondisce le relazioni con i talebani, mettendo nell’angolo il Pakistan

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nei giorni scorsi il sottosegretario agli Affari esteri indiano ha incontro a Dubai il ministro degli Esteri dell’Emirato islamico. Nelle dichiarazioni è stata sottolineata l’importanza dell’assistenza umanitaria al popolo afghano, ma è nell’interesse di Delhi sviluppare i legami commerciali attraverso il porto iraniano di Chabahar per bypassare gli scali di Karachi e Gwadar, nel rivale Pakistan.
Il regime talebano in Afghanistan ha definito l’India «un importante partner regionale ed economico» in seguito all’incontro, avvenuto l’8 gennaio a Dubai, tra il sottosegretario agli Affari esteri indiano, Vikram Misri, e il ministro degli Esteri dell’Emirato islamico, Amir Khan Muttaqi. Si tratta dello scambio diplomatico di più alto livello avvenuto finora tra India e Afghanistan.
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I portavoce talebani hanno affermato che le due parti hanno discusso dell’ampliamento delle relazioni e dell’incremento degli scambi commerciali attraverso il porto di Chabahar, in Iran, che per l’India riveste un’importanza cruciale perché permette di bypassare gli scali di Karachi e Gwadar, nel rivale Pakistan.
Delhi nelle sue dichiarazioni ha sottolineato «la disponibilità dell’India a rispondere alle urgenti esigenze di sviluppo del popolo afghano», attraverso una valutazione dei «programmi indiani di assistenza umanitaria in corso».
Finora l’India – ha ribadito il ministero degli Esteri – ha inviato in Afghanistan cibo, medicinali generici e vaccini, pesticidi, e una serie di aiuti per le emergenze. Il porto di Chabahar servirà a «sostenere gli scambi e le attività commerciali, anche ai fini dell’assistenza umanitaria all’Afghanistan», proseguono le dichiarazioni indiane.
Tra i temi toccati anche la cooperazione nel cricket, le preoccupazioni riguardo la sicurezza e il rimpatrio dei rifugiati afghani, a cui – dice Delhi – verrà fornito «supporto materiale». Secondo alcuni esperti l’India potrebbe accogliere la richiesta dei talebani di rilasciare un gran numero di visti per gli studenti afghani.
In linea con la comunità internazionale, l’India non ha mai riconosciuto il governo dei talebani, ma a giugno 2022, a circa un anno dal loro ritorno al potere, ha riaperto la propria ambasciata, inviando una squadra di «esperti tecnici», che secondo le dichiarazioni di Delhi dovrebbe gestire la distribuzione di aiuti al popolo afghano. A novembre 2023 i rappresentanti del precedente governo afghano che gestivano l’ambasciata a New Delhi non hanno ottenuto il rinnovo del visto, mentre è stata approvata la nomina talebana di un console a Mumbai.
Il segretario JP Singh, che gestisce le relazioni con Pakistan, Iran e Afghanistan, aveva incontrato Muttaqi a marzo dello scorso anno, e anche in quel caso le discussioni erano ruotate intorno al porto di Chabahar, su cui i talebani nello stesso periodo avevano annunciato di voler investire 35 milioni di dollari.
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Nonostante la forte attenzione posta sullo sviluppo dei commerci bilaterali attraverso il porto, alcuni analisti hanno sottolineato la necessità dell’India di mantenere aperto il canale diplomatico con l’Afghanistan anche per altre ragioni: «Si può parlare dell’impegno dell’India nei confronti dei talebani come di uno sforzo per contrastare il Pakistan in Afghanistan. Ma è anche qualcosa di più semplice: un passo pragmatico che consente all’India di perseguire meglio un interesse fondamentale, ovvero garantire che il suolo afghano non venga utilizzato per ospitare terroristi che minacciano l’India», ha commentato Michael Kugelman, direttore per l’Asia meridionale del think-tank statunitense Wilson Center.
Tuttavia l’azione indiana si inserisce in un momento di forte tensione tra le relazioni tra Pakistan e Afghanistan a causa dei crescenti attacchi da parte dei Tehreek-e Taliban Pakistan, i talebani pakistani o TTP, che, secondo Islamabad, ricevono il sostegno di Kabul.
Dopo un attacco dei TTP contro le forze di sicurezza pakistane il 20 dicembre, il Pakistan ha lanciato un’operazione militare nella provincia di Paktika, nell’est dell’Afghanistan. Un’azione che è stata prontamente condannata dalle autorità indiane.
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Geopolitica
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Geopolitica
«Né saggio, né intelligente, né onorevole»: l’ayatollah Khamenei contro i colloqui con Trump

Il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha avvertito che Teheran risponderà con misure tat-for-tat a qualsiasi mossa ostile degli Stati Uniti. Ha anche respinto l’idea di colloqui con Washington, dicendo che non sarebbe «né saggio, né intelligente, né onorevole».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripristinato la sua cosiddetta politica di «massima pressione» contro l’Iran da quando è tornato in carica, accusando Teheran di cercare di sviluppare una bomba nucleare. Martedì Washington ha annunciato altre sanzioni contro l’industria petrolifera di Teheran, prendendo di mira una rete internazionale che facilita le consegne di petrolio iraniano alla Cina.
Durante un incontro con il personale dell’aeronautica militare iraniana a Teheran venerdì, Khamenei ha insistito sul fatto che «gli americani si siedono e ridisegnano la mappa del mondo sulla carta, ma è solo sulla carta, senza alcuna base nella realtà».
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«Fanno dichiarazioni su di noi, esprimono opinioni e lanciano minacce. Se ci minacciano, noi minacceremo loro. Se agiscono in base a queste minacce, noi faremo lo stesso. Se minano la sicurezza della nostra nazione, noi risponderemo senza dubbio per le rime», ha detto.
Trump ha dichiarato mercoledì di voler avviare dei colloqui con Teheran per raggiungere un «accordo di pace nucleare verificato, che permetterà all’Iran di crescere e prosperare pacificamente». Ha anche insistito sul fatto che i resoconti secondo cui «gli Stati Uniti stanno lavorando insieme a Israele… per fare a pezzi l’Iran sono notevolmente esagerati».
Tuttavia, il leader supremo iraniano ha messo in guardia dal negoziare con il governo degli Stati Uniti, insistendo sul fatto che non sarebbe «né saggio, né intelligente, né onorevole».
Teheran è stata «molto generosa» e ha fatto delle «concessioni» durante i negoziati con le potenze mondiali sul Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) del 2015, che prevedeva la rinuncia dell’Iran al suo programma nucleare militare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali, ha affermato.
«La stessa persona che è al potere ora ha stracciato il trattato», ha osservato Khamenei, riferendosi al ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo storico da parte di Trump durante il suo primo mandato nel 2018.
«I negoziati con gli Stati Uniti non hanno alcun impatto sulla risoluzione dei problemi del Paese. Dobbiamo capirlo correttamente e non farci ingannare pensando che sedersi al tavolo delle trattative con quel governo risolverà certi problemi. No, i negoziati con gli Stati Uniti non risolveranno alcun problema», ha sottolineato l’85enne guida suprema della Repubblica Islamica.
Un nodo immenso nelle relazioni tra Teheran e Washington è costituito dall’assassinio nel 2020 del generale dei servizi Pasdaran Qassem Soleimani, ordinato a Bagdad da Trump. Successivamente, il presidente disse che era stato indotto alla decisione da Israele (cioè, par di capire, da Bibi Netanyahu) che epperò si tolse all’ultimo momento. Affermazioni confermate da rivelazioni dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, secondo sarebbe stato proprio lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.
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L’uccisione di Soleimani fu uno smacco anche per Khamenei, che poco prima aveva pubblicato un tweet secondo cui Trump «non poteva fare niente». Dopo l’assassinio della figura militare più popolare del Medio Oriente, il New York Times scrisse che «il leader supremo è ora un uomo umiliato pubblicamente».
L’FBI l’hanno scorso aveva affermato che l’Intelligence iraniana stava reclutando agenti negli Stati Uniti per aiutare a uccidere gli attuali ed ex funzionari governativi coinvolti nell’assassinio del Soleimani. Gli iraniani hanno giurato vendetta su Trump per il generale «martire», anche con video in computer grafica diffusi da account legati all’ayatollah Khamenei.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa è emerso che Elon Musk, agendo da emissario del presidente, avrebbe avuto a Nuova York un incontro riservato con diplomatici iraniani. Teheran ha negato.
Voci sostengono che la liberazione della giornalista italiana de Il Foglio arrestata a Teheran sia avvenuta grazie alla mediazione trumpiana, a seguito della visita del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Mar-a-Lago.
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Immagine di Khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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