Sanità
L’AIFA ammette l’inefficacia dei vaccini anti-COVID. E ora?

Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Parere (n. 24) sull’ammissione da parte dell’AIFA della inefficacia del cosiddetto vaccino anti-COVID
In questi giorni molti italiani hanno preso atto con stupore delle affermazioni con cui l’AIFA ha ammesso pubblicamente che «allo stato attuale, nessun vaccino COVID-19 approvato presenta l’indicazione prevenzione della trasmissione dell’infezione dall’agente SARS-CoV-2».
Tale stupore, in realtà, non appare giustificato, anzitutto perché già nell’ottobre 2022 i vertici della Pfizer avevano ammesso, di fronte al Parlamento Europeo, di non aver mai testato la capacità del cosiddetto vaccino anti-COVID di arrestare la trasmissione del virus SARS-CoV-2; e in secondo luogo perché, fin dall’inizio di questa vicenda, e dunque prima delle pubbliche ammissioni della Pfizer, è universalmente noto che l’immissione in commercio del vaccino in questione è stata autorizzata in forza dell’art. 4 del regolamento della Commissione Europea n. 507/2006, secondo cui un medicinale per uso umano può essere introdotto sul mercato «malgrado non sia stati forniti dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia del medicinale» medesimo e dunque in condizioni di assoluta incertezza scientifica in merito alle proprietà del medicinale per il quale l’autorizzazione è concessa.
Le affermazioni dell’AIFA appaiono, quindi, più che stupefacenti, scontate e tardive.
Realmente stupefacente sarebbe semmai ricordare chi o cosa ha convinto a suo tempo milioni di italiani a credere nelle proprietà salvifiche di un medicinale i cui effetti erano, in realtà, sconosciuti ab origine: che siano state, forse, le dichiarazioni del presidente del Consiglio che ha introdotto l’obbligo vaccinale («non ti vaccini, ti ammali, muori, oppure fai morire») o le dichiarazioni del presidente della Repubblica che ha sanzionato quell’obbligo («invocare la libertà di non vaccinarsi è in realtà una richiesta di licenza di mettere in pericolo la salute e la vita altrui»)?
In ogni caso, le ammissioni dell’AIFA hanno almeno il merito di chiarire una volta per tutte, e definitivamente, che la campagna pseudo-vaccinale altro non è stata che una gigantesca sperimentazione di massa di un farmaco dagli effetti sconosciuti, sperimentazione alla quale i cittadini sono stati in parte spinti gentilmente e in parte obbligati a partecipare e ai quali è stato estorto un «consenso» che, per definizione, non poteva essere «informato», attesa l’impossibilità, da parte di chiunque e in particolare da parte dei medici-vaccinatori, di conoscere previamente i rischi e i benefici del farmaco in questione e, quindi, di comunicarli in anticipo ai partecipanti alla sperimentazione medesima.
È tuttavia evidente che le responsabilità dei mandanti e degli esecutori materiali di questa sperimentazione di massa non si fermano alla violazione del principio di consenso informato – come codificato dal Codice di Norimberga del 1947, dall’art. 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e dall’art. 5 della Convenzione di Oviedo del 1997 – avendo gli uni e gli altri calpestato scientemente, sistematicamente e, finora, impunemente anche gli altri principi generali di bioetica e di biodiritto: dal principio di precauzione al principio di beneficenza al principio di non maleficenza, solo per ricordarne alcuni.
Ma tutto ciò ancora non basta, perché la gestione del COVID ha permesso di pianificare, per la prima volta su scala planetaria, strategie biopolitiche fondate sull’imposizione di strumenti di controllo sociale, quali il green pass, che di fatto hanno trasformato i diritti fondamentali dei cittadini in mere concessioni governative.
La portata di questo attentato alle fondamenta stesse dello Stato di diritto va ben oltre l’imposizione dell’obbligo vaccinale, essendo ormai evidente che il concetto di premialità sotteso al green pass resterà ancorato alle decisioni politiche e alle scelte normative che saranno imposte anche in altri contesti (sostenibilità ecologica, energetica, alimentare, ecc.) da classi dirigenti ormai organiche, e non più solo funzionali, alle élites finanziarie transnazionali e ai diktat da esse elaborati a livello globale.
A questo punto resta da chiedersi perché l’AIFA ammetta oggi, con tanto candore, ciò che il CIEB, unitamente a una piccola parte della comunità scientifica, sostiene con i suoi Pareri fin dal 2021.
Delle due l’una: o ciò è stato fatto per saggiare il grado di arrendevole autocommiserazione degli italiani e la possibilità di continuare indisturbati l’opera di demolizione dello Stato di diritto; o è stato fatto per provocare una reazione che dovrebbe spingersi, coerentemente, fino a chiedere a tutti i promotori della campagna vaccinale, e in particolare alle più alte cariche dello Stato, di assumersi le responsabilità del proprio operato.
Chissà se la seconda, ipotetica reazione sarebbe tollerata dai poteri che si celano dietro il velo della sovranità statale e che hanno tutto l’interesse a creare le condizioni in grado di giustificare l’introduzione di misure restrittive delle libertà personali ancora più stringenti di quelle ricordate finora, esattamente come sta accadendo in Inghilterra in questi giorni: e cioè, in altre parole, a creare un nuovo ordine attraverso il caos.
CIEB
14 agosto 2024
Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito: www.ecsel.org/cieb
Sanità
Anche l’Argentina programma di uscire dall’OMS

L’Argentina seguirà l’esempio degli Stati Uniti uscendo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Lo annunzia lo stesso governo di Buenos Aires.
Mercoledì, Manuel Adorni, portavoce del presidente Javier Milei, ha annunciato in una conferenza stampa che Milei aveva incaricato il ministro degli Esteri di ritirare l’Argentina dall’OMS.
Le ragioni addotte da Adorni per il ritiro sono state la gestione della pandemia da parte dell’OMS, gli eccessi di un precedente governo argentino durante il lockdown dovuto al COVID e «l’influenza politica» sulla nazione da parte di «certi Paesi».
Manuel Adorni (@madorni) announces Argentina’s withdrawal from the World Health Organization (WHO) | “This is due to the profound differences in health management, especially regarding the pandemic, where together with the government of Alberto Fernandez, they led us to the… pic.twitter.com/sLdVcAPXNt
— DutchLibertarian (@LibertarianDuty) February 5, 2025
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«Gli argentini non permetteranno che un’organizzazione internazionale interferisca nella nostra sovranità, e tanto meno nella nostra salute», ha affermato l’Adorni.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Buenos Aires Herald, il portavoce presidenziale ha affermato che questa decisione non avrebbe avuto un impatto negativo sul sistema sanitario argentino, che non dipende dai finanziamenti dell’OMS, ma avrebbe piuttosto garantito il benessere del Paese.
Ciò «fornisce al Paese una maggiore flessibilità per implementare politiche che siano adattate al contesto di interessi che l’Argentina richiede, e una maggiore disponibilità di risorse», ha affermato Adorni. Ciò «rafforza il nostro percorso come Paese con sovranità sanitaria».
L’uscita pianificata dell’Argentina dall’OMS segue la decisione del presidente Donald Trump del mese scorso di ritirare gli Stati Uniti dall’organizzazione. Trump aveva deciso per la prima volta di tagliare i legami con l’OMS durante la sua prima presidenza, ma questo piano è stato ribaltato dal presidente Joe Biden al momento dell’assunzione dell’incarico.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS dopo l’uscita di Trump – decisa come uno dei primi Executive Order (EO) della nuova amministrazione, assieme al ritiro dall’Accordo di Parigi per il clima – ha iniziato a chiedere donazioni online.
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Immagine di Cancillería Argentina via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata
Epidemie
I lockdown COVID hanno interrotto le abilità sociali cruciali dei bambini piccoli

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Big Pharma
Il comitato del Senato avanza la nomina di Kennedy alla Sanità USA. Crollano le azioni di Moderna

La Commissione Finanze del Senato americano ha votato 14-13 per far avanzare la nomina di Robert F. Kennedy Jr., scelto dal presidente Donald Trump, a Segretario della Salute e dei Servizi Umani (HHS), all’aula del Senato, superando così il primo grande ostacolo all’ascesa al vertice di un critico di lunga data dell’establishment medico.
Kennedy, nipote del defunto presidente John F. Kennedy e figlio del defunto procuratore generale Robert Kennedy, è un attivista ambientale e medico di lunga data che inizialmente ha tentato di sfidare il presidente Joe Biden per la nomination democratica, è passato a una candidatura indipendente contro sia Biden che Trump dopo mesi di accuse alla dirigenza del partito di aver «truccato» le primarie contro di lui e alla fine si è ritirato e ha appoggiato Trump nell’agosto 2024.
NewsNation ha riferito che il voto è stato in linea con gli schieramenti di partito, con il presidente repubblicano del comitato Mike Crapo dell’Indiana che ha elogiato Kennedy all’inizio delle udienze per aver «trascorso la sua carriera a lottare per porre fine all’epidemia di malattie croniche in America e (come) uno dei principali sostenitori della trasparenza sanitaria sia per i pazienti che per i contribuenti».
Determinante per il sostegno repubblicano è stata la garanzia di Kennedy che avrebbe implementato politiche pro-life presso l’HHS nonostante il suo ardente passato pro-aborto e nonostante avesse convinto senatori come il repubblicano Bill Cassidy della Louisiana di essere meno contrario ai vaccini convenzionali di quanto lasci intendere il suo passato, scrive LifeSite.
«Con i seri impegni che ho ricevuto dall’amministrazione e l’opportunità di fare progressi su questioni su cui concordiamo, come cibi sani e un programma filoamericano, voterò sì», ha detto Cassidy dopo quelle che ha definito conversazioni «molto intense» con Kennedy sui vaccini.
La candidatura di Kennedy ora passa al voto di conferma finale dell’intera aula del Senato, dove la maggioranza repubblicana subisce forti pressioni da parte degli attivisti e degli influencer del MAGA affinché approvi tutti i candidati di Trump.
Essendo uno dei più accesi critici del paese nei confronti dell’establishment del COVID e dei vaccini in generale, l’unione delle forze di Kennedy con Trump è stata fondamentale per rassicurare gli elettori sul fatto che la seconda amministrazione Trump avrebbe effettuato una rivalutazione critica dei vaccini COVID che il presidente di ritorno aveva precedentemente adottato, sebbene la maggior parte dei commenti di Kennedy da quando è entrato a far parte di Trump si siano concentrati su altre questioni, come i vaccini convenzionali e gli additivi alimentari nocivi.
Durante le udienze di conferma, Kennedy ha definito l’iniziativa Operation Warp Speed della prima amministrazione Trump, che ha dato vita ai vaccini COVID in tempi record, «un risultato straordinario e una dimostrazione di leadership da parte del presidente Trump».
Le azioni del produttore di vaccini Moderna sono crollate del 5,5% martedì dopo che Kennedy ha superato l’ostacolo della Commissione Finanze del Senato.
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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