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La verità sull’eutanasia: una morte orrenda tra dolori indicibili

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Il processo di morte è un aspetto sottovalutato dell’eutanasia e del suicidio assistito. La maggior parte delle persone presume che sia veloce e indolore, ma non è sempre così.

La maggior parte delle persone presume che l’eutanasia sia veloce e indolore, ma non è sempre così

 

In Oregon, ad esempio, che pubblica statistiche molto informative sul suo «Death with Dignity Act», il tempo più lungo per morire riportato è stato di 104 ore – cioè 4 giorni e 8 otto ore.

 

Le complicazioni note nel corso degli anni includono rigurgito e convulsioni, sebbene in più della metà dei casi non sia stato tenuto alcun registro anche se fosse successo qualcosa.

In Oregon, ad esempio, il tempo più lungo per morire riportato è stato di 104 ore – cioè 4 giorni e 8 otto ore

 

In otto casi, dal 1998, il paziente ha ripreso conoscenza, il che deve essere stato terrificante.

 

Una lettera al BMJ il mese scorso da un farmacista irlandese ha esaminato la letteratura sulle complicazioni con il processo di morte dell’eutanasia e ha fatto alcune osservazioni sorprendenti.

 

In otto casi, dal 1998, il paziente ha ripreso conoscenza, il che deve essere stato terrificante

Nei Paesi Bassi, a quanto pare, il tasso di mancata segnalazione di eutanasia è fortemente correlato al tipo di farmaci utilizzati. I farmaci standard sono stati per lo più segnalati; gli oppioidi per lo più non sono stati segnalati.

 

Per quanto riguarda il suicidio assistito, è potenzialmente molto spiacevole. L’autrice, Bernadette Flood, scrive:

 

«Attualmente esiste una scarsità internazionale di farmaci letali adatti alla somministrazione orale durante un suicidio assistito. In occasioni in cui vengono somministrati barbiturici orali, ci sono segnalazioni di pazienti che non sono in grado di auto-somministrarsi un complesso cocktail di farmaci letali».

«Un certo numero di medicinali usati nel suicidio assistito e/o nell’eutanasia erano stati precedentemente utilizzati nelle esecuzioni. L’uso di medicinali durante le esecuzioni è stato descritto come “disumano”»

 

«I membri di una famiglia hanno riferito di dover raschiare la polvere da oltre 100 capsule con gli stuzzicadenti per produrre polvere amara da mescolare con sciroppo di zucchero. Farmaci per la nausea e il vomito devono essere consumati prima e durante il processo».

 

«In alcuni paesi sono stati “sperimentati” cocktail letali a causa delle difficoltà di approvvigionamento di medicinali autorizzati per il suicidio assistito e / o l’eutanasia».

 

Come sottolinea, c’è anche una sconcertante disconnessione tra le iniezioni letali per le esecuzioni negli Stati Uniti e le iniezioni letali per l’eutanasia.

Forse perché i casi di eutanasia sono protetti da un intenso controllo dei media, ci sono meno informazioni su come le persone eutanasia muoiono effettivamente

 

«Un certo numero di medicinali usati nel suicidio assistito e/o nell’eutanasia erano stati precedentemente utilizzati nelle esecuzioni. L’uso di medicinali durante le esecuzioni è stato descritto come “disumano” con segnalazioni di persone che hanno provato sensazioni di “bruciore” in tutto il corpo prima della morte».

 

Forse perché i casi di eutanasia sono protetti da un intenso controllo dei media, ci sono meno informazioni su come le persone eutanasia muoiono effettivamente.

 

Il dottor Flood conclude: «Il processo di suicidio assistito e/o eutanasia non può garantire una morte pacifica, indolore e dignitosa».

«Il processo di suicidio assistito e/o eutanasia non può garantire una morte pacifica, indolore e dignitosa».

 

 

Michael Cook

Direttore di Bioedge

 

 

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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Trump afferma che gli USA sono in «conflitto armato» con i cartelli della droga

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Il presidente Donald Trump ha notificato al Congresso che gli Stati Uniti sono impegnati in un «conflitto armato non internazionale» con i cartelli della droga.

 

Giovedì, Trump ha trasmesso un memorandum al Congresso, acquisito dal Washington Examiner, in cui definisce i cartelli organizzazioni terroristiche e i loro membri combattenti illegali.

 

Questa mossa segue l’autorizzazione da parte di Trump a vari raid aerei letali nei Caraibi per colpire imbarcazioni sospettate di contrabbando di droga dal Venezuela, operazioni che hanno generato interrogativi legali sull’impiego immediato di forza letale da parte dell’amministrazione contro presunti trafficanti, invece di intercettare le navi e rimpatriare i passeggeri negli Stati Uniti nel rispetto del giusto processo. Il documento delinea le basi giuridiche degli attacchi.

 

«Il Presidente ha ordinato queste azioni in linea con il suo dovere di tutelare gli americani e gli interessi statunitensi all’estero, a sostegno della sicurezza nazionale e degli obiettivi di politica estera, in conformità alla sua autorità costituzionale di Comandante in Capo e capo dell’esecutivo nelle relazioni internazionali», si legge nel testo.

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Il memorandum indirizzato alle commissioni congressuali non specifica alcun cartello particolare coinvolto nel conflitto con gli Stati Uniti.

 

«Gli Stati Uniti hanno raggiunto un punto di non ritorno in cui è essenziale ricorrere alla forza per autodifesa e per proteggere gli altri dagli assalti persistenti di queste organizzazioni terroristiche designate», afferma il documento.

 

La portavoce della Casa Bianca Anna Kelly ha commentato il promemoria: «Come abbiamo ribadito più volte, il presidente ha agito nel rispetto del diritto dei conflitti armati per salvaguardare il nostro Paese da chi tenta di importare veleno letale sulle nostre coste, e sta mantenendo l’impegno di contrastare i cartelli ed eliminare queste minacce alla sicurezza nazionale, che potrebbero causare ulteriori morti tra gli americani».

 

Kelly ha citato una nota di un funzionario della Casa Bianca, secondo cui «un rapporto 1230 è obbligatorio per legge ai sensi del National Defense Authorization Act dopo qualsiasi episodio in cui le Forze Armate degli Stati Uniti siano coinvolte in attacchi o ostilità. Questo rapporto è stato sottoposto al Congresso in seguito all’operazione del 15 settembre contro un’organizzazione terroristica designata. Non include nuove informazioni».

 

Ad agosto, il Pentagono ha dispiegato migliaia di militari e diverse unità navali al largo delle coste dell’America Latina per rafforzare le operazioni contro l’influenza dei cartelli della droga e gruppi criminali, come il Tren de Aragua venezuelano.

 

Martedì, Trump ha dichiarato al Washington Examiner che la sua amministrazione «considererà con grande serietà i cartelli che tentano di entrare via terra».

 

ome riportato da Renovatio 21, in settimana Trump aveva dichiarato di valutare l’ipotesi di attacchi in Venezuela e aveva minacciato di abbatterne gli aerei.

 

Trump ha insistito nell’inquadrare la presenza militare statunitense vicino al Venezuela come parte di una stretta sul traffico di droga. «Miliardi di dollari di droga stanno affluendo nel nostro Paese dal Venezuela. Le prigioni venezuelane sono state aperte al nostro Paese», ha dichiarato Trump, aggiungendo che le forze statunitensi avrebbero preso di mira le imbarcazioni sospettate di trasportare stupefacenti.

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Ad agosto, gli Stati Uniti hanno annunciato una ricompensa di 50 milioni di dollari per qualsiasi informazione che porti all’arresto di Maduro, definito «uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo».

 

La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Caracas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma.

 

Il presidente venezuelano ha respinto le accuse, affermando che il suo Paese è «libero dalla produzione di foglie di coca e di cocaina» e sta lottando contro il traffico di droga.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli sviluppi recenti si inseriscono nel contesto delle annunciate operazioni cinetiche programmate dal presidente americano contro il narcotraffico. Ad inizio mandato era trapelata l’ipotesi di un utilizzo delle forze speciali contro i narcocartelli messicani. La prospettiva, respinta dal presidente messicano Claudia Sheinbaum, ha scatenato una rissa al Senato di Città del Messico la scorsa settimana.

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Arrestata «la Diabla», matriarca del narcocartello accusata di aver ucciso donne incinte e trafficato organi e bambini

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Un’operazione congiunta tra polizia statunitense e messicana ha portato alla cattura di un leader di un cartello accusato di omicidio e traffico di minori. Lo riporta l’emittente TV statunitense CBS.   Martha Alicia Mendez Aguilar, conosciuta come «La Diabla», è stata arrestata il 2 settembre nel nord del Messico. Le autorità riferiscono che Aguilar, a capo del cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG), attirava donne incinte in condizioni di povertà o vulnerabilità in aree isolate. I membri del CJNG eseguivano poi cesarei illegali, uccidendo le madri e prelevandone gli organi, per poi vendere i neonati a coppie negli Stati Uniti per circa 250.000 pesos (11.100 dollari).   Il National Counterterrorism Center (NCTC) degli Stati Uniti, sotto la guida dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, ha fornito informazioni cruciali alle autorità messicane, portando all’arresto. Il direttore dell’NCTC, Joe Kent, ha descritto il piano del cartello come un «esempio di come i cartelli terroristici diversifichino le loro fonti di reddito per finanziare le operazioni».    

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L’operazione ha visto la collaborazione dell’FBI di El Paso, dello US Marshals Service, del Diplomatic Security Service e della US Customs and Border Protection, insieme alla Procura Speciale per le Donne messicana.   Secondo fonti dell’intelligence, la Diabla rimane in custodia in Messico mentre le indagini sulla rete di trafficanti proseguono.   Il caso sottolinea l’impegno dell’amministrazione Trump nella lotta contro i cartelli messicani e le organizzazioni criminali transnazionali. A gennaio, come promesso in campagna elettorale, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha incaricato il Dipartimento di Stato di classificare i cartelli e le bande transnazionali come organizzazioni terroristiche straniere (FTO). Otto gruppi, incluso il CJNG, sono stati successivamente designati come FTO.   La cattura dell’Aguilar evidenzia un cambio di strategia nella politica antiterrorismo degli Stati Uniti, che ora si concentra non solo sul narcotraffico, ma anche sul traffico di esseri umani e sui gruppi violenti come il CJNG, noti per la loro brutalità e il controllo su alcune aree del Messico.   L’NCTC riporta che, dopo il cambio di politica avvenuto con Trump, oltre 21.000 membri e affiliati di cartelli sono stati aggiunti al database classificato sui terroristi. Ad agosto, l’NCTC ha dichiarato che a 6.525 terroristi è stato negato l’ingresso al confine statunitense dall’inizio del secondo mandato di Trump.   Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa gli USA hanno accusato i vertici dei cartelli di «narcoterrorismo», mentre si sono moltiplicate le voci di operazioni cinetiche di esercito e forze speciali americane contro i narcos messicani. La situazione ha creato un pandemonio pure al Senato messicano, dove deputati a favore e contrari all’intervento di Washington sono venuti alle mani.   In passato i narcos messicani non hanno esitato a sparare sulle pattuglie di frontiera USA, talvolta usando droni armati. Come riportato da Renovatio 21, mentre precipitano i rapporti con Caracas e il presidente venezuelano Maduro – a sua volta accusato di traffico di droga – Trump ha mostrato al mondo gli attacchi condotti su imbarcazioni del narcotraffico.

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Gli Stati Uniti stanno preparando le opzioni per gli attacchi al narcotraffico in Venezuela

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Gli Stati Uniti stanno valutando opzioni per colpire presunti trafficanti di droga in Venezuela. Lo riporta la NBC, che cita funzionari americani anonimi.

 

Nelle ultime settimane, Washington ha affondato almeno tre imbarcazioni che, a suo avviso, trasportavano droga al largo delle coste venezuelane, causando la morte di almeno 17 persone. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha smentito qualsiasi coinvolgimento nel traffico di droga, definendo gli attacchi un tentativo degli Stati Uniti di destabilizzarlo.

 

Secondo l’emittente TV statunitense, un possibile attacco al Venezuela potrebbe avvenire «nelle prossime settimane», ma le fonti sottolineano che il presidente Donald Trump non ha ancora dato il via libera.

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I funzionari hanno indicato che le opzioni in discussione includono principalmente attacchi con droni contro laboratori di droga e membri o leader di gruppi di trafficanti.

 

Alcuni membri dell’amministrazione Trump, delusi dal fatto che l’invio di navi da guerra e aerei nei Caraibi e gli attacchi alle imbarcazioni non abbiano indebolito il potere di Maduro né provocato reazioni significative, starebbero spingendo per un’escalation, secondo una delle fonti.

 

Un alto funzionario dell’amministrazione ha dichiarato alla NBC che Trump è «pronto a utilizzare ogni strumento del potere americano per fermare l’afflusso di droga nel nostro Paese e assicurare i responsabili alla giustizia».

 

Parallelamente, Stati Uniti e Venezuela avrebbero avviato colloqui tramite intermediari mediorientali non specificati, con Maduro che avrebbe offerto concessioni a Trump per ridurre le tensioni, secondo una fonte.

 

Nel suo discorso di venerdì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil Pinto ha condannato gli Stati Uniti per la «minaccia militare illegale e immorale» che grava sul Venezuela.

 

Gil Pinto ha ribadito che Caracas resisterà a quella che ha definito un’«aggressione imperialista» e ha chiesto il sostegno della comunità internazionale, dichiarando: «il Venezuela non si piegherà a pressioni o minacce. Resteremo fermi nel difendere la nostra sovranità e il nostro diritto a vivere in pace, senza interferenze straniere».

 

Come riportato da Renovatio 21, in settimana Trump aveva dichiarato di valutare l’ipotesi di attacchi in Venezuela e aveva minacciato di abbatterne gli aerei, colpendo poi con droni delle imbarcazioni negli scorsi giorni.

 

Trump ha insistito nell’inquadrare la presenza militare statunitense vicino al Venezuela come parte di una stretta sul traffico di droga. «Miliardi di dollari di droga stanno affluendo nel nostro Paese dal Venezuela. Le prigioni venezuelane sono state aperte al nostro Paese», ha dichiarato Trump, aggiungendo che le forze statunitensi avrebbero preso di mira le imbarcazioni sospettate di trasportare stupefacenti.

 

Ad agosto, gli Stati Uniti hanno annunciato una ricompensa di 50 milioni di dollari per qualsiasi informazione che porti all’arresto di Maduro, definito «uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo».

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La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Caracas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma.

Il presidente venezuelano ha respinto le accuse, affermando che il suo Paese è «libero dalla produzione di foglie di coca e di cocaina» e sta lottando contro il traffico di droga.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli sviluppi recenti si inseriscono nel contesto delle annunciate operazioni cinetiche programmate dal presidente americano contro il narcotraffico. Ad inizio mandato era trapelata l’ipotesi di un utilizzo delle forze speciali contro i narcocartelli messicani. La prospettiva, respinta dal presidente messicano Claudia Sheinbaum, ha scatenato una rissa al Senato di Città del Messico la scorsa settimana.

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Immagine di pubblico dominio CCO via Wikimedia

 

 

 

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