Bioetica
La vaccinazione con i feti abortiti è moralmente lecita? (I parte)
Renovatio 21 pubblica la prima parte dell’articolo di Don Curzio Nitoglia «La vaccinazione con i feti abortiti è moralmente lecita? – Risposta a “Corrispondenza Romana (del 23.XII.2020)», previamente apparso sul suo sito.
Le Quattro Ipotesi di Corrispondenza Romana
Il 23 dicembre 2020 Corrispondenza Romana ha pubblicato un articolo intitolato «Possiamo vaccinarci?», in cui l’Autore (don Alfredo Morselli) si pone la domanda sulla liceità morale della vaccinazione anti–COVID-19, iniettata tramite un siero, in cui sarebbero (1) presenti cellule di feti abortiti o linee cellulari di feti abortiti.
Ammesso che il vaccino anti–COVID-19 sia efficace e non pericoloso, ma è la medicina che deve dare una risposta, allora ci si pone il problema morale della liceità del suddetto vaccino; siccome l’Autore non è un medico non può risolvere il quesito, però lo dà per scontato e ammette l’efficacia e sicurezza del vaccino anti–COVID-19
Egli risolve il problema dopo aver enunciato una serie di definizioni e distinzioni, in materia di teologia morale, che possono essere riassunte in quattro punti o ipotesi:
1) La medicina e la morale
Ammesso che il vaccino anti–COVID-19 sia efficace e non pericoloso, ma è la medicina che deve dare una risposta, allora ci si pone il problema morale della liceità del suddetto vaccino; siccome l’Autore non è un medico non può risolvere il quesito, però lo dà per scontato e ammette l’efficacia e sicurezza del vaccino anti–COVID-19.
2) Non vi è cooperazione formale
Ammessa l’efficacia del vaccino contro il COVID-19 (che si dà per scontata), secondo l’Autore non vi sarebbe – moralmente parlando – una cooperazione formale (attiva o positiva) con chi ha causato l’aborto (la madre e il chirurgo) o con le ditte farmaceutiche, che producono il siero vaccinale contenente feti abortiti o almeno linee cellulari di feti abortiti; infatti, secondo l’articolo, il paziente che chiede di essere vaccinato, vorrebbe solo il siero vaccinale e non l’aborto (che è voluto e causato soltanto dalla madre assieme al chirurgo) e non vorrebbe neppure la produzione dei vaccini, che è voluta e prodotta solo dalle ditte farmaceutiche, ma il vaccinando chiederebbe e vorrebbe liberamente solamente di ricevere il siero vaccinale iniettato nel suo corpo (cooperazione materiale, passiva o negativa).
L’Autore, fa un altro esempio: vaccinarsi è equiparabile a fare l’autopsia su feti abortiti
3) Si tratta di cooperazione materiale e remota
Secondo l’Autore, il fatto di chiedere di ricevere il vaccino anti–COVID-19 contenente feti abortiti, sarebbe soltanto una cooperazione materiale, remota e non prossima con l’aborto, poiché l’aborto sarebbe «remoto», ossia «lontano» dall’azione di iniettare il vaccino nel paziente, che vorrebbe soltanto evitare di ammalarsi di COVID-19.
L’Autore fa anche un esempio: chi si fa vaccinare è paragonabile al tecnico che fabbrica degli strumenti chirurgici, i quali potrebbero essere utilizzati per operazioni al cuore come pure per procurare l’aborto; quindi coopererebbe all’azione dell’aborto, che sta all’origine del siero vaccinale, solo materialmente e remotamente proprio come chi ha fabbricato gli strumenti chirurgici.
4) Liceità morale del vaccino anti-COVID-19
Perciò, ricevendo il vaccino anti-COVID-19, non si compirebbe un’azione moralmente cattiva, perché essa, ossia l’aborto, è già avvenuta ed è stata procurata (formalmente e positivamente) dalla madre e dal chirurgo, non da chi vuol ricevere (passivamente e materialmente) un siero contenente feti abortiti; inoltre, l’Autore, fa un altro esempio: vaccinarsi è equiparabile a fare l’autopsia su feti abortiti. La conclusione è che l’atto di chiedere il vaccino anti-COVID-19 non è intrinsecamente immorale, poiché è solo una cooperazione materiale e remota a un atto immorale (aborto volontario e diretto).
Debi Vinnedge, Executive Director dell’associazione Children of God for Life che prova incontrovertibilmente come l’industria farmaceutica sia continuamente alla ricerca di materiale biologico proveniente da aborti per creare nuovi vaccini
Le Risposte
Premessa: feti abortiti volontariamente o linee di cellule fetali di aborto spontaneo?
Alcuni medici sostengono non essere certo (ma solo probabile o almeno possibile) che, nel vaccino anti–COVID-19, vi siano cellule fetali di aborti procurati; ma vi sarebbero solo linee di cellule di un feto abortito spontaneamente negli anni Sessanta del secolo scorso.
Quest’asserzione è stata contestata dalla dottoressa Debi Vinnedge, Executive Director dell’associazione Children of God for Life che prova incontrovertibilmente come l’industria farmaceutica sia continuamente alla ricerca di materiale biologico proveniente da aborti per creare nuovi vaccini (2).
Per Don Morselli sarebbe comunque lecito ricevere il vaccino, poiché non vi sarebbe nessuna cooperazione (attiva, positiva e formale) all’aborto procurato. Egli sostiene che anche se nei vaccini vi fossero cellule di feti abortiti in maniera volontaria, applicando la dottrina del “volontario indiretto” o della «causa con duplice effetto», sarebbe egualmente lecito farsi vaccinare con una cooperazione materiale remota e indiretta al peccato formale altrui (madre e chirurgo cooperanti attivamente all’aborto procurato).
Questa possibile incidenza sulla fertilità pone un altro problema. Una giovane sposa, vaccinata, per «almeno 2 mesi» se non oltre, vedrebbe compromessa la propria capacità generativa? E stante l’incertezza circa gli effetti sul feto a seguito della vaccinazione dei genitori, è meglio prendere il SARS-CoV-2 o rischiare di avere figli abortiti o malati?
Risposta alla «Prima Ipotesi»: la questione è medica non morale
1) La materia del vaccino anti–COVID-19
Per quanto riguarda la Prima Ipotesi («ammesso che il vaccino anti-COVID-19 sia efficace e non pericoloso, è la medicina che deve dare una risposta»), si può ribattere che (quanto alla causa materiale del siero vaccinale) basterebbe leggere il Foglietto illustrativo del vaccino anti-COVID-19 stampato dalla ditta farmaceutica Pfizer-BioNTech (2) (pubblicato in traduzione italiana dall’Avvocato Edoardo Polacco di Roma nel suo sito) (4), nel quale è ammessa esplicitamente e chiaramente
a) la non certezza dell’efficacia di detto siero vaccinale per immunizzare dal COVID-19;
b) la probabile grave nocività per il corpo del vaccinato e della sua prole. In particolare si raccomanda «per le donne in età fertile, la gravidanza deve essere esclusa prima della vaccinazione. Inoltre alle donne in età fertile si consiglia di evitare la gravidanza per almeno 2 mesi dopo la seconda dose»; si precisa poi che «non è noto se il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 abbia un impatto sulla fertilità».
«Non credo che abbiamo le prove su nessuno dei vaccini per essere sicuri che impediranno alle persone di contrarre effettivamente l’infezione e quindi di essere in grado di trasmetterla» Soumya Swaminathan, Chief Scientist presso l’OMS
Questa possibile incidenza sulla fertilità pone un altro problema. Una giovane sposa, vaccinata, per «almeno 2 mesi» se non oltre, vedrebbe compromessa la propria capacità generativa? E stante l’incertezza circa gli effetti sul feto a seguito della vaccinazione dei genitori, è meglio prendere il SARS-CoV-2 o rischiare di avere figli abortiti o malati? Perciò, la ditta stessa che ha prodotto il vaccino ci ha avvertito della sua probabile non efficacia e nocività; per cui il problema sarebbe già risolto, da un punto di vista sanitario, con la sola lettura del «Bugiardino» del vaccino anti-COVID-19 Pfizer-BioNTech.
Nella stessa linea vanno le recenti affermazioni di Soumya Swaminathan, Chief Scientist presso l’OMS che in una videoconferenza diffusa su Facebook (5), ha affermato: «Non credo che abbiamo le prove su nessuno dei vaccini per essere sicuri che impediranno alle persone di contrarre effettivamente l’infezione e quindi di essere in grado di trasmetterla».
Ancora più nette le dichiarazioni di David Heymann, presidente del gruppo di consulenza strategica e tecnica dell’OMS per i rischi infettivi, secondo il quale, in un’intervista a The Guardian (6), nonostante l’avvio delle vaccinazioni, «il destino del virus è quello di diventare endemico; continuerà a mutare man mano che si riprodurrà nelle cellule umane». Davanti a tali inquietanti dichiarazioni, se il vaccino anti-COVID-19, non solo non è efficace ma è pure nocivo, non è ragionevole assumerlo.
«Il destino del virus è quello di diventare endemico; continuerà a mutare man mano che si riprodurrà nelle cellule umane»
In secondo luogo, si può sostenere tranquillamente, come asseriscono molti medici e scienziati (Raoult, Scoglio, Montanari, Galli, Palù, Olivieri, Montagnier, Bacco, Zangrillo, De Donno, Bolgan, Amici, Petrella, Trevisan, Citro, Trinca, Tarro, eccetera…), che – pur se non fosse sicura la presenza di feti abortiti nei vaccini, ma sappiano con che tale presenza è certa in molti vaccini (7) – tuttavia, vi sono serie probabilità o almeno possibilità fondate che nella maggior parte dei vaccini si trovino cellule di feti abortiti, ossia vi è almeno un dubbio positivo (8) sulla loro presenza nel siero vaccinale.
Questa tesi scientifica della presenza di cellule di feti abortiti nei sieri vaccinali, oltre che da tre atti della PAV e dalla CdF, è stata espressa esplicitamente in un atto parlamentare della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, approvata e trasmessa alla Presidenza dalla Commissione nella seduta del 7 febbraio 2018 (9).
Davanti a tali inquietanti dichiarazioni, se il vaccino anti-COVID-19, non solo non è efficace ma è pure nocivo, non è ragionevole assumerlo
Inoltre è stata ammessa come certa e perciò contestata dal cardinale Burke (marzo 2019) e da sei vescovi (Viganò e Brennan individualmente; Lenga, Peta, Pujats, Schneider, Strickland, Tyler in un documento congiunto del 12 dicembre 2020) (10).
Sul tema delicato degli embrioni destinati alla ricerca, la CdF ha chiarito i termini della questione nell’istruzione Dignitas personae del 2008 su alcune questioni di bioetica. Al numero 19 si precisa: «Sono chiaramente inaccettabili le proposte di usare tali embrioni per la ricerca o di destinarli a usi terapeutici, perché trattano gli embrioni come semplice materiale biologico e comportano la loro distruzione. La proposta di scongelare questi embrioni per la ricerca, di usarli senza riattivarli, come se fossero dei normali cadaveri, non è ammissibile».
E, avendo presente l’uso di linee cellulari di feti nella produzione di vaccini, l’istruzione al numero 34 ammonisce:
«Occorre ricordare innanzitutto che la stessa valutazione morale dell’aborto “è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica»
«Occorre ricordare innanzitutto che la stessa valutazione morale dell’aborto “è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica, che è legalmente ammessa in alcuni Stati […]. L’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione, costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e a ogni persona”. Queste forme di sperimentazione costituiscono sempre un disordine morale grave».
Giova ricordare che già nell’Enciclica Evangelium vitae 63, citata tra virgolette dall’istruzione della CdF, nel 1995 Giovanni Paolo II aveva condannato con forza la sperimentazione sugli embrioni «pur mirando a scopi in sé legittimi».
È evidente l’accelerazione della PAV (gestione mons. Paglia dal 15 agosto 2016) che già nel 2017, alla luce di presunti «progressi della medicina e delle attuali condizioni di preparazione di alcuni vaccini», riteneva che il documento della stessa PAV del 2005 circa la non liceità nell’uso di cellule fetali nella preparazione dei vaccini ma che già presentava una crepa nella giustificazione morale di vaccini prodotti con cellule fetali abortive (11), sarebbe stato «rivisto e aggiornato» come è effettivamente avvenuto a più riprese e in ultimo il 28 dicembre 2020 in un documento congiunto della CdF e della PAV in 20 punti (12) .
«È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica, che è legalmente ammessa in alcuni Stati […]. L’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione, costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e a ogni persona»
Don Curzio Nitoglia
NOTE
(1) Alcuni documenti della Pontificia Accademia per la Vita (d’ora in poi PAV) e della Congregazione per la dottrina della Fede (d’ora in poi CdF) ritengono certa, e non solo possibile, la presenza di feti abortiti nei vaccini. Per fugare ogni dubbio, basti citare PAV, Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule prevenienti da feti umani abortiti del 5 giugno 2005: «Fino ad oggi ci sono due linee cellulari umane diploidi, allestite originalmente (1964 e 1970) da tessuti di feti abortiti, che vengono usate per la preparazione di vaccini con virus vivi attenuati: la prima linea è la WI-38 (Winstar Institute 38), con fibroblasti diploidi di polmone umano, derivati da un feto femmina abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli (G. Svenet al., 1969), preparata e sviluppata da Leonard Hayflick nel 1964 (L. Hayflick, 1965; G. Svenet al., 1969), numero ATCC CCL-75. La WI-38 è stata usata per la preparazione dello storico vaccino RA 27/3 contro la rosolia (S. A. Plotkin et al., 1965). La seconda linea cellulare umana è la MRC-5 (Medical Research Council 5; polmone umano, embrionale; numero ATCC CCL-171), con fibroblasti di polmone umano provenienti da un feto maschio di 14 settimane abortito per «motivi psichiatrici» da una donna ventisettenne nel Regno Unito. La MRC-5 è stata preparata e sviluppata da J. P. Jacobs nel 1966 (J. P. Jacobset al., 1970) Sono state sviluppate altre linee cellulari umane per necessità farmaceutiche, ma non sono coinvolte nei vaccini attualmente disponibili.4 Oggi i vaccini che sono incriminati poiché usano linee cellulari umane, WI-38 e MRC-5, ottenute da feti abortiti sono i seguenti:
A) Vaccini attivi contro la rosolia6:
– i vaccini monovalenti contro la rosolia Meruvax® II (Merck) (U. S. A.), Rudivax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Ervevax® (RA 27/3)(GlaxoSmithKline, Belgio); – i vaccini combinati MR contro la rosolia e morbillo, commercializzati con il nome di M-R-VAX®II (Merck, U. S. A.) e Rudi-Rouvax® (AVP, Francia),
– il vaccino combinato contro rosolia e parotite commercializzato con il nome di Biavax®II (Merck, U. S. A.),
– il vaccino combinato MMR (measles, mumps, rubella) contro morbillo, parotite e rosolia, commercializzato con il nome di M-M-R® II (Merck, U. S. A.), R.O.R®, Trimovax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Priorix® (GlaxoSmithkline, Regno Unito).
Nel 1995 Giovanni Paolo II aveva condannato con forza la sperimentazione sugli embrioni «pur mirando a scopi in sé legittimi»
B) Altri vaccini, anch’essi preparati usando linee cellulari umane da feti abortiti:
– due vaccini contro l’epatite A, uno prodotto da Merck (VAQTA), l’altro da Glaxo SmithKline (HAVRIX), entrambi preparati usando la MRC-5; – un vaccino contro la varicella, Varivax®, prodotto da Merck usando la WI-38 e la MRC-5.
– un vaccino contro la poliomielite, il vaccino con il virus di polio inattivato Poliovax® (AventisPasteur, Fr.) usando la MRC-5.
– un vaccino contro la rabbia, Imovax®, da Aventis-Pasteur, prelevato da cellule umane diploidi infettate, il ceppo MRC-5;
– un vaccino contro il vaiolo, ACAM 1000, preparato da Acambis usando la MRC-5, ancora in sperimentazione».
Nello specifico del vaccino anti-COVID-19, è certa la presenza di cellule fetali derivanti da aborto volontario e diretto come risulta dalla nota CdF e PAV, Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano del 28 dicembre 2020 che cita un documento del Charlotte Lozier Institute, Covid-19 Vaccine Candidates and Abortion-Derived Cell Lines, 3 December 2020
(2) Cfr. https://cogforlife.org/vaccines-abortions/: «Durante le udienze della FDA (Food and Drug Administration ndr) nel maggio 2002, il dottor Van der Eb di Crucell, NV, la società biomedica olandese che possiede i diritti brevettati sulla linea cellulare, ha spiegato in modo molto dettagliato di questo nuovo martire per l’industria farmaceutica: “Così ho isolato la retina da un feto, da un feto sano, per quanto si poteva vedere, di 18 settimane. Non c’era niente di speciale con una storia familiare o la gravidanza era del tutto normale fino alle 18 settimane, e si è rivelato essere un aborto socialmente indicato – abortus provocatus, ed era semplicemente perché la donna voleva sbarazzarsi del feto. La madre era completamente normale … PER C6 era stato creato solo per la produzione farmaceutica di vettori di adenovirus e per lo standard dell’industria farmaceutica. Mi rendo conto che suona un po’ “commerciale” ma PER C6 è stato creato per quello scopo particolare. Inoltre, per quanto ne so, più di 50 aziende hanno preso la licenza per PER C6”».
Sebbene abbiamo dimostrato che le ragioni originali degli aborti sono soggette a speculazioni, l’intento del donatore non è in realtà rilevante né nella ricerca sulle cellule staminali embrionali (ESCR) né nei vaccini derivati dall’aborto. In entrambi i casi, tuttavia, l’intento del ricercatore e abortista è abbastanza calcolato e abbastanza chiaro: entrambi non erano solo omicidi premeditati, ma entrambi erano stati compiuti con il pieno intento di commercializzare e trarre profitto dalla distruzione della vita umana. E nel caso degli aborti, ognuno di essi è stato eseguito con piena consapevolezza in anticipo che il feto sarebbe stato utilizzato non solo per una sorta di ricerca futura, ma per l’intento specifico di creare vaccini.
(4) http://www.iostoconlavvocatopolacco.it/wpcontent/uploads/2020/12/bugiardino-vaccino-covid.pdf
(5) https://www.facebook.com/154163327962392/videos/2109672172500129/ dal minuto 01: 00: 25
(7) Cfr. le dichiarazioni della dottoressa Debi Vinnedge in https://renovatio21.com/vaccini-aborti-cosmetici-parlano-i-children-of-god-for-life/ : «I vaccini contenenti materiale fetale abortito negli Stati Uniti e in Canada sono: MMR, Varivax (varicella) Zostavax (fuoco di Sant’Antonio), Polio, Rabbia, Epatite-A (4 di questi), Vaiolo ed Ebola. Poi ci sono alcuni vaccini che si combinano con quanto sopra, come un morbillo-rosolia, parotite-rosolia, MMR + varicella (4 di questi), epatite-A + B, epatite-A più tifoidea, combinazioni di poliomielite come Pentacel, Quadracel, Infanrix-IPV-HiB. Inoltre ci sono molti altri medicinali che usano materiale fetale abortito come Adenovirus 4,7, Pulmozyme, Procrit, Epoetin alfa, Epogen, Aranesp, Darbepoetin alfa, Abciximab, rhFV1, Nuwiq, Eloctate, G-CSF (per le gravi infezioni)».
(8) Il dubbio positivo consiste nell’incertezza tra due tesi opposte: per esempio, «presenza/assenza di feti nei vaccini», per cui si sospende il giudizio e non si assente né all’una né all’altra.
(9) http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/022bis/023/INTERO.pdf; https://www.corvelva.it/approfondimenti/notizie/mondo/lettera-aperta-ai-legislatori-sul-dna-fetale-nei-vaccini-theresa-deisher.html
(10) https://www.crisismagazine.com/2020/covid-vaccines-the-ends-cannot-justify-the-means
(11) Cfr. PAV, Riflessioni etiche sui vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, 5 giugno 2005: «Per quanto riguarda le malattie contro le quali non ci sono ancora vaccini alternativi, disponibili, eticamente accettabili, è doveroso astenersi dall’usare questi vaccini solo se ciò può essere fatto senza far correre dei rischi di salute significativi ai bambini e, indirettamente, alla popolazione in generale. Tuttavia, se questi fossero esposti a pericoli di salute notevoli, possono essere usati provvisoriamente anche i vaccini con problemi morali. La ragione morale è che il dovere di evitare la cooperazione materiale passiva non obbliga se c’è grave incomodo. In più, ci troviamo, in tale caso, una ragione proporzionata per accettare l’uso di questi vaccini in presenza del pericolo di favorire la diffusione dell’agente patologico, a causa dell’assenza di vaccinazione dei bambini. Questo è particolarmente vero, nel caso della vaccinazione contro la rosolia».
Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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