Spirito
La Russia e il vaccino: mito e realtà

Renovatio 21 ripropone questa traduzione di un articolo di Russian Faith pubblicata dalla Parrocchia ortodossa di San Massimo, vescovo di Torino, che ringraziamo per la cortese concessione.
Un’idea comune che gira intorno all’alt-media simpatizzante della Russia e di Putin è che la Russia non ha forzato i vaccini perché Putin ha detto che era personalmente contrario all’idea e che non lo avrebbe mai permesso. Lo ha fatto per placare la rabbia degli elettori russi, la maggioranza dei quali è fortemente contraria al vaccino, in vista delle elezioni parlamentari di settembre.
Questa percezione errata è stata ripetuta da eminenti osservatori della Russia come un dato di fatto nelle loro colonne, da Paul Craig Roberts a The Saker, per citarne due. L’unico problema è che non non è vero, e sebbene questa testata sia molto solidale con Putin, anche noi dobbiamo ammettere che lui, e ci dispiace doverlo dire, stava mentendo apertamente.
La verità è che mentre diceva questo, i membri di spicco del suo partito e del governo stavano facendo esattamente l’opposto, cioè stavano costringendo le persone a farsi vaccinare, cosa che ovviamente non avrebbero potuto fare senza il suo consenso.
La «forzatura» era esattamente la stessa di quella che sta causando un tumulto nell’America oggi, dove i lavoratori sono licenziati se non ricevono il vaccino. Come in Occidente, milioni di russi hanno obbedito con riluttanza e molti hanno rifiutato e sono stati licenziati
La «forzatura» era esattamente la stessa di quella che sta causando un tumulto nell’America oggi, dove i lavoratori sono licenziati se non ricevono il vaccino. Come in Occidente, milioni di russi hanno obbedito con riluttanza e molti hanno rifiutato e sono stati licenziati.
La scorsa settimana abbiamo pubblicato un articolo che evidenziava alcune delle tendenze meno rassicuranti: La Russia sta adottando rapidamente i codici QR. Come andrà a finire?. I regolamenti sui vaccini legati all’occupazione e alle restrizioni al movimento dei codici QR proliferano negli 85 «soggetti federali» della Russia, equivalenti approssimativi di quelli che negli Stati Uniti sarebbero chiamati Stati. Va notato che questi regolamenti sono una risposta a un improvviso aumento dei casi di COVID nelle ultime settimane in Russia.
La Russia ha una piazza pubblica molto attiva e chiassosa, che esiste principalmente su piattaforme di social media, su nessuna delle quali il governo ha molto controllo. Le più popolari sono Facebook, Vkontakte (una piattaforma russa simile a Facebook), YouTube, Whatsapp, Instagram e Telegram. È qui che si svolge il dibattito pubblico su vaccini, mascherine e COVID, e la maggior parte delle persone è contraria e scettica nei confronti delle politiche del governo.
La Chiesa e i fedeli
La resistenza più militante ai vaccini è tra i fedeli ortodossi.
In questo enorme paese, monaci e preti di provincia tendono a essere contrari ai vaccini e lo dicono al loro gregge. Non hanno davvero bisogno di dirlo, perché la maggior parte dei fedeli sente intuitivamente che c’è qualcosa di sbagliato nell’intero fenomeno.
In questo enorme paese, monaci e preti di provincia tendono a essere contrari ai vaccini e lo dicono al loro gregge. Non hanno davvero bisogno di dirlo, perché la maggior parte dei fedeli sente intuitivamente che c’è qualcosa di sbagliato nell’intero fenomeno
Sono spuntati impressionanti gruppi di attivisti ortodossiche promettono di combattere con le unghie e con i denti. Eminenti vescovi sono stati intransigenti nel denunciare i vaccini. (Rapporto di Russian Faith in inglese). L’abate di un famoso monastero (Valaam) prima ha annunciato che stava richiedendo vaccini, ma poi in pochi giorni ha cambiato idea, a quanto pare dopo una tirata d’orecchi da parte dei fratelli, che senza dubbio hanno citato san Paisios. Tutto normale.
Poi all’improvviso, durante l’estate, la massima leadership della chiesa, ovviamente per volere del governo, ha lanciato una campagna coordinata di pubbliche relazioni per sollecitare il vaccino.
Una delle figure cristiane più venerate e popolari del paese, il metropolita Tikhon, autore di Santi di tutti i giorni, il più grande best-seller russo degli ultimi 50 anni, è stato molto schietto, insistendo sul fatto che il vaccino è sicuro ed è l’unico modo in cui il paese potrebbe prevalere sulla pandemia, liquidando i dubbi come sciocchezze.
Il famoso metropolita Ilarion, il «ministro degli esteri» della chiesa di orientamento liberale ed educato a Oxford, ha provocato un putiferio quando ha detto in un’intervista televisiva che non farsi vaccinare era un «peccato», di cui i fedeli avrebbero dovuto pentirsi, per aver forse causato la morte di altri.
Il blitz più maldestro è arrivato dal popolarissimo, più grande e prestigioso canale televisivo cristiano nazionale «Spas» (il Salvatore), che è di proprietà e gestito dalla Chiesa, cioè sotto il primate della chiesa, il patriarca Kirill.
L’accusa è stata guidata dal principale conduttore, Roman Golovanov, un ventisettenne sgradevolmente arrogante, cosa non rara nei giovani di successo, ma non un tratto solitamente associato ai cristiani ortodossi, né da loro ammirato. Questi ha ospitato un programma dopo l’altro con preti pro-vax che cercavano di sfatare gli anti-vax, e ha mostrato disprezzo per chiunque fosse così sciocco da pensare che le terapie geniche sperimentali dell’mRNA forse non fossero una grande idea. Questo è stato un colpo di zappa sui piedi: sembra aver solo cementato gli atteggiamenti anti-vax, e ha reso Golovanov estremamente impopolare, screditando seriamente Spas agli occhi di molti.
Molti eminenti ortodossi si sono espressi apertamente contro il vaccino, mettendo in pericolo le loro prospettive professionali nei media statali, ma aumentando al contempo la loro popolarità presso il pubblico.
La popolare attrice Marina Shukshina ha approfittato dell’occasione in cui ha ricevuto una medaglia dal primo ministro per parlare in termini molto forti dell’argomento. Quel video è diventato parabolicamente virale. In questi giorni trascorre la maggior parte del suo tempo come attivista anti-vax ortodossa. Anna Shafran, una conduttrice di telegiornali molto popolare, con spettacoli su Vesti FM radio e Spas, che sono di proprietà del governo, e su Tsargrad, che è privato, è intransigente nella sua denuncia del vaccino, dei regolamenti, dei codici QR, ecc. Non lo fa sui suoi programmi governativi, ma sui suoi social media ampiamente seguiti e su Tsargrad è feroce.
Un altro esempio è Sergej Mikheev, un popolare analista politico ortodosso regolarmente su tutti i grandi spettacoli. Altri notabili sono gli attivisti politici Alexandra Mashkova e Andrej Kormukhin e la popolare attrice Olga Budina.
La versione russa di CitizenGO, l’equivalente europeo conservatore molto popolare e di successo di Change.org, è cresciuta notevolmente nell’ultimo anno, cavalcando un’ondata popolare di malcontento per i vaccini e per il lockdown.
In effetti, prendere una posizione forte contro le politiche COVID del governo è stata un’abile mossa di marketing per molti di questi personaggi pubblici.
Un gruppo di medici russi ha tenuto una conferenza a San Pietroburgo il 20-21 ottobre, sfidando le posizioni del governo su tutto ciò che riguarda il COVID.
Un famoso musicista, Mavashi, ha ospitato un evento simile a Mosca il 23 ottobre. Ci sono troppi esempi di cui tenere traccia. La maggior parte di queste figure ha account di social media sulle piattaforme sopra elencate. Telegram è probabilmente la piattaforma migliore su cui seguirli, perché non ha una funzione automatica di censura.
La Russia ha più celebrità importanti che parlano contro il vaccino rispetto agli Stati Uniti, dove ciò avrebbe conseguenze professionali rapide e spiacevoli
A questo proposito, la Russia ha più celebrità importanti che parlano contro il vaccino rispetto agli Stati Uniti, dove ciò avrebbe conseguenze professionali rapide e spiacevoli.
Il primate della chiesa, il patriarca Kirill, è stato in silenzio sull’argomento, forse intuendo che è meglio delegare ad altri questo campo minato.
Il risultato è che il suddetto metropolita Ilarion ha ammesso in una recente intervista che gli sforzi della Chiesa per cambiare idea sono stati una totale sconfitta e un fallimento, che ha inimicato il pubblico e ha danneggiato la credibilità della Chiesa.
Anche Spas ha fatto un voltafaccia, dando regolarmente spazio agli scettici sui vaccini, in uno sforzo disperato per riconquistare la credibilità perduta.
Indossare mascherine nelle chiese è un altro problema scottante per i credenti russi. Molti credono che sia sbagliato, e l’osservanza varia da chiesa a chiesa, a seconda del parere del rettore. A Mosca e in altre città, in teoria, una chiesa può essere multata per non aver fatto rispettare l’uso della mascherina, ma in realtà questa è stata solo una minaccia dell’inizio del 2020 e da allora non viene applicata. Forse con l’ultimo picco di COVID, queste minacce torneranno. La nostra esperienza è stata che se uno rifiuta educatamente ma con fermezza di indossare una mascherina in chiesa, nessuno insiste. Non più di un mese fa, quasi nessuno le indossava a Mosca e nelle città di provincia circostanti. Con l’ultimo picco di COVID, sono tornate a essere più evidenti.
C’è una spiegazione di buon senso per il motivo per cui personaggi di spicco come Tikhon e Ilarion potrebbero essere stati all’oscuro dei pericoli spirituali del vaccino, una spiegazione certamente più plausibile del fatto che siano in combutta con Klaus Schwab, come sembra più chiaramente essere papa Francesco.
Ciò che la gente spesso non prende in considerazione è che al culmine della vita ecclesiale, il programma di questi personaggi è così pieno di interazioni con gli altri che vivono nel loro mondo rarefatto, che non sono esposti nemmeno lontanamente alla base delle opinioni che dissentono dalla linea ufficiale del governo. Non leggono siti web ortodossi dissidenti, né guardano i video del cardinale Viganò. C’è un meraviglioso aforisma russo: «Non molti vescovi vanno in paradiso». Si può vedere come abbiano potuto avere una visione piuttosto ingenua dei vaccini e delle forze dietro di loro.
Ci sono rapporti che circolano sui social media secondo cui dopo il loro sostegno pubblico ai vaccini, i vertici della Chiesa sono stati sottoposti a un vero e proprio bombardamento di critiche in pubblico e in privato dalla base e che la loro comprensione dei problemi si è evoluta notevolmente a partire dall’estate. Di certo non hanno rilasciato dichiarazioni pro vax negli ultimi mesi, con l’eccezione di Ilarion, che continua a martellare.
La posizione e le politiche del governo russo sul COVID assomigliano molto a quelle della maggior parte dei Paesi: lockdown, mascherine, vaccini, regolamenti, codici QR. La posizione della popolazione è un’altra cosa.
Nonostante il pubblico russo sia il più anti-vax di qualsiasi economia avanzata (vedi sotto), le politiche del governo sono molto simili a quelle occidentali
Nonostante il pubblico russo sia il più anti-vax di qualsiasi economia avanzata (vedi sotto), le politiche del governo sono molto simili a quelle occidentali.
La Russia ha una cultura istituzionale di combattimento contro le pandemie, ereditata dai giorni della guerra fredda, quando la società sovietica era seriamente intenzionata a essere pronta alla battaglia su questo fronte, poiché anche le pandemie facevano parte della preparazione alla guerra biologica.
Nei primi mesi del COVID all’inizio del 2020, il lockdown della Russia è stato più draconiano rispetto a quello delle democrazie occidentali, per certi versi simile a quello cinese. Quando le persone hanno iniziato a rendersi conto che il pericolo non era così alto come si temeva all’inizio, la Russia è passata a lanciare i vaccini, richiedendo mascherine e distanzamento sociale.
Poiché il pericolo si è ulteriormente attenuato, queste misure sono state ampiamente disattese dal pubblico, determinando una situazione in cui entro la fine del 2020 la vita era in gran parte «tornata alla normalità», senza che venissero osservate o applicate misure serie, sebbene fossero ancora ufficialmente in vigore.
Il risultato è stato che la Russia è stata molto meno restrittiva dell’Occidente fino all’inizio dell’estate del 2021.
Il risultato è stato che la Russia è stata molto meno restrittiva dell’Occidente fino all’inizio dell’estate del 2021.
Quando le nuove ondate di COVID hanno iniziato ad apparire all’inizio dell’estate, le autorità hanno nuovamente bloccato, istituendo i codici QR dei vaccini per caffè e ristoranti a Mosca. Il risultato è stato un completo fiasco, con il pubblico in gran parte non vaccinato che ha semplicemente boicottato i ristoranti. Nel giro di poche settimane, circa 200 locali sono falliti e il sindaco è stato costretto a cedere. Allo stesso tempo, si è iniziato a richiedere che i dipendenti di gran parte dell’economia fossero vaccinati o licenziati. Questo è stato impopolare, ma la maggior parte ha ceduto, perché molti russi hanno pochi risparmi e dovrebbero affrontare privazioni economiche se perdessero il lavoro.
Il quadro generale del COVID è molto simile a quello occidentale. Il governo sta usando un approccio del tipo bastone e carota per sollecitare i cittadini a vaccinarsi. I media sono solidamente pro-vax ed esagerano costantemente la minaccia del COVID, riportando senza fiato nuovi aumenti e ignorando i miglioramenti. Dove la Russia è diversa è che il pubblico si fida meno di questa narrativa rispetto ai propri cugini occidentali.
Un’altra differenza è che i media alternativi sono per lo più filo-occidentali, e quindi se non apertamente solidali con gli atteggiamenti occidentali tradizionali nei confronti di vaccini e mascherine, non sono certamente un fondamento di opposizione come lo sono quelli in Occidente.
I media sono solidamente pro-vax ed esagerano costantemente la minaccia del COVID, riportando senza fiato nuovi aumenti e ignorando i miglioramenti. Dove la Russia è diversa è che il pubblico si fida meno di questa narrativa rispetto ai propri cugini occidentali
C’è molta discussione pubblica sulle misure anti-COVID sui social media e in quello spazio c’è molta opposizione ai vaccini, ai vaccini forzati, ai codici QR, alle mascherine e cose simili. Questo non si è ancora tradotto in manifestazioni di piazza, come in Europa e negli USA.
Infine, c’è un piccolo ma vivace settore dei media alternativi che è profondamente conservatore, ortodosso, tradizionalista e critico da destra nei confronti del mainstream putinista. Un forte atteggiamento anti-vax/anti-mascherine sta emergendo da questo gruppo e sta rapidamente attirando seguaci da un pubblico solidale.
Bielorussia e Russia sono un esempio di approcci radicalmente diversi al COVID.
La Bielorussia, come la Svezia, ha persistentemente rifiutato di cadere nel clamore, minimizzando i rischi, non facendo mai lockdown, non richiedendo vaccini, mascherine o altre misure – in altre parole, adottando un approccio di buon senso.
L’approccio della Russia assomiglia di più a quello occidentale. Le statistiche suggeriscono che la Bielorussia se l’è cavata meglio della Russia e la sua economia non ha certamente sofferto tanto.
Perché la Russia è l’economia avanzata più anti-vax nel mondo
In questa fase avanzata della saga dei vaccini, la Russia è ancora vaccinata solo al 35%, nonostante abbia i propri vaccini, cosa che solo la Cina ha ottenuto.
I motivi per cui i russi li evitano non sono perché siano particolarmente ben informati sui pericoli, o perché passino del tempo sul sito web di Bobby Kennedy, o perché questa sia diventata una questione politica come negli Stati Uniti, piuttosto, ha a che fare principalmente con il il fatto che i russi tendano ad avere un sospetto molto profondo (e sano, potremmo aggiungere), di tutto ciò a cui li sospinge il partenariato governo / grandi imprese. Potete biasimarli?
Da quando la pandemia è entrata nel vivo, la maggior parte dei russi è anche giunta alla conclusione che non è così pericolosa come i loro media la stanno dipingendo, a giudicare dalla loro esperienza aneddotica.
Come altrove, pochi muoiono a causa della malattia e la maggior parte sono anziani o hanno delle comorbilità. L’atteggiamento della maggior parte è che il rischio è basso e che l’incessante persecuzione per far vaccinare è indicativa di un secondo fine, probabilmente finanziario.
L’umore anti-vax qui è robusto, per usare un eufemismo. I social media sono pieni zeppi di meme e video che ridicolizzano il vaccino
L’umore anti-vax qui è robusto, per usare un eufemismo. I social media sono pieni zeppi di meme e video che ridicolizzano il vaccino. I russi hanno notoriamente un grande talento per le battute e l’umorismo, e molti dei video e dei meme sono estremamente ben fatti. L’opposizione non è tanto organizzata, quanto profondamente radicata e diffusa. È differente dall’umore anti-vax negli Stati Uniti, che è guidato più dalle denunce d’alta qualità con cui i media alternativi smascherano le ovvie contraddizioni e le ambiguità del programma vaccinale, e che poi si diffondono nel paese su linee partigiane.
I media alternativi russi sono per lo più anti-Putin, cioè simpatizzanti del globohomo, quindi tendono anche a echeggiare simpatia per i vaccini in rari accordi con l’establishment. In ogni caso, hanno un pubblico piuttosto ristretto. Pertanto, alla Russia manca questo ruolo chiave che i media alternativi svolgono in Occidente, e i russi spesso non sono consapevoli dei più convincenti argomenti logici contro i vaccini, del rischio per la salute e per le libertà civili.
Alla Russia manca questo ruolo chiave che i media alternativi svolgono in Occidente, e i russi spesso non sono consapevoli dei più convincenti argomenti logici contro i vaccini, del rischio per la salute e per le libertà civili
Ci sono alcuni media alternativi che sono più nazionalisti, cristiani e conservatori rispetto al mainstream, e tendono ad essere fortemente anti-vax, con l’intera panoplia di riflessioni cospiratorie su Klaus Schwab, Gates e simili, ma anche loro, spesso, non hanno accesso alle ultime informazioni emerse dai media alternativi in Occidente, per esempio Mercola, Children’s Health Defense di Robert Kennedy, etc.
Le statistiche sul COVID in Russia sono meno trasparenti che in Occidente
La ragione principale per cui le statistiche occidentali sul COVID sono ragionevolmente ben comprese in Occidente è grazie a mezzi di comunicazione alternativi robusti e sofisticati come Children’s Health Defense e Mercola che perforano il carico di sciocchezze che emerge dalle fonti ufficiali.
È stato ora dimostrato che il CDC è stato criminale nella sua manipolazione delle statistiche. Come spiegato sopra, i media russi per lo più filo-occidentali si sono addormentati al passaggio su questo problema critico, quindi c’è più confusione su quale sia il quadro reale in Russia, e c’è il sospetto fondato che il governo e l’industria farmaceutica abbiano mano relativamente libera per manipolare le statistiche e adattarle alla loro narrativa.
Il pubblico occidentale ha una comprensione molto migliore delle reazioni negative ai vaccini, portando diversi Paesi, per esempio la Svezia, a sospenderne alcuni
A causa di ciò, il pubblico occidentale ha una comprensione molto migliore delle reazioni negative ai vaccini, portando diversi Paesi, per esempio la Svezia, a sospenderne alcuni.
In Russia, le reazioni avverse sono a malapena segnalate e il pubblico è sostanzialmente all’oscuro di questa questione altamente controversa, cosa che alimenta ulteriormente la sfiducia del pubblico.
Gli attivisti anti-COVID in Russia sospettano che il governo abbia esagerato con infezioni e vittime, come parte di una campagna allarmistica per convincere le persone a ricevere i vaccini.
I critici occidentali sospettano che la Russia li stia sottovalutando, al fine di evitare di dover bloccare l’economia. Entrambe le teorie sono plausibili e questo solleva solo sospetti su quali siano le statistiche effettive.
La quinta colonna pro-vax della Russia
Gli antivaccinisti organizzati parlano di una «fazione COVID» nel governo e nelle grandi imprese. Membri di spicco sono il vice primo ministro Tat’jana Golikova e Anna Popova, capo dell’Agenzia russa per la protezione dei consumatori, che ha una posizione di primo piano del governo. Vice primo ministro suona più importante di quanto non sia in realtà, perché ce ne sono 9, e il vero vice primo ministro porta il titolo di «primo vice primo ministro».
La fazione si riversa nei grandi affari. German Gref, che è a capo della più grande banca del paese, Sberbank, di proprietà del governo, è un grande appassionato dei vaccini.
Gli antivaccinisti organizzati parlano di una «fazione COVID» nel governo e nelle grandi imprese
Non aiuta le cose che, nonostante sia sposato con figli, la maggior parte dei russi, che tendono a essere intolleranti a queste cose, insistano sul fatto che sia un omosessuale, cosa che non può essere verificata o falsificata. È semplicemente un meme che si è bloccato, il che può essere vero o meno.
C’è di peggio nel fatto che Gref saltella in giro con un maglione a rombi, in apparizioni da palcoscenico destinate a imitare eventi simili alla Apple, dove esalta il futuro digitale che sta costruendo con i suoi buoni amici al World Economic Forum, con il quale ha recentemente ospitato una simulazione di un attacco informatico globale intitolato «cyber polygon».
Peggio ancora, la sua banca è stata la principale finanziatrice del vaccino russo Sputnik, che utilizza la stessa tecnologia mRNA di Big Pharma, e gli ha dato letteralmente vita. Il sindaco di Mosca, che come Angela Merkel, sembra avere un debole per fare segni massonici con le sue mani nelle fotografie, è uno stretto alleato di Gref, e sembrano chiaramente in combutta. Il sindaco, Sergej Sobjanin, è un appassionato di lockdown, mascherine, vaccini e QR-code. È infatti più potente di molti ministri, poiché Mosca rappresenta un’enorme percentuale della ricchezza, del PIL e persino della popolazione del Paese.
Non è ancora stato spiegato come esattamente Gref e i suoi colleghi siano entrati in possesso della stessa identica tecnologia che le grandi aziende farmaceutiche occidentali sembrano aver inventato tutte allo stesso tempo, e sì, i social media russi sono pieni di video che mostrano la pelle che diventa magnetica dopo un vaccino.
Il capo dell’istituto di ricerca russo che avrebbe «inventato» lo Sputnik, Aleksandr Gintsburg, sembra un inquietante cugino ebreo di Klaus Schwab ed è uno stretto confidente del signor Gref
Il capo dell’istituto di ricerca russo che avrebbe «inventato» lo Sputnik, Aleksandr Gintsburg, sembra un inquietante cugino ebreo di Klaus Schwab ed è uno stretto confidente del signor Gref.
I russi sono i campioni mondiali in carica di pensiero cospirativo (che richiede abilità simili a quelle degli scacchi), e ovviamente tutto questo è abbondante carburante per le teorie di una cabala globale che raggiunge in profondità i più alti livelli del governo, della sanità aziendale, del mondo accademico e dei media per portare le masse verso un sistema digitale, bestiale, da campo di concentramento.
Per finire, il metropolita Tikhon menzionato sopra, ha recentemente presentato un eccellente documentario di 6 ore che sostiene che è stata proprio una cospirazione segreta di russi d’élite, compresi alcuni principali leader ecclesiastici, a causare la rivoluzione russa, non una grande infelicità o povertà del popolo russo, che a suo dire è una voce promossa dai comunisti e dai loro simpatizzanti dopo la rivoluzione.
Quindi la rivoluzione russa era in realtà una rivoluzione colorata, 100 anni prima che fosse inventato il termine. Eppure Tikhon è un pro-vax. La trama si infittisce.
I vaccini russi sono diversi o migliori di quelli delle grandi aziende farmaceutiche?
La risposta breve è «no».
Lo Sputnik, quello più ampiamente disponibile, usa una tecnologia silile a quella mRNA e nel suo sviluppo è stato utilizzato tessuto fetale, e questo è il vaccino che viene attualmente imposto ai russi.
Lo Sputnik, quello più ampiamente disponibile, ha la stessa tecnologia mRNA e nel suo sviluppo è stato utilizzato tessuto fetale, e questo è il vaccino che viene attualmente imposto ai russi
La Russia ha un promettente vaccino chiamato «Covivac», che utilizza idee antiquate come l’utilizzo di virus morti reali, nessuna terapia genica e nessuna parte di bambino riciclata. Il problema è che questo vaccino è in produzione molto limitata e, a tutti gli effetti, non è disponibile.
Forse questo ha qualcosa a che fare con il fatto che uno dei più grandi plutocrati della nazione (Gref) sta spingendo per il vaccino concorrente con mRNA. Presumibilmente la produzione sarà notevolmente aumentata. Ma nessuno lo sa davvero. Ecco un ottimo nuovo articolo che spiega le origini oscure dello Sputnik e la storia dei test scadenti.
Il terzo vaccino degno di nota è l’Epivac Corona, un altro vaccino senza mRNA, ma anche questo è un secondo classificato.
Uno dei più grandi plutocrati della nazione (Gref) sta spingendo per il vaccino concorrente con mRNA
Lo Sputnik e i suoi sostenitori hanno vinto le lotterie dei vaccini in Russia e sognano gloria globale e pari profitti. È abbastanza straordinario che la Russia sia stata in grado di mettere in campo 3 vaccini in pochi mesi. La Cina è l’unico altro esempio di Paese in grado di farlo. In entrambi i casi è una testimonianza del complesso dell’industria militare di entrambi i paesi, dove lo sviluppo di tali vaccini fa parte dell’essere una potenza militare mondiale.
Un’altra teoria che circola è che lo Sputnik non è stato affatto «inventato» e che la tecnologia è stata semplicemente data a Gintzburg da Big Pharma, come parte del proprio piano per schiavizzare il mondo.
Lo sforzo del governo di eliminare tutti significa che Putin e la sua élite al potere fanno parte della grande cabala di Klaus Schwab?
Ci sono alcune spiegazioni alternative razionali.
Una è che il governo ha il simbolo del dollaro negli occhi e vede una reale opportunità di competere con le grandi industrie farmaceutiche in un mercato globale.
Un’altra teoria che circola è che lo Sputnik non è stato affatto «inventato» e che la tecnologia è stata semplicemente data a Gintzburg da Big Pharma, come parte del proprio piano per schiavizzare il mondo
Ricordate, la Russia è l’unico paese con un vaccino in grado di competere con l’Occidente. La Cina ne ha alcuni, ma la fiducia nel controllo di qualità cinese è bassa, a livello globale. Forse è questo ciò che sta facendo Gref. Se la maggior parte dei russi non riceve il vaccino, questo non lo mette nella migliore luce. Inoltre, l’esperienza russa con il vaccino potrebbe servire come prova che è sicuro.
Un altro motivo potrebbe essere che Putin e le sue élite vedono onestamente il COVID come una crisi sanitaria, un attacco al proprio Paese con armi biologiche o meno, e vogliono inoculare una percentuale decente della popolazione per motivi di sicurezza nazionale, credendo onestamente che i vaccini funzionino e siano nel complesso efficaci.
Loro, come i leader ecclesiastici menzionati sopra, potrebbero essere tanto all’oscuro dei problemi dei vaccini quanto molti benintenzionati.
E i regolamenti sulle mascherine?
I russi sono molto meno inclini a seguire le indicazioni rispetto ai loro cugini europei, ancora una volta, forse a causa della loro esperienza di tre generazioni sotto il comunismo, dove il successo spesso dipendeva da quanto si potesse essere creativi nell’eludere un torrente implacabile di regole e regolamenti meschini.
Chiunque sia stato su un aereo pieno di russi avrà notato che pochi minuti prima di atterrare arriva dall’interfono una voce implorante, che chiede ai passeggeri di non alzarsi dai loro posti fino a quando l’aereo non si fermerà completamente. Il motivetto viene ripetuto, con enfasi, in attesa di ciò che accadrà dopo. Non appena le ruote toccano terra, l’80% dei passeggeri salta in piedi e inizia a tirare giù i bagagli a mano e a indossare i cappotti, apparentemente ignaro di ciò che gli è stato appena chiesto di fare.
La situazione delle mascherine è più o meno la stessa. Laddove sono richieste, sono per lo più ignorate. Quando ciò è impossibile, sono indossate sotto la bocca, se possibile, ma in caso contrario, sotto il naso.
I cartelli che indicano alle persone che devono indossare maschere (e talvolta guanti) si trovano negli ingressi di molti dei più grandi negozi e negli ingressi dei trasporti pubblici e sui loro interfono, eppure la maggior parte delle persone li ignora
Alcuni grandi centri commerciali richiedono di indossare una mascherina all’ingresso, con la maggior parte delle persone che fa qualche passo e si infila di nuovo la mascherina in tasca.
In molti MacDonald, non ti daranno i tuoi McNuggets finché non avrai una mascherina. Dopo aver ricevuto il tuo ordine, ti togli la mascherina che hai indossato 15 secondi fa e ti occupi dei fatti tuoi. Questo non sembra assurdo a nessuno.
Questa è stata la situazione negli ultimi 18 mesi circa, dopo che i primi timori reali sulla pandemia si sono calmati. Quindi, anche se la maggior parte della Russia ha adottato politiche di mascherine per due anni, in effetti, se non sei un tipo da mascherine, hai meno probabilità di indossare una mascherina nelle città russe che nella maggior parte dei luoghi in Occidente.
«La durezza delle leggi russe è mitigata dal fatto che non è necessario osservarle»
Il sistema di trasporto di massa di Mosca è di gran lunga superiore a qualsiasi cosa abbiamo visto in Occidente, e ne abbiamo visto molto. Il trasporto di massa americano è una barzelletta triste in confronto a un servizio che fornisce ben 20 milioni di corse al giorno. È il luogo ovvio in cui il COVID si diffonde, poiché le persone si affollano nei vagoni della metropolitana a distanza ravvicinata. L’uso continuato della metropolitana nega quasi ogni altra misura anti-COVID che una società possa adottare. Ancora una volta, fino al recente picco, forse il 20% dei passeggeri dei mezzi di trasporto di massa indossava mascherine, e molte di queste in modo improprio. Con il recente picco, è stata emessa una nuova direttiva che minaccia multe se le mascherine sono indossate in modo improprio. Dubitiamo che durerà a lungo.
Per capire la realtà di molte cose in Russia, la seguente citazione di Saltikov-Schedrin, amato satirista del XIX secolo, illustra molto bene la situazione. Egli osservava ironicamente che «La durezza delle leggi russe è mitigata dal fatto che non è necessario osservarle». Ciò riflette un tratto nazionale che è vivo e vegeto oggi.
Pagare tangenti per evitare i vaccini
Un livello così alto di resistenza ai vaccini tra il pubblico si estende anche alla professione medica.
Molti dei video che girano sui social media provengono da medici e infermieri che parlano contro le politiche del governo. Molti russi insistono sul fatto che non avrebbero problemi a trovare medici che verseranno la dose nel lavandino e registreranno il paziente come vaccinato in cambio di una piccola considerazione, diciamo sui 20 dollari. È ovviamente difficile stimare fino a che punto questo stia accadendo e accadrà in futuro, perché ovviamente le persone non pubblicizzano questa attività.
I cristiani occidentali spesso esitano a pagare tangenti in contrasto con gli insegnamenti di Cristo. I cristiani russi sostengono che sfidando una direttiva ingiusta del governo, di fatto stai seguendo Cristo
Se si segue questo approccio, è importante considerare che si potrebbe incontrare un problema con i richiami, perché se non si riesce a trovare un medico per ripetere la schivata del richiamo, allora non si spiegano quelli che non lo vogliono. Per lo meno, questa strategia dà il via alla procrastinazione per un anno o due, e a quel punto, forse, le restrizioni saranno allentate.
Che questo atteggiamento sia diffuso è un’ulteriore conferma della citazione satirica della sezione precedente. I cristiani occidentali spesso esitano a pagare tangenti in contrasto con gli insegnamenti di Cristo. I cristiani russi sostengono che sfidando una direttiva ingiusta del governo, di fatto stai seguendo Cristo.
Gli ultimi sviluppi: un picco da record, contrattacchi con codici QR, test rapidi e tentativi (senza successo) di convincere la nonna a restare a casa
Al momento in cui scriviamo, la Russia è alle prese con un picco record di casi di coronavirus, se si crede alle statistiche ufficiali, cosa che, come abbiamo sottolineato sopra, probabilmente non si dovrebbe fare.
I media sono pieni di allarmismo, i governi regionali annunciano sempre più restrizioni e il governo federale continua a sollecitare il pubblico a vaccinarsi. La tendenza dominante sui social media è quella di contestare la narrativa ufficiale.
Per un articolo molto informativo sull’uso crescente di codici QR in tutto il paese, si veda qui.
Alla fine della scorsa settimana Mosca ha annunciato che i cittadini non vaccinati sopra i 60 anni dovranno rimanere a casa tranne che per uscire per comprare cibo, portare a spasso i loro animali domestici e fare altre sortite essenziali. Non è specificato se andare in chiesa rientri in tale categoria.
È incoraggiante che almeno questa volta si stia facendo uno sforzo per mettere in quarantena solo i soggetti più a rischio, cioè gli anziani. Ma l’osservazione più importante che viene fatta è che questo è inapplicabile, perché come si può stabilire se il nonno sta effettivamente andando al negozio o sta solo facendo la sua passeggiata quotidiana?
Inoltre, cercare di tenere la babushka russa lontana dai suoi servizi religiosi, che spesso sono parecchi a settimana, è un esercizio di futilità. Le nonne russe sono notoriamente senza paura, e hanno una tendenza a scatenare un terrificante rimprovero su coloro che si frappongono tra loro e il Signore.
Gli anziani di Mosca generalmente non usano gli smartphone, quindi non si possono controllare in quel modo. No, sembra che si tratti di una decorazione da vetrina, fatta in modo che i burocrati della città possano dire «Ci abbiamo provato», e sarà osservata in modo molto selettivo.
Hai il raffreddore? Fai un rapido test sul tuo tragitto giornaliero e assicurati di non essere infetto. I test sono presumibilmente molto accurati, ma solo per essere sicuri, se uno è positivo, ne fanno un altro, e se anche quello è positivo, ti mandano a un test PCR. È efficiente e le code sono minime e ha senso, se accetti per cominciare la premessa che c’è una pandemia
La scorsa settimana anche San Pietroburgo ha annunciato i codici QR per entrare nei ristoranti e in alcuni negozi, musei, ecc. Fondamentalmente, i test di negatività al COVID non sono accettati, nell’ovvio sforzo di aumentare i tassi di vaccinazione. Ciò avviene dopo che circa un terzo dei governi regionali russi ha annunciato misure simili. Il problema con questo approccio è che ha fallito miseramente quando è stato provato a Mosca durante l’estate, quindi probabilmente possiamo aspettarci un ritiro altrettanto rapido in questi casi, anche se, chi lo sa. È un campo che merita di essere osservato.
Un esempio di misure intelligenti e mirate del governo a Mosca questa volta sono i test rapidi gratuiti di fabbricazione russa ampiamente e comodamente disponibili in tutta la città. In modo veloce e con quasi zero scartoffie, chiunque può fermarsi ai punti di test nelle stazioni della metropolitana della città e ottenere una diagnosi in pochi minuti.
Hai il raffreddore? Fai un rapido test sul tuo tragitto giornaliero e assicurati di non essere infetto. I test sono presumibilmente molto accurati, ma solo per essere sicuri, se uno è positivo, ne fanno un altro, e se anche quello è positivo, ti mandano a un test PCR. È efficiente e le code sono minime e ha senso, se accetti per cominciare la premessa che c’è una pandemia.
Nessuna informazione ancora su quando tutto ciò sarà disponibile nelle province.
Perché crediamo che la società russa sia in una miglior posizione rispetto all’Occidente per resistere alla tirannia vax/COVID?
Se non altro, questo articolo dimostra quanto sia complessa la Russia e che ci sono molti fattori diversi in gioco, che creano risultati in qualche modo simili a quelli dell’Occidente, ma in altri modi molto diversi. La Russia è un Paese moderno con un’élite molto legata alle élite globali, quindi molte delle tendenze sconcertanti in Occidente si troveranno sicuramente qui.
Ma la Russia ha di più sul versante opposto rispetto all’Occidente. Prima di tutto, grandi numeri decisi a evitare il vaccino se possibile. Secondo, la Chiesa. Mentre la leadership stava assumendo la visione globalista quest’estate, la base e la maggior parte del clero e dei monaci sono, ed erano, decisamente contrari. Come spiegato sopra, questo è importante, perché le basi influenzano i vertici. A causa di questa tendenza da parte della chiesa più estesa, è probabile che nella società russa in generale ci sia più discernimento spirituale che in Occidente.
Il contrasto con le chiese occidentali non potrebbe essere maggiore.
Le denominazioni cattoliche e protestanti, compresi quegli evangelici americani che presumibilmente sono socialmente conservatori, sono molto più infettate da atteggiamenti globalisti rispetto alla Chiesa russa, sia nella leadership che nella base, e l’opposizione ai vaccini da parte loro è praticamente inesistente
Le denominazioni cattoliche e protestanti, compresi quegli evangelici americani che presumibilmente sono socialmente conservatori, sono molto più infettate da atteggiamenti globalisti rispetto alla Chiesa russa, sia nella leadership che nella base, e l’opposizione ai vaccini da parte loro è praticamente inesistente. C’è una forte resistenza da parte dei cattolici tradizionalisti, ma sono pochissimi in termini percentuali.
In terzo luogo, un caos felice e una complessità bizantina permeano la società russa, e questa caratteristica non fa che intensificarsi nelle aree in cui c’è una persistente resistenza pubblica. Questa caratteristica della vita russa rende molto difficile per il governo imporre al pubblico qualcosa che in realtà quest’ultimo non vuole.
In quarto luogo, il governo russo e le élite sociali, sebbene anch’essi vulnerabili alle tendenze maligne provenienti dall’Occidente, sono nondimeno meno prigionieri degli atteggiamenti e delle influenze globaliste che hanno costretto i governi occidentali in vere camicie di forza.
Ciò è particolarmente vero nell’esercito e nella sicurezza. Crediamo che un governo e una società che sia almeno nominalmente cristiana, ma che abbia anche una buona parte di credenti seri nelle sue file, alla fine se la caveranno meglio di quelli che sono apertamente ostili a Cristo.
Questo significa che la Russia è fuori pericolo riguardo al COVID? Chiaramente no, e le forze della società che vedono nelle misure anti-COVID le minacce che sono alla verità spirituale e alle libertà civili dovranno lottare per prevalere, proprio come tante in Occidente. Ma stanno combattendo, e finora stanno tenendo la linea più efficacemente (in termini di numeri) che in Occidente, senza dubbio perché gli angeli sono dalla parte degli ortodossi, e le preghiere ortodosse dei monaci e dei fedeli sono ascoltate in cielo.
Questo significa che la Russia è fuori pericolo riguardo al COVID? Chiaramente no, e le forze della società che vedono nelle misure anti-COVID le minacce che sono alla verità spirituale e alle libertà civili dovranno lottare per prevalere, proprio come tante in Occidente
Il fatto è che la battaglia tra i covidiani e le persone che all’inizio intuivano, e ora capiscono sempre di più, che questa è la battaglia della loro vita, come ha detto più volte RFK Jr., e che è una lotta spirituale tanto quanto qualsiasi altra, che è globale, e ogni società sta combattendo questa battaglia a modo suo.
La battaglia non è meno accesa in Russia e l’esito non è certo.
In una guerra spirituale, la Russia ha risorse e armi a sua disposizione, cosa che il cristianesimo emaciato dell’Occidente semplicemente non ha.
Gli immigrati cristiani in Russia saranno in grado di evitare vaccini obbligatori, mascherine, etc.?
La risposta breve è «sì».
Anche se i mandati si diffondono, forse a fronte di un peggioramento della situazione COVID, la maggior parte degli immigrati non dovrà affrontare le stesse pressioni economiche che il russo medio subisce, finendo per arrendersi.
Nelle province le regole sono applicate in modo molto più selettivo e leggero che nelle grandi città. Un altro meraviglioso detto russo dice: «Il cielo è alto e lo Zar è lontano».
In una guerra spirituale, la Russia ha risorse e armi a sua disposizione, cosa che il cristianesimo emaciato dell’Occidente semplicemente non ha.
Per le persone che viaggiano per unirsi alle comunità ortodosse intorno a Rostov nella regione di Jaroslavl’, il trasporto pubblico non è quasi una necessità e il cibo può essere acquistato collettivamente e indirettamente.
Come ultima risorsa, non è inconcepibile che gli immigrati ortodossi venuti per motivi religiosi, ed espressamente per evitare la tirannia vaccinale in Occidente, possano essere in grado di ottenere un’esenzione religiosa.
Il loro arrivo in Russia provocherà molto interesse, e la loro testimonianza, le ragioni per emigrare e le opinioni su vaccini, mascherine e chiese tenute aperte incoraggeranno i cristiani russi e renderanno i cuori russi più robusti e daranno un contributo enorme alla le forze vorticose in guerra all’interno della Russia, come lo sono ovunque nel mondo.
Qualunque cosa accada, è nelle mani di Dio, e ci sembra che Dio abbia maggiori probabilità di proteggere il suo popolo in un Paese che non ha apostatato nella misura egregia che si è verificata in Occidente.
Se si scopre che non è così, e un’intollerabile tirannia vaccinale discenderà sulla Russia, si può sempre cercare rifugio in altre parti del mondo, se ce n’è qualcuno che sta meglio (forse l’isteria anti-COVID in Bielorussia?), compreso il ritorno in patria.
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Spirito
Il cardinale Sarah afferma che papa Leone è «consapevole della battaglia» sulle restrizioni alla messa in latino

Il cardinale Robert Sarah ha condiviso in un’intervista pubblicata lunedì di aver parlato con papa Leone XIV delle preoccupazioni di coloro che hanno partecipato alla messa tradizionale in latino e che il pontefice è consapevole delle loro difficoltà.
«Continuiamo a litigare per la liturgia, continuiamo a fare bullismo contro certe persone», ha dichiarato Sarah alla pubblicazione francese Tribune Chrétienne in un’intervista esclusiva, suggerendo che i cristiani che partecipano e sostengono la Messa in latino non possono essere giustamente privati della Messa in latino, anche perché questi cattolici praticano la loro fede in modo pieno e autentico.
«In realtà, quando guardiamo davvero ai cristiani praticanti oggi, sono loro ad andare alla Messa tradizionale. Allora perché proibirglielo? Al contrario, dovremmo incoraggiarli», ha detto il presule. «Non so cosa farà il papa, ma è consapevole di questa battaglia. È consapevole di questa difficoltà».
Il cardinale ha affermato di aver avuto «l’opportunità» di discutere la questione quando ha incontrato papa Leone, ma non ha rivelato alcun dettaglio specifico sulla loro conversazione, incluso se Leone abbia indicato una linea d’azione riguardo alla messa in rito antico.
Tuttavia, ha espresso la speranza che Leo tenga conto delle esigenze dei cattolici che frequentano la Messa tridentina. Quando il suo intervistatore gli ha fatto notare che il cardinale Raymond Burke ha ottenuto una Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro, Sarah ha risposto:
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«Ciò avverrà, ma a tutti deve essere dato spazio. Il papa è il padre di tutti, di ognuno di noi. È il padre dei tradizionalisti. È il padre dei progressisti, il padre di tutti. Non può ignorare i suoi figli. Ognuno ha il suo carattere, la sua sensibilità. Tutti devono essere tenuti in considerazione. Credo che cercherà di agire in questo modo».
In precedenza nella sua intervista, Sarah aveva sottolineato che la Messa è diventata un «campo di battaglia tra tradizionalisti e progressisti» e si era chiesto il perché, incoraggiando i fedeli a riflettere sulla provenienza dell’autorità di proibire una Messa.
«Penso che dobbiamo riflettere su questo. È l’unico momento in cui l’uomo è in rapporto faccia a faccia con Dio», ha detto riferendosi alla Messa. «È l’unico momento in cui l’uomo è in contatto diretto con Dio, quando Dio lo ascolta, quando l’uomo parla con Dio».
«Perché dobbiamo combattere? Perché proibire questo? Perché proibire quello? Chi ci dà questo diritto? Chi ci dà questo potere? Qualcuno che ha un rapporto personale con Dio? Non abbiamo mai visto una cosa del genere nella storia della Chiesa», ha continuato il cardinale, riferendosi al divieto senza precedenti di una venerabile liturgia sviluppatasi organicamente nel corso di molti secoli.
«Quindi penso che se il papa cerca di capirlo non sia facile, perché la questione è una questione di fede. Come crediamo, come preghiamo», ha detto Sarah, invertendo il detto latino «Lex orandi, lex credendi».
Quando Leone ha finalmente affrontato pubblicamente la questione il mese scorso, ha evitato di dare una risposta chiara sulla sua posizione in merito alla legittimità delle restrizioni al TLM, affermando che l’argomento è «molto complicato».
Il papa ha inoltre definito la messa in latino un «argomento scottante» e ha rivelato di aver già ricevuto «numerose richieste e lettere» sull’argomento.
La messa tradizionale della Chiesa è stata sottoposta a pesanti restrizioni nel luglio 2021 a causa della Traditionis Custodes di papa Francesco e delle successive misure imposte dal cardinale Arthur Roche nel suo ruolo di prefetto della Congregazione per il Culto Divino.
Mentre il Vaticano, sotto Leone XIII, ha concesso a una parrocchia del Texas una proroga di due anni per celebrare la messa latina tradizionale, il papa non ha finora dato alcuna indicazione, nemmeno in questa decisione, che dichiarerà abrogata la Traditionis Custodes o ne modificherà i diktat.
La Traditionis Custodes è stata fermamente condannata dal clero e dagli studiosi come un ripudio della pratica perenne della Chiesa cattolica e perfino del solenne insegnamento della Chiesa.
Il cardinale Burke ha affermato che la liturgia tradizionale non può essere proscritta, nemmeno dal Papa stesso. «Si tratta di una realtà oggettiva della grazia divina che non può essere modificata da un mero atto di volontà, nemmeno dalla più alta autorità ecclesiastica», ha scritto il cardinale statunitense nel 2021.
La bolla Quo Primum di San Pio V del 1570 autorizzò in modo permanente la Messa tradizionale, dichiarando che poteva essere usata «liberamente e lecitamente» «in perpetuo» e che persino l’ira di Dio si sarebbe abbattuta su coloro che avessero osato limitare o abolire la Messa di sempre.
«(…) Decretiamo e dichiariamo che le presenti Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore. E ciò, non ostanti: precedenti costituzioni e decreti Apostolici; costituzioni e decreti, tanto generali che particolari, pubblicati in Concilii sia Provinciali che Sinodali; qualunque statuto e consuetudine in contrario (…)» scrive Quo Primum.
«Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo».
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Immagine di Lawrence OP via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Spirito
Messi in vendita gli effetti personali di Pio XII

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Spirito
Mons. Eleganti critica duramente il Vaticano II e la nuova liturgia

Il vescovo Marian Eleganti era vescovo ausiliare della diocesi di Coira, in Svizzera, quando era vescovo il vescovo Vitus Huonder. Dopo il suo ritiro, ha criticato apertamente le politiche vaticane, incluso il disastroso Sinodo sulla sinodalità. Di recente, insieme ad altri tre vescovi, ha riparato la profanazione della Basilica di San Pietro da parte del pellegrinaggio LGBT.
Attacca il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica in un articolo pubblicato sul suo blog, dal titolo evocativo: «Vaticano II: la primavera annunciata non è arrivata». Con la sua consueta semplicità, mons. Eleganti racconta di aver servito la Messa nel rito tradizionale, prima di essere formato alla nuova Messa. Poi è arrivato il grande sconvolgimento. I sottotitoli sono della redazione.
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Un’infanzia segnata dal Concilio
«Da bambino, ho assistito all’iconoclastia nella venerabile Chiesa della Santa Croce nella mia città natale. Gli altari gotici scolpiti furono demoliti davanti ai miei occhi infantili. Tutto ciò che rimase fu un altare comune, una sala del coro vuota, la croce nell’arco del coro, Maria e Giovanni a sinistra e a destra su pareti bianche e spoglie».
«Nuove vetrate inondavano la chiesa con il sole che sorgeva a est. Niente di più: era una deforestazione senza precedenti. Noi bambini trovavamo tutto questo normale e appropriato e risparmiavamo con fervore per il nuovo pavimento in pietra, così da dare il nostro contributo alla riforma o al rinnovamento della chiesa. L’euforia del Concilio veniva trasmessa dai sacerdoti; venivano convocati sinodi, ai quali io stesso partecipavo da adolescente. Non avevo assolutamente idea di cosa stesse succedendo».
Un’accettazione sicura ma lucida
«All’età di 20 anni, come novizio [benedettino, ndr], ho sperimentato da vicino e dolorosamente le tensioni liturgiche tra tradizionalisti e progressisti tra i riformatori. Furono introdotte nuove professioni ecclesiastiche, come quella di assistente pastorale (principalmente per i coniugati)».
«Ricordo i miei commenti critici su questo perché le tensioni e i problemi che stavano lentamente emergendo tra ordinati e non ordinati erano prevedibili fin dall’inizio. Il calo del numero di candidati al sacerdozio era prevedibile e divenne rapidamente evidente».
«Da giovane, ho sostenuto con tutto il cuore il Concilio e in seguito ne ho studiato i documenti con fede e fiducia. Tuttavia, fin dall’età di vent’anni, ho notato diverse cose: la desacralizzazione del santuario, del sacerdozio, del Santissimo Sacramento, così come la ricezione della Santa Eucaristia, e l’ambiguità di alcuni passaggi nei documenti conciliari. Da giovane laico ancora poco versato in teologia, ho notato tutto questo molto presto».
«Sebbene il sacerdozio fosse la scelta che mi stava più a cuore fin dall’infanzia, non sono stato ordinato sacerdote fino all’età di 40 anni. Sono cresciuto con il Concilio, ho raggiunto l’età adulta e ho potuto osservarne gli effetti fin da quando ha avuto luogo. Oggi ho 70 anni e sono vescovo».
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La consapevolezza del fiasco conciliare
«Guardando indietro, devo dire che la primavera della Chiesa non è mai arrivata; ciò che è arrivato è stato invece un declino indescrivibile nella pratica e nella conoscenza della fede, una diffusa mancanza di forma liturgica e una certa arbitrarietà (alla quale io stesso ho in parte contribuito senza rendermene conto)».
«Guardando indietro, sono sempre più critico verso tutto, compreso il Concilio, i cui testi la maggior parte delle persone ha già abbandonato, pur invocandone costantemente lo spirito. Cosa non è stato confuso con lo Spirito Santo e attribuito a lui negli ultimi 60 anni? Cosa è stato chiamato “vita” senza apportare vita, ma al contrario dissolvendola?»
«I cosiddetti riformatori volevano ripensare il rapporto della Chiesa con il mondo, riorganizzare la liturgia e rivalutare le posizioni morali. E continuano a farlo. Il segno distintivo della loro riforma è la fluidità nella dottrina, nella moralità e nella liturgia, l’allineamento con le norme secolari e una rottura spietata, post-conciliare, con tutto ciò che era venuto prima».
«Per loro, la Chiesa è, soprattutto, ciò che è stata dal 1969 (Editio Typica Ordo Missae, Cardinale Benno Gut). Ciò che è venuto prima può essere trascurato o è già stato rivisto. Non si può tornare indietro. I più rivoluzionari tra i riformatori sono sempre stati consapevoli dei loro atti rivoluzionari. Ma la loro riforma postconciliare, i loro processi, sono falliti – su tutta la linea. Non sono stati ispirati. L’altare del popolo non è un’invenzione dei padri conciliari».
«Io stesso celebro la Santa Messa secondo il nuovo rito, anche in privato. Tuttavia, grazie alla mia attività apostolica, ho riscoperto l’antica liturgia della mia infanzia e ne noto la differenza, soprattutto nelle preghiere e nelle posture, e naturalmente nell’orientamento».
«A posteriori, l’intervento postconciliare sulla forma molto coerente della liturgia, vecchia di quasi duemila anni, mi sembra una ricostruzione piuttosto violenta e provvisoria della Santa Messa negli anni successivi alla conclusione del Concilio, che è stata associata a grandi perdite che devono essere colmate. È stato fatto anche per ragioni ecumeniche».
«Molte forze, anche protestanti, furono direttamente coinvolte in questo sforzo di allineare la liturgia tradizionale con la Cena del Signore protestante e forse anche con la liturgia del Sabato ebraico. Ciò fu fatto in modo elitario, dirompente e sconsiderato dalla Commissione Liturgica Romana e imposto all’intera Chiesa da Paolo VI, non senza causare gravi fratture e divisioni nel corpo mistico di Cristo, che persistono ancora oggi».
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Giudica l’albero dai suoi frutti
«Una cosa è certa per me: se si può giudicare un albero dai suoi frutti, è urgente una rivalutazione spietata e onesta della riforma liturgica postconciliare: storicamente onesta e meticolosa, non ideologica e aperta, a immagine della nuova generazione di giovani credenti che non conoscono né leggono i testi del Concilio.
«Non hanno nemmeno problemi con la nostalgia, perché conoscono la Chiesa solo nella sua forma attuale. Sono semplicemente troppo giovani per essere tradizionalisti. Tuttavia, hanno sperimentato come funzionano attualmente le parrocchie, come celebrano la liturgia e cosa rimane della loro socializzazione religiosa attraverso la parrocchia? Molto poco! Per questo motivo, non sono nemmeno progressisti».
«Dalla prospettiva odierna, il cattolicesimo liberale o progressismo degli anni Settanta – più recentemente sotto le mentite spoglie del “cammino sinodale” – ha fatto il suo corso e ha condotto la Chiesa in un vicolo cieco. La frustrazione è ancora maggiore. Lo possiamo vedere ovunque. Le funzioni domenicali e feriali sono frequentate principalmente dagli anziani. I giovani sono assenti, tranne che in alcuni luoghi di culto molto affollati. La riforma sta avvenendo da sola, perché nessuno ci va più né ne legge i risultati».
«Come è possibile che la riforma postconciliare possa essere ancora oggi considerata in modo così acritico e limitato, a giudicare dai suoi frutti? Perché un esame onesto della tradizione e della nostra storia (della Chiesa) non è ancora possibile? Perché non si vuole vedere che siamo a un punto di svolta e che dovremmo fare il punto della situazione, soprattutto a livello liturgico?»
«”Essere o non essere”, in termini di fede e vita ecclesiale, si decide sulla base o sui fondamenti della liturgia. È qui che la Chiesa vive o muore. Tradizionalisti e progressisti hanno correttamente valutato questo aspetto fin dal 1965. Allora perché la tradizione è in aumento tra i giovani? Cosa la rende così attraente per i giovani? Pensateci! I piedi votano, non i concili. Forse dovremmo semplicemente cambiare direzione! Capito?»
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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