Geopolitica
La Polonia contro Kiev: stop al grano ucraino e stop all’assistenza. Deputato di Varsavia chiede il conto in milioni di euro
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato alla stampa che il suo governo è pronto a fermare le spedizioni di armi, evidenziando una crescente spaccatura tra i due vicini dopo più di un anno di forte sostegno da parte di Varsavia.
«Non stiamo più trasferendo armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia con armi più moderne», ha detto Morawiecki. Successivamente ha avvertito che a Kiev potrebbero essere imposti ulteriori divieti commerciali, dato che “le autorità ucraine non capiscono fino a che punto l’industria agricola polacca sia stata destabilizzata» dalle importazioni straniere.
I commenti sono arrivati dopo che il presidente ucraino Vladimir Zelenskyj sembrava aver rivolto un velato attacco alla Polonia durante un discorso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite all’inizio di questa settimana, affermando che «alcuni in Europa recitano la solidarietà in un teatro politico» e stanno «facendo un thriller per il grano».
Lo Zelens’kyj nel suo discorso al palazzo di vetro era andato oltre dicendo che è «È inquietante vedere come alcuni in Europa stiano aiutando a preparare il terreno per un attore di Mosca».
«Spero che queste parole non siano rivolte alla Polonia», ha risposto un portavoce del governo polacco. In pratica, il presidente ucraino ha insinuato che la Polonia, la cui russofobia forsennata è testimoniata da storie e campanilismi millenari, sta facendo il gioco di Mosca.
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Il conflitto commerciale sul grano tra i due Paesi dell’Europa orientale si è costantemente intensificato negli ultimi mesi. Quando le principali rotte marittime del Mar Nero furono chiuse a causa del conflitto con la Russia, il grano ucraino si riversò nei mercati centrali ed europei, facendo crollare i prezzi e scatenando il caos per i produttori locali.
L’eccesso di grano ha portato a un divieto formale di importazione tra cinque membri dell’UE per proteggere gli agricoltori nazionali: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Sebbene il divieto a livello di blocco sia scaduto la scorsa settimana, Varsavia, Budapest e Bratislava hanno scelto di mantenere la politica in vigore su base individuale, sostenendo ciascuna che è necessaria per stabilizzare i prezzi.
Kiev ha insistito sul fatto che i divieti sono illegali, con il ministro dell’Economia Yulia Sviridenko che ha affermato che «è di fondamentale importanza per noi dimostrare che i singoli Stati membri non possono vietare le importazioni di beni ucraini». Da allora il governo ha intentato causa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), cercando di fermare le restrizioni commerciali, anche se Varsavia ha respinto la manovra ucraina, affermando che «un reclamo davanti all’OMC non ci impressiona».
Il ministro della Difesa polacco Marius Blaszczak ha dichiarato che Varsavia essenzialmente protegge gli agricoltori polacchi dai piani degli «oligarchi ucraini» che vogliono vendere il grano ucraino in Polonia.
Il giorno prima delle dichiarazioni di Morawiecki, un deputato polacco, Krzysztof Bosak, ha emesso «fattura» di 23 miliardi di dollari all’ambasciata ucraina, suggerendo che Kiev dovrebbe rimborsare gli aiuti ricevuti dopo aver citato in giudizio Varsavia per aver imposto un divieto sulle importazioni di grano dal paese.
Bosak e l’attuale vicepresidente del Movimento Nazionale deputato del blocco della Konfederacja – la Confederazione Libertà e Indipendenza – al Sjem, il Parlamento polacco.
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Il «conto» elencava vari tipi di assistenza fornita direttamente a Kiev dal governo polacco, benefici sociali pagati ai rifugiati ucraini e donazioni private effettuate da cittadini polacchi, come calcolato dall’Istituto Kiel per l’economia mondiale.
Ukraina skarży Polskę do WTO (Światowa Organizacja Handlu), a my dziś wystawiamy rachunek Ukrainie! pic.twitter.com/R85XZ1jlNF
— Krzysztof Bosak ???????? (@krzysztofbosak) September 19, 2023
L’importo totale è probabilmente «significativamente sottostimato e incompleto», ha osservato Bosak.
Come riportato da Renovatio 21, la tensione tra i due Paesi è salita negli ultimi mesi, con episodi da incidente diplomatico, come la convocazione da parte del regime Zelens’kyj dell’ambasciatore di Varsavia, a cui veniva chiesto di rispondere di alcune affermazioni proferita da un alto funzionario del governo di Morawiecki riguardo una presunta ingratitudine ucraina..
La Polonia, stretta tra un rapporto sempre più teso con l’Ucraina e con la percezione di minaccia proveniente dalla Bielorussia, dove stazionano truppe della Wagner, ricorda bene che al termine di tutto il conflitto, potrebbe esserci l’annessione di terre ucraine occidentali che sono state in passato anche polacche. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di queste mire polacche in recenti discorsi pubblici, facendo abbondanza di riferimenti storici.
L’idea di un’annessione di porzioni dell’Ucraina occidentale, che sono state storicamente polacche (Leopoli, Ternopoli, Rivne) aleggia sin dall’inizio nel conflitto nelle chiacchiere sui progetti di Varsavia.
Un articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet di fine 2022 riportava che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe negoziato con le autorità polacche la partecipazione delle forze armate polacche al conflitto in Ucraina.
La Polonia è stata tra i più accesi sostenitori dell’Ucraina durante il conflitto con Mosca, esortando ripetutamente gli altri membri dell’UE ad aumentare gli aiuti militari e approvando una lunga serie di spedizioni di armi, compresi caccia MiG-29.
Il presidente polacco Andrzej Duda ha recentemente esortato Kiev a «ricordare» lo status dell’Ucraina e come hub logistico per le consegne di armi e ha paragonato il Paese a un uomo che sta annegando, che potrebbe trascinare con sé i suoi soccorritori sott’acqua. In un’intervista al Washington Post, Duda aveva detto che combattere la Russia tramite gli ucraini «è più economico».
Tutto ciò accade prima delle elezioni parlamentari in Polonia previste per il 15 ottobre, e non è chiaro se i politici polacchi manterranno le loro promesse o se si tratta semplicemente di un tentativo di influenzare gli elettori.
Nel frattempo, la Slovacchia, un altro importante sostenitore del regime di Kiev, potrebbe cambiare la sua posizione sul conflitto ucraino dopo le elezioni del 30 settembre nel paese.
L’ex primo ministro slovacco Robert Fico, il cui partito socialdemocratico Smer (Direzione) domina gli ultimi sondaggi, ha già dichiarato che la Slovacchia non «invierà più armi o munizioni all’Ucraina» se il suo partito dovesse far parte di un nuovo governo.
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Immagine screenshot da Twitter
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Senatore americano: «il Sudafrica è nostro nemico»
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Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato il suo pieno appoggio al presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante l’intensificazione della presenza militare statunitense nei Caraibi.
I due leader hanno evidenziato l’eccezionale solidità dei rapporti tra Mosca e Caracas nel corso di una telefonata avvenuta giovedì. Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio sostegno alla ferma determinazione del governo guidato da Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne».
I presidenti hanno confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico firmato lo scorso maggio.
Dal canto suo, il governo venezuelano ha fatto sapere che Putin e Maduro hanno sottolineato «la natura strategica, solida e in costante crescita delle relazioni bilaterali» e che il leader russo ha manifestato il proprio sostegno agli sforzi di Maduro volti a «rafforzare la pace, la stabilità politica e lo sviluppo economico».
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La telefonata è arrivata pochi giorni dopo il sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera salpata da un porto venezuelano all’inizio del mese. La procuratrice generale statunitense Pam Bondi ha dichiarato che la nave era già stata sanzionata in passato per aver presumibilmente trasportato petrolio iraniano.
Caracas ha definito l’operazione «un atto di pirateria» e ha accusato Washington di voler «saccheggiare» le risorse naturali venezuelane.
Da settembre gli Stati Uniti hanno dispiegato una flotta navale nei Caraibi e hanno fermato oltre venti imbarcazioni sospettate di traffico di droga in acque internazionali. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione americana si starebbe preparando a intercettare ulteriori navi che trasportano greggio venezuelano nell’ambito della campagna di massima pressione contro Maduro, accusato dal presidente Donald Trump di collusione con i cartelli della droga.
Maduro ha respinto categoricamente ogni legame del suo governo con il narcotraffico, ha promesso di difendere il Paese da una eventuale invasione e ha bollato le azioni di Washington come «colonialiste», avvertendo che potrebbero scatenare «una guerra folle» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa si era parlato di una telefonata segreta tra Trump e Maduro.
Gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che conducano all’arresto o alla condanna di Maduro, ritenuto dagli americani a capo di una ghenga narcoterrorista.
Diverse notizie della scorsa settimana indicano che Washington stia pianificando operazioni in Venezuela e abbia identificato potenziali bersagli legati al presunto narcotraffico. Gli USA avrebbero schierato nella zona circa 16.000 soldati e otto navi da guerra della Marina.
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Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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L’Ungheria dice che il capo della NATO «pugnala alle spalle» e «alimenta la guerra»
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