Spirito
La pace di Cristo fondata sull’ordine. Omelia di mons. Viganò per il Corpus Domini
Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la festa del Corpus Domini 2024.
Et verbum caro factum est,
et habitavit in nobis.
Gio 1, 14
Tantum ergo Sacramentum veneremur cernui. Veneriamo prostrati un sì grande Sacramento: sono le celebri parole dell’Inno del Corpus Domini, composto come altri testi liturgici di questa festa da San Tommaso d’Aquino.
Le ripetiamo ogniqualvolta il Santissimo è esposto all’adorazione dei fedeli, sottolineando con l’inchino del corpo la nostra disposizione interiore, nello stesso atteggiamento di Mosè dinanzi al roveto ardente.
Anche i sacerdoti della Nuova Alleanza si coprono le mani con il velo omerale, in segno di rispetto, quando devono impartire la benedizione eucaristica. Ed è così – cernui, prostrati – che dobbiamo presentarci al cospetto del Re dei re.
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La mentalità moderna odia ogni gerarchia terrena e proclama l’uguaglianza degli individui non perché vuole la pace e la fratellanza tra i popoli, ma perché sa benissimo che l’unica società terrena in cui possa regnare la pace e la fratellanza è quella in cui l’autorità civile e l’autorità religiosa sono espressione vicaria dell’unica, suprema potestà di Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Pontefice.
Perché è attorno alla realtà ontologica della universale Signoria di Cristo che ruota l’intera Creazione: omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil, quod factum est (Gv 1, 3). Intorno a Cristo, Sole invitto, ruota la storia della Redenzione; e la Croce sulla vetta del Golgota è divenuta il centro dell’universo: Stat Crux, dum volvitur orbis.
La stessa Croce è piantata sui nostri altari, dove il sacerdote agisce nella persona di Cristo, e dove Cristo è offerto sotto le specie del pane e del vino. Ed è in Cristo che si ricapitolano tutte le cose, è in Lui che ogni aspetto della nostra vita prende senso, è a Lui che dobbiamo rendere conto della nostra anima e di quelle di chi la Provvidenza ci ha affidato.
Il mondo non vuole pace perché essa sussiste solo dove c’è Cristo, e perché regni Satana deve regnarvi anche il caos, la distruzione, la guerra. La pace di Cristo è fondata sulla stabilità dell’ordine, e quest’ordine terreno deve necessariamente essere specchio dell’ordine divino: sicut in cœlo et in terra.
È di grande sofferenza vedere che in una società nemica di Cristo e interamente votata al male, la Gerarchia cattolica si è di fatto separata dal corpo ecclesiale, dà scandalo ai fedeli e si sta alienando anche Sacerdoti e Religiosi. Proprio nel momento in cui infuria la battaglia, i generali e gli ufficiali aprono le porte della Cittadella e lasciano massacrare i soldati e i civili. Bella premunt hostilia, cantiamo nell’inno Verbum supernum prodiens delle Lodi del Corpus Domini: terribili guerre incombono, e sono guerre spirituali per le quali occorre essere preparati: da robur, fer auxilium.
Ma queste battaglie che quotidianamente affrontiamo come individui e come corpo ecclesiale sono parte di una guerra epocale che è già vinta, una volta per tutte, dal nostro Re e Signore, che si è fatto nostro alleato rendendoSi alimento dell’anima, offrendoSi in riscatto con la propria Passione e dando Se stesso trionfante come premio: Se nascens dedit socium, convescens in edulium, se moriens in prætium, se regnans dat in præmium. Nascendo si fece nostro compagno, nel suo convito si diè come alimento, morendo si fece nostro prezzo, nel suo regno ci si dà in premio.
Questo tradimento del Sinedrio romano non è diverso dal tradimento dei Sommi Sacerdoti ai tempi di Nostro Signore. Il loro asservimento al potere è il medesimo, ed entrambi considerano sprezzantemente Cristo come usurpatore di un’autorità che in realtà essi hanno usurpato a Lui. Ma come tra la folla di allora vi furono quanti accolsero trionfalmente il Re di Israele e quanti Lo fecero crocifiggere, così anche oggi vi è chi Lo ama e Lo adora e chi Lo profana e Lo abbandona al sacrilegio.
Proprio come durante la Passione, il Signore accetta di lasciarSi offendere e percuotere anche nelle Sue carni eucaristiche, ed altri apostoli Lo abbandonano, Lo rinnegano, Lo consegnano ai Suoi nemici. I Giuda di oggi non sono meno colpevoli dell’Iscariota, che non a caso costoro ammirano; e mentre negano il suo tradimento cercano di nascondere il proprio.
Ma questa Presenza – senza la quale il mondo finirebbe – raccoglie ai piedi del tabernacolo tante anime buone, tante persone semplici, tanti peccatori pentiti, che proprio nel mettersi in ginocchio e nell’adorare il loro Dio, Signore e Re, trovano la forza e la Grazia di attraversare il deserto del mondo, le tenebre di questa società ribelle e ostile. Manna absconditum: celeste nutrimento, viatico per affrontare il cammino terreno verso l’eternità. Panis supersubstantialis, Pane degli Angeli che si fa Pane degli uomini. O res mirabilis: manducat Dominum pauper, servus et humilis. Il povero il servo, l’umile si nutre del Signore!
Il mondo non comprende il dono inestimabile che il Signore ci ha fatto, rendendoSi realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Non comprende questo dono perché ogni anima che si nutre degnamente della Santissima Eucaristia riceve con essa la formidabile protezione della Grazia, cresce nelle virtù, progredisce nella santità. Essa prende confidenza qui in terra, per così dire, della divina Presenza di Dio che la rende beata nell’eternità.
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La Santa Comunione è il farmaco contro la peste del mondo, perché ripristina nell’anima il primato di Nostro Signore sulle creature, spronandola a combattere sotto il gonfalone della Croce. Fateci caso: la solitudine a cui Satana spinge le sue vittime è anzitutto lontananza dal Signore, abbandono o profanazione della Santa Comunione, disprezzo per il Santissimo Sacramento.
E quando è stato creato questo enorme vuoto dell’assenza di Dio in un’anima che è stata creata per essere da Lui abitata, il surrogato, la superstizione, l’ideologia svelano la loro frode e mostrano i tratti deformi del Nemico, invidioso del privilegio concesso a noi miseri mortali e negato agli stessi Angeli.
Ecco perché è importante che la nostra anima diventi un sempre più degno tabernacolo per il Signore; che essa splenda di semplicità e decoro, per lasciarsi riverberare dello splendore divino dell’Agnello senza macchia.
Non dimenticate, cari fratelli, di visitare frequentemente il Santissimo Sacramento. Non mancate di mandare al divino Prigioniero del tabernacolo il vostro Angelo Custode, perché Gli renda a vostro nome l’adorazione dovuta. Non trascurate l’azione di grazie dopo la Comunione, perché in quei momenti benedetti la vostra voce sale più gradita al Cielo.
Se poi questa voce è quella dei bambini, essa muove il Cuore Sacratissimo di Nostro Signore: insegnate loro a chiedere a Gesù Sacramentato di farli santi, e di confondere i piani dei nostri nemici.
In questa festa solenne, nella quale la Santa Chiesa onora il Suo Signore proclamando l’immutata Fede nella Presenza Reale del Santissimo Sacramento, torniamo ai piedi dell’altare, a Colui che è e deve essere il centro di tutto.
Riconosciamo nel monito di San Paolo, instaurare omnia in Christo (Ef 1, 9), un richiamo a ricapitolare nel Re Eucaristico ogni aspetto della nostra vita, quia te contemplans totum deficit, perché solo contemplando Cristo ci accorgiamo che senza di Lui tutto il resto non ha alcun valore.
E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
2 Giugno 2024
Dominica infra Octavam Corporis Christi
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Immagine da Exsurge Domine
Spirito
Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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Spirito
Mons. Faure: la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare
Renovatio 21 riceve e pubblica la traduzione di questo testo di monsignor Jean-Michel Faure. Ci chiedono di scrivere che la presente traduzione non è stata verificata dall’autore del testo originale.
Lo scorso 4 novembre, il mondo intero è stato messo a conoscenza, con stupore e indignazione, del testo che Sua Eminenza il Cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, aveva appena pubblicato con l’approvazione del Papa.
Il documento, intitolato Mater Populi fidelis, è una «Nota dottrinale su alcuni titoli mariani che si riferiscono alla cooperazione di Maria all’opera di salvezza».
Questo testo, con il falso pretesto di non sminuire la funzione come Salvatore di Nostro Signore Gesù Cristo, insegna che «l’uso del titolo di “Corredentrice” per definire la cooperazione di Maria è sempre inopportuno» e che «è necessaria una particolare prudenza nell’applicazione dell’espressione “Mediatrice” a Maria».
«Il Sommo Pontefice Leone XIV, il 7 ottobre 2025, festa del Santissimo Rosario, ha approvato la presente Nota, deliberata nella sessione ordinaria di questo Dicastero, in data 26 marzo 2025, e ne ha ordinato la pubblicazione».
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Lo scandalo è enorme. Ricordiamo che il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è una delle cariche più importanti del Vaticano dopo quella del cardinale segretario di Stato. Abbiamo così le due più alte autorità della Chiesa cattolica in materia dottrinale che si presentano di fronte al mondo a dare uno schiaffo alla nostra santa Madre, con il falso pretesto del rispetto per suo Figlio e con il chiaro obiettivo dichiarato dell’ecumenismo.
Anche se i titoli di Corredentrice e Mediatrice di ogni grazia non sono stati ancora definiti dogmaticamente, questa affermazione va contro la Tradizione: numerosi teologi (e tra i più seri, come padre Garrigou-Lagrange, O.P.) hanno teologicamente certificato questi attributi di Nostra Signora, e persino alcuni papi hanno usato questi termini nei loro insegnamenti.
– Papa Pio IX, nella bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854, che definisce il dogma dell’Immacolata Concezione, afferma:
«Allo stesso modo – come tutti i fedeli cristiani devono sapere e comprendere pienamente –, la Beata Vergine Maria, fin dal primo istante del suo concepimento, è stata, per una grazia e un privilegio singolari di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, preservata intatta da ogni macchia di peccato originale; così appare chiaro a tutti che ella è stata onorata dal nostro Signore Gesù Cristo, suo unico Figlio, di un amore così grande ed elevata a una dignità così eminente che, unita a lui da un legame intimissimo e indissolubile, intercede potentemente presso di lui ed è mediatrice e avvocata di tutto il mondo; poiché molto grande è la grazia di cui gode presso Dio e molto efficaci sono le sue intercessioni».
– Papa Leone XIII, enciclica Magnae Dei Matris, dell’8 settembre 1892, la quinta delle undici encicliche scritte da Papa Leone XIII sul Rosario:
«… Alla sua intercessione attribuiamo i numerosi e notevoli doni che abbiamo ricevuto da Dio…».
– Papa San Pio X (1903-1914), nell’enciclica Ad diem illum del 2 febbraio 1904:
«La conseguenza di questa comunanza di sentimenti e di sofferenze tra Maria e Gesù è che Maria «meritò legittimamente di diventare la mediatrice dell’umanità decaduta» (Eadmeri Mon., De Excellentia Virg. Mariæ, c. IX), e, di conseguenza, dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ci ha acquisito con la sua morte e con il suo sangue (…) a causa di questa già menzionata comunione di dolori e angosce tra la Madre e il Figlio, a questa augusta Vergine è stato concesso «di essere presso il suo unico Figlio la potentissima mediatrice e avvocata del mondo intero » (Pius IX, in Bull. Ineffabilis)»
«Tuttavia, poiché Maria supera tutti in santità e in unione con Gesù Cristo, e poiché è stata associata da Gesù Cristo all’opera della redenzione, ella merita per noi de congruo (convenientemente), nel linguaggio dei teologi, ciò che Gesù Cristo merita per noi de condigno; ed è la suprema ministra della dispensazione delle grazie» dall’inizio alla fine della storia della salvezza.
Infine, va ricordato che nel 1921 Papa Benedetto XV concesse a tutte le diocesi del Belgio, nonché a tutte le diocesi che ne facessero richiesta, un ufficio e una messa propri in onore di Maria, Mediatrice di tutte le grazie, per il 31 maggio.
Non è fuori luogo ricordare qui che Dio ha voluto la devozione al Cuore Immacolato di Maria proprio per riparare alle bestemmie contro Nostra Signora…
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Nella sua lettera indirizzata a padre Gonçalves, del 4 gennaio 1936, suor Lucia scriveva a proposito della devozione al Cuore Immacolato di Maria: «Si tratta (…) di implorare il perdono e la misericordia a favore delle anime che bestemmiano contro Nostra Signora, perché a queste anime la misericordia divina non perdona senza riparazione…».
E, nella sua conversazione con padre Augustin Fuentes, il 26 dicembre 1957, suor Lucia aggiunse: «Ricordiamoci che Gesù Cristo è un buon figlio e che non permette che offendiamo e disprezziamo la sua santissima Madre».
Qui gli attacchi provengono dai due più alti dignitari della Santa Chiesa, coloro che sono responsabili soprattutto di difendere l’ortodossia della dottrina e l’onore di Nostro Signore e di Nostra Signora.
Tutti sanno che l’eruzione del Monte Pelée nel 1902 avvenne in seguito a una Via Crucis blasfema; meno noto è il fatto che i primi segni seri dell’eruzione apparvero dopo una processione blasfema contro la Santa Vergine… Non si scherza con Dio, tanto meno con la sua Santissima Madre.
Miserere nobis Domine!
Preghiamo e facciamo penitenza, come la Vergine di Fatima è venuta a ricordarci con insistenza.
Che con la sua potente mediazione, la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare.
«Un grande segno apparve nel cielo: una donna avvolta dal sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo». Apocalisse XII, 1
«Metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua discendenza e la sua discendenza: questa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno.» Genesi III, 15.
Mons. Jean-Michel FAURE
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Immagine:scultura raffigurante la Crocifissione di Gesù che osserva la Vergine Maria che culla il corpo senza vita di Gesù (Pietà). Galleria Nazionale della Slovenia. XIV e XV secolo., Lubiana
Immagine di Petar Milošević via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Spirito
Gran Bretagna, ondata persistente di conversioni al cattolicesimo
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