Geopolitica
La Moldavia vieta i media russi

Il parlamento della Moldavia ha vietato le trasmissioni di notizie russe e ha introdotto multe per la messa in onda di presunta «disinformazione».
Saranno consentiti solo programmi di intrattenimento russi. Circa il 50% delle trasmissioni televisive straniere deve essere originariamente prodotto in Canada, negli Stati Uniti o nell’UE.
Complessivamente il 76% della popolazione moldava parla rumeno e il 10% dei 2,7 milioni di abitanti parla russo, principalmente in Transnistria, la striscia di terra tra il fiume Dniester e il confine orientale con l’Ucraina.
Diverse migliaia di truppe russe sono state di stanza lì da quando una forza di mantenimento della pace moldava e russa è stata istituita nel 1992.
o sfondo di ciò è che la presidente anti-russo Maia Sandu ha chiesto la partenza delle truppe russe a marzo, dopo l’operazione militare russa in Ucraina.
Poi, a maggio, l’ex presidente neutrale Igor Dodon è stato posto agli arresti domiciliari mentre è indagato per tradimento e corruzione, cosa che Dodon nega strenuamente e considera un’operazione chiaramente politica.
Nel grande mischiamento di carte che sta avvenendo nell’area, si parla anche della fine della Moldavia come Stato indipendente: l’unico modo per entrare nella NATO e nella UE immediatamente – senza nemmeno far le carte come stanno facendo Svezia e Finlandia e come vorrebbe fare l’Ucraina – sarebbe quello di farsi annettere dalla Romania.
La popolazione della Transnistria, che è russa, giocoforza si ricongiungerebbe alla madrepatria nell’eventualità, sempre più vicina, che le forze russe entrino nella confinante regione di Odessa.
Una tale soluzione potrebbe essere condivisa da Mosca.
Così come vi sono già racconti della presenza polacca a Leopoli e in Galizia (territori storicamente polacchi poi divenuti sovietici e più tardi ucraini) e delle tentazioni ungheresi di prenderseli la Transcarpazia, regione ucraina di confine dove la popolazione è linguisticamente magiara.
Anche questi sono piani che Mosca potrebbe perfino approvare: nella prospettiva di fare dell’Ucraina uno spezzatino, lasciarle una manciata di territorio non collegato al Mare né a niente, o far sparire del tutto la sua statualità.
Geopolitica
Zelens’kyj in Turchia: l’Ucraina non riconoscerà mai i territori occupati come Russia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha affermato che Kiev non riconoscerà mai le parti dell’Ucraina attualmente occupate come parte della Russia, confermando che i colloqui di pace sono destinati a proseguire.
«In tutte le discussioni – e lo sottolineo – e questa è la mia posizione incrollabile – non riconosciamo legalmente nessuno dei nostri territori temporaneamente occupati come russo. Questa è terra ucraina», ha detto Zelens’kyj ai giornalisti.
Zelens’kyj è sembrato come uso mandare un segnale a Trump, per mantenere l’America come principale sostenitore degli armamenti di Kiev. «Nonostante il livello relativamente basso della delegazione russa, per rispetto del presidente Trump, per rispetto dell’alto livello della delegazione turca e del presidente Erdogan, vogliamo comunque cercare di compiere almeno i primi passi verso un cessate il fuoco, quindi ho deciso di inviare la nostra delegazione a Istanbul ora», ha aggiunto il leader di Kiev.
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Kirill Dmitrev, inviato per gli investimenti e stretto collaboratore del presidente russo Vladimir Putin, ha elogiato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver organizzato colloqui di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, il primo dialogo diretto di questo tipo tra i paesi in guerra dall’inizio del 2022.
Trump e il suo team hanno «reso possibile l’impossibile» portando Mosca e Kiev al tavolo delle trattative. Dmitriev ha inoltre scritto su X che l’incontro di Istanbul si sta svolgendo «contro ogni previsione/forte resistenza» e che se «non fosse ostacolato all’ultimo minuto, questo potrebbe rappresentare un passo storico verso la pace».
Dmitrev ha anche specificamente nominato il vicepresidente J.D. Vance, l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e il Segretario di Stato Marco Rubio – questi ultimi due presenti a Istanbul – come principali contributori allo sforzo di mediazione. Il Cremlino aveva trascorso i primi anni del conflitto criticando duramente l’amministrazione Biden per aver costantemente alimentato la guerra e ostacolato il dialogo, portando le relazioni Washington-Mosca a nuovi minimi storici.
Zelensky è arrivato a definire «falsa» la delegazione russa, composta in gran parte da funzionari di basso livello. Nel frattempo, durante una riunione in Qatar, un giornalista ha chiesto al presidente Trump perché il leader americano non fosse presente in Turchia per i colloqui: «Perché dovrebbe andare se non ci vado io?» «Non avevo intenzione di andarci e non pensavo che l’avrebbe fatto se non ci fossi andato io» «Ma abbiamo delle persone lì. Marco sta facendo un lavoro fantastico, Marco è lì…»
Putin ha poche ragioni o incentivi per andarci, con gli analisti di guerra che riconoscono ampiamente che rimane al posto di comando dal punto di vista militare, e con le forze ucraine alle corde.
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Geopolitica
Trump: i colloqui sull’Ucraina non progrediranno se «Putin e io non ci incontreremo». Imminente l’incontro

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Geopolitica
Netanyahu intensifica la guerra a Gaza mentre la Casa Bianca chiede il cessate il fuoco

Nelle scorse le forze israeliane hanno intensificato il loro attacco su Gaza, causando la morte di almeno 80 palestinesi. Almeno 50 sono morti in un attacco contro un ospedale nel nord di Gaza, tra cui 22 bambini.
Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu lavora per intensificare la sua guerra, il Presidente Donald Trump e il suo staff cercano di porre fine al conflitto.
«Continuiamo a lavorare per porre fine a questa guerra il più rapidamente possibile. È una cosa orribile quella che sta accadendo», ha detto Trump martedì.
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Secondo il Times of Israel, Trump «sembra di nuovo rompere con Israele, che ha respinto le richieste di porre fine alla guerra, sostenendo che ciò lascerebbe Hamas al potere».
Trump ha recentemente raggiunto un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani, sperando che ciò portasse a un cessate il fuoco. Tuttavia ciò sembra aver portato solo a ulteriori uccisioni.
Ll’attacco è avvenuto appena un giorno dopo che l’amministrazione Trump, aggirando Israele, aveva raggiunto un accordo con Hamas – da tempo definita un’organizzazione terroristica da Israele e dagli Stati Uniti – per garantire il rilascio dell’ultimo ostaggio americano ancora in vita, trattenuto a Gaza, Edan Alexander.
La liberazione dell’Alexander costituiva un gesto che alcuni pensavano potesse gettare le basi per un cessate il fuoco, ma Netanyahu ha chiarito che non fermerà la guerra di Israele a Gaza, anche se Hamas rilasciasse i suoi ostaggi, finché i suoi obiettivi dichiarati non saranno raggiunti, offuscando le speranze di una tregua.
«Nei prossimi giorni, entreremo con tutte le nostre forze per completare l’operazione. Completare l’operazione significa sconfiggere Hamas. Significa distruggere Hamas», ha detto Netanyahu. «Non ci sarà alcuna situazione in cui fermeremo la guerra. Un cessate il fuoco temporaneo potrebbe verificarsi, ma andremo fino in fondo».
Nel frattempo, Trump è volato in Arabia Saudita dove ha incontrato una quantità di leader dei Paesi arabi.
L’inviato speciale in Medio Oriente di Trump Steve Witkoff ha dichiarato alla stampa che i stanno facendo progressi «su tutti i fronti».
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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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