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Bioetica

La liceità morale del vaccino pandemico

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Don Curzio Nitoglia.

 

 

 
Alcuni sostengono non essere certo che, nel vaccino anticovid-19, vi siano cellule fetali di aborti procurati, ma potrebbero esservi solo cellule di un feto abortito spontaneamente negli anni Sessanta del secolo scorso; quindi sarebbe lecito ricevere il vaccino, poiché non vi sarebbe nessuna cooperazione all’aborto.
 

Inoltre, altri sostengono che anche se, nei vaccini, vi fossero cellule di feti abortiti in maniera volontaria, applicando la dottrina del «volontario indiretto» o della «causa con duplice effetto», sarebbe egualmente lecito farsi vaccinare con una cooperazione materiale indiretta.
 

Ora mi sembra che si possa sostenere, come asseriscono molti medici e scienziati (Tarro, Scoglio, Montanari, Galli, Palù, Olivieri, Montaigner, Bacco, Zangrillo, De Mari), che – ammesso e non concesso non sia sicura la presenza di feti abortiti nei vaccini – vi sono serie probabilità che nella maggior parte dei vaccini si trovino cellule di feti abortiti, ossia vi è almeno un dubbio positivo1 sulla loro presenza nel siero vaccinale.

Vi sono serie probabilità che nella maggior parte dei vaccini si trovino cellule di feti abortiti, ossia vi è almeno un dubbio positivo sulla loro presenza nel siero vaccinale

 

Questa tesi scientifica della presenza di cellule di feti abortiti nel siero vaccinale è stata espressa esplicitamente in un atto parlamentare della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana (Atti Parlamentari XVII Legislatura Doc. XXII-bis N. 23, approvata e trasmessa alla Presidenza dalla Commissione nella seduta del 7 febbraio 2018, che cito testualmente:
 

«Commissione parlamentare d’inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nano-particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni».

La Commissione, sulla base di risultanze medico-scientifiche, argomenta come segue:

«Poiché molti dei vaccini utilizzati vengono prodotti con colture di cellule e tessuti animali (embrioni di pollo) o umani (tessuti fetali, linee cellulari), tale contaminazione pone dei seri rischi per la salute umana, perché potrebbe essere responsabile di reazioni autoimmuni contro il DNA umano»
 

«Poiché molti dei vaccini utilizzati vengono prodotti con colture di cellule e tessuti animali (embrioni di pollo) o umani (tessuti fetali, linee cellulari), tale contaminazione pone dei seri rischi per la salute umana, perché potrebbe essere responsabile di reazioni autoimmuni contro il DNA umano. In particolare è il caso di richiamare lo studio dal tiolo “Epidemiologic and Molecular Relationship Between Vaccine Manufacture and Autism Spectrum Disorder Prevalence” di Deisher TA, et al. Issues Law Med. 2015, nelle cui conclusioni si legge: “I vaccini prodotti in linee di cellule fetali umane contengono livelli inaccettabili di contaminanti del frammento di DNA fetale. Il genoma umano contiene naturalmente regioni suscettibili di formazione di rottura a doppio filamento e mutagenesi inserzionale del DNA. La ‘Scossa di Wakefield’ ha creato un esperimento naturale che può dimostrare una relazione causale tra vaccini fabbricati da linee cellulari fetali e la prevalenza di ASD»2.
 

La Commissione osserva che lo studio è frutto dell’analisi di laboratorio svolta su un vaccino presente nell’elenco della documentazione consegnata all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), ma nella quale non si fa menzione di tale componente.
 

Quanto sostenuto nel Documento della Camera dei Deputati viene ribadito anche dall’Associazione Corvelva che, tra i tanti documenti presenti nel proprio archivio, ha pubblicato una «Lettera aperta ai legislatori sul DNA fetale nei vaccin» della già citata dott.ssa Theresa Deisher, datata 8 aprile 20193.

 

«La somministrazione di frammenti di DNA umano fetale (primitivo) estraneo a un bambino potrebbe generare una risposta immunitaria che avrebbe anche una reazione crociata con il DNA del bambino stesso, poiché il DNA contaminante potrebbe avere zone di sovrapposizione molto simili al DNA del bambino stesso»

Una parte della lettera merita di essere citata per le gravi implicazioni sanitarie rappresentate:
 

«La somministrazione di frammenti di DNA umano fetale (primitivo) estraneo a un bambino potrebbe generare una risposta immunitaria che avrebbe anche una reazione crociata con il DNA del bambino stesso, poiché il DNA contaminante potrebbe avere zone di sovrapposizione molto simili al DNA del bambino stesso. I bambini con disturbo autistico hanno anticorpi contro il DNA umano in circolo che i bambini non autistici non hanno. Questi anticorpi possono essere coinvolti in attacchi autoimmuni in bambini autistici. La Duke University ha dimostrato in uno studio condotto di recente in cui sono stati osservati dei miglioramenti significativi nel comportamento quando i bambini con disturbo dello spettro autistico sono stati trattati con il proprio sangue autologo da cordone ombelicale stoccato. Questo trattamento mostra chiaramente che la maggior parte dei bambini con autismo non nascono con esso dal momento che le malattie genetiche come la sindrome di Down o la fibrosi muscolare non possono essere trattate con cellule staminali autologhe».
 

La dott.ssa Deisher nota anche che «Il primo punto di cambiamento per l’anno di nascita del disturbo autistico (AD) è stato identificato nel 1981 per i dati della California e degli Stati Uniti, preceduto da una sostituzione nel processo di produzione:
 

Nel gennaio 1979, la FDA approvò la sostituzione della produzione del virus della rosolia dalle linee cellulari animali (virus ad alto passaggio, HPV-77, cresciuto ad esempio nelle cellule di embrioni di anatra) alla linea cellulare fetale umana WI-38 usando il ceppo virale RA27/3

Il primo punto di cambiamento per l’anno di nascita del disturbo autistico (AD) è stato identificato nel 1981 per i dati della California e degli Stati Uniti, preceduto da una sostituzione nel processo di produzione

 

Sia il nuovo vaccino monovalente approvato per rosolia, sia un vaccino contro la parotite, il morbillo e la rosolia utilizzano la linea cellulare fetale WI-38 per la produzione della parte di vaccino contro la rosolia.

Prima del 1980, il disturbo dello spettro autistico era una malattia molto rara, quasi sconosciuta. Secondo i dati del CDC, il tasso di autismo nel 2014 era di 1 su 59 bambini, un aumento molto rapido dal 2000, quando era 1 su 150. CDC: “I costi totali all’anno per i bambini con ASD negli Stati Uniti erano stimati tra 11,5 miliardi di dollari – 60,9 miliardi di dollari (2011 dollari USA)”»4.

In un altro studio pubblicato in peer review dall’Associazione Corvelva sul vaccino MPRV (Priorix Tetra) usato nei bambini dagli 11 mesi fino ai 12 anni per prevenire morbillo, parotite, rosolia e varicella, si afferma quanto segue:

 

«Si può chiaramente osservare che la letteratura di riferimento, per sostenere che le cellule diploidi impiegate per la produzione di vaccini sono sicure dal punto di vista della stabilità genetica, è obsoleta»

 

«Si può chiaramente osservare che la letteratura di riferimento, per sostenere che le cellule diploidi impiegate per la produzione di vaccini sono sicure dal punto di vista della stabilità genetica, è obsoleta. Già 40 anni fa erano state riscontrate le prime anomalie genetiche, ritenute trascurabili per la sicurezza dei vaccini, e da quanto riportato nella linea guida OMS da allora non sono più stati fatti aggiornamenti con le nuove tecnologie di sequenziamento (…), con la conseguenza che nei vaccini somministrati da decenni è stata permessa dalle agenzie la presenza di DNA progressivamente sempre più modificato geneticamente e in quantità non controllata. Si veda a tale proposito il report sul sequenziamento dell’intero genoma delle MRC-5 pubblicato nel sito del Corvelva in data 27.09.2019 in cui risulta evidente la modificazione profonda di questo DNA anche in geni associati allo sviluppo di patologie tumorali»5.
 

In questo studio si mette l’accento sulla possibilità che i riceventi vaccini contenenti cellule di DNA umano possano andare incontro, anche a distanza di anni, a insorgenze tumorali.
Già nel 2010 la stessa OMS, emanando delle raccomandazioni per la valutazione delle colture cellulari animali come substrati per la fabbricazione di medicinali biologici e per la caratterizzazione delle banche cellulari, pone alla presenza di DNA umano il limite 10 microgrammi per fiala6.

Lo studio di Corvelva sul vaccino denominato Prorix Tetra dimostra invece che i campioni vaccinali analizzati sono «risultati contenere un’elevata percentuale di letture di DNA umano oltre a quelle attese del genoma del virus della varicella (Human alphaherpes virus 3), unico rilevabile tra i quattro, essendo nell’articolo stata presentata una analisi di tipo DNA-seq. (…) In seguito i quantitativi di DNA riscontrati e confermati con la stessa metodica che qui è ora convalidata sono stati ancora superiori: fino a 3,7 microgrammi per fiala, portando a constatare una notevole differenza tra lotto e lotto»7.

 

In questo studio si mette l’accento sulla possibilità che i riceventi vaccini contenenti cellule di DNA umano possano andare incontro, anche a distanza di anni, a insorgenze tumorali

In breve, gli studi clinici citati nella Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’on. Gian Piero Scanu per acclarare nello specifico la causa della morte e delle gravi malattie invalidanti del personale militare, ritengono altamente probabile che – per quanto riguarda i casi dei militari italiani ammalatisi durante la guerra del Kossovo – tali patologie siano ascrivibili non solo alla loro esposizione a nano-particelle di materiale bellico composto di uranio impoverito, ma anche al fatto di essere stati sottoposti a vaccini di nuova generazione a terapia genetica, contenenti nano-particelle nocive per la salute umana.

Inoltre gli studi sull’impiego dei vaccini contenenti cellule di DNA umano, pubblicati dall’Associazione Corvelva, affermano l’elevata probabilità che le linee cellulari umane, e non solo quelle provenienti da feti abortiti, hanno effetti nocivi sul DNA umano.

 

Tutto ciò dovrebbe indurre almeno a una certa prudenza nell’affermare un’assenza di cellule di feti abortiti e a essere guardinghi circa i rischi dei vaccini; recentemente persino il dottor Christian Perronne, che è stato sempre schierato a favore delle campagne di vaccinazione, si è dichiarato contrario al vaccino anticovid-19 perché muta geneticamente la natura dell’uomo e non è stato sufficientemente sperimentato.

Lo studio sul vaccino denominato Prorix Tetra dimostra invece che i campioni vaccinali analizzati sono «risultati contenere un’elevata percentuale di letture di DNA umano oltre a quelle attese del genoma del virus della varicella

 

Se così fosse, infatti, non si potrebbe applicare il volontario indiretto a questo caso, poiché l’effetto (presunto) buono: l’immunizzazione dal COVID-19, verrebbe direttamente dall’effetto cattivo (siero contenente feti abortiti). Dunque, non è lecito farsi vaccinare, sapendo che il vaccino contiene cellule fetali; certamente non significa commettere il crimine dell’aborto, ma vuol dire, pur sempre, cooperare materialmente in maniera diretta a esso, ricevendo la (presunta immunizzazione) da un aborto procurato.
 

In caso di dubbio occorre distinguere tra dubbio negativo (quando non si hanno ragioni né pro né contro una tesi o un giudizio) e dubbio positivo (quando si hanno eguali ragioni per le due parti della tesi); i moralisti8 insegnano che non è moralmente lecito agire con un dubbio positivo; ad esempio, se sto cacciando i fagiani e dubito positivamente, se dietro l’albero vi sia un fagiano o un uomo (ossia ho almeno un ragionevole dubbio, che sia fondato oggettivamente) non posso sparare egualmente, sperando di uccidere un fagiano, poiché metto in conto la possibilità prossima o la probabilità di uccidere un uomo.

 

Così nei vaccini anticovid-19, se il dubbio che contengano feti abortiti non è negativo (ossia senza nessun fondamento serio), ma è positivo (con fondamento serio), allora l’azione è illecita moralmente.

 

Gli studi sull’impiego dei vaccini contenenti cellule di DNA umano, affermano l’elevata probabilità che le linee cellulari umane, e non solo quelle provenienti da feti abortiti, hanno effetti nocivi sul DNA umano.

Infine, oltre la causa materiale dei vaccini, su cui si sta disputando, occorre studiare anche la causa finale di essi e soprattutto del vaccino anticovid-19, che è stata presentata non solo dalla maggior parte degli scienziati (anche quelli favorevoli alle vaccinazioni), ma pure dai fautori della vaccinazione anticovid-19 (ad esempio Marco Antonio Attisani9) come atta a modificare il DNA e lo RNA umano.

 

Ora questo fine è intrinsecamente malvagio, poiché tende a cambiare la specie umana come è stata concepita da Dio e realizzata dalla natura.
In una questione ancora dibattuta dagli scienziati, che mettono almeno in dubbio la presenza di cellule provenienti da feti abortiti nei vaccini (o addirittura la ritengono probabile se non addirittura certa) e ritengono che il vaccino anticovid-19 non sia sufficientemente sperimentato (poiché per la sperimentazione sono necessari almeno 7 anni, mentre l’attuale vaccino è stato sperimentato in soli tre mesi) occorrerebbe un po’ di prudenza e si dovrebbe procedere con i piedi di piombo, sia per la illeceità morale della cooperazione materiale diretta a un atto malvagio, sia per gli effetti gravemente rovinosi per la salute del corpo come pure per la probabile immissione di nano-particelle nel DNA umano, che modificherebbero il nostro genoma e ci renderebbero simile a dei robot eterodiretti, sopprimendo così le capacità raziocinative e il libero arbitrio che il Creatore ha dato all’uomo.

 

 

Tutto ciò dovrebbe indurre almeno a una certa prudenza nell’affermare un’assenza di cellule di feti abortiti e a essere guardinghi circa i rischi dei vaccini

Don Curzio Nitoglia
 
 
 

NOTE

1 Il dubbio positivo consiste nell’incertezza tra due tesi opposte: per esempio, “presenza/assenza di feti nei vaccini”, per cui si sospende il giudizio e non si assente né all’una né all’altra.

 

I moralisti insegnano che non è moralmente lecito agire con un dubbio positivo

 

8Cfr. F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, Roma, Studium, I ed., 1955; ristampa, Proceno (Viterbo), Effedieffe, 2015; B. Merkelbach, Summa Theologiae Moralis,I ed., Parigi, 1932-1933, 3 voll.; H. Noldin, Summa Theologiae Moralis, I ed. 1899-1900, Verona, 3 voll.; D. Prummer, Manuale Theologiae Moralis, I ed., 1915, Barcellona, 3 voll.; E. Jone, Compendio di teologia Morale, Roma, 1951.

9 Cfr. www.nogeoingegneria.com ; si possono ascoltare su You Tube 3 conferenze (8. IX. 2019; 6. VIII. 2019; 27. VI. 2020) del dr. Marco Antonio Attisani, in cui parla di intelligenza artificiale e di robotizzazione dell’uomo, mediante nano-particelle immesse nel DNA umano e dirette dal G5.

 

 

Articolo previamente apparso sul sito di Don Curzio Nitoglia con il titolo «La liceità morale del vaccino pandemico».

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Bioetica

Canale televisivo francese multato di 100.000 euro per aver dichiarato che l’aborto è la prima causa di morte nel mondo

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L’Autorità francese di regolamentazione dell’audiovisivo e della comunicazione digitale (Arcom) ha multato un canale televisivo per aver riportato in modo accurato che l’aborto è la principale causa di morte nel mondo. Lo riporta LifeSite.

 

Il 13 novembre, l’autorità di regolamentazione dei media francese Arcom ha inflitto alla CNews una multa di 100.000 euro dopo che il giornalista Aymeric Pourbaix ha correttamente elencato l’aborto come la principale causa di morte al mondo durante il programma cattolico dell’emittente intitolato En quête d’esprit, ovvero «Alla ricerca dello spirito».

 

«L’aborto non può essere presentato come causa di morte», ha dichiarato Arcom nella sua decisione. «Sembra dal resoconto di ascolto di questo programma che il presentatore, basandosi su un’infografica trasmessa in onda, abbia presentato l’aborto come causa di mortalità».

 

«Parte della sequenza in questione equipara l’aborto a una causa di morte e, implicitamente, l’embrione o il feto che non è potuto nascere vivo a causa di un aborto con una persona deceduta, anche se per legge non sono considerati persone», ha affermato il regolatore.

 

Arcom ha sostenuto che il canale non ha rispettato il suo «obbligo di onestà e rigore nella presentazione e nella gestione delle informazioni».

 

Durante il programma di febbraio, Pourbaix aveva presentato un grafico del Worldometers, basato su cifre dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo il grafico, l’aborto ha costituito il 52% dei decessi in tutto il mondo, con 73 milioni di bambini uccisi ogni anno. Questo dato è paragonato a solo 10 milioni di morti per cancro e 6,2 milioni di morti per fumo.

 

Oltre alla multa, Arcom ha ordinato alla CNEWS, di proprietà del finanziere cattolico Vincent Bolloré, noto anche per le sue partecipazioni in importanti aziende italiane, di scusarsi pubblicamente per aver mostrato il grafico, cosa che la CNEWS ha fatto a febbraio.

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«Il canale CNews si scusa con i suoi spettatori per questo errore che non avrebbe dovuto verificarsi», ha dichiarato il presentatore di CNEWS Laurence Ferrari pochi giorni dopo la trasmissione del grafico.

 

Jean-Marie Le Méné, direttore della Fondazione pro-life Jérôme Lejeune, ha dichiarato a Valeurs Actuelles che la decisione di Arcom era un tentativo di nascondere la realtà degli aborti.

 

«Affinché l’aborto possa essere praticato con la coscienza pulita, è proibito dire che l’aborto toglie la vita», ha detto Le Méné. «Altrimenti la chiave di volta del sistema crolla. Ma chi crede a questa finzione?… L’aborto, la principale causa di morte nel mondo, è purtroppo un fatto, non un’opinione».

 

Secondo l’European Conservative, la decisione di Arcom arriva solo pochi mesi dopo che il Consiglio di Stato, una delle più alte corti amministrative francesi, ha raccomandato di sottoporre CNews a severi controlli a seguito dello scandalo per il grafico.

 

A quanto pare Arcom ha preso sul serio la raccomandazione, dato che l’ente regolatore ha imposto 52 sanzioni a C8 e CNEWS, entrambe di proprietà di Bolloré, in dodici anni, di cui 16 solo nel 2024.

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Bioetica

La morte cerebrale è vera morte?

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La morte viene identificata come la cessazione di tutte le funzioni vitali di un organismo, che sono essenzialmente riconducibili a tre: sistema nervoso, respiratorio e cardiocircolatorio, ossia la cosiddetta tripode vitale.    Tuttavia, la morte non è un evento che può essere osservato nel momento in cui si verifica ma solamente a posteriori, ossia dopo che essa è già avvenuta. Infatti, per avere la certezza dell’avvenuto decesso di un essere vivente è necessario che vengano riscontrati sul cadavere i segni inequivocabili della morte, ossia l’inizio del processo di decomposizione dell’organismo: l’algor mortis, il raffreddamento del corpo, il rigor mortis, la rigidità cadaverica, il livor mortis, il ristagno e la coagulazione del sangue.    La morte è un evento complesso perché l’uomo, in virtù dell’unione sostanziale con un’anima spirituale, non è un semplice agglomerato di organi, tessuti e funzioni né il suo principio vitale può essere ridotto alla funzionalità dei suoi organi.

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Esiste unanime consenso nel ritenere certamente viva una persona cosciente e certamente morto un corpo putrefatto o allo stato iniziale della putrefazione. La morte, intesa come il distacco dell’anima dal corpo, è collocabile nello spazio temporale compreso tra questi due stati. Un terzo stato dell’essere tra la vita e la morte non esiste.   Secondo il regolamento di polizia mortuaria nessuna persona morta può essere chiusa dentro una bara o sottoposta ad autopsia prima che siano trascorse 24 ore dal momento del decesso, salvo i casi di decapitazione o maciullamento. Inoltre, durante il periodo di osservazione il corpo deve essere posto in condizioni tali che non ostacolino eventuali manifestazioni di vita.   È possibile dunque affermare che l’unico parametro che consente di ritenere certo l’avvenuto decesso di un individuo è l’inizio del processo di decomposizione del corpo, il cui riscontro oggettivo costituisce il vero punto di non ritorno alla vita.   Proprio allo scopo di consentire il trapianto degli organi vitali, che ricordiamo può avvenire solamente se gli organi stessi non hanno subito danni irreversibili causati dalla necrosi dei tessuti (il cuore e il fegato subiscono danni in meno di 5 minuti), era necessario modificare i criteri stessi di definizione della morte.   L’escamotage trovato dalla comunità scientifica internazionale non fu quello di soppiantare il criterio tradizionale della cessazione di tutte le funzioni dell’organismo (che sarebbe stato impossibile anche solo ipotizzare), ma di affiancare ad esso un nuovo criterio di accertamento della morte basato sulla presunta cessazione irreversibile della funzionalità di un singolo organo: il cervello.    Nel 1968 venne istituita una commissione ad hoc, un comitato di «esperti» della harvard Medical School, che definì e sottoscrisse quei criteri neurologici di morte che vennero poi ufficialmente riconosciuti come nuova definizione di morte, malgrado diversi filosofi, medici e giuristi espressero al riguardo tutte le loro riserve.   In base a tale documento, un soggetto in coma irreversibile, o presunto tale, deve essere considerato a tutti gli effetti deceduto. Nonostante la commissione di Harvard affermasse il contrario è ovvio come la nuova definizione di morte e la pratica dei trapianti di organi vitali fossero strettamente collegate, dal momento che è proprio la morte a consentire il prelievo degli organi.   D’altra parte fu la stessa commissione che ammise lo stretto legame ideologico tra il nuovo criterio e la suddetta pratica: «l’uso di criteri obsoleti per la definizione di morte cerebrale può ingenerare controversie nel reperimento degli organi per i trapianti».

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C’è da osservare che la commissione non produsse alcun dato scientifico certo e oggettivo a supporto della nuova definizione di morte (del resto, come avrebbe potuto?) e i criteri di Harvard vennero pubblicati senza nessun dato statistico-clinico relativo ai pazienti.    Malgrado ciò, a partire dal 5 agosto del 1968 una persona può essere dichiarata cadavere, quindi privata delle cure o addirittura trattata come mero contenitore di organi espiantabili, nel momento in cui la funzionalità del suo cervello viene ritenuta irrimediabilmente compromessa, secondo parametri studiati a tavolino, dunque artificiosi.    La morte, da evento naturale, oggettivo e osservabile, viene di fatto ridotta ad evento artificiale, non oggettivo né tantomeno osservabile, ma riscontrabile unicamente attraverso la tecnica.   In altre parole, la morte viene tolta allo sguardo dell’uomo e confinata nell’ambito prettamente medico.   È facilmente intuibile la portata rivoluzionaria della nuova definizione di morte che costituisce la base ideologica con la quale sono stati legittimati tutti gli attacchi alla vita innocente ed indifesa, dall’aborto all’eutanasia, passando per la fecondazione in vitro e, ovviamente, l’espianto degli organi vitali.    Alfredo De Matteo

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Bambina partorita nel water. Chi si scandalizza sa che la RU486 fa la stessa cosa?

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Sulla base dei rilievi iniziali fatti dai medici del 118 sul corpo della bimba, «l’infanticidio è l’ipotesi più probabile nel caso della neonata trovata morta a Piove di Sacco». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Si tratta di un ulteriore caso di morte di neonato che sconvolge l’Italia. Episodi simili sembrano susseguirsi l’uno dopo l’altro.

 

Secondo quanto riportato, il corpicino della piccola sarebbe stato ritrovato in un bagno di un appartamento collegato ad un night club a Piove di Sacco, nel Padovano, in una zona purtroppo nota alla cronaca nera degli anni passati anche per la cosiddetta «mafia piovese», o «mala del Brenta» – la famosa «banda Maniero», a cui la TV nazionale dedica serie TV, ovviamente negando, come in tutti i casi di grandi produzioni su mafia, camorra, mala romana, che si tratti di qualcosa di anche lontanamente agiografico.

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Secondo articoli apparsi sulla stampa, per l’autopsia la bambina sarebbe morta annegata. L’esame autoptico tuttavia sarà reso disponibile solo tra settimane.

 

Per la morte sarebbe stata fermata la presunta madre, una donna italo-brasiliana di 29 anni, che ora si troverebbe agli arresti domiciliari, e si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere.

 

Secondo la procura, «la neonata era stata trovata morta all’interno del water e appariva essere completamente formata» scrive Fanpage. «Secondo gli inquirenti, la 29enne avrebbe partorito “direttamente all’interno del wc dell’appartamento in cui alloggiava” e sostenuto il parto “senza chiedere l’ausilio di personale sanitario o di altre persone”, tirando lo sciacquone “quando la bambina si trovava già con la testa in basso all’interno del WC, causando così l’annegamento”».

 

La tragedia della bambina del water Piove di Sacco arriva dopo lo shock del ritrovamento dei neonati morti di Traversetolo, in provincia di Parma, che secondo l’accusa sarebbero stati partoriti della giovane madre e sepolti nel giardino della villetta di famiglia, senza che nessuno si accorgesse di nulla.

 

Si tratta di un trend? C’è un lato nuovo della maternità che sta emergendo?

 

Per chi conosce il lato oscuro della riproduzione nell’ora presente, in realtà la sorpresa è poca: la società, lo sappiamo, si avvicina sempre di più all’autorizzazione dell’infanticidio, chiamato pudicamente «aborto post-natale». Filosofi e bioeticisti rilanciano l’opzione da diversi anni. Politici di rilievo del Partito Democratico USA come il governatore della Virginia Ralph Northamhanno discusso apertamente l’idea che medico e madre del neonato possano, a pochi momenti dalla nascita, decidere di sopprimere in bambini. In pratica: l’infanticidio è da un pezzo nella finestra di Overton.

 

Nel mondo in cui l’aborto è un diritto – o, per alcuni, un «obbligo sacro», un sacramento – come lamentare il pendio scivoloso che porta l’uccisione del bambino oltre il limite della nascita? È anche quello, alla fine, solo un confine arbitrario, una convenzione – né più né meno come la «morte cerebrale», in base alla quale in questo stesso momento quantità di persone stanno venendo squartate in ospedale e depredati dei loro organi mentre il cuore batte ancora.

 

Tuttavia, è un’altra immensa ipocrisia che vogliamo qui segnalare.

 

Abbondano ora in rete le immancabili analisi dei Soloni che parlano di «territorio alla deriva», «malessere profondo della società», e via sbadigliando. Gli editorialisti, gli opinionisti, gli psicologi mediatici, i giornalisti direttorazzi, i socio-sapientoni, quelli che il mondo lo capiscono benissimo per stipendio (eccerto), sono scandalizzati da questa storia del pargolo finito del water, con i giornali che suggeriscono anche che sarebbe stato tirato lo sciacquone come per liberarsene. Raro orrore. No?

 

Ebbene, informiamo i benpensanti salariati con il ditino alzato che partorire il bambino nel water è la norma dell’aborto chimico.

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L’«interruzione volontaria di gravidanza con metodo» farmacologico, la cui implementazione è stata voluta con forza dalla politica e inflitto ancora più efficacemente durante il biennio pandemico, agisce esattamente in questo modo: la pastiglia di mifepristone (RU486) uccide l’embrione, una successiva assunzione (dopo 48 ore) di una prostaglandina (misoprostolo, gemeprost) provoca l’espulsione.

 

La RU486 è stata approvata dall’AIFA nel 2009. Tuttavia secondo le linee guida l’assunzione del farmaco figlicida dovrebbe comportare un ricovero ospedaliero «obbligatorio» di tre giorni continuativi con assegnazione di posto letto per il pernottamento, di modo che avvenga in nosocomio «l’intera procedura abortiva, nelle sue diverse fasi».

 

Quindici anni fa, momento dell’immissione del farmaco nel sistema nazionale, il Consiglio Superiore di Sanità stabilì che, a differenza della Francia dove le pillole possono prendersi a casa, in Italia il percorso di aborto farmacologico dovesse avvenire in ricovero ospedaliero «dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del concepimento».

 

Tuttavia, in almeno tre regioni – Toscana, Emilia-Romagna, Lazio – la pillola era programmata per essere disponibile anche senza ospedalizzazione. Nel 2015 una nota della Sanità del Piemonte scriveva che «7.311 donne hanno usufruito della RU486 presso l’ospedale Sant’Anna, primo in Italia». Nello stesso comunicato, era specificato che «per quanto riguarda le IVG fino a 49 giorni e gli aborti interni, complessivamente, il 99% delle donne non è stata ricoverata per tre giorni ed ha potuto lasciare l’ospedale tra la somministrazione del mifepristone e quella della prostaglandina due giorni dopo. Nel tempo tale percentuale è diventata prossima al 100% e negli ultimi tre anni solo 4 donne su 3.217 sono rimaste ricoverate».

 

Il vincolo dei tre giorni in ospedale fu quindi definitivamente rimosso dal ministro della Salute Roberto Speranza nel 2020.

 

E quindi è naturale pensare che, in tali condizioni, l’espulsione del figlio avviene nella quasi totalità dei casi nel bagno di casa. E la quantità di bimbi scaricati nel cesso non può che essere massiva.

 

Proprio così: tanti bambini, anche oggi stesso, stanno venendo partoriti nel water, con la madre che poco dopo tira l’acqua – esattamente come sarebbe successo a Piove di Sacco, con grande scandalo di quelli che benpensano.

 

Renovatio 21, quando tratta del tema, non manca di ricordare il proseguo. Perché la questione, tirato lo sciacquone, per la madre finisce, ma per il bambino no.

 

E allora, cerchiamo di vedere il resto della storia dagli occhi del piccolo espulso dal grembo materno: finisce giù per la tubatura, assiame a liquami ed escrementi, per poi finire direttamente nella fogna, dove vivono tante creature: insetti, pesci, anfibi, topi – questi ultimi con un fiuto notorio, e immaginiamo una carne giovanissima, ricca di cellule staminali, quanto possa risultare irresistibile.

 

Questa storia di bambini finiti nelle fogne e divorati dalle bestie manca stranamente dalle cronache recenti della RU486: proprio pochi giorni fa la Regione Emilia-Romagna (sempre all’avanguardia per quanto concerne l’aborto: pensiamo alle NIP, gli esami non invasivi che ti dicono subito se il bambino che porti in grembo è down, così da poter decidere che fare) ha aggiornato i profili di assistenza per la IVG – acronimo orwelliano per «feticidio» – tramite metodi farmacologici, istituendo definitivamente l’assunzione del «pesticida umano» a livello domestico.

 

Nessun giornale, nemmeno quelli sedicenti «cattolici», sembra voler pensare al destino dei bambini nel water. Pare di capire: a seconda dell’età dal concepimento, ci sono bambini-toilette di Serie A e di Serie B. Dei primi si può parlare, dei secondi no, nemmeno quando si dovrebbe.

 

Quindi: sì, l’Italia è il Paese dove, passando per una legge che ne autorizza la distruzione chimica, i feti finiscono nella tazza del cesso e nella fogna, ogni giorno. A decine, forse a centinaia – chi può avere questi numeri? Come vengono conteggiati? È possibile farlo?

 

Pure vogliamo rammentare, en passant, che mentre la tragedia dei feti uccisi agisce su tutti i livelli, visibili ed invisibili, qualcuno sta andando in giro per l’Italia a sotterrare barattoli di vetro con dentro feti, come se si trattasse di piccoli occulti capitelli di questo maleficio sui piccoli esseri umani. Gli scandalizzati di mestiere, pro-vita o meno che siano, non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. E quelli che lo sanno, fanno finta di niente, fischiettosamente.

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Prima di gridare allo scandalo, quindi, pensiamo a quella che è la realtà. La stampa mainstream fa il suo lavoro: vuole fissarvi sul dito e non sulla luna, sulla pagliuzza invece che sulla trave. Vuole istupidirvi, rendervi ciechi rispetto al dominio della Necrocultura sul nostro mondo, sulle nostre stesse esistenze.

 

Diventa chiaro a tutti cosa diviene quindi questa storia: è un fenomeno di proiezione, di sfogo programmato. La società concentra su un singolo caso – possiamo dire che si tratta di un capro espiatorio? – il male che la pervade tutta, istituzionalmente e profondamente.

 

Dunque, caro cittadino sincero-democratico, caro contribuente perbene, caro italiano postcattolico, caro genitore borghese pronto alla provetta e alla siringa RNA, ora lancia pure le tue pietre contro la «spogliarellista», mentre tua moglie, tua figlia, tua sorella, la tua amante, la tua collega, la tua fidanzata, la tua vicina, tua madre partoriscono bambini nel cesso.

 

Sono i tuoi figli, i tuoi nipoti – sono il prossimo tuo, sono il futuro dell’umanità, sono l’Imago Dei, l’immagine di Dio resa carne.

 

Caro italiano adulto, sopravvissuto per qualche ragione anni fa allo sciacquone della Cultura della Morte: quanto ancora per capire sotto quale incantesimo malefico ti trovi?

 

Roberto Dal Bosco

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