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La Croazia ripristina la leva militare
Il Parlamento croato ha deciso di reintrodurre il servizio militare obbligatorio, interrompendo una sospensione durata 17 anni. La Croazia aveva abolito la leva nel 2008, optando per un esercito interamente professionale.
Questa decisione si allinea a una tendenza più ampia tra i Paesi membri della NATO e dell’UE, che stanno ripristinando la coscrizione obbligatoria e incrementando i bilanci militari, motivati dalle attuali tensioni geopolitiche, in particolare il conflitto in Ucraina.
Secondo la nuova normativa, circa 4.000 giovani saranno chiamati ogni anno in cinque gruppi per un addestramento di base di due mesi in varie strutture militari croate, come riportato venerdì dall’emittente statale HRT. Il programma, con un costo stimato di 23,7 milioni di euro all’anno, partirà all’inizio del 2026. Le reclute riceveranno uno stipendio mensile di circa 1.100 euro, oltre a rimborsi per le spese di viaggio, ferie e riconoscimento dell’esperienza lavorativa.
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Il ministro della Difesa Ivan Anusic ha dichiarato all’inizio di questa settimana, secondo l’AFP, che la Croazia sta affrontando «un aumento di diverse minacce che richiedono un’azione rapida ed efficace da parte della comunità più ampia». A giugno, ha spiegato che il ripristino della coscrizione è stato motivato da «cambiamenti nelle circostanze geopolitiche e di sicurezza globali, disastri naturali sempre più frequenti legati ai cambiamenti climatici e altre sfide simili».
La Croazia si unisce a un numero crescente di Paesi NATO e UE che stanno reintroducendo o ampliando la leva obbligatoria.
Come riportato da Renovatio 21, la Svezia ha ripristinato la coscrizione nel 2017 e prevede di alzare il limite di età per i riservisti. Lettonia e Lituania hanno reintrodotto il servizio obbligatorio, mentre Estonia e Finlandia hanno incrementato il numero di reclute annuali. Anche la Polonia sta valutando misure simili.
La Germania sta discutendo addirittura di una «lotteria» per la naja. La Gran Bretagna parla invece di sanzioni per gli adolescenti che rifiutano la leva, e di arruolamento degli autistici.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Bannon: necessario uno Stato cristiano di Gerusalemme
Steve Bannon says Türkiye is back in the game, “Erdogan’s going to be the security force in Gaza.”
“We’ve unwound in two months what took 100 years to end. The Ottomans are back. This Greater Israel project blew up in Netanyahu’s face. The Ottomans played the long game.” pic.twitter.com/K1Qxa4UDiQ — Clash Report (@clashreport) October 25, 2025
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Aborto e pena di morte, la dichiarazione controversa di papa Leone XIV
A favore della vita? Papa Leone XIV, rompendo con il riserbo osservato fino ad allora, ha dichiarato durante un’intervista alla stampa il 30 settembre 2025 a Castel Gandolfo: «Chi dice: “Sono contro l’aborto” ma sostiene la pena di morte non è veramente a favore della vita», come riportato da Vatican News.
Questa affermazione, che ha suscitato una certa preoccupazione tra i cattolici americani, merita di essere analizzata. Il papa sottintende che coloro che difendono la vita debbano opporsi non solo all’aborto, ma anche alla pena di morte. Queste due battaglie, agli occhi del papa, si basano sullo stesso principio. Sarebbe incoerente opporsi all’aborto e sostenere la pena di morte.
In realtà, esiste una differenza fondamentale tra l’aborto e la pena di morte. Nel primo caso, si tratta dell’uccisione di una persona innocente, che non ha mezzi di difesa. Nel secondo caso, si tratta dell’uccisione di una persona colpevole. Spesso, questa persona colpevole è un criminale che ha ucciso persone innocenti e che potrebbe commettere nuovamente il reato.
Secondo Leone XIV, sostenere la pena di morte non è compatibile con l’essere «a favore della vita». Ma allora il Magistero unanime della Chiesa per venti secoli deve essere considerato non a favore della vita. Infatti, papi e concili, fino all’inizio del XXI secolo, hanno insegnato che la pena di morte, in certi casi, era moralmente ammissibile (1).
Nell’enciclica Casti connubii del 1930, papa Pio XI, pronunciandosi con forza contro il crimine dell’aborto, scrisse: «il diritto di punire con la morte vale solo contro i colpevoli. Non vale contro gli innocenti». (2)
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Si potrebbe obiettare al quinto comandamento del Decalogo: «Non uccidere» (3). Sant’Agostino e San Tommaso hanno risposto all’obiezione. Questo precetto proibisce l’uccisione degli innocenti. Ma non è ingiusto uccidere criminali o nemici dello Stato. Ciò non va contro questo precetto del Decalogo. (4)
Se un obiettore insiste nell’invocare il diritto alla vita di ogni essere umano, rispondiamo citando papa Pio XII nel suo discorso del 14 settembre 1952: «anche quando si tratta dell’esecuzione di un condannato a morte, lo Stato non dispone del diritto individuale alla vita. È allora riservato al potere pubblico privare il condannato del bene della vita, in espiazione della sua colpa, dopo che, con il suo crimine, si è già spogliato del suo diritto alla vita».
Dobbiamo piuttosto chiederci se l’opposizione alla pena di morte sia davvero un comportamento pro-life. Se un criminale ha brutalmente ucciso decine di persone innocenti e, privo di qualsiasi pentimento, desidera recidivare, il comportamento pro-life consiste nel proteggere la vita di quel criminale a tutti i costi, o piuttosto nel proteggere la vita di cittadini innocenti e pacifici che rischiano di essere assassinati?
Difendere la vita umana non significa forse punire severamente chi la distrugge e stabilire leggi che scoraggino i potenziali assassini al fine di proteggere gli innocenti?
E che dire dell’autodifesa e della guerra giusta? L’uomo che uccide il suo aggressore ingiusto o il soldato che uccide l’invasore della sua patria meritano il rimprovero di Leone XIV di non essere «pro-vita»? Questo rimprovero non dovrebbe piuttosto ricadere sull’aggressore ingiusto, nemico della vita umana?
Non c’è quindi alcuna incoerenza, ma al contrario una logica perfetta, nel lottare contro l’aborto sostenendo al contempo la legittimità della pena di morte per alcuni pericolosi recidivi.
Abate Bernard de Lacoste
NOTE
1) Vedere gli articoli dell’abate J.-M. Gleize in Super hanc petram, t. 2, pp. 135-140 e 159-169.
2) Dz 3720.
3) Esodo XX, 13.
4) Summa Theologica, Ia IIae, q. 100, artt. 8, annuncio 3.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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La Chiesa pubblica le sue statistiche annuali
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