Cina
La Cina blocca gli universitari in bicicletta

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
A inizio mese alcuni gruppetti di studenti avevano iniziato a percorrere in bici di notte la strada che separa la capitale dell’Henan e Kaifeng, nota per i ravioli al vapore. Un modo per i giovani, colpiti dalla crisi, di viaggiare in maniera economica. Tuttavia in poco tempo si sono unite migliaia di persone e le autorità hanno deciso di imporre un divieto partendo dalle università.
Le autorità cinesi hanno bloccato i tour in bicicletta degli studenti universitari, che, partiti da Zhengzhou, capoluogo della provincia centrale dell’Henan, di notte si dirigono a Kaifeng, una città storica situata 50 chilometri a est, un tragitto che richiede circa cinque ore. Si tratta di un’iniziativa spontanea che in poco tempo ha raccolto migliaia di adesioni, mettendo in allarme la polizia e i funzionari governativi.
Venerdì sera, un corteo di circa 200mila ciclisti secondo le stime, ha congestionato la strada principale tra le due città. In un secondo momento, la polizia ha ordinato la chiusura delle università di Zhengzhou e intimato agli studenti di rimanere nei campus per il fine settimana.
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Nonostante l’ampia partecipazione, gli studenti non hanno mostrato segni di protesta né esibito slogan o rivendicazioni. Alcuni hanno sventolato bandiere nazionali e cantato l’inno cinese, espressioni che negli ultimi anni hanno cominciato a essere viste come provocazioni e segnali di dissenso.
L’università aveva sconsigliato agli studenti di prendere parte all’iniziativa, facendo riferimento alla possibile presenza di «forze ostili straniere». Anche i servizi di bike-sharing avevano annunciato che le bici sarebbero state automaticamente bloccate se usate per uscire dai confini della città. Video online mostrano tuttavia che molti studenti hanno continuato a piedi verso Kaifeng.
Studenti provenienti da altre zone e cittadini comuni si sono di recente uniti all’iniziativa, nata all’inizio di novembre come attività spontanea. Diversi gruppi di studenti si erano organizzati per percorrere di sera, in bici, il tragitto fino a Kaifeng per assaggiare i famosi ravioli al vapore della città, e tornare poi in treno la mattina successiva. In poco tempo, l’attività è diventata una moda tra i giovani di Zhengzhou, al punto che le autorità di Kaifeng avevano inizialmente aperto gratuitamente agli studenti i parchi e i luoghi panoramici.
On the evening of November 8, university students in Zhengzhou took all available shared bikes and set out on a massive 50-kilometer ride to Kaifeng.
The roads along the way were fully occupied, forcing even traffic police to make way.
This follows last weekend’s successful… pic.twitter.com/RqKSWTkZJ4
— Inconvenient Truths by Jennifer Zeng (@jenniferzeng97) November 9, 2024
Video aggiunto all’articolo da Renovatio 32
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Nella notte tra venerdì e sabato, invece, le autorità della città storica hanno invitato i giovani a mostrare «responsabilità verso la società».
Negli ultimi anni, viaggi «in stile forze speciali», come vengono chiamati in Cina, sono diventati sempre più popolari. I giovani cercano di visitare più luoghi con il minor tempo e soprattutto denaro possibile, emulando lo spirito di un agente speciale che deve superare i propri limiti.
I commenti online suggeriscono che la preoccupazione delle autorità nasca dalla crisi economica e dalle tensioni sociali: in molti temono che grandi raduni di giovani – tra cui un numero crescente di disoccupati – possano degenerare in proteste. Anche un think tank vicino al governo ha avvertito che la disoccupazione giovanile potrebbe portare a problemi politici.
Già a fine ottobre, in occasione della festa di Halloween, la polizia di Shanghai aveva disperso le feste in strada, costringendo i giovani a togliersi i costumi e arrestando alcuni partecipanti.
Alcuni travestimenti, come quello da imperatore, vengono considerati messaggi satirici, allusioni critiche verso la situazione politica della Cina dominata dal partito unico.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Cina
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Cina
COVID, blogger cristiana cinese condannata ad altri quattro anni di carcere

Una blogger cristiana cinese già condannata a quattro anni di carcere per aver documentato le prime fasi della pandemia di COVID da Wuhan è stata condannata ad altri quattro anni di carcere.
Zhang Zhan, 42 anni, è stata condannata in Cina con l’accusa di «aver attaccato briga e provocato disordini», la stessa accusa che ha portato alla sua prima incarcerazione nel dicembre 2020. L’accusa viene spesso utilizzata per perseguire i giornalisti che si esprimono contro il governo cinese o rivelano verità imbarazzanti.
Zhang ha pubblicato i resoconti di testimoni oculari di Wuhan sulla diffusione iniziale del COVID-19, compresi video, di strade vuote e ospedali affollati che dimostravano che la situazione a Wuhan era molto peggiore di quanto affermassero le autorità cinesi. I filmati della Zhanga sono stati visualizzati centinaia di migliaia di volte.
Il suo avvocato dell’epoca, Ren Quanniu, aveva affermato che Zhan credeva di essere stata «perseguitata per aver violato la sua libertà di parola». Dopo la prigionia, aveva iniziato uno sciopero della fame e fu alimentata forzatamente tramite un sondino.
Come riportato da Renovatio 21, cinque anni fa erano emerse notizie della sua cattiva salute e di una sua possibile tortura in carcere.
Era stata rilasciata nel maggio 2024. Secondo Quanniu, è stata nuovamente arrestata perché aveva commentato su siti web stranieri, tra cui YouTube e X.
🚨🇨🇳CHINA TO RELEASE JOURNALIST JAILED OVER COVID REPORTING
After spending four years behind bars for her reporting of the Covid outbreak and lockdowns in Wuhan, Zhang Zhan is set to be released today after completing her sentence.
— Kacee Allen (@KaceeRAllen) May 14, 2024
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Un portavoce del governo cinese ha dichiarato: «il caso riguarda la sovranità giudiziaria della Cina e nessuna forza esterna ha il diritto di interferire. I suoi diritti legittimi saranno pienamente rispettati e tutelati».
«Questa è la seconda volta che Zhang Zhan viene processata con accuse infondate che non rappresentano altro che un palese atto di persecuzione per il suo lavoro giornalistico», ha affermato Beh Lih Yi, direttore per l’area Asia-Pacifico del Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a Nuova York.
«Le autorità cinesi devono porre fine alla detenzione arbitraria di Zhang, ritirare tutte le accuse e liberarla immediatamente». La Cina costituisce la prigione per giornalisti più grande del mondo. Si ritiene che attualmente vi siano detenuti oltre 100 giornalisti.
Come riportato da Renovatio 21, il nuovo processo era iniziato sei mesi fa.
Prima della pandemia di COVID, l’attivista e giornalista cristiana era già stata arrestata nel settembre 2019 per aver sfilato con un ombrello su Nanjing Road a Shanghai, in segno di solidarietà con le proteste di Hong Kong. Con le prime notizie della pandemia, si era recata a Wuhan per documentare gli eventi, pubblicando circa cento video in tre mesi e rispondendo alle domande di media internazionali. Arrestata nel maggio 2020, è stata la prima blogger a essere condannata per le informazioni diffuse sulla pandemia.
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