Spirito
La Chiesa in Groenlandia, terra rara
La Groenlandia è finita sotto i riflettori ed è diventata una questione geopolitica importante da quando Donald Trump ha espresso il desiderio di recuperare terre rare dall’isola artica, che fa parte della Danimarca. Ma ciò che è meno noto è che in questa regione polare esiste una piccola percentuale di cattolici il cui futuro resta legato alla presenza americana.
«Sosteniamo fermamente il vostro diritto a determinare il vostro futuro e, se lo sceglierete, vi accoglieremo negli Stati Uniti d’America», ha detto Donald Trump agli abitanti del territorio autonomo danese pochi giorni prima delle elezioni legislative dell’11 marzo 2025, caratterizzate da un’impennata di consensi per il partito nazionalista indipendentista.
Ha aggiunto: «Vi proteggeremo, vi renderemo ricchi e insieme porteremo la Groenlandia a vette che non avreste mai pensato possibili prima».
Promesse che lasciano perplessi i cattolici dell’immensa isola artica annessa al Regno di Danimarca, dove la Chiesa occupa solo un posto marginale in un panorama religioso dominato dal luteranesimo. Su una popolazione di circa 57.000 abitanti, i cattolici rappresentano solo una piccola minoranza, stimata in circa 300 persone nel 2025, ovvero l’1% della popolazione.
La storia del cattolicesimo in Groenlandia risale al Medioevo, con l’arrivo dei vichinghi norvegesi nel X secolo. Nel 1124 fu istituita la diocesi di Garoar sotto la guida di papa Pasquale II, con il vescovo Erik Gnupsson come primo vescovo. Questa diocesi, la prima del Nuovo Mondo, non sopravvisse tuttavia alla «Piccola era glaciale» che decimò le colonie europee intorno al XV secolo.
Successivamente il cattolicesimo scomparve dall’isola, soppiantato nel XVIII secolo dal protestantesimo luterano portato dai missionari danesi durante la colonizzazione. Solo nel XX secolo ricomparve, prima con la presenza americana nella base militare di Pituffik, ex Thule, nel 1953, poi con la fondazione della parrocchia di Cristo Re a Nuuk nel 1958, sotto l’egida degli Oblati di Maria Immacolata, unica parrocchia dell’isola.
Sulla scia degli americani si è aggregata una forza lavoro straniera cattolica, proveniente soprattutto dalle Filippine e dal Vietnam, ma anche da altre regioni del continente eurasiatico: sono loro il motore del cattolicesimo in Groenlandia, una minoranza in rapida crescita se si pensa che nel 2009 sull’isola si contavano solo una sessantina di fedeli.
Come riporta l’agenzia di stampa religiosa Fides, la cura spirituale di questi fedeli è affidata, oltre che ai sacerdoti della diocesi di Copenaghen, all’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nonché all’Ordinariato militare degli Stati Uniti d’America. La prima potenza mondiale paga inoltre 300 milioni di dollari all’anno di affitto per la manutenzione dell’antica Thule: questo ci aiuta a comprendere meglio gli obiettivi del nuovo inquilino della Casa Bianca per questa parte dell’Artico.
Ma i cattolici non vivono solo a Nuuk, il principale centro urbano, ma sono presenti anche in piccoli villaggi sparsi lungo i fiordi o nell’entroterra, dove non ci sono luoghi di culto.
Seguendo il modello delle prime comunità cristiane, la messa viene celebrata nelle case, grazie ai sacerdoti danesi che volano per due ore per raggiungere quest’altra parte della parrocchia, assicurando così la messa domenicale ai fedeli che, a causa delle temperature polari, hanno lasciato il loro Paese per sostenere le loro famiglie.
Per tutti questi cattolici, però, il futuro è incerto: se la pressione esercitata dagli Stati Uniti dovesse volgersi contro di loro, la presenza dei fedeli – che dipende in larga misura dall’attività della base americana – non avrebbe forse più molta ragione di esistere.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Papa Leone XIV pronto a concedere ampie deroghe a Traditionis Custodes
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Una prima (apparentemente) solida informazione sul futuro di Traditionis Custodes
Le numerose speculazioni suscitate dall’elezione di Papa Leone XIV riguardo al motu proprio di Francesco – che ha drasticamente limitato le concessioni fatte da Benedetto XVI riguardo alla celebrazione della Messa tradizionale – sembrano consolidarsi. Va notato che queste speculazioni avevano un certo fondamento. Dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes e l’interpretazione supplementare ancora più restrittiva fornita dal cardinale Arthur Roche, alcuni vescovi hanno continuato a concedere permessi come prima della pubblicazione del motu proprio, mentre altri li hanno praticamente proibiti. Inoltre, alcune diocesi hanno ottenuto dispense iniziali dalle norme di Traditionis Custodes per un periodo di transizione di due anni, ma sotto Papa Francesco era ampiamente accettato che non sarebbero state concesse ulteriori proroghe. Tuttavia, dall’elezione di Leone XIV, il Dicastero per il Culto Divino ha iniziato a prorogare queste dispense e a concederne di nuove, il che ha fatto ipotizzare che il nuovo Papa potrebbe essere disposto ad allentare o addirittura ad annullare i requisiti stabiliti dal suo predecessore. Una fonte vicina alla CBCEW ha affermato che dai commenti del nunzio è emerso che il papa desiderava lasciare la porta aperta alla celebrazione della vecchia liturgia. L’approccio generale del Papa sembra essere «Todos, todos, todos – compresi coloro che aderiscono alla Messa tradizionale», ha affermato la fonte. Questa sarebbe una buona notizia se confermata. Ma i fondamenti invocati – pluralismo liturgico o inclusività – rimangono piuttosto limitati e non preannunciano un rinnovamento liturgico attraverso il ritorno della tradizione liturgica a Roma, privata del suo tesoro più prezioso. E se la notizia è accurata, si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’approccio «allo stesso tempo» che il Papa sembra prediligere. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Ambiente
Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato al social X una riflessione su Chiesa e cambiamento climatico.
«Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli della Santa Sede vi sia una qualche buona intenzione.
«Ma non vi è alcuna emergenza climatica: gli allarmi dei globalisti sono pretestuosi – come sappiamo dalle ammissioni degli stessi fautori di questa frode – e servono a creare un pretesto per legittimare politiche di dissoluzione del tessuto sociale e di distruzione dell’economia delle Nazioni, volte a consentire il controllo della popolazione mondiale» dichiara Sua Eccellenza.
«Per questo motivo gli appelli di Prevost costituiscono una forma di scandalosa complicità con gli artefici del golpe globalista, perché ratificano una menzogna colossale, invece di denunciare il loro crimine contro Dio e contro l’umanità».
Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli… pic.twitter.com/thIv4fsrKa
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 18, 2025
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«E nel frattempo migliaia di piccole imprese e milioni di famiglie si trovano condotte al fallimento o distrutte, a tutto vantaggio delle multinazionali facenti capo a BlackRock, Vanguard, StateStreet… La menzogna è il marchio distintivo di tutto ciò che fa e dice l’élite globalista».
«Prevost si pone come profeta del globalismo massonico e prosegue la linea di totale asservimento tracciata dal predecessore Bergoglio. La Chiesa di Roma è divenuta ostaggio dei suoi nemici e le viene lasciata libertà solo nella misura in cui essa ratifica i crimini e le menzogne del globalismo: transizione green, sostituzione etnica, politiche vaccinali, parità di genere, agenda LGBTQ+».
Negli scorsi anni monsignor Viganò ha attaccato con veemenza la «frode climatica, religiosa, pastorale» di Bergoglio, accusando l’«ideologia ambientalista e neomalthusiano del Vaticano», scagliandosi contro il green deal il cui programma è «decimare la popolazione, rendere schiavi i superstiti».
Nelle scorse settimane il prelato lombardo aveva dichiarato che «Leone ambisce al ruolo di presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Glonale di matrice massonica».
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Spirito
Langone e le ceneri delle gemelle suicide Kessler «brave post-cristiane»
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