Connettiti con Renovato 21

Politica

Kennedy si unisce a Trump

Pubblicato

il

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accettato l’appoggio di Robert F. Kennedy Jr., il quale ha dichiarato che metterà fine alla sua corsa indipendente per le elezioni negli Stati indecisi.

 

In caso di vittoria di Trump, quindi, Kennedy avrà un ruolo di primo piano nell’amministrazione del 47° presidente americano.

 

Ore dopo l’annuncio di venerdì, RFK Jr., 70 anni, si è unito a Trump sul palco durante il comizio del candidato repubblicano alla presidenza a Glendale, in Arizona. Kennedy ha detto che Trump «renderà di nuovo sana l’America» («Make America Healthy Again», un gioco sull’acronimo trumpiano alla base del MAGA) ​​e sarà un presidente «che ci proteggerà dal totalitarismo».

 

In tripudio di fuochi d’artificio Trump ha abbracciato e ringraziato Kennedy per il suo sostegno e ha dichiarato che suo padre, il senatore statunitense Robert Kennedy, e suo zio, John F. Kennedy, sarebbero stati «molto, molto orgogliosi di Bobby».

 

 

Iscriviti al canale Telegram

«Sono orgoglioso di Bobby», ha detto Trump. La folla ha accolto Kennedy con un applauso immenso, che lo stesso Trump ha dichiarato non aver mai sentito per altre persone fatte salire sul palco. Il Kennedy è sembrato forse quasi spaesato da tanto calore, con la massa che ha preso a ritmare «Bob-by! Bob-by!» invocandolo come un eroe. Di fatto la sua entrata è stata accompagnata dalla canzone dei Foo Fighters My hero («il mio eroe»), anche se la band – che faceva concerti per soli vaccinati ed ha avuto un batterista morto improvvisamente – ha fatto sapere di dissociarsi e di versare le relative royalties alla campagna della Harris.

 

 

L’ex presidente ha giurato che se vincerà le elezioni a novembre, in onore di RFK Jr. istituirà una «nuova commissione indipendente sui tentativi di assassinio presidenziale» che avrà il compito di pubblicare «tutti i documenti rimanenti relativi all’assassiniodel presidente John F. Kennedy» e di condurre un’indagine sul tentativo di omicidio di Trump del mese scorso.

 

Il candidato repubblicano ha anche applaudito i «decenni di lavoro di RFK Jr. come sostenitore della salute delle nostre famiglie e dei nostri bambini». Trump ha ribadito la sua promessa di istituire «un gruppo di esperti di alto livello» che lavorerebbe con Kennedy per indagare «su cosa sta causando l’aumento decennale di problemi di salute cronici e malattie infantili».

 


Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Rampollo della maggiore dinastia democratica, Kennedy ha provato l’anno scorso a sfidare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la nomination democratica. Tuttavia, dopo aver incontrato ostruzionismo all’interno del partito, ha annunciato una candidatura di un terzo partito lo scorso ottobre. Trump ha detto sul palco che se no avessero lasciato competere alle primarie contro Biden lo avrebbe «sconfitto con facilità».

 

Venerdì ha annunciato che si sarebbe ritirato parzialmente dalla corsa, dopo aver giurato in precedenza di farlo se avesse ritenuto di essersi trasformato in un candidato guastafeste. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale», ha detto, annunciando che rimuoverà il suo nome dalle schede negli Stati in bilico, continuando a candidarsi negli stati solidamente «rossi» o «blu» in modo che i suoi sostenitori possano ancora votare per lui senza «danneggiare o aiutare» nessuno.

 

Ore prima di salire sul palco di Glendale con Trump, Kennedy ha tenuto un lungo e denso discorso ufficiale in cui ha spiegato la sua scelta e la sua visione rispetto a quanto sta accadendo negli USA e nel mondo.

 

«Molti mesi fa ho promesso al popolo americano che mi sarei ritirato dalla corsa se fossi diventato uno guastafeste», ha detto Kennedy venerdì pomeriggio. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale».

 

Kennedy ha detto che tre questioni principali lo hanno portato ad abbandonare i democratici: «la libertà di parola, la guerra in Ucraina e la guerra ai nostri figli». Trump, ha spiegato, ha «adottato queste questioni come sue al punto che ha chiesto di arruolarmi nella sua amministrazione».

 

 

Il partito che due dei suoi nonni hanno contribuito a costruire è diventato «il partito della guerra, della censura, della corruzione, delle grandi aziende farmaceutiche, delle grandi aziende tecnologiche, dei grandi soldi», ha detto Kennedy.

 

Ha anche accusato il governo degli Stati Uniti, guidato dai democratici in entrambe le occasioni, di aver organizzato un colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e di aver respinto un piano di pace nel 2022, spingendo Kiev in un conflitto con Mosca che, secondo Kennedy, è costato finora oltre 600.000 vite ucraine.

 

«L’Ucraina è vittima di questa guerra ed è vittima dell’Occidente», ha affermato.

 

Kennedy ha anche criticato la vicepresidente Kamala Harris per non aver vinto «un solo delegato» durante la corsa del 2020, per aver evitato interviste e per non aver avuto una piattaforma politica ma una campagna incentrata interamente sull’opposizione a Trump.

 

Sostieni Renovatio 21

Secondo la NBC News, i democratici hanno intentato cause legali per impedire a Kennedy di partecipare alle elezioni in molti stati, costringendo la sua campagna a spendere milioni di dollari per contestare l’accesso alle schede elettorali.

 

In termini pratici, ha spiegato Kennedy, avrebbe rimosso il suo nome dalla scheda elettorale negli Stati indecisi, continuando a candidarsi in stati decisamente «rossi» o «blu», in modo che i suoi sostenitori potessero ancora esprimere il loro voto senza «danneggiare o aiutare» nessuno. La sua campagna avrebbe già presentato petizioni in tal senso in Arizona e Pennsylvania.

 

In rete abbondano le speculazioni sulla possibilità – davvero pazzesca – che Kennedy finisca a capo della CIA, l’organizzazione che da anni ritiene essere alla base dell’assassinio di suo padre e di suo zio e di una guerra silenziosa contro il suo casato. Bobby junior, dopo averlo visitato in carcere, ritiene inoltre che Sirhan Sirhan, l’uomo arrestato per aver ucciso il padre Bobby Kennedy senior, non sia il vero assassino, e abbia agito in una sorta di trance, mentre il vero colpevole potrebbe essere un agente americano riparato e morto nelle Filippine in anni successivi.

 

RFK ha inoltre rivelato di aver parlato con Trump dopo l’attentato in Pennsylvania (cosa che, immaginiamo, potrebbe aver reso Trump una sorta di «Kennedy ad honorem», presidente e candidato presidente misteriosamente colpito da fosco attentatore), iniziando a trattare un suo ruolo nell’amministrazione relativamente ai suoi temi. La sua campagna ha quindi tentato di contattare la campagna Harris, la quale però ha negato il contatto con la candidata presidente e qualsiasi altra possibilità di discussione.

 

Nel suo discorso, Kennedy ha specificato della «guerra legale» che il Partito Democratico sta conducendo contro la sua campagna e quella di Trump, con ostacoli legali enormi posti nei tribunali per evitare che il suo nome possa essere presente nelle schede elettorali.

Iscriviti al canale Telegram

Cinque dei fratelli di Kennedy – Kathleen Kennedy Townsend, Courtney, Kerry, Chris e Rory – hanno reagito all’annuncio denunciando il fratello e accusandolo di «tradire i valori a cui nostro padre e la nostra famiglia tengono di più». «Crediamo in Harris e Walz», hanno detto, riferendosi al ticket del partito democratico sorto dal colpo di palazzo intentato pochi giorni fa contro il presidente Biden. Un minuto dopo l’endorsement, la stampa mondiale ha fatto circolare le dichiarazione di un ex compagno di università ad Harvard che accusa RFK jr. – i cui passati problemi con la droga sono stati ammessi apertamente da decenni, in stile alcolisti anonimi – di essere stato uno spacciatore di cocaina.

 

Il margine di voti che Kennedy porterebbe a Trump sembra in alcuni Stati enorme, al punto che alcuni stanno già dicendo, poco scaramanticamente, che l’elezione per i Democratici è già persa. In Arizona la quota dei voti di RFK secondo i sondaggi sarebbe del 6%, in North Carolina il 5%, in Nevada il 6%, in Michigan il 5%, in Pennsylvania il 5%.

 

La fusione del progetto politico di Kennedy con quello di Trump è, per chi come chi scrive ha seguito la traiettoria politiche di entrambi da circa un decennio, una notizia di quelle talmente belle da essere difficili da credere.

 

Kennedy ha comprensione profonda, sia pur derivata da canali differenti a quelli usuali, dei problemi dell’ora presente. Trump ha non solo la capacità di comprenderli ma anche la forza politica per risolverli. (Certo, qualcuno deve farlo rimanere concentrato: la presenza di Kennedy servirebbe anche a questo).

 

La fine dello strapotere di Big Pharma e delle multinazionali (quelli alimentari, a quanto è stato detto, sono ora nel mirno), nonché la chiusura delle guerre neocon (chiamate per nome) e di conseguenza la stretta all’apparato militare industriale USA sono questioni che influirebbero, e non poco, nell’equilibrio mondiale – in una parola, nella pace fra le nazioni, nelle nazioni, fra gli uomini, negli uomini.

 

Preghiamo perché si arrivi ad avere una Casa Bianca così.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

Politica

Tentativo di colpo di Stato in Benin

Pubblicato

il

Da

Un gruppo di militari del Benin, paese dell’Africa occidentale, ha proclamato la propria ascesa al potere attraverso la tv di stato SRTB. Tuttavia, diverse fonti hanno indicato che un assalto alla residenza presidenziale è fallito.   I soldati hanno sfruttato la rete televisiva per annunciare la sospensione delle istituzioni nazionali e della Costituzione beninese, ordinando la chiusura di tutte le frontiere aeree, terrestri e marittime. Hanno designato il tenente colonnello Pascal Tigri come presidente del Comitato Militare per la Rifondazione (CMR), «a partire da oggi». In seguito, il segnale del canale è stato tagliato.   Il ministro degli Esteri del Benin, Olushegun Adjadi Bakari, ha riferito all’agenzia Reuters che «un piccolo gruppo» di militari ha orchestrato un tentativo di golpe, ma le truppe leali al presidente Patrice Talon sono al lavoro per ristabilire la normalità. «C’è un tentativo in corso, ma la situazione è sotto controllo… La maggior parte dell’esercito rimane fedele e stiamo riprendendo il dominio della faccenda», ha precisato.   Il governo ha poco fa diffuso un video in lingua francese per spiegare l’accaduto. A parlare è Sig. Alassane Seidou, ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza del Paese.  

Aiuta Renovatio 21

«Cari concittadini, Nelle prime ore del mattino di domenica 7 dicembre 2025, un piccolo gruppo di soldati ha scatenato un ammutinamento con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica».   «La loro risposta ha permesso loro di mantenere il controllo della situazione e di sventare la manovra. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica. Pertanto, il Governo invita la popolazione a continuare a svolgere le proprie attività come di consueto».   A Cotonou, la principale città del Benin, si sono sentiti spari sin dalle prime ore di domenica, sebbene le voci di un colpo di stato non siano ancora verificate, ha dichiarato Maxim Meletin, portavoce dell’ambasciata russa nel paese africano, all’agenzia African Initiative.   «Dalle 7 del mattino, abbiamo rilevato colpi d’arma da fuoco e detonazioni di granate nei dintorni della residenza presidenziale. Stando a indiscrezioni non confermate, militari beninesi si sono presentati alla tv nazionale per proclamare la destituzione del presidente», ha proseguito Meletin.   Una fonte vicina a Talon, interpellata da Jeune Afrique, ha raccontato che uomini in divisa hanno provato a irrompere nella residenza presidenziale intorno alle 6 del mattino ora locale, con il capo dello Stato ancora all’interno. L’incursione sarebbe stata sventata dalle guardie di sicurezza, e il presidente sarebbe illeso.   Tuttavia, questi dettagli non hanno ricevuto conferme indipendenti da canali ufficiali. Unità dell’esercito fedeli al regime in carica hanno risposto con una controffensiva. Si parla di elicotteri che pattugliano Cotonou, mentre varie zone del centro urbano risultano bloccate.   Talon è al timone del Benin dal 2016; il suo secondo e ultimo mandato scadrà nel 2026. La Carta Costituzionale ammette soltanto due quinquenni presidenziali, e le urne per il dopo-Talon sono in programma il 12 gennaio 2026.   Nell’agosto 2025, la maggioranza al governo ha sostenuto la corsa alla presidenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Romuald Wadagni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da Twitter
Continua a leggere

Politica

Studenti polacchi pestano i compagni di classe ucraini

Pubblicato

il

Da

Alcuni studenti polacchi di un istituto tecnico di Słupsk, nel nord della Polonia, hanno aggredito e picchiato diversi compagni ucraini dopo che un docente li aveva apostrofati come «feccia», ha riferito martedì il portale Onet.

 

L’episodio si è verificato in una scuola professionale dove sono iscritti numerosi adolescenti ucraini in corsi di formazione. L’avvocato Dawid Dehnert, contattato dai familiari delle vittime, ha citato una registrazione in cui l’insegnante avrebbe definito gli ucraini «feccia» e li avrebbe minacciati di farli bocciare «perché vi farò vedere cosa significa essere polacchi».

 

I genitori dei ragazzi aggrediti hanno raccontato ai media che uno studente polacco era solito riprodurre in aula il rumore di bombe e razzi, rivolgendosi ai compagni ucraini con frasi come «è ora di nascondervi», senza che il docente intervenisse. «L’atteggiamento del professore ha non solo danneggiato gli studenti ucraini, ma ha anche incoraggiato e tollerato atteggiamenti xenofobi negli altri», ha commentato Dehnert.

 


Aiuta Renovatio 21

La situazione è precipitata al termine delle lezioni, quando i giovani ucraini sono stati assaliti fuori dall’edificio da coetanei polacchi più grandi. «Uno degli aggressori ha prima sputato in faccia a un ragazzo ucraino gridando “in testa, puttana ucraina” e poi lo ha colpito con pugni», ha riferito l’avvocato.

 

A seguito del pestaggio, un sedicenne ucraino ha riportato la frattura della clavicola e un altro una sospetta commozione cerebrale. Un video circolato sui social riprende parzialmente la rissa, mostrando tre studenti che infieriscono su uno di loro fino a scaraventarlo a terra.

 

L’aggressione si è interrotta solo quando una passante ha minacciato di chiamare la polizia. Una madre ha dichiarato a Onet di essersi recata immediatamente alla stazione più vicina per denunciare i fatti, ma di essere stata respinta perché «non c’era nessun agente disponibile» e di aver potuto formalizzare la querela solo il giorno successivo.

 

L’episodio si colloca in un contesto in cui la Polonia resta una delle principali mete UE per gli ucraini in fuga dal conflitto: secondo Statista, quasi un milione di cittadini ucraini risultano registrati nel Paese sotto regime di protezione temporanea.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Politica

Netanyahu ha spinto Trump a chiedere la grazia

Pubblicato

il

Da

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sollecitato il presidente statunitense Donald Trump a incrementare il proprio sostegno alla sua istanza di grazia presidenziale per un procedimento di corruzione protrattosi da oltre un decennio. Lo riporta Axios, attingendo a fonti informate.   La settimana scorsa, Netanyahu ha formalmente inoltrato al capo dello Stato israeliano Isaac Herzog la domanda di perdono per il caso in questione. Tale mossa è maturata dopo che Trump, storico alleato del premier, aveva esortato Herzog a novembre a concedergli un indulto integrale.   Nel corso di un colloquio telefonico lunedì, Netanyahu ha caldeggiato presso Trump un ulteriore appoggio alla sua petizione indirizzata al presidente israeliano, secondo quanto trapelato ad Axios. Trump si è professato ottimista sul successo dell’iniziativa, pur astenendosi da impegni per azioni supplementari, ha precisato l’agenzia giornalistica, citando funzionari americani e israeliani vicini alla conversazione.

Aiuta Renovatio 21

«Netanyahu desidererebbe un impegno più marcato da parte di Trump, ma il presidente ha già esaurito le proprie possibilità», ha confidato un esponente statunitense alla testata americana.   La missiva di Trump a Herzog del mese scorso ha rigettato le imputazioni a carico di Netanyahu come «un’azione giudiziaria politicizzata e immotivata», invocando un perdono totale. Gli oppositori hanno ammonito che tale intervento mina l’indipendenza del sistema giudiziario israeliano, convertendo le grazie in strumenti di lotta politica.   Netanyahu è il primo capo di governo in carica in Israele a subire un processo penale, accusato di frode, violazione di fiducia e ricezione di mazzette in tre distinti procedimenti, nei quali gli si contesta di aver contrattato benefici politici in cambio di doni sontuosi da parte di miliardari influenti. Formulati i capi d’imputazione nel 2019, si è proclamato innocente, qualificando l’inchiesta come un complotto orchestrato da stampa, forze dell’ordine e toghe per estrometterlo dalla guida del Paese. L’iter giudiziario, inaugurato nel 2020, è stato più volte procrastinato e si profila come un calvario pluriennale.   I detrattori sostengono che Netanyahu abbia strumentalizzato le crisi correnti in Israele per schermarsi dalle minacce penali e perpetuare il proprio dominio.   Nella sua supplica di clemenza, Netanyahu ha argomentato che l’indulto gli permetterebbe di concentrare «tutto il proprio tempo, le proprie competenze e la propria determinazione» nel condurre la nazione attraverso «tempi cruciali». L’entourage di Herzog ha precisato che il presidente vaglierà la domanda una volta acquisiti i pareri legali esaustivi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Continua a leggere

Più popolari