Geopolitica
Israele uccide un generale iraniano durante un attacco in Siria

Il giorno di Natale aerei da guerra israeliani hanno colpito la capitale siriana di Damasco, uccidendo un alto comandante iraniano. Il Corpo d’élite iraniano delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC, cioè i cosiddetti Pasdaran) ha affermato che il generale, Seyed Razi Mousavi, era in Siria per sostenere il «fronte della resistenza» anti-israeliano.
La notizia dell’attacco è stata riportata per la prima volta dall’agenzia di stampa iraniana Tasnim e confermata poco dopo dall’IRGC. «Poche ore fa, durante il criminale attacco missilistico del regime sionista che uccide i bambini a Damasco, il generale di brigata Seyed Razi Mousavi, uno degli alti consiglieri militari dell’IRGC, è stato martirizzato», si legge nella dichiarazione dei Pasdaran.
Al momento della sua morte, Mousavi era «responsabile di sostenere il fronte della resistenza in Siria», ha affermato l’IRGC, riferendosi all’ampia coalizione di gruppi anti-israeliani sostenuti dall’Iran, che comprende Hezbollah in Libano e varie milizie sciite in Iraq e Siria.
«Il regime usurpatore e barbaro sionista pagherà per questo crimine», conclude la dichiarazione.
Mousavi era uno stretto collaboratore di Qasem Soleimani, che comandò la Forza Quds dell’IRGC dalla fine degli anni Novanta fino al suo assassinio da parte degli Stati Uniti nel 2020. La Forza Quds opera principalmente fuori dall’Iran, supportando e addestrando gli alleati di Teheran, compresi quelli nel «fronte della resistenza».
Il suo attuale comandante, il generale di brigata Esmail Qaani, ha promesso a novembre di aiutare Hamas nella sua lotta contro Israele, affermando che Teheran «non avrebbe permesso a questo nemico brutale e a coloro che lo sostengono di conquistare Gaza e il suo eroico popolo». Tuttavia, il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, avrebbe informato il gruppo militante palestinese che il sostegno dell’Iran non si estenderà all’intervento militare diretto.
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L’esercito israeliano non ha commentato l’attacco aereo di domenica e di solito rimane silenzioso riguardo alle sue operazioni nei cieli siriani. Gli aerei israeliani hanno condotto missioni semi-frequenti in Siria da quando è iniziata la guerra con Hamas il 7 ottobre, colpendo aeroporti e siti presumibilmente utilizzati da gruppi di milizie allineate con l’Iran.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi due anni oltre a Damasco (bombardata anche in raid diurni) gli aeroporti della capitale e di Aleppo sono ripetutamente colpiti. Nel 2022, la Russia, che ha truppe presenti sul territorio siriano, dopo l’ennesimo raid emise una rara, molto inusuale condanna pubblica degli attacchi israeliani all’aviosuperficie della capitale.
È emerso negli scorsi giorni che le forze armate israeliane utilizzerebbero l’Intelligenza Artificiale negli attacchi aerei.
Come riportato da Renovatio 21, il capo di stato maggiore del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, Mohammad Reza Naqdi ha dichiarato che gli Stati Uniti e i loro alleati sono «intrappolati» nel Mar Rosso e dovrebbero prepararsi alla chiusura dei corsi d’acqua che si estendono fino alle porte occidentali del Mar Mediterraneo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
L’incontro Trump-Zelensky è stato «pessimo». Accenni al tunnel eurasiatico-americano

Reporter: Are you interested in a Putin-Trump tunnel to connect Russia and Alaska?
Trump: Just heard about that one. Interesting idea — we’ll think about it. What do you think, Mr. President? Zelensky: I’m not happy about this pic.twitter.com/FeMgAliQLx — Alice Williams (@afreegirlll) October 18, 2025
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Geopolitica
Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

Giovedì il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il presidente statunitense Donald Trump, come confermato dal portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Circa 40 minuti prima della conferma russa, Trump aveva annunciato sulla sua piattaforma Truth Social di essere impegnato in una chiamata «in corso» e «prolungata» con Putin.
Il colloquio tra i due leader si è tenuto in un contesto di crescenti tensioni tra Mosca e Washington, a seguito della proposta di Trump di fornire all’Ucraina missili Tomahawk a lungo raggio, in grado di colpire in profondità il territorio russo, in vista del suo incontro programmato con Volodymyr Zelens’kyj per venerdì.
Mosca ha criticato duramente questa possibile decisione, avvertendo che annullerebbe la fiducia diplomatica costruita tra Russia e Stati Uniti senza alterare la situazione sul campo.
Fornire tali armi a Kiev spingerebbe Mosca ad adottare contromisure necessarie, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov.
La telefonata rappresenta il primo contatto tra Putin e Trump dal loro incontro di persona ad Anchorage, in Alaska, a metà agosto. Mosca ha riferito che, dopo il vertice, le comunicazioni con Washington si sono notevolmente ridotte. Tuttavia, i funzionari russi hanno sottolineato che il processo avviato in Alaska «non è terminato» e che lo «spirito di Anchorage» rimane «vivo».
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Trump ha dichiarato che il colloquio con Putin potrebbe condurre a un accordo di pace per il conflitto ucraino. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia si sono intensificate a causa delle possibili forniture di missili Tomahawk all’Ucraina, e i negoziati di pace sono rimasti in stallo. Trump ha descritto la conversazione, durata due ore e mezza, come «molto produttiva», suggerendo che un accordo di pace potrebbe essere imminente.
«Ho trovato che fosse una chiamata eccellente, molto produttiva… Pensiamo di poter fermare [il conflitto]», ha detto. «Questa potrebbe essere una chiamata così fruttuosa che alla fine… vogliamo raggiungere la pace».
In precedenza, Trump aveva scritto su Truth Social che durante la telefonata erano stati compiuti «grandi progressi» e aveva annunciato che lui e Putin avevano concordato di organizzare un vertice bilaterale a Budapest, in Ungheria.
Il presidente USA ha riferito ai giornalisti che l’incontro si terrà probabilmente entro due settimane, dopo i colloqui tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergio Lavrov, oltre all’incontro di Trump con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Washington, previsto per venerdì. L’ultimo vertice Putin-Trump, svoltosi ad Anchorage, in Alaska, ad agosto, non aveva prodotto risultati concreti, ma giovedì Trump ha dichiarato di aver «posto le basi» per un processo di pace più ampio.
Riguardo alle possibili consegne di missili Tomahawk a Kiev, Trump non ha né confermato né smentito i piani, sottolineando però che, pur disponendo di «molti» missili, gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria sicurezza e «non possono esaurire» il loro arsenale.
Secondo Yury Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, durante la telefonata il presidente russo ha avvertito Trump che l’invio di Tomahawk a Kiev non cambierebbe l’andamento del conflitto, ma potrebbe «compromettere gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggiare le relazioni tra Russia e Stati Uniti.
Ushakov ha sottolineato che Putin ha riaffermato l’impegno di Mosca per una «risoluzione politico-diplomatica pacifica», descrivendo la discussione come «molto concreta ed estremamente franca», aggiungendo che i preparativi per il prossimo vertice Putin-Trump inizieranno immediatamente, con Budapest in fase di valutazione come sede.
Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha poi scritto su X di aver discusso con Trump, confermando che i preparativi sono già in corso.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

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