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Ipotesi di nullità canonica dell’elezione di Bergoglio

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Renovatio 21 riprende dal sito di Aldo Maria Valli Duc in Altum questa lettera vergata da, scrive il vaticanista, «un sacerdote, un religioso, che si firma “Un cacciatore di cinghiali nella vigna del Signore” e spiega: “Non metto la mia firma perché vorrei che l’attenzione si concentrasse non sulla mia identità, ma sulle cose dette”». La riflessione segue quella che sul tema ha svolto recentemente l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

 

Carissimo Valli, le chiedo di seguirmi con pazienza in questo tentativo di inquadrare un problema che, ormai da anni, ci sta avvelenando la vita.

 

1) «Ma questo papa è veramente papa?»

Più passa il tempo e più all’interno della Chiesa cattolica cresce la confusione e la contrapposizione a tutti i livelli: laici, preti, vescovi e cardinali… E ciò, non solo su singoli aspetti dottrinali, morali, liturgici e disciplinari…, ma anche nei confronti della stessa persona di Jorge Mario Bergoglio, alias Francesco.

 

Sì, perché al termine di ogni ragionamento privato e di ogni confronto pubblico sulla Chiesa, riemerge sempre la stessa domanda: «Ma questo papa è veramente papa?». Egli cioè occupa quel trono in modo legittimo, oppure in modo illegittimo? E la domanda è quanto mai pertinente perché, se ci sono mille motivi per considerarlo legittimo, ce ne sono almeno altri mille per considerarlo illegittimo.

 

Ora, se dopo dieci anni che Bergoglio indossa quel vestito bianco, noi stiamo ancora a discutere sempre più animatamente su questo tema, forse ciò significa una cosa sola: che, oggi come oggi, nessuno di noi – semplici laici e preti, ma anche singoli vescovi e cardinali – è in grado di chiarire in modo inconfutabile e definitivo né che Bergoglio è un papa effettivo, né che Bergoglio è un papa abusivo. Perché, se la cosa fosse pacifica e scontata, non ci sarebbe motivo per avere un simile dubbio.

 

Questa situazione paradossale, però, non ci impedisce – anzi ci impone – di farci una nostra idea personale il più possibile argomentata, così da non cedere passivamente, né controbattere aspramente, alle posizioni di chi non la pensa come noi.

 

Esaminiamo dunque le due possibili soluzioni al grande dilemma, precisando ancora che qui non siamo nel campo delle dimostrazioni matematiche, né in quello delle sentenze definitive, ma in quello delle semplici ipotesi canoniche.

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2) Bergoglio sarebbe un papa legittimo

Questa tesi è certamente più comoda sul piano pratico, ma sta diventando sempre meno sostenibile sul piano logico.

 

Bergoglio infatti già occupa de facto quel trono (e dopo la scomparsa di Benedetto XVI, non c’è più nessuno che glielo contende); ed è riconosciuto apertamente come sommo pontefice dalle principali istituzioni sociali, politiche e religiose del mondo, e – forse – anche dalla maggioranza di quanti si dicono cattolici. Egli perciò non può essere scalzato dal posto che occupa, senza con ciò stesso produrre un autentico terremoto ecclesiale, con susseguente pericolo di spaccatura e di scisma.

 

Qui però sorgono alcune domande ormai ineludibili, alle quali dovrebbero rispondere soprattutto coloro che, da una parte, si dicono convinti della regolarità della sua elezione e, dall’altra, denunciano sempre più convintamente il carattere confuso e ambiguo – se non addirittura eretico – dell’intero suo pontificato.

 

Queste dunque le domande:

 

  • Se Bergoglio è un papa voluto o almeno permesso dal Signore, perché a volte si ha l’impressione che egli non disponga neppure di un minimo di grazia di stato o di unzione spirituale, per svolgere positivamente la sua missione?

 

  • Perché non solo non conferma nella fede i suoi fratelli, ma in modo sempre più ampio e devastante li amareggia e li getta nella confusione e nello sconcerto, diventando lui stesso il tema più spinoso e divisivo all’interno della Chiesa?

 

  • Perché non vacilla soltanto su singoli punti teorici o pratici della fede, ma arriva a imporre con stile sempre più dispotico una vera rivoluzione anti-cattolica, una sorta di nuova Rivoluzione di ottobre, camuffata furbescamente con il nome di Chiesa sinodale e portata avanti, per l’appunto, con i Sinodi di ottobre?

 

  • E quindi: che senso ha riconoscere la sostanziale validità della sua elezione, e poi vedersi obbligati a rintuzzare tutti i giorni e con toni sempre più amareggiati le sue continue e crescenti ambiguità, sfocianti in vere e proprie eresie? Infatti, se egli è un papa legittimo, bisognerebbe scusarlo, proteggerlo e interpretarlo nel modo più benevolo possibile (come si farebbe con un proprio genitore che, per età o malattia, cominciasse a perdere il ben dell’intelletto).

 

  • E inoltre: che senso ha – come effetto collaterale della presunta legittimità della sua elezione – dover accusare severamente il povero Benedetto XVI di essere lui, in ultima analisi, il vero responsabile di tutto ciò che è accaduto dalla sua rinuncia in poi, trasformandolo così da probabile vittima in carnefice?

 

Sul piano logico pertanto non mi sembra che questa prima tesi sia molto lineare, proprio in considerazione della carica distruttiva che questo pontificato sta esercitando nei confronti della Chiesa cattolica nel suo insieme; carica distruttiva che è paragonabile alla terribile scossa di terremoto che il 30 ottobre 2016 distrusse a Norcia la basilica di San Benedetto, lasciandone in piedi soltanto una facciata traballante.

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3) Bergoglio sarebbe un papa illegittimo

 Questa tesi è certamente più problematica e destabilizzante sul piano pratico, ma sembra molto più illuminante e risolutiva sul piano logico.

 

Come già detto, il punto di partenza che costringe a sviluppare anche questa ipotesi è la completa assurdità della situazione che si è venuta a creare nella Chiesa cattolica in questi ultimi tempi, situazione che forse non ha precedenti in duemila anni di storia: colui che dovrebbe essere il Vicario di Cristo in terra, arriva ad essere – come direbbero alcuni – un vero e proprio inimicus Ecclesiae, cioè uno che lega tutto ciò che dovrebbe essere sciolto, e scioglie tutto ciò che dovrebbe essere legato.

 

Questi dunque i possibili capi di nullità – tutti molto gravi e anche cumulabili tra di loro – per i quali Jorge Mario Bergoglio, alias Francesco, un giorno potrebbe essere dichiarato ufficialmente e definitivamente come un papa che non è mai esistito:

 

A. La rinuncia forzata di Papa Benedetto XVI nel febbraio 2013 (cf. CIC, cann. 188; 332, § 2), situazione che poi l’ha spinto per quasi dieci anni a quei comportamenti e distinguo piuttosto atipici che tutti conosciamo (nome, abito, residenza, esercizio attivo e contemplativo, ecc.). Come non ricordare qui: il bombardamento continuo da parte dei principali mass media contro di lui, a causa degli scandali sessuali del clero un po’ ovunque nel mondo; l’esclusione, nei giorni della rinuncia, della Banca vaticana dal circuito bancario internazionale swift; quel «vociare assassino» di cui il papa emerito ha poi parlato in una sua intervista, riferendosi agli ambienti tedeschi che più lo osteggiavano; e la condizione in cui si trova qualche prelato ancora vivente, che ha vissuto da vicino quei fatti e che forse non parla per timore di ritorsioni disciplinari?

 

B. L’applicazione al conclave del 2013 di due canoni invalidanti del diritto canonico matrimoniale: l’inganno doloso (cf. CIC, can. 1098) e il vizio o difetto di consenso (CIC, can. 1101). Questa doppia ipotesi di nullità (formulata in modo geniale qualche tempo fa da Mons. Carlo Maria Viganò e applicata al suddetto conclave per analogia) starebbe a significare che in quella occasione il cardinale Bergoglio avrebbe volutamente ingannato almeno una parte dei suoi elettori (= dolo), simulando ai loro occhi un corretto proposito pastorale che invece egli escludeva lucidamente e con positivo atto di volontà (= vizio di consenso), avendo già in mente di realizzare un vero e proprio piano rivoluzionario ai danni della Chiesa cattolica, come poi di fatto è avvenuto. Ora, se queste disposizioni giuridiche sono in grado di rendere nullo un matrimonio canonico, perché non dovrebbero vanificare anche l’atto con cui Bergoglio ha accettato l’avvenuta elezione pontificia, la quale – con tanto di anello al dito – lo legava con nuovo vincolo sponsale alla Chiesa di Roma e a tutta la Chiesa universale? Può essere Vicario terreno dello Sposo celeste chi, fin dall’inizio, ha intenzioni opposte alle sue?

 

Ci sarebbe poi anche l’accusa esplicita di eresia – se non addirittura di apostasia (cf. CIC, can. 751) –, la quale emerge in particolare: dai dubia cardinalizi presentati nel 2016 e 2023; dai vari interventi dottrinali che il cardinale Müller ha realizzato dal 2017 in poi; come pure dai programmi legati al Sinodo sulla sinodalità del 2023-2024 (cf. l’apposito Instrumentum laboris del 2023); eresia che, quando incide su terzi (cf. CIC, can. 1330), produce una scomunica latae sententiae, cioè automatica o immediata (cf. CIC, can. 1364, § 1); (1) e che – secondo alcuni teologi e canonisti come il cardinale San Roberto Bellarmino –, quando riguarda un papa ed è evidente e notoria, produrrebbe ipso facto anche una sorta di «auto-deposizione» del papa medesimo.

 

Se l’ipotesi di eresia notoria o manifesta – che come sappiamo non dispone ancora di una procedura canonica chiara e ufficiale – può applicarsi a un papa realmente tale (cioè valido), nel tentativo di limitarne i danni e spingerlo gradualmente a farsi da parte senza compromettere la stabilità e l’unità della Chiesa…, tale ipotesi acquista un valore semplicemente aggiuntivo o dimostrativo nel caso di un papa che, fin dal primo istante della sua elezione, è del tutto illegittimo (cioè invalido).

 

In altre parole: nel caso di Bergoglio, la progressiva presa di coscienza delle sue molteplici eresie potrebbe servire come un punto di partenza o come una prova del nove, rispetto ai diversi capi di nullità sopra indicati: a) rinuncia forzata di Benedetto XVI; b) inganno doloso e consenso difettoso dello stesso Bergoglio. (2)

 

4. «E tu che ne pensi?».

Se, dopo questa spiegazione, qualcuno mi domandasse: «E tu che ne pensi?», io risponderei: «Dovendo scegliere – e più passa il tempo, più si impone una scelta di campo –, a me sembra più logica e risolutiva l’ipotesi della nullità».

 

Infatti, se Bergoglio fosse un papa legittimo, in seguito – quando il Signore avrà ripreso in mano le sorti della sua Chiesa (perché prima o poi Lui interverrà!) – ci dovrà essere un futuro papa cattolico che si metta a ricercare e condannare ogni singola ambiguità, inesattezza o eresia che lo stesso Bergoglio ha disseminato a voce e per iscritto nel corso di tutti questi anni. Un lavoro veramente proibitivo!

 

Se invece si riuscisse a dimostrare che egli era semplicemente illegittimo, il suo nome pontificio e il suo magistero romano sparirebbero dalla faccia della terra in una frazione di secondo. Tutto molto più facile e più efficace!

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Ora, è evidente che una chiarificazione ufficiale e definitiva di questo genere potrà essere realizzata soltanto «a bocce ferme»: cioè, quando Bergoglio non ci sarà più e il timone della Barca di San Pietro sarà tornato in mani più sicure.

 

Sì, perché mentre egli è ancora in carica, è pressoché impossibile che qualche cardinale provi a sfidarlo sul terreno di una sospetta invalidità della sua elezione: oltre che molto ardito dal punto di vista giuridico, ciò sarebbe anche troppo pericoloso per la stessa unità della Chiesa. Meglio attendere i risultati finali della sua opera rivoluzionaria – risultati sempre più disastrosi e fallimentari –, in modo che il mondo intero un giorno possa dire: «Bergoglio si è scavata la fossa con le sue stesse mani!».

 

Pertanto, i possibili capi di nullità che sopra abbiamo cercato di individuare, pur essendo fin da ora utili e illuminanti a livello teorico, non sono certo di immediata applicazione a livello pratico: forse se ne riparlerà tra cinque o dieci anni!

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5. «E nel frattempo noi che facciamo?».

Quando cerco di spiegare questi concetti a fedeli che scalpitano e sbraitano per l’attuale situazione, mi sento rispondere: «E nel frattempo noi che facciamo?».

 

Certamente la risposta non può essere quella di alcuni giornalisti che, con le loro ossessioni investigative, pretendono decodificare e dimostrare di tutto e di più, ricorrendo a ogni minimo indizio, compreso – se fosse possibile – il colore della biancheria intima di Sua Santità Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger! Né può essere quella di alcuni chierici che, con le loro patologie narcisistiche, pretendono sostituirsi in prima persona sia al papa rinunciatario che a quello usurpatore!

 

La soluzione invece dovrebbe essere la seguente: a) rimanere saldamente nella Chiesa cattolica, per mezzo di una fedeltà effettiva a ciò che essa ha sempre insegnato; b) «accontentarsi» di eventuali iniziative ponderate e argomentate, prese da cardinali e vescovi autorevoli; (3) c) assumere, nel segreto della propria coscienza, una posizione sempre più chiara e decisa contro un certo magistero folle di Bergoglio.

 

Ma forse – o senza forse – queste tre indicazioni ancora non bastano: e qui il discorso si fa molto più difficile, per non dire lacerante.

 

Infatti, proseguendo su questa linea, emergono inevitabilmente altre domande: «È possibile limitarsi a rigettare gli insegnamenti erronei del magistero di Bergoglio, senza spingersi oltre? Oppure, se a un certo punto la corda si spezza, è cosa lecita e doverosa prendere le distanze anche dalla sua persona, arrivando – nel segreto della propria coscienza – a dichiararlo “auto-deposto” in quanto eretico e scomunicato, o a giudicarlo come “illegittimo” in quanto del tutto inadeguato all’incarico che ricopre?».

 

Rispondo: «E chi sono io per impedire valutazioni soggettive di questo tipo, specie quando sono frutto di un discernimento lungo e sofferto sulla situazione generale della Chiesa e sul comportamento pertinace di coloro che la guidano?».

 

È evidente però che simili atti, proprio perché sgorgano dalla propria coscienza, sono di natura semplicemente privata: e quindi non possono essere presentati come verità assolute, già dimostrate e ufficializzate; né possono essere imposti con toni imperativi a chi ancora non arriva a capirne il significato o la necessità.

 

In tal senso possiamo dire che iniziative come quelle dei dubia cardinalizi del 2016 e 2023, nonostante possano apparire ad alcuni come poco incisive, in realtà sono utilissime, specie in ambienti clericali e conventuali, perché contribuiscono a far crescere in modo ordinato un sano senso critico nei confronti del magistero di Bergoglio, e – a lungo andare – forse anche nei confronti della sua elezione pontificia.

 

Perché il punto della questione è proprio questo: non si tratta qui di opporsi al colpo di Stato del 2013 con un colpo di mano istantaneo e risolutivo (perché, anche se molti non lo vogliono capire, ciò è pressoché impossibile!); ma di lavorare in maniera pacata e ragionata, affinché cresca nel maggior numero possibile di persone la consapevolezza di ciò che sta avvenendo nella Chiesa; e ci si interroghi seriamente sulla credibilità – e poi sulla legittimità – di colui che ne è il responsabile principale.

 

Infatti, senza una diffusione ampia e radicata di queste valutazioni critiche in seno all’intero Popolo di Dio, sarà più difficile che un futuro papa cattolico – diciamo, un Pio XIII – si decida a disporre un’apposita indagine canonica, finalizzata a valutare l’ipotesi di una completa nullità dell’elezione a Vescovo di Roma di colui che con ogni probabilità passerà alla storia come «il grande apostata» (cf. CCC 675).

 

6. In conclusione

Volendo ricapitolare, possiamo dire:

 

  • Il «problema-Bergoglio» esiste, ed è un problema sempre più evidente e devastante per l’intera Chiesa cattolica.

 

  • Esso non solo impone di ribattere colpo su colpo ambiguità ed errori del suo magistero, ma consente anche di formulare ipotesi di nullità canonica sulla sua stessa elezione e su tutto il suo pontificato (di grande interesse le ipotesi di dolo e vizio di consenso, in analogia a CIC, cann. 1098; 1101).

 

  • Questa situazione spinge molti fedeli a formulare un giudizio di coscienza molto severo nei suoi confronti, fino al punto di ritirargli ogni fiducia, e di negare interiormente anche la sua validità o legittimità di Sommo Pontefice.

 

  • Un giudizio di questo genere però, anche se comprensibile, ha un carattere totalmente privato e soggettivo; e quindi non può essere considerato come ufficiale e definitivo, né può essere imposto agli altri in modo imperativo.

 

  • La completa chiarificazione del “problema-Bergoglio” non spetta alla base della Chiesa, ma al suo vertice più alto; e ciò si potrà realizzare nei tempi e nei modi che solamente la Divina Provvidenza è in grado di decidere e di attuare.

 

Un cacciatore di cinghiali nella vigna del Signore

 

NOTE

1) Non bisogna però dimenticare che la scomunica latae sententiae, per produrre effetti concreti in «foro esterno», deve essere dichiarata, cioè esplicitata e comunicata per iscritto al diretto interessato da parte di un suo superiore gerarchico. Ma nel caso di un papa chi può considerarsi superiore a lui, così da comminargli una simile pena canonica? Nessuno.

2) Considerazioni simili si possono fare anche in riferimento alla scomunica latae sententiae che il n. 81 della costituzione apostolica Universi dominici gregis (del 22 febbraio 1996) prevede per tutti quei cardinali elettori che, in occasione di un conclave, compiono «patteggiamenti, accordi, promesse o impegni di qualsiasi genere» (tipo “mafia di San Gallo”?) per eleggere un candidato o per boicottarne un altro. Diciamo subito che questa norma (da leggere nel contesto dei nn. 78-83): è ancora molto generica; rimane circoscritta al solo «foro interno»; e non produce la nullità o invalidità dell’elezione comunque realizzata con simili intrallazzi (cfr. per analogia n. 78). Essa pertanto non appare decisiva per affrontare il problema Bergoglio: meglio ricorrere alle ipotesi invalidanti sopra indicate.

3) In caso contrario, forse è meglio andarsene in qualche cricca o setta tra quelle già esistenti, oppure crearsene una per conto proprio, con tanto di «papa» e «cardinali» alternativi!

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Scoperti nuovi testi «pornografici» del cardinale Fernandez

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Il sito web cattolico argentino El Wanderer ha riportato ulteriori oscenità erotiche del cardinale Victor Manuel «Tucho» Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) — precedentemente Congregazione per la Dottrina della Fede — descrivendo il materiale appena scoperto come «non solo pornografico ma anche detestabile». Lo riporta LifeSite.   I testi erotici «disgustosi» sono in linea con i libri di «teologia» su bacio e orgasmo precedentemente noti del vertice della DDF, che utilizzavano linguaggio ritenuto pornografo.   In uno dei libri appena scoperti, ¿Por qué no termino de sanarme?, pubblicato nel 2002 dalle edizioni San Paolo in Colombia, Fernández scrive:

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«Un corpo può essere sorprendente se vestito in modo appropriato: abiti che risvegliano la sensualità accentuando curve interessanti, in base alla forma del corpo. La sensualità di spalle e braccia abbronzate è enfatizzata da una t-shirt. L’eleganza è messa in risalto, nascondendo eventuali chili di troppo con un gilet nero e maniche bianche. Un collo scoperto diventa più seducente con una collana delicata; e così via. Se, in un momento di insoddisfazione, quando si ha bisogno di trovare qualcosa da attendere con ansia o da godere, un corpo può apparire impressionante, meraviglioso, indispensabile, allora un corpo può apparire come qualcosa di mozzafiato, meraviglioso, indispensabile».   Epperò il futuro cardinale si lamenta: «Ma poi, con la routine e scoprendo altri corpi diversi, ci si rende conto che quella massa di carne non era niente di straordinario, che ha imperfezioni, mancanze e dolori come tutti i corpi, che si deteriora e perde il suo fascino con il passare del tempo».   In un secondo libro, intitolato Teología espiritual encarnada. Profundidad espiritual en acción (2005), pubblicato anche questo dalle già Edizioni Paoline ma in Argentina, il Fernandezzo scrive:   «Consiste nell’eseguire la scansione dell’intero corpo, prestando la massima attenzione a un organo alla volta. È molto importante notare che non si tratta di “pensare” a quell’organo, immaginarlo o visualizzarlo. Si tratta più precisamente di “sentirlo”, percepirlo con i sensi. Si tratta di sperimentare con calma le sensazioni di ciascun organo, senza giudicare se siano positive o negative, ma piuttosto cercando di permettere all’organo di rilassarsi e allentare la tensione. È meglio procedere più o meno in questo ordine: mascella, zigomi, gola, naso, occhi, fronte (e tutti i piccoli muscoli facciali che si possono percepire), cuoio capelluto, collo e nuca, spalle. Si prosegue con il braccio destro, il polso e la mano destra; il braccio sinistro, il polso e la mano sinistra. Quindi si passa alla scansione della schiena. Si prosegue con: torace, addome, vita, fianchi, bacino, glutei, genitali, gamba destra, gamba sinistra, piede destro, piede sinistro. La chiave è soffermarsi lentamente su un punto alla volta, senza lasciare che l’immaginazione si disperda su un altro organo o su un’altra idea, finché non sentiamo che tutto il corpo ha la stessa tonalità. Non c’è fretta».   In un terzo testo discusso da El Wanderer, Para liberarte de la ansiedad y de la impaciencia (pubblicato sempre dalle Paoline argentine nel 2009), il porporato ha utilizzato ancora una volta l’immagine dell’orgasmo per descrivere momenti in cui la vita è «vissuta al massimo»:   «Quando possiamo fermarci e un oggetto o una persona cattura la nostra piena attenzione per un istante, quell’istante è vissuto appieno. Quando tutto il nostro essere è unificato in un’unica direzione, allora realizziamo un vero incontro, una fusione, un’unione perfetta, anche se solo per pochi minuti. Questo non significa necessariamente immobilità fisica, perché questa esperienza può verificarsi anche durante l’eccitazione di un’attività intensa. Questo accade, ad esempio, durante un orgasmo tra due persone che si amano».

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«Una persona – un sacerdote, un vescovo e un cardinale, per giunta – capace di pensare, scrivere e pubblicare paragrafi così apertamente pornografici ha un serio problema», commenta El Wanderer. «Ed è proprio questo problema, tra le altre ragioni, che spiega perché sia ​​stato l’autore di Fiducia Supplicans», che consente la benedizione «non liturgica» delle «coppie» irregolari e omosessuali.   «Quel documento maledetto ha suscitato non solo un’enorme confusione all’interno della Chiesa, ma anche uno scandalo e un dolore incommensurabili tra i fedeli», ha dichiarato l’ autore di El Wanderer.   «Il problema del cardinale Fernández spiega anche il disprezzo con cui ha trattato gratuitamente la Beata Vergine Maria, negando i suoi due titoli usati da santi e papi», continua l’analisi. «Perché questo orrore per la verginità e la purezza, virtù eminentemente incarnate nella Madre di Dio?»   Come riportato da Renovatio 21, quando emersero i testi scabrosi del cardinale l’arcivescovo Carlo Maria Viganò aveva detto che le Guardie Svizzere avrebbero dovuto arrestare Tucho.   «I blasfemi rigurgiti di cloaca del ributtante libello di Tucho mostrano un tale livello di perversione e di alienità alla Fede da imporre la cacciata manu militari dell’Argentino e dei suoi complici» ha scritto monsignor Viganò su Twitter.   «Le Guardie Svizzere hanno giurato di difendere la Sede di Pietro, non colui che la sta demolendo sistematicamente. Siano dunque fedeli al giuramento e arrestino questi eretici pervertiti!» esclamava l’arcivescovo.

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Donald Trump pubblica un messaggio ufficiale in onore di Maria per l’Immacolata Concezione

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Si tratta di un messaggio che può essere definito storico: il presidente Donald Trump è il primo presidente degli Stati Uniti a pubblicare un messaggio presidenziale ufficiale in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, celebrata l’8 dicembre.

 

Negli Stati Uniti, fin dalle origini del Paese, esiste la devozione all’Immacolata Concezione; è la santa patrona del Paese, come in Spagna, e l’anno prossimo si celebrerà il 250° anniversario dell’indipendenza.

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Un riconoscimento storico della tradizione cattolica

Nel suo messaggio, Trump riconosce che «per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo distintivo nella nostra grande storia americana». La dichiarazione presidenziale sottolinea la profonda devozione dei cattolici americani e dei santi americani verso Maria, la madre di Gesù.

 

Trump sottolinea che la festa dell’Immacolata Concezione è considerata un «giorno festivo di precetto» nella Chiesa cattolica, il che significa che i fedeli cattolici devono partecipare alla messa.

 

Il ruolo di Maria nella storia americana

Il messaggio presidenziale ripercorre la storia della devozione mariana negli Stati Uniti, a partire dal vescovo John Carroll, primo vescovo cattolico del Paese e cugino di Charles Carroll, firmatario della Dichiarazione di Indipendenza, che nel 1792 consacrò la giovane nazione alla madre di Cristo.

 

Trump menziona anche come i cattolici attribuissero la vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella battaglia di New Orleans all’intercessione di Maria. «Ogni anno, i cattolici celebrano una messa di ringraziamento a New Orleans l’8 gennaio in memoria dell’aiuto di Maria nel salvare la città», si legge nella dichiarazione.

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Personaggi di spicco ed eredità mariana

Il messaggio mette in risalto importanti figure americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio servendo gli altri e hanno mantenuto una profonda devozione a Maria.

 

Il presidente menziona la Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, che onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. Sottolinea inoltre che quasi 50 università americane portano il nome di Maria e che l’inno «Ave Maria» è caro a innumerevoli cittadini.

 

Una preghiera per la pace nel mondo

Nel suo messaggio, Trump ha fatto riferimento alla Prima Guerra Mondiale, quando Papa Benedetto XV commissionò e consacrò una statua di Maria, Regina della Pace, che teneva in braccio Gesù Bambino con un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace pregando per la fine della guerra. «Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale finì», ha concluso il presidente.

 

«Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, mentre preghiamo per la fine della guerra e per una nuova era duratura di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo», si legge nella dichiarazione.

 

L’«Ave Maria» inclusa nel messaggio ufficiale

Con una mossa senza precedenti, Trump ha incluso la preghiera completa dell’«Ave Maria» nel suo messaggio presidenziale. Il messaggio si conclude riconoscendo «con totale gratitudine» il ruolo di Maria «nel promuovere la pace, la speranza e l’amore in America e oltre i nostri confini», mentre gli Stati Uniti si avvicinano al 250° anniversario della loro indipendenza.

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Messaggio presidenziale in occasione della festa dell’Immacolata Concezione

Oggi rendo omaggio a tutti gli americani che celebrano l’8 dicembre come giorno sacro in onore della fede, dell’umiltà e dell’amore di Maria, madre di Gesù e una delle figure più importanti della Bibbia.

 

Nella festa dell’Immacolata Concezione, i cattolici celebrano quella che credono essere la liberazione di Maria dal peccato originale come Madre di Dio. Entrò nella storia per la prima volta da bambina quando, secondo la Scrittura, l’angelo Gabriele la salutò nel villaggio di Nazareth con la notizia di un miracolo: «Ti saluto, piena di grazia! Il Signore è con te», annunciandole che «concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio, e lo chiamerà Gesù».

 

In uno degli atti più profondi e trascendenti della storia, Maria accettò eroicamente la volontà di Dio con fiducia e umiltà: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola». La decisione di Maria cambiò per sempre il corso dell’umanità. Nove mesi dopo, Dio si fece uomo quando Maria diede alla luce un figlio, Gesù, che avrebbe offerto la sua vita sulla croce per la redenzione dei peccati e la salvezza del mondo.

 

Per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo di primo piano nella nostra grande storia americana. Nel 1792, meno di un decennio dopo la fine della Guerra d’Indipendenza, il vescovo John Carroll, il primo vescovo cattolico degli Stati Uniti e cugino del firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza Charles Carroll, consacrò la nostra giovane nazione alla Madre di Cristo. Meno di un quarto di secolo dopo, i cattolici attribuirono a Maria la straordinaria vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella decisiva battaglia di New Orleans. Ogni anno, l’8 gennaio, i cattolici celebrano una Messa di Ringraziamento a New Orleans in ricordo del ruolo di Maria nella salvezza della città.

 

Nel corso dei secoli, leggende americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio nel servizio agli altri, hanno professato una profonda devozione a Maria.

 

La Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. L’inno senza tempo «Ave Maria» è ancora caro a innumerevoli cittadini. Ha ispirato la fondazione di innumerevoli chiese, ospedali e scuole. Quasi 50 college e università americane portano il nome di Maria.

 

E tra pochi giorni, il 12 dicembre, i cattolici negli Stati Uniti e in Messico celebreranno l’incrollabile devozione a Maria che ebbe origine nel cuore del Messico, dove ora sorge la magnifica Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, nel 1531. Mentre ci avviciniamo al 250° anniversario della gloriosa indipendenza americana, riconosciamo e rendiamo grazie, con profonda gratitudine, per il ruolo di Maria nel promuovere la pace, la speranza e l’amore negli Stati Uniti e oltre i nostri confini.

 

Oltre un secolo fa, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Papa Benedetto XV, capo della Chiesa Cattolica Romana, commissionò e consacrò una maestosa immagine di Maria, Regina della Pace, con il Bambino Gesù tra le braccia e un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace e a pregare per la fine di quella terribile carneficina. Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale terminò.

 

Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, pregando per la fine della guerra e per una nuova e duratura era di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo intero.

 

In suo onore, e in questo giorno così speciale per i nostri cittadini cattolici, ricordiamo le sacre parole che hanno portato aiuto, conforto e sostegno a generazioni di credenti americani nei momenti difficili:

 

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese

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Padre Guy Pagès,un sacerdote della diocesi di Parigi, n ha scritto una lettera aperta a Papa Leone XIV chiedendogli di imporre sanzioni a coloro che hanno permesso la profanazione della Santa Eucaristia quando la first lady francese ha ricevuto pubblicamente la Comunione durante una messa speciale celebrata dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, nella cattedrale di Notre Dame. Lo riporta LifeSite.   L’occasione è stata la riapertura ufficiale della cattedrale dopo il terribile incendio, scoppiato il lunedì della Settimana Santa del 2019, che avrebbe potuto distruggerla.   La lettera di Pagè è piena di angoscia per la sorte eterna di coloro che hanno reso possibile questo sacrilegio e, citando la valutazione di Benedetto XVI, avverte che si può fare un parallelo tra l’abuso sui minori all’interno della Chiesa e il disprezzo per il Corpo di Cristo.   Esattamente un anno fa, l’8 dicembre 2024, Brigitte Macron, sposata civilmente con il presidente francese Emmanuel Macron, ha raggiunto il marito a Notre Dame e salì è salita suo posto in prima fila per ricevere la Santa Comunione. Ha ricevuta l’Ostia dalle mani di monsignor Philippe Marsset, vescovo ausiliare di Parigi, alla presenza dell’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich. Non una parola, né un sopracciglio alzato, di fronte a questo scandalo pubblico. Brigitte Macron, che ha divorziato dal suo primo marito, André-Louis Auzière, nel 2006, non risulta aver regolarizzato la sua situazione coniugale con un matrimonio religioso dopo la morte di Auzière nel dicembre 2019. Inoltre, è una sostenitrice pubblica dell’aborto, dell’eutanasia e delle rivendicazioni LGBT.   In quanto personaggio pubblico che vive un’unione matrimoniale irregolare – per quanto ne sa l’uomo della strada – e che dichiara apertamente il suo sostegno a cause incompatibili con la fede cattolica, Brigitte Macron non avrebbe dovuto avvicinarsi all’altare per ricevere la Santa Comunione, e la sua situazione e le sue posizioni pubbliche su queste questioni avrebbero dovuto in ogni caso indurre il ministro del sacramento a imporre un rifiuto chiaro, seppur discreto.   La messa è stata trasmessa da Le Jour du Seigneur, il programma cattolico della televisione pubblica francese. Al minuto 1 ora e 56, si vede chiaramente Brigitte Macron ricevere la Comunione, mentre il commentatore afferma: «ha tutto il diritto di farlo». Aggiunge che Emmanuel Macron non si è avvicinato per ricevere l’Ostia per «totale rispetto» della «laicità», la separazione tra Chiesa e Stato. La premiérè dame riceve l’Eucarestia, ovviamente, in mano.

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Padre Guy Pagès ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna risposta da Roma che rispondesse alle sue preoccupazioni – né è stata rilasciata alcuna dichiarazione da parte di nessuno che facesse luce sullo stato civile di Brigitte o su posizioni personali che giustifichino un ipotetico riavvicinamento alla Chiesa cattolica, scrive LifeSite.   Padre Pagès ha chiarito di essere «respinto» dal modo in cui la Santa Eucaristia veniva trattata da coloro che detenevano autorità nella Chiesa e di aver sperato in una pubblica sconfessione. Ha atteso fino al 22 giugno prima di scrivere una prima lettera aperta al Dicastero per il Culto Divino, con copie per i Dicasteri per la Dottrina della Fede e per i Vescovi, nonché per la Conferenza Episcopale Francese. Lo ha fatto, ha dichiarato a LifeSiteNews, perché nessun altro si era espresso e si sentiva personalmente obbligato a reagire.   Ha aggiunto che la sanzione per i membri del clero che amministrano i sacramenti in contraddizione con le regole della Chiesa è la loro «sospensione».   Le sue prime parole alla gerarchia cattolica nella lettera di giugno erano per ricordare loro l’ articolo 183 della Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) che recita: «In modo assolutamente particolare tutti, secondo le possibilità, facciano sì che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia custodito da ogni forma di irriverenza e aberrazione e tutti gli abusi vengano completamente corretti. Questo è compito della massima importanza per tutti e per ciascuno, e tutti sono tenuti a compiere tale opera, senza alcun favoritismo».   Il sacerdote ha aggiunto che l’applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico («Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto») avrebbe permesso di evitare lo scandalo indicando correttamente le condizioni per ricevere l’Eucaristia, soprattutto quando la presenza della coppia presidenziale era stata annunciata in anticipo.   Ora don Pagès scrisse una lettera a Papa Leone XIV, sottolineando che la sua prima lettera ai dicasteri era stata ignorata.   Sua Santità, Il 22 giugno ho inviato una lettera alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, denunciando i sacrilegi commessi contro il Corpo di Cristo domenica 8 dicembre 2024, durante la celebrazione della riapertura della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, un evento ripreso dai media di tutto il mondo e a cui hanno partecipato numerose personalità pubbliche, tra cui capi di Stato, che vivono pubblicamente in violazione dei comandamenti di Dio e della Sua Chiesa, e a cui è stata comunque amministrata la Comunione eucaristica, in particolare alla persona che appare come la moglie del Presidente della Repubblica.   Tuttavia, poiché la loro presenza era stata annunciata, sarebbe stato facile indicare le condizioni richieste prima di dare loro la Comunione (CIC 915; Redemptionis Sacramentum 84 ). Il 10 ottobre, non avendo ancora ricevuto risposta dal Dicastero, ho inviato un’ulteriore lettera con richiesta di ricevuta, anch’essa rimasta finora senza risposta. Sento il dovere di portare questi fatti alla vostra attenzione.   La drammatica situazione in cui si trova la Chiesa a causa del suo rifiuto di applicare il diritto canonico in casi gravi di pedofilia avrebbe dovuto convincerci ad applicarlo con rigore in futuro. Benedetto XVI, del resto, ha collegato il modo in cui trattiamo il Corpo di Cristo al modo in cui trattiamo i bambini (Vatican News, 11 aprile 2019 ) … Sono convinto che non ci sarà primavera per la Chiesa finché non torneremo a ricevere la Comunione sulla lingua e in ginocchio , come Benedetto XVI ha insegnato con il suo esempio durante la sua visita a Parigi nel 2008.   Spero quindi che interveniate affinché le molteplici profanazioni dell’Eucaristia commesse in quel giorno siano punite. In caso contrario, la loro banalizzazione aumenterà e più sacerdoti e fedeli andranno all’Inferno ( Cfr. San Giovanni Crisostomo in Entretiens et méditations ecclésiastiques, Rusand, Parigi, 1826), perché è vero che chi riceve la Comunione indegnamente mangia la sua condanna (1 Cor 11,27), e ancor più il sacerdote che gliela dà (1 Rm 1,32). Il 12 marzo 1913, Gesù si lamentò con San Pio da Pietrelcina: «La mia casa è diventata per molti un luogo di divertimento. Così è anche per i miei sacerdoti . Sotto falsa apparenza mi tradiscono con comunioni sacrileghe».   Voglia gradire, Santissimo Padre, l’espressione dei miei deferenti saluti nel Signore.   Che San Tarcisio assista Vostra Santità nella sua missione divina!   Padre Guy Pagès

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