Epidemie
Intervista a Lucia, che vive in una RSA durante la pandemia
In questo lungo anno di emergenza sanitaria abbiamo sentito molte, moltissime voci. Mai, in questo secolo, si era parlato così tanto di un solo argomento come è stato per il COVID-19. Dai virologi in giù, tutti hanno detto la loro, tutti hanno lanciato soluzioni di natura scientifica ma anche e soprattutto di natura politica.
Senza entrare nel dettaglio di questi specifici argomenti, complessi ed insolubili, è opportuno far notare che coloro i quali hanno avuto meno voce in tutta questa situazione sono state le categorie più colpite dalle restrizioni: gli anziani e i bambini, ovvero i soggetti più fragili. In particolare, mi riferisco agli anziani residenti nelle case protette, i più colpiti perché privati obtorto collo del contatto con l’esterno.
Coloro i quali hanno avuto meno voce in tutta questa situazione sono state le categorie più colpite dalle restrizioni: gli anziani e i bambini, ovvero i soggetti più fragili
Vorrei quindi fare da mediatore per chi ha vissuto questa esperienza così profonda, dando voce, attraverso una breve intervista, a Lucia, signora di 81 anni residente in una casa residenza anziani, nella speranza che possa essere utile ai grandi per la difesa e la tutela dei piccoli, ovvero i soggetti più deboli della nostra società.
Lucia, cosa ne pensa di tutta questa situazione legata all’emergenza sanitaria?
Penso ci sia troppa confusione. Ci sono informazioni distorte e alle volte un po’ contraddittorie fra loro…
Ci sono soluzioni per uscire da questa situazione, secondo lei?
Penso che invece di ricevere nuove informazioni ogni giorno, sarebbe meglio approfondire quelle già esistenti.
«Penso ci sia troppa confusione. Ci sono informazioni distorte e alle volte un po’ contraddittorie fra loro…»
Ha paura del virus?
Io non ho paura perché nella vita ne ho viste e vissute tante: ho passato l’asiatica, ho vissuto la malattia e poi la conseguente morte di mio marito… Mi dispiace molto per la situazione, ma per me stessa non ho paura.
Qual è, allora, la sua più grande paura?
La mia paura più grande è la solitudine. Se la situazione è questa io la devo accettare, ma non lo ritengo giusto.
Torneremo mai alla normalità?
La normalità mi sembra molto lontana: è un anno e più che sentiamo parlare di riaperture, ma siamo sempre da capo. A volte mi sembra a quasi di vivere una sorta di esperimento sociale…
«La mia paura più grande è la solitudine. Se la situazione è questa io la devo accettare, ma non lo ritengo giusto»
Quale potrebbe essere la soluzione per riappropriarsi di questa normalità?
Per tornare a un po’ di normalità, c’è bisogno di tranquillità… Mettendo un freno a tutti gli allarmismi che abbiamo sentito in questo periodo.
Cristiano Lugli
Epidemie
Boris Johnson sotto inchiesta per le morti COVID
Un devastante rapporto ufficiale dell’inchiesta pubblica britannica sulla gestione della pandemia ha stabilito che i governi centrali e devolved del Regno Unito hanno fallito clamorosamente nella risposta al Covid-19, provocando migliaia di morti evitabili.
Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord hanno agito «troppo poco e troppo tardi»: misure tempestive come autoisolamento, quarantena domiciliare e distanziamento sociale avrebbero potuto salvare fino a 23.000 vite, secondo i modelli citati.
Le amministrazioni locali si sono mostrate eccessivamente dipendenti da Westminster, mentre il governo di Boris Johnson è stato descritto come dominato da una «cultura tossica e caotica». Le decisioni cruciali sono state spesso monopolizzate o paralizzate dalla cerchia ristretta del premier.
L’ex giudice Heather Hallett, che ha presieduto l’inchiesta, ha denunciato «comportamenti destabilizzanti» da parte di figure chiave, tra cui Dominic Cummings, accusando Johnson di non averli contrastati e, in alcuni casi, di averli «incoraggiati attivamente». Ne è derivata un’atmosfera in cui «le voci più forti prevalevano e le opinioni degli altri colleghi, soprattutto delle donne, venivano sistematicamente ignorate», compromettendo la qualità delle scelte.
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Problemi analoghi sono emersi in Scozia, dove il dibattito politico è stato indebitamente ristretto, e in Irlanda del Nord, dove la frammentazione istituzionale e i contrasti tra partiti hanno ostacolato la risposta.
Il rapporto sottolinea inoltre come le ripetute violazioni delle regole COVID da parte di funzionari e consulenti – culminate nello scandalo «Partygate» a Downing Street nel 2020-2021 – abbiano minato irreparabilmente la fiducia dei cittadini, infliggendo a Johnson danni politici fatali e contribuendo alle sue dimissioni anticipate nel 2022.
Durante il lockdown (che fu inflitto in forma molto intensa ai cittadini britannici) emersero articoli su festini, con tracce di cocaina, del suo governo. Johnson dapprima aveva rifiutato i lockdown, dopo, persuaso da scenari apocalittici elaborati da enti come l’Imperial College e da un’intubazione in ospedale dopo aver lui stesso contratto il COVID, è stato visto ospitare il miliardario vaccinale mondialista Bill Gates.
Il recente libro di memorie di Johnson ha fatto rivelazioni interessanti, come il progetto di invadere l’Olanda con un commando militare per sequestrare i preziosi vaccini AstraZeneca, la microspia trovata nel suo water dopo una visita di Netanyahu nonché l’ammissione che il COVID è «interamente artificiale» e fuggito dal laboratorio di Wuhano.
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Immagine di Governo do Estado de São Paulo via Wikimedia pubblicata su licenza
Epidemie
L’Etiopia conferma il primo focolaio mortale del virus di Marburg
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Armi biologiche
Gli USA chiederanno dati sui patogeni in cambio di aiuti sanitari esteri
Gli Stati Uniti chiederanno ai Paesi di consegnare campioni di «agenti patogeni con potenziale epidemico» in cambio del ripristino temporaneo degli aiuti sanitari. Lo riporta il giornale britannico Guardian, citando bozze di documenti governativi.
Il presidente Donald Trump ha tagliato drasticamente tali programmi all’inizio dell’anno, nell’ambito di un ampio sforzo di riduzione dei costi e di riallineamento della politica estera.
Secondo il quotidiano britannico, nei memorandum d’intesa proposti Washington offre a decine di Paesi il rinnovo dei programmi USA per combattere malattie come HIV, tubercolosi e malaria, oltre a «sistemi di sorveglianza e laboratorio e cartelle cliniche elettroniche».
I Paesi partner, tuttavia, dovranno assumere il finanziamento dei programmi entro cinque anni.
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In cambio, saranno obbligati a condividere con gli USA campioni e sequenze genetiche di «patogeni con potenziale epidemico» entro pochi giorni dalla scoperta, si legge nel rapporto.
La bozza non prevede garanzie di accesso ai farmaci eventualmente sviluppati.
«Il modello non offre alcuna garanzia di accesso alle contromisure e conferisce il predominio commerciale a un solo Paese», ha affermato Michel Kazatchkine, membro del Panel indipendente per la preparazione e la risposta alle pandemie, citato dal Guardian. «Minaccia la sicurezza sanitaria, la sicurezza dei dati e, in ultima analisi, la sovranità nazionale».
All’inizio dell’anno Trump ha tagliato i fondi all’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), in passato principale strumento di Washington per finanziare progetti politici all’estero, inclusi i programmi sanitari. L’agenzia è stata ampiamente vista come strumento di soft power.
L’ex direttrice USAID Samantha Power, che ha guidato l’agenzia sotto Joe Biden, ha ammesso il mese scorso che l’agenzia ha avuto un ruolo decisivo nel mantenere al potere la presidente moldava filo-UE Maia Sandu, tramite i fondi del suo bilancio multimiliardario per gli aiuti all’Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa la Duma di Stato russa aveva preparato un appello all’ONU in merito alla presunta attività dei laboratori biologici militari statunitensi in Africa.
Come riportato da Renovatio 21, al momento dei disordini durante la guerra civile sudanese l’OMS lanciato un allarme di «enorme rischio biologico» per un biolaboratorio a Khartoum che era stato attaccato.
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