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Immigrazione

Immigrazione e finanziamenti alle ONG cattoliche: 2,9 miliardi di motivi per cui i vescovi americani hanno amato Biden ma odiano Trump. E in Italia?

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Il gruppo Complicit Clergy (CC) ha stilato un’analisi aggiornata sui finanziamenti federali correlati all’immigrazione assegnati alle organizzazioni non governative (ONG) cattoliche, per includere tutti e quattro gli anni dell’amministrazione Biden. Secondo il gruppo, il dato economico potrebbe spiegare perché la maggior parte dei vescovi cattolici si sia rifiutata di condannare le odiose politiche anti-cattoliche di Joe Biden. Lo riporta LifeSite.

 

Inoltre, i vescovi statunitensi hanno apertamente accolto Biden – che, dice CC, passerà alla storia come il presidente anti-cattolico più radicale d’America – per ricevere la Santa Comunione nonostante il Canone 915, che afferma che i cattolici che non sono ammessi coloro che «ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».

 

«Il progetto prevedeva l’estrazione di transazioni federali relative all’immigrazione da USAspending.gov per il periodo di 16 anni tra il 2009 e il 2024. Abbiamo esaminato tutte le organizzazioni che ricevevano assistenza federale relativa all’immigrazione, segnalando quelle ONG affiliate alla Chiesa cattolica» scrive CC. «Abbiamo quindi determinato in quale diocesi cattolica risiede ciascuna di queste organizzazioni. Infine, abbiamo caricato questi dati in Tableau, un sistema software che aiuta le persone a esplorare approfondimenti sui dati tramite visualizzazioni intuitive».

 

«Si dice che un’immagine valga più di mille parole, ma in questo caso vale MILIARDI. L’amministrazione Biden ha concesso alle ONG cattoliche quasi 2,9 miliardi di dollari in finanziamenti per l’immigrazione negli ultimi quattro anni. Si tratta di più del TRIPLO del livello di finanziamenti sotto la prima amministrazione Trump e quasi il DOPPIO dell’importo assegnato sotto l’amministrazione Obama nel corso di OTTO ANNI!»

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Secondo il gruppo, dal 2009, le ONG cattoliche hanno intascato 5,2 miliardi di dollari del contribuente americano per un periodo di 16 anni, fornendo servizi correlati all’immigrazione al governo federale. «Ciò che è davvero sorprendente è che più della metà di questa cifra è stata assegnata solo negli ultimi quattro anni! Si prega di tenere presente che questa cifra di 5,2 miliardi di dollari è probabilmente ampiamente sottostimata».

 

«Non dovrebbe sorprendere che le Catholic Charities siano state le principali destinatarie di questo finanziamento federale, con la loro rete di ONG che hanno raccolto più di 2,6 miliardi di dollari di finanziamenti federali per servizi correlati all’immigrazione. Non dovremmo sorprenderci nemmeno nell’apprendere che l’illustre Conferenza Episcopale USA (USCCB) è arrivata al secondo posto, raccogliendo quasi 1,6 miliardi di dollari» continua CC.

 

Complicit Clergy nota come invece i vescovi abbiano attaccato continuamente lo sfidante di Biden Donald J. Trump.

 

«Mentre i nostri pastori sono rimasti in gran parte in silenzio su Joe Biden, il contrario è vero per Donald Trump. Durante la campagna presidenziale del 2024 fino a oggi, i vescovi cattolici sono stati tra i critici più espliciti di Donald Trump; in particolare sulla questione dell’immigrazione. I vescovi cattolici rischiano di perdere milioni, se non miliardi, di finanziamenti federali nel corso dell’amministrazione Trump».

 

Il gruppo ne ha anche per il Bergoglio.

 

«Dobbiamo anche considerare l’ASSOLUTA IPOCRISIA del nostro sommo pontefice, che ha definito il piano di Trump di deportare gli immigrati clandestini una “vergogna” proprio alla vigilia del suo insediamento. Si scopre che papa Francesco aveva appena represso gli ingressi illegali nella Città del Vaticano, solo pochi giorni prima delle sue critiche a Donald Trump».

 

«Ci auguriamo inoltre che il Presidente Trump segua il consiglio di Elon Musk, tagliando tutti i finanziamenti alle ONG cattoliche che stanno aiutando nell’invasione illegale della nostra nazione» scrive CC.

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Come noto, anche in Italia la Conferenza Episcopale è fortemente coinvolta nel processo di immigrazione massiva che sta travolgendo il Paese, con episodi incredibili come l’invito al Sinodo rivolto a Luca Casarini, al vertice organizzazione impegnata nel salvataggio dei migranti in mare al centro di un’inchiesta dove era stato chiesto un rinvio a giudizio per «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato».

 

Scandali sui fondi CEI finiti a ONG immigrazioniste del mare sono scoppiati sui giornali, ma, per qualche ragione, il Vaticano non ha mollato il colpo, anzi: cinque mesi fa Bergoglio aveva definito pubblicamente l’opposizione alle migrazioni come un «peccato grave». Come scritto da Renovatio 21, si trattava di un messaggio preciso sul fatto che la rotta non sarebbe stata cambiata. L’invasione deve continuare, con l’aiuto dei preti: Roma locuta, causa finita.

 

Tuttavia, siamo fiduciosi: il cambio di paradigma che stiamo vivendo travolgerà vescovi e papi complici del tentativo di distruggere la fede e le nazioni.

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Immagine di USCCB Migration and Refugee Services via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0

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Immigrazione

Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali

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Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.   I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.   Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.

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Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».   Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.   Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.   Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).   Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».   I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».

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Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».   A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.   I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.   Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.    

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Immigrazione

La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi

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La Svizzera ha comunicato un rafforzamento delle restrizioni di viaggio per i richiedenti asilo. Secondo una nuova disposizione governativa, a queste persone sarà generalmente vietato viaggiare verso i loro Paesi d’origine o altri Stati.

 

Le autorità potranno autorizzare i viaggi solo in casi eccezionali, come confermato dal governo mercoledì 22 ottobre.

 

Il governo ha precisato che servono ulteriori chiarimenti prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, tra cui la definizione di quali siano i «motivi personali» sufficienti per approvare un viaggio e le circostanze in cui saranno consentiti viaggi di ritorno per organizzare una partenza definitiva.

 

Il partito austriaco di destra FPÖ ha definito la decisione svizzera «assolutamente corretta», sottolineando che «chi cerca protezione non ha certo bisogno di tornare nel Paese da cui fugge».

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La misura svizzera si pone in netto contrasto con i recenti sviluppi in Germania, dove all’inizio dell’anno il governo ha permesso ai rifugiati siriani di viaggiare in Siria per le vacanze senza perdere lo status di protezione. Tale misura, considerata «assurda» dal partito di centro-destra Unione Cristiano-Sociale (CSU), ha suscitato polemiche.

 

L’anno scorso, i media tedeschi hanno riportato che migliaia di cittadini afghani richiedenti asilo in Germania erano tornati in patria per le vacanze, per poi rientrare in Germania.

 

Il fenomeno del turismo nei Paesi nativi da cui scappano per chiedere protezione è stato al centro di discussioni anche in Isvezia.

 

In Italia la finzione migratoria, anche sotto il governo sedicente sovranista (che, di fatto, ha visto aumentare gli sbarchi) la questione non sembra essere troppo considerata. La Meloni, negli anni di opposizione, aveva promesso il blocco navale.

 

Nel frattempo continua l’esempio di remigrazione diretta di Trump, che, anche con l’aiuto delle forze armate, ne sequestra i beni e li deporta in Paesi terzi come l’Uganda.

 

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Immigrazione

Dublino ancora in rivolta dopo che un immigrato è stato accusato di aver violentato una bambina di dieci anni

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Martedì è scoppiata una rivolta fuori da un centro per immigrati in un sobborgo di Dublino, scatenata dal presunto stupro di una bambina di dieci anni.   Sebbene le autorità non abbiano rivelato l’identità del sospettato, l’Irish Times ha riferito che si tratta di un richiedente asilo respinto, arrivato da un paese africano circa sei anni fa. Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati a Saggart, dove alcuni hanno lanciato proiettili contro gli agenti, sparato fuochi d’artificio e dato fuoco ad almeno un furgone della polizia. La polizia ha schierato rinforzi e un cannone ad acqua per contenere i disordini.   Secondo la Child and Family Agency (TUSLA), l’aggressione è avvenuta nel fine settimana nei pressi dell’ex Citywest Hotel, trasformato in un rifugio permanente per migranti. La vittima, che era sotto tutela statale, è stata aggredita dopo essere «fuggita dal personale durante una gita ricreativa programmata con il personale nel centro città», ha dichiarato l’agenzia.          

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La TUSLA ha aggiunto che la vittima era stata affidata alle sue cure all’inizio di quest’anno a causa di «gravi problemi comportamentali». La polizia ha dichiarato che il sospettato è stato fermato per essere interrogato. Gli agenti hanno 24 ore di tempo per incriminarlo o rilasciarlo.   Il Taoiseach (Primo Ministro) Micheal Martin ha affermato che le autorità hanno deluso la vittima. «È dovere fondamentale dello Stato proteggere i figli dello Stato e, indipendentemente dalla complessità o dalla gravità di ogni caso, tale dovere deve essere adempiuto», ha dichiarato. Il vice primo ministro Simon Harris ha definito il caso «orribile», ma ha esortato l’opinione pubblica alla moderazione.   «È importante che abbiamo l’opportunità di stabilire i fatti e che anche le agenzie abbiano l’opportunità di presentarli», ha affermato. Il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha condannato gli attacchi alla polizia, affermando: «La protesta pacifica è un pilastro della nostra democrazia. La violenza non lo è».   Le proteste anti-immigrati in Irlanda, Paese dove interi paesini sono stati soppiantati dall’invasione programmatica di stranieri, continuano da mesi, coinvolgendo anche l’Irlanda del Nord. Un attacco con coltello al grido «Allah akbar» si è avuto a Dublino anche tre mesi fa.   Il caso scatenante si registrò nel novembre 2023 quando nella capitale un immigrato aveva accoltellato una donna e dei bambini. Seguirono rivolte massive e violente.   Come riportato da Renovatio 21, l’episodio aveva portato alla possibilità che il lottatore MMA Conor McGregor, critico vocale della situazione, venisse attaccato con un’indagine delle autorità per discorso d’odio. Lui ha risposto ventilando la possibilità di candidarsi a Taoiseach, cioè primo ministro del Paese.     SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
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