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Sterilizzazione

Immigrati detenuti sterilizzati senza consenso in USA

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Più di 170 membri del Congresso hanno chiesto un’indagine sulle accuse secondo cui le donne immigrate in un centro di detenzione ICE in Georgia avrebbero subito isterectomie non necessarie.

 

Le accuse sono state mosse da un informatore presso la struttura, gestita dal Corpo del servizio sanitario statunitense per l’immigrazione e la dogana (ICE). Dawn Wooten, un’infermiera, afferma che diverse donne le hanno detto che un medico locale che lavora nella struttura aveva rimosso il loro utero. «Questa è la sua specialità, è il collezionista di uteri», ha detto una donna.

 

«Questa è la sua specialità, è il collezionista di uteri»

Queste affermazioni sono state negate con veemenza dal medico e non sono state verificate. Tuttavia, sono un’eco inquietante di  abusi presumibilmente avvenuti alcuni anni fa in due carceri della California.

 

La signora Wooten ha detto agli attivisti del Project South che i detenuti si sono lamentati di non aver compreso appieno quello che stava facendo il medico.

 

«Ho avuto diverse detenute che mi hanno detto che sono state dal medico e hanno avuto isterectomia e non sanno perché sono andati o perché stanno andando».

 

«Quando ho incontrato tutte queste donne che avevano subito interventi chirurgici, ho pensato che fosse come un campo di concentramento sperimentale. Era come se stessero sperimentando con i nostri corpi»

«Quando ho incontrato tutte queste donne che avevano subito interventi chirurgici, ho pensato che fosse come un campo di concentramento sperimentale. Era come se stessero sperimentando con i nostri corpi».

 

La dott.ssa Ada Rivera, dell’ICE Health Services Corps, ha  detto al New York Times che le accuse sarebbero state indagate, ma che l’agenzia «contesta con veemenza l’implicazione che i detenuti siano utilizzati per procedure mediche sperimentali».

 

Una lettera dei membri del Congresso richiedeva un’indagine immediata:

 

«Le segnalazioni di isterectomie di massa destano grave preoccupazione per la violazione dell’autonomia corporea e dei diritti riproduttivi delle persone detenute. Tutti, indipendentemente dal loro stato di immigrazione, dalla loro lingua o dalla loro incarcerazione, meritano di controllare le proprie scelte riproduttive e di fare scelte informate sul proprio corpo».

 

 

 

 

Immagine di Toksave via Wikimedia riprodotta su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

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IVF

Uomo vasectomizzato per errore. Gli propongono la fecondazione in vitro

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Un uomo argentino si è svegliato in un letto d’ospedale la settimana scorsa per scoprire che gli era stata praticata una vasectomia per errore. La vittima ha detto ai media locali di essere arrivata in ospedale per una rimozione di routine della cistifellea, ma di non essere più in grado di generare il terzo figlio che desiderava.

 

Jorge Base, 41 anni, è arrivato martedì scorso all’ospedale Florencio Diaz di Cordoba per l’intervento alla cistifellea, ma l’operazione è stata rinviata al giorno successivo. Quando ha ripreso conoscenza, un’infermiera gli ha detto che i chirurghi avevano pensato che fosse pronto per una vasectomia, poiché l’ospedale non effettua mai operazioni alla cistifellea il mercoledì.

 

«Mi sento così arrabbiato e impotente perché non si può tornare indietro da quello che hanno fatto», ha detto il Base alla TV argentina El Doce. «Infinite domande ti passano per la testa. Non capisco come possa accadere una simile negligenza. Un errore così grande».

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«È molto strano perché nella mia cartella c’era scritto “cistifellea” ovunque, bastava leggerlo, non è troppo scientifico», ha aggiunto.

 

Base ha detto a El Doce che aveva già due figli, ma voleva provare ad avere una figlia con il suo nuovo partner. Purtroppo, i medici gli hanno spiegato che le possibilità di invertire la procedura sono minime. «Mi hanno detto che, a causa della mia età e delle dimensioni del condotto, non ha più senso», ha detto, aggiungendo che l’inseminazione artificiale è ora la sua unica opzione per avere un altro figlio.

 

Dopo aver appreso la notizia, Base è dovuto rimanere in ospedale e sottoporsi ad un secondo intervento chirurgico per rimuovere la cistifellea.

 

Il Ministero della Salute ha detto a El Doce che il caso è sotto inchiesta.

 

Il piccolo episodio esemplifica in modo interessante l’impianto della Necrocultura nosocomiale che permea l’ora presente: dalla malsanità alla provetta in poche mosse.

 

Sia la malsanità – creata da persone che hanno in mano le vite dei pazienti ma nemmeno ne leggono le cartelle cliniche – che la riproduzione artificiale derivano dal medesimo disprezzo della dignità umana.

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E ricordiamo che anche in Italia, la produzione di esseri umani in laboratorio è ora, grazie alle riforme Lorenzin con cui è entrata nei LEA, già a carico del contribuente: creare artificialmente bambini è un vero e proprio intervento sanitario, come appunto un’operazione chirurgica alla cistifellea.

 

Del resto, il feto non è, come suggerisce il pensiero unico «democratico», un ammasso di cellule? In cosa si differenzia da una cistifellea?

 

Sterilizzare l’umanità e poi produrla, se del caso, in maniera programmatica: quanta chiarezza in questa storiella argentina.

 

Prima la vasectomia, poi l’offerta di fare un figlio in provetta con conseguente selezione hitleriana dell’embrione che al microscopio risulta migliore (in una parola, eugenetica), scartando quantità di fratellini che mostrano a livello cellulare di essere lebensunwerten lebens («vita indegna di essere vissuta), in attesa di poterne combinare a piacimenti i geni con il CRISPR.

 

Sterilizzazione e designer baby: lo Stato moderno è votato a darvi – a imporvi – queste due cose.

 

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Eugenetica

In Europa le donne disabili vengono ancora sterilizzate

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La sterilizzazione senza consenso sarebbe un fenomeno ancora diffuso – e non parliamo dell’India o della Cina, ma dell’Europa. Ne ha discusso un articolo del New York Times, che ha messo sul tavolo una realtà che può sconvolgere i benpensanti che credono di vivere in una società dove l’eugenetica è morta con Hitler.   «La sterilizzazione forzata, con la sua storia di razzismo ed eugenetica, è vietata da numerosi trattati internazionali» scrive la corrispondente europea del NYT Sarah Hurtes, che ha trascorso più di un mese in Islanda lavorando alle indagini. «Trentasette nazioni europee e l’Unione Europea hanno ratificato la Convenzione di Istanbul, che dichiara, senza eccezioni, che la sterilizzazione non consensuale è una violazione dei diritti umani».   L’indagine del New York Times «ha rilevato che oltre un terzo di questi Paesi ha fatto delle eccezioni, spesso per persone che il governo ritiene troppo disabili per acconsentire. Alcuni Paesi hanno vietato la pratica ma in realtà non l’hanno criminalizzata», rivela la reporter.   La maggior parte di coloro che vengono sterilizzati senza consenso sono donne, e i medici che hanno parlato con la giornalista hanno affermato di ritenere che la pratica sia rara, ma è difficile determinarlo a causa di dati inaffidabili.   Catalina Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili, ha osservato che le famiglie o gli istituti di assistenza spesso trovano conveniente la sterilizzazione e sostengono che sia nel migliore interesse della persona disabile. Il NYT cita l’esempio di una madre che ha firmato un’isterectomia per la sua figlia ventenne con problemi cognitivi a causa di mestruazioni che potevano durare fino a sei settimane; la legge islandese «copre solo la legatura delle tube».   «Tante volte si sente che è nel migliore interesse della donna», afferma la Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili. «Ma spesso è perché è più conveniente per la famiglia o l’istituzione che si prende cura di loro».   Vengono citati anche altri esempi, e l’articolo riferisce che ci sono casi di genitori e medici che fanno pressioni sulle donne disabili affinché acconsentano.   In Francia è consentito sterilizzare «persone con gravi disabilità mentali in determinate circostanze», anche se ciò avviene raramente, scrive il NYT. In Belgio è «generalmente illegale», ma avviene comunque «se i genitori lo richiedono e i medici, dopo aver consultato gli psicologi ospedalieri, lo ritengono nell’interesse della donna».

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Katrin Langensiepen, una politica tedesca definita «disabile visiva», sostiene un »rigoroso divieto a livello europeo della sterilizzazione non consensuale» ritenendo che la maggior parte delle pratiche eugenetiche venivano difese sulla base del fatto che erano nel migliore interesse (il famoso best interest con cui uccidono i bambini inglesi come Alfie o Indi Gregoy) delle persone disabili che prendevano di mira. Molti, come Langensiepen, si chiedono – come nella Germania di 90 anni fa – se le persone disabili possano dare il proprio consenso.   «Quando diciamo “sterilizzazione dei disabili”, potremmo sembrare nazisti, ma questo ignora completamente la diversità delle disabilità, la gravità di alcune disabilità e il disagio dei genitori», ha detto al New York Times Ghada Hatem-Gantzer, una ginecologa parigina. Nessuno forse le ha detto che forse le argomentazioni dell’hitlerismo non era lontane. E soprattutto, non sembra rendersi conto che il risultato è ideologicamente il medesimo: la sopravvivenza di chi è ritenuto «sano» e «adatto», la prevaricazione del più forte sul più debole, la selezione della razza.   Il reportage del quotidiano neoeboraceno si chiude con la storia di Kristin Smith, una donna islandese affetta dalla sindrome di Down. Quando aveva vent’anni, sua madre la fece sterilizzarla tramite legatura delle tube. Quando Kristin chiese a sua madre se voleva avere dei figli, le fu detto che «sarebbe stato troppo difficile». La donna ha quindi acconsentito all’intervento. Nel corso del 2020, però, ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson, anche lui affetto dalla sindrome di Down, e se ne è innamorata. Si sono fidanzati e ora vivono insieme a Husavik in un appartamento con una camera da letto per persone con disabilità.   «La signora Smith e il signor Vilhjalmsson sono gli inquilini più indipendenti dell’edificio e la sua unica coppia. Lava i piatti in un ristorante. Lavora nella cucina di un ospedale. La signora Smith ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson in un campo estivo per adulti con disabilità» racconta il NYT. «Amano i viaggi su strada, la cucina e la musica. Il signor Vilhjalmsson suona la batteria… Stanno scegliendo la data del matrimonio. La domenica passeggiano mano nella mano per il porto. Parlano del loro futuro. Il signor Vilhjalmsson vuole dei figli. La signora Smith ha passato anni a dire di non averlo mai fatto, che la decisione di sua madre era stata la cosa migliore. Ora la conversazione è meno astratta. Vuole diventare madre? “Lo volevo”, dice. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Fa una pausa per ricomporsi. “Lo voglio ancora”».   L’articolo riconosce che decenni dopo che l’eugenetica si è rivelata essere forse il più grande scandalo medico del ventesimo secolo, essa è ancora praticata in altre forme. Lo vediamo nella distruzione di massa dei bambini con sindrome di Down nel grembo materno, che rendono le persone con trisomia quasi estinte in Islanda (il 95% dei bambini come Kristin e Sigurdur vengono abortiti).   Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dell’estinzione per sterminio feticida dei down nei Paesi nordici è una realtà ben conosciuta. L’Islanda è capofila del fenomeno, ma anche gli altri Paesi scandinavi mica scherzano: la Danimarca nel 2017 li ha eliminati tutti a parte 4.   Tuttavia, anche in Italia lo sterminio, nel silenzio più totale di politica e giornali, avanza. Tre anni fa, in Emilia-Romagna si cominciò a spingere sui NIPT (Test Non-Invasivi Prenatali), i test che permettono di capire se un bimbo, quando è ancora nel grembo della madre, sia down o meno. Il lettore capisce immediatamente a cosa servono in realtà tali esami: a uccidere il bambino non nato se portatore della sindrome di Down, cioè «imperfetto», cioè «inadatto» – come da imperativo eugenetico nazista.   La questione dei NIPT diventa chiara se guardiamo ai dati di 26 organizzazioni ospedaliere del Regno Unito tra il 2013 e il 2017, che mostrano il numero dei bimbi Down è diminuito del 30% dall’introduzione dei NIPT. Cioè, un terzo dei Down sono stati ammazzati in partenza.   Chiedetevi: quanti parti di bambini down vi sono stati, nella vostra zona? Quanti bambini down ricordavate in giro quando eravate piccoli? E adesso?   La Necrocultura genocida «abilista» perde ogni pudore: ecco che il famoso intellettuale britannico Richard Dawkins è arrivato ad affermare in tranquillità che sarebbe «immorale» non abortire i bambini con sindrome di Down. Uccidere un down nel grembo materno è una cosa giusta da fare, è un dovere. Figurarsi se non lo è sterilizzare i sopravvissuti.

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La sterilizzazione forzata – che nella democratica, esemplare Svezia ha colpito fino al 1976 almeno 30 mila persone – continua in Paesi come l’India, dove vi sarebbero addirittura «campi di sterilizzazione» e il procedimento è offerto alle braccianti affinché non abbiano l’incomodo delle mestruazioni. Anche il Perù ha dovuto, in anni recenti, affrontare il tema della sterilizzazione forzata. Stesso dicasi per il Giappone, e pure la Danimarca, che ha operato sterilizzazioni eugenetiche presso le donne groenlandesi.   Come riportato da Renovatio 21, la sterilizzazione forzata è legale in oltre 30 Stati USA.   Ma non c’è solo la sterilizzazione.   L’eugenetica procede in Canada, con il fondamentalismo eutanatico che si spinge sempre più in là: dopo i malati, gli anziani, i depressi e i poveri, ecco che lo Stato canadese allunga la siringa assassina verso i drogati. (Il democratico e progressista Canada, ricordiamo, ha una storia di sterilizzazione forzata di donne indigene, che pare rifiutare di affrontare)   L’eugenetica è, di default, una componente della riproduzione artificiale: se fate un figlio in provetta, omologo o eterologo che sia (una distinzione introdotta dall’alto per gabbare il babbeo cattolico), uccidete quantità di suoi fratellini, i cui embrioni visti al microscopio sono considerati «inadatti» dai nuovi Mengele della clinica sotto casa – pagati ora pure dal contribuente, che finanzia così una strage di individui superiore a quella dell’aborto.   Renovatio 21 lo ha scritto, e lo ripeterà sempre: Hitler può aver perso la guerra militare, ma ha vinto quella bioetica. O meglio, l’hanno vinta i suoi padroni, gli oligarchi globali della Necrocultura che di fatto hanno dato danari ad entrambe le parti nel conflitto dell’ultima guerra. I concetti di selezione riproduttiva per migliorare la razza sono ora pienamente promossi dallo Stato moderno, che accelera sempre più verso il designer baby, cioè verso l’ingegneria genetica applicata ai bambini, che sarà a breve un processo equiparabile alla vaccinazione.   Con la bioingegneria CRISPR tutto ciò è già possibile, si tratta solo di creare qualche altro checkpoint – un’emergenza, una legge, un «green pass genetico» – affinché la riproduzione naturale sia per sempre esclusa dal pianeta. La società della discriminazione genetica, basata sul dolore e sulla morte delle persone ritenute «inadatte» dal potere, è già qui con noi.   Di chi mai potrà essere un piano simile?

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Gender

Tribunale giapponese afferma che la sterilizzazione dei transgender è incostituzionale

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Un tribunale della famiglia in Giappone ha dichiarato incostituzionale l’obbligo per le persone transgender di essere sterilizzate prima di cambiare il loro genere legale.

 

La battaglia legale è iniziata nel 2021 quando Gen Suzuki, un uomo transgender, ha chiesto che il suo genere legale fosse riconosciuto come maschile, senza sterilizzazione. La corte si era schierata con Suzuki:

 

«L’intervento chirurgico per rimuovere le gonadi ha il risultato grave e irreversibile della perdita della funzione riproduttiva. Non posso fare a meno di chiedermi se essere costretti a sottoporsi a tale trattamento sia privo di necessità o razionalità, considerando il livello di caos sociale che può causare e da un punto di vista medico».

 

In Giappone, le persone che desiderano un cambio legale di genere devono ricorrere a un tribunale della famiglia ai sensi della legge sui casi speciali sul disturbo dell’identità di genere (GID). Questo processo richiede una valutazione psichiatrica e una sterilizzazione chirurgica. I candidati devono essere single e non devono avere figli sotto i 18 anni.

 

Gli esperti delle Nazioni Unite e la World Professional Association for Transgender Health hanno entrambi invitato il Giappone a eliminare gli aspetti discriminatori di questa legge e a trattare le persone transgender e le loro famiglie su un piano di parità con gli altri cittadini.

 

Sebbene nel 2019 la Corte Suprema del Giappone abbia confermato la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui la legge non violava la costituzione del Paese, due giudici hanno esplicitamente riconosciuto la necessità di riforme.

 

«La sofferenza che [le persone transgender] affrontano in termini di genere preoccupa anche la società che dovrebbe abbracciare la diversità nell’identità di genere» hanno scritto i giudici.

 

All’inizio di quest’anno, la Corte Suprema si era pronunciata a favore del diritto di un dipendente governativo transgender di utilizzare i bagni in conformità con la sua identità di genere, sottolineando il crescente impulso al cambiamento.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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