Geopolitica
Il Venezuela chiede l’arresto di Milei

Caracas ha aperto un’indagine penale nei confronti del presidente argentino Javier Milei per aver consegnato agli Stati Uniti un aereo cargo venezuelano sequestrato.
La disputa tra i due Paesi sudamericani riguarda l’Emtrasur Cargo Boeing 747-300FM, inizialmente acquistato dall’iraniana Mahan Air. Nell’agosto 2022, le autorità argentine hanno sequestrato l’aereo su richiesta degli Stati Uniti. Washington aveva precedentemente inserito Mahan Air nella lista nera come parte delle restrizioni all’esportazione imposte all’Iran.
Il Venezuela ha protestato a lungo contro la detenzione dell’aereo, sostenendo che l’Argentina ha violato il diritto internazionale, e ha chiesto un risarcimento. Nel marzo 2024, Caracas ha chiuso il suo spazio aereo ai voli da e per l’Argentina.
Nell’annunciare l’avvio dell’indagine mercoledì, il procuratore generale venezuelano Tarek Saab ha dichiarato di aver nominato due procuratori per elaborare i mandati di arresto per Milei, per sua sorella Karina Milei, a capo dell’ufficio presidenziale, e per il ministro della Sicurezza argentino Patricia Bullrich.
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Il Saab aggiunto che le azioni della leadership argentina costituiscono sette diversi reati ai sensi della legge venezuelana, tra cui «furto aggravato» e riciclaggio di denaro. Secondo il procuratore, «un tribunale competente qui in Venezuela» si pronuncerà presto sui mandati.
Nel 2024, l’aereo sequestrato è stato trasferito «illegalmente» negli Stati Uniti, dove è stato «completamente smantellato», il che ha «indignato la nazione venezuelana», ha affermato il Saab.
Il ministero degli Esteri argentino ha rilasciato una dichiarazione in cui «ripudia» i mandati di arresto. Ha sostenuto che la consegna dell’aereo era stata autorizzata dal sistema giudiziario argentino in conformità con un trattato bilaterale con Washington.
«La magistratura è un potere indipendente, con il quale il governo non può e non deve interferire in alcun modo», si legge nella dichiarazione del dicastero diplomatico di Buenos Aires.
Milei è diventato presidente dell’Argentina nel 2023 con la promessa di «rafforzare l’alleanza strategica» con gli Stati Uniti d’America. Prima di divenire presidente aveva avuto parole di fuoco anche contro il conterraneo Bergoglio accusandolo di «stare dalla parte delle dittature sanguinarie», proprio per la sua supposta vicinanza con governi di sinistra sudamericani.
Come riportato da Renovatio 21, di recente Buenos Aires ha chiesto alla Corte Penale Internazionale di ordinare l’arresto del presidente venezuelano Nicolas Maduro, che ha descritto come un «dittatore» e accusato di violazioni dei diritti umani.
Il Maduro ha definito il Milei «un estremista di destra» e lo ha accusato di «inginocchiarsi all’imperialismo statunitense».
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Come riportato da Renovatio 21, il governo degli Stati Uniti ha confiscato un altro aereo presumibilmente utilizzato dal presidente venezuelano Nicolas Maduro, sostenendo che viola le sanzioni imposte da Washington contro Caracas.
Poco prima, funzionari americani avevano offerto di ritirare le accuse di «narcoterrorismo» contro Nicolas Maduro se il presidente venezuelano trasferisse il potere ai suoi oppositori politici dopo le ultime contestate elezioni.
Il presidente argentino aveva già reso chiara la sua posizione in merito al voto di Caracas in un videomessaggio all’«eroico popolo venezuelano» accusando «el dictador Nicolas Maduro» di frode elettorale e garantendo la fine del fenomeno «assassino ed impoveritore» del socialismo nel Paese, e terminando con l’urlo caratteristico «Viva la libertad, carajo!».
BREAKING:
Milei sends a message to the Venezuelan National:
“Dictator Maduro has committed elector fraud. He has awakened the Venezuelan lions and sooner or later socialism is going to end. Socialism is always murderous. Courage, dear Venezuelans”
🇦🇷🇻🇪 pic.twitter.com/7p2YspPm6j
— Visegrád 24 (@visegrad24) July 29, 2024
Come riportato da Renovatio 21, il presidente argentina cinque mesi fa ha detto che il presidente della vicina Colombia Gustavo Petro è un «assassino terrorista», provocando l’espulsione di tutti i diplomatici argentini da parte di Bogotà.
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Immagine di President.am via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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Geopolitica
Kushner: Hamas sta agendo in buona fede, Gaza sembra «nuclearizzata», Trump crede che Israele sia «fuori controllo»

Hamas sembra agire in buona fede e cercare di onorare l’accordo di Gaza con Israele, mediato dagli Stati Uniti, ha affermato Jared Kushner, genero del presidente Donald Trump.
Kushner, una delle figure chiave dietro l’accordo di cessate il fuoco, ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista al programma 60 Minutes della CBS andato in onda domenica. Alla domanda se ritenesse che il gruppo militante palestinese «avesse agito in buona fede» e «stesse seriamente cercando i corpi» degli ostaggi israeliani che aveva accettato di restituire, Kushner ha risposto affermativamente.
«Per quanto abbiamo visto da quanto ci è stato comunicato dai mediatori, sono ancora lontani. Potrebbero crollare da un momento all’altro, ma al momento li abbiamo visti cercare di onorare l’accordo», ha detto.
Quando gli è stato chiesto come Trump avesse reagito dopo aver appreso del tentato assassinio israeliano il mese scorso, Kushner ha risposto: «Trump aveva la sensazione che gli israeliani stessero perdendo un po’ il controllo».
Nell’intervista con 60 Minutes Witkoff ha dichiarato che Trump non era a conoscenza del fatto che Israele stesse pianificando di tentare di uccidere i leader di Hamas. Tuttavia, i funzionari israeliani hanno contestato questa versione, sostenendo che Trump era stato informato almeno ore prima dell’attacco e non aveva spinto Israele a sospendere l’operazione.
Exclusive: Jared Kushner, President Trump’s son-in-law, and special envoy Steve Witkoff give a behind-the-scenes look at the tense moments leading up to the ceasefire and hostage deal after an Israeli bombing threatened to derail the agreement.
“[Trump] felt like the Israelis… pic.twitter.com/WtZpJcYHTG
— 60 Minutes (@60Minutes) October 17, 2025
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Hamas non è riuscita a restituire tutti gli ostaggi deceduti a Israele, sostenendo di non essere in grado di localizzarli a causa della distruzione generalizzata inflitta a Gaza dalle operazioni israeliane. Israele ha affermato che il gruppo sta deliberatamente prolungando il processo di scambio.
Washington ha lavorato attivamente per accelerare lo scambio e «spingere entrambe le parti ad essere proattive… invece di incolparsi a vicenda per i guasti», ha affermato Kushner.
Kushner e un’altra figura chiave nel processo di mediazione, l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff, sono arrivati in Israele lunedì per discutere la fase successiva dell’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. I due erano sul palco ad una cerimonia di piazza per il ritorno degli ostaggi quando la folla ha fischiato Netanyahu e inneggiato al presidente USA cantando «Thank You Trump».
Domenica, Israele ha accusato Hamas di aver violato il cessate il fuoco nella città di Rafah, nel Sud di Gaza, effettuando numerosi attacchi aerei su quelli che ha definito «obiettivi terroristici» e uccidendo più di 40 persone in tutta Gaza, secondo le autorità sanitarie locali. Hamas ha negato di aver violato il cessate il fuoco, mentre i media hanno indicato che l’incidente di Rafah è stato causato dall’impatto di un veicolo del genio israeliano con una munizione inesplosa.
Dopo gli attacchi, Israele ha dichiarato di essere tornato a «far rispettare il cessate il fuoco» nell’enclave palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, lunedì, il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha chiesto la rottura della tregua, sostenendo che il ritorno di tutti gli ostaggi sopravvissuti fosse sufficiente. «Ora dobbiamo tornare in guerra, dobbiamo agire immediatamente contro Hamas», ha dichiarato il ministro in un discorso televisivo.
Kushner, che in passato aveva parlato del valore immobiliare della riviera di Gaza, durante l’intervista alla TV americana ha comparato l’attuale condizione di Gaza al sito di esplosione di una bomba atomica.
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«Sembra come se una bomba nucleare sia stata fatta esplodere in quell’area» ha detto il genero di Trump. «Ho visto queste persone tornare, e ho chiesto all’esercito israeliano “dove stanno andando”? Guardando in giro sono tutte rovine. “Stanno tornando nella zona dove era la loro casa, dove metteranno su una tenda».
«È triste perché dici a te stesso: non hanno nessun’altro posto in cui andare».
A domanda precisa, Kushner ha comunque risposto che non si è trattato di genocidio. Anche lo Witkoff ha negato: «assolutamente no. C’era una guerra che veniva combattuta».
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