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Il Vaticano chiede ai fedeli di smettere di farsi selfie col cadavere del papa. I VIP però possono farsi le foto ufficiali

I funzionari del Vaticano hanno esortato i partecipanti al funerale ad astenersi dal scattare fotografie con la salma di Papa Francesco, esposta nella Basilica di San Pietro, sottolineando la necessità di solennità e rispetto durante il periodo di lutto.
L’appello è nato dopo la diffusione online di immagini e video che mostrano visitatori in posa vicino alla bara del defunto pontefice. Il personale vaticano ha raccomandato ai fedeli di astenersi dall’uso dei telefoni cellulari e di mantenere un clima di preghiera e riflessione.
«I visitatori sono invitati a non scattare foto», ha detto un portavoce del Vaticano al Times, sottolineando l’importanza di preservare la dignità della cerimonia.
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Dall’inizio della cerimonia pubblica, mercoledì, circa 250.000 persone hanno sfilato davanti alla bara del Papa defunto, secondo quanto riportato da Vatican News. Per accogliere l’enorme folla, la Basilica di San Pietro è rimasta aperta tutta la notte.
Foto e video giunti a Renovatio mostrano tuttavia che San Pietro non è esattamente preso d’assalto come mostrano i media mainstream: anzi, la basilica e la piazza, nella giornata dell’altro ieri, sembrano piuttosto vuote.
Venerdì sera, la bara del papa è stata solennemente sigillata durante una cerimonia privata presieduta dal Cardinale Camerlengo Kevin Farrell. Seguendo una tradizione secolare, un telo di seta bianca è stato posto sul volto di papa Francesco e all’interno della bara è stato posto un sacchetto contenente monete e medaglie coniate durante il suo pontificato.
Come noto, Bergoglio, in un ennesimo affronto alla tradizione, ha rifiutato il tradizionale catafalco. La bara di legno è stata sigillata, recante una croce, il suo stemma e i sigilli ufficiali del Vaticano, in preparazione per il funerale previsto per sabato mattina.
La foto sopra è tratta dai canali ufficiali del presidente Lula: come sempre durante il papato di Bergoglio, il favore del popolo (che vuole, bestialmente, il selfie col morto) è solo una facciata che ricopre la comunella con l’élite, a cui invece si assicurano le foto ufficiali col cadavere.
Anche nel post-mortem, il gesuita argentino non si smentisce.
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Immagine di Lula oficial via Wikimedia pubblicata su licenza -+Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0Attribution-Share Alike 2.0
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Papa Leone saluta subito gli ebrei. In nome del Concilio

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For Purim I’ve dressed up as a Candace Owens Jew (or is it just dress up? Or are we Jews deep down always like this… filth, Money, drunk on Christian blood.. and … dual loyalties for Israel.) I felt that since Candace got fired on Friday, I may as well try and bring her some… pic.twitter.com/CWhjBcRr2p
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Rimane esemplificativa la storia, ricordata a più riprese da Renovatio 21, di Teodoro Herzl, il fondatore del sionismo sulla cui tomba Bergoglio si lasciò portare da Netanyahu nel 2014, che nel 1903 riuscì a farsi ricevere da papa San Pio X – il papa che comprese e bloccò il modernismo religioso –chiedendogli aiuto per far tornare gli ebrei in Palestina. Il Santo rispose con un sereno, cordiale, netto «no». «Sostenere gli ebrei nell’acquisizione dei Luoghi Santi, quello non possiamo farlo» disse San Pio X al fondatore del sionismo, rifiutando l’idea di un ritorno degli ebrei nelle terre di Gesù. «Noi, e io come il capo della Chiesa, non possiamo fare questo. Ci sono due possibilità. O gli ebrei si aggrappano alla loro fede e continuano ad attendere il Messia che, per noi, è già apparso. In questo caso essi non faranno che negare la divinità di Gesù e noi non li possiamo aiutare. Oppure vanno lì senza alcuna religione, e allora potremo essere ancora meno favorevoli a loro». «La religione ebraica è il fondamento della nostra; ma è stata sostituita dagli insegnamenti di Cristo, e non possiamo concederle alcuna ulteriore validità. Gli ebrei, che avrebbero dovuto essere i primi a riconoscere Gesù Cristo, non l’hanno fatto fino ad ora» proseguì il santo romano pontefice. «Il nostro Signore è venuto senza potere. Era povero. È venuto in pace. Non ha perseguitato nessuno. È stato perseguitato». «È stato abbandonato anche dai suoi apostoli. Solo più tardi è cresciuto in statura. Ci sono voluti tre secoli alla Chiesa per evolvere. Gli ebrei hanno avuto quindi il tempo di riconoscere la sua divinità, senza alcuna pressione. Ma non l’hanno fatto fino ad oggi». Così parlò il papa Santo.Rabbi Shmuley campaigns for Cardinal Parolin as his pick for new pope. pic.twitter.com/o0bUrlibWR
— Catholics for Catholics 🇺🇲 (@CforCatholics) May 1, 2025
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Mons. Schneider: il primo impegno del papa è il Vangelo, non il Vaticano II

Dopo il discorso di apertura di papa Leone XIV, il vescovo Athanasius Schneider ha messo in guardia dal basare un pontificato esclusivamente sul Vaticano II, affermando che il «primo impegno» di un papa è verso il Vangelo.
Nel suo discorso inaugurale al Collegio Cardinalizio, sabato mattina, papa Leone XIV ha sottolineato la priorità del Concilio Vaticano II per il suo pontificato. «Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II», aveva affermato lo scorso 10 maggio il nuovo Pontefice.
Un simile commento ha suscitato l’interesse di molti, soprattutto di coloro che si sono preoccupati degli aspetti predominanti del pontificato di Francesco, tra cui il vescovo Athanasius Schneider, ausiliare dell’arcidiocesi di Astana, in Kazakistan.
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«Penso che un papa non dovrebbe parlare in questo modo perché il nostro primo impegno completo è verso il Vangelo di Gesù Cristo: questo è il primo impegno di ogni papa e vescovo», ha detto il vescovo durante un’intervista lunedì scorso.
«Un concilio è un atto del Magistero… che è l’ufficio di insegnamento della Chiesa», ha aggiunto Schneider. «L’ufficio di insegnamento della Chiesa è definito come non superiore alla tradizione, ma subordinato ad essa».
Proseguendo, ha respinto l’idea secondo cui i papi dovrebbero fare di un particolare concilio il fulcro del pontificato, attingendo a precedenti storici per sostenere la sua argomentazione: «non era comune per i papi nella storia presentare l’inizio del loro pontificato con un impegno pubblico a un concilio specifico. Nemmeno nel famoso concilio di Nicea… che fu più importante del Vaticano II, che fu solo pastorale».
Un concilio specifico «non può essere il nostro primo impegno», ha ribadito Schneider. «Il nostro primo impegno sono le parole e l’insegnamento chiari di Nostro Signore, il costante e chiaro insegnamento della tradizione e degli Apostoli, e tutto l’insegnamento solenne e definitivo del Magistero. Questo dovrebbe essere il nostro primo impegno».
Il monsignore ha aggiunto che, sebbene i cattolici dovrebbero «trarre una certa ispirazione positiva da ogni concilio», un concilio in particolare non dovrebbe essere «assolutizzato» in modo da costituire il centro dell’insegnamento magisteriale sotto un pontefice.
Sottolineando inoltre di non poter fare previsioni certe sul nuovo pontefice, Schneider ha accolto con favore il fatto che «almeno la sua apparizione» e il suo discorso di apertura dal balcone siano stati «positivi» e abbiano dato «speranza e incoraggiamento».
Il comportamento di Leone era «molto spirituale», ha aggiunto Schneider, che si è detto anche incoraggiato dall’evidente devozione del papa per Maria. «Aveva una sorta di radiosa calma», ha commentato Schneider.
I cattolici dovrebbero «ringraziare il Signore per la sua elezione» invece di altri candidati «che avrebbero davvero danneggiato la Chiesa», ha affermato Schneider a proposito di Leone, la cui elezione ha definito «un segno positivo».
Interrogato dall’intervistatore Matt Gaspers su quali «questioni urgenti» avrebbe raccomandato al Papa di affrontare, Schneider ha evidenziato questioni dottrinali e liturgiche, insieme alle nomine del personale.
«Primo: confermare, rafforzare tutti i fedeli nella fede come Gesù l’ha donata a Pietro e a lui anche in questo caso, di fronte all’evidente confusione in cui è sprofondata la Chiesa a livello dottrinale, morale, è davvero urgente rafforzare e confermare nella fede».
Approfondendo l’aspetto dottrinale della crisi della Chiesa, Schneider la suddivide in tre ulteriori punti che, a suo dire, necessitavano di essere affrontati:
«Per affrontare concretamente tre temi che nella vita della Chiesa sono più confusi: La verità sull’unicità di Gesù Cristo come unica via di salvezza e sul fatto che le altre religioni non sono mezzi di grazia o vie di salvezza. Deve essere affermata con chiarezza cristallina»
«L’ordine divino della sessualità umana deve essere affrontato con una formula estremamente chiara. I temi principali che riguardano questo tema, che ai nostri giorni sta evidentemente causando tanta confusione nella Chiesa, riguardano l’immoralità intrinseca e la malvagità degli atti e dello stile di vita omosessuali, e poi il divorzio. Questo va sottolineato. E l’indissolubilità del matrimonio».
«Fare una solenne e definitiva precisazione circa il sacramento dell’ordinazione, stabilendo che il sacramento dell’ordine – essendo un sacramento unico nei tre gradi dell’episcopato, presbiterato e diaconato – è per diritto divinamente stabilito riservato ai fedeli di sesso maschile».
Per quanto riguarda la liturgia, Schneider ha ampliato la sua precedente condanna della restrizione della Messa tradizionale imposta da Papa Francesco, come contenuto nella Traditionis Custodes, chiedendo che il documento venga revocato: «per quanto riguarda il culto, il papa dovrebbe abrogare completamente la Traditionis Custodes»
«Si tratta davvero di un’umiliazione, di una persecuzione di una parte dei fedeli e anche di un rifiuto dell’intera tradizione liturgica della Chiesa. Quindi questo deve essere sanato. Deve ripristinare la completa libertà d’uso della liturgia in tutte le epoche».
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A parte eventuali piani particolari che Leone potrebbe già avere, la loro attuazione dipenderà fortemente dalla collaborazione della Curia Romana con i suoi desideri. In tali circostanze, il personale si rivelerà effettivamente una politica.
A tal fine, Schneider ha aggiunto che la selezione episcopale è fondamentale:
«Deve nominare i vescovi con molta attenzione, perché i vescovi devono essere veramente uomini di Dio, di fede cattolica. A questo dovrebbe prestare molta attenzione».
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Immagine screenshot da YouTube
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I giornalisti esaminano il passato mediatico di Leone XIV

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