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Il presidente dei vescovi svizzeri chiede l’ordinazione delle donne e dei preti sposati in vista del Sinodo sulla sinodalità
Il presidente della Conferenza episcopale svizzera ha affermato che la Chiesa cattolica dovrebbe ordinare le donne.
Come riportato da Swissinfo lo scorso fine settimana, il vescovo Felix Gmür, che parteciperà al prossimo Sinodo sulla sinodalità a Roma, ha dichiarato all’agenzia di stampa svizzera NZZ am Sonntag all’inizio di questo mese che la Chiesa deve cambiare il suo approccio nei confronti delle donne nella Chiesa.
«La subordinazione delle donne nella Chiesa cattolica mi è incomprensibile. In questo caso sono necessari dei cambiamenti», avrebbe affermato Gmür.
Il vescovo, oramai inarrestabile, ha chiesto anche preti sposati.
«Il celibato significa che sono disponibile a Dio. Ma credo che questo segno non sia più compreso dalla società odierna», ha osservato. «I tempi sono maturi per abolire il celibato. Non ho alcun problema a immaginare preti sposati».
Come precedentemente riportato da LifeSite, nel 2017, il vescovo Gmür ha approvato l’assegnazione a una parrocchia di Riehen di un sacerdote che era stato condannato per aver abusato sessualmente di diversi ragazzi adolescenti dal 1999 al 2010.
Il sacerdote era stato messo in custodia cautelare per oltre un mese ed era stato condannato a pagare una multa di 4.000 franchi svizzeri (4.386 dollari americani). Invece di tenerlo da parte, Gmür lo ha riabilitato, sostenendo che meritava una seconda possibilità. Il sacerdote alla fine ha ritirato la sua nomina dopo che i documenti legali relativi alla sua condanna sono trapelati al pubblico.
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Monsignor Gmür è noto per le sue opinioni piuttosto progressiste e lassiste. Nel 2019, ha applaudito le iniziative in Svizzera per legalizzare il «matrimonio civile» tra persone dello stesso sesso. Alla vigilia di Natale 2020, ha detto alla NZZ che poteva immaginare «una donna in piedi davanti all’altare». Il Gmür è presidente della Conferenza episcopale svizzera dall’inizio del 2019.
La Svizzera ospita alcuni dei sacerdoti dissidenti e di sinistra più notoriamente presenti in tutta la Chiesa, ed è teatro di episodi inquietanti. Nel 2020, le donne della diocesi svizzera di Basilea sono state scoperte mentre indossavano paramenti, stavano in piedi davanti all’altare e sostanzialmente simulavano una messa cattolica, senza che Gmür, secondo quanto riferito, non facesse nulla al riguardo.
All’inizio di questo mese, il vescovo Joseph Maria Bonnemain di Coira aveva deciso di non punire due donne che hanno tentato di concelebrare la messa cattolica nel 2022 e di emettere solo un «rimprovero formale».
Il Sinodo sulla sinodalità inizierà il 4 ottobre e durerà fino al 29 ottobre. Si riunirà nuovamente per la sua sessione finale nell’ottobre del prossimo anno. Da notare come invece il vescovo ausiliare di Coira, mons. Marian Eleganti, ha detto di non aver più fiducia nel Sinodo.
La speculazione degli esperti vaticani è che il ruolo delle donne nella Chiesa sarà uno dei principali punti di discussione nell’incontro del mese prossimo.
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Immagine di EKS-EERS via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic
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Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono
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Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo
Come il suo predecessore, Leone XIV adottò la pratica di tenere conferenze stampa in aereo al ritorno dal viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il pontefice rispose a domande su vari argomenti: il sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte esplosive di Francesco.
Si guadagna quota a 10.000 metri ? La domanda è lecita. In ogni caso, questo era l’ obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul fatto che Leone XIV fosse un «papa americano» nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’ amministrazione Trump.
Il pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura sia possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace.
Fu poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si limitava a dichiarazioni pubbliche: agiva attivamente «dietro le quinte». Rivelò che durante il suo viaggio aveva incontrato rappresentanti di vari gruppi coinvolti in conflitti interni e internazionali.
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Interrogato su possibili contatti con Hezbollah – attore chiave nella regione – il Santo Padre ha confermato che gli scambi sono avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione coerente della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza.
Il papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e si è rammaricato per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione.
Al momento di accettare il pontificato sovrano, colui che pochi secondi prima era immobile, il cardinale Robert Prevost, ha affermato di aver praticato il «lasciar andare» di fronte alla volontà divina, frutto in particolare della lettura di La Pratica della Presenza di Dio, di frate Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo.
Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, in virtù della sua storia e cultura, possiede, a suo avviso, una «capacità unica di mediazione» che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una «pace giusta».
Il pontefice ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha avuto un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) è rimasta una possibilità in una fase successiva.
Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha sottolineato che la Chiesa locale e il nunzio apostolico stavano lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a «eliminare» l’attuale governo, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo.
Interrogato sull’Islam, che molti cattolici percepiscono come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ripetuto alcuni luoghi comuni: le paure sono spesso «strumentalizzate» da «chi si oppone all’immigrazione», e ha presentato il Libano come una «lezione» di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti.
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Interrogato sul Cammino sinodale tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV si mosse con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma espresse una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ribadì l’ importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia romana per garantire che il «Cammino sinodale tedesco» non si allontani dal cammino della Chiesa universale.
Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum («In Colui che è Uno, noi siamo uno»), in risposta a una domanda sul contributo dei cristiani orientali all’Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo , ha portato come esempio quei cristiani capaci di offrire un «bacio» o un «abbraccio» nonostante le ferite della guerra.
A suo avviso, quanto più l’umanità promuoverà l’amicizia, il dialogo e la comprensione, tanto più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e genuina alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine screenshot da YouTube
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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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