Cina
Il Partito Comunista Cinese diviso sui rigurgiti maoisti di Xi Jinping
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.
L’ala pro-mercato prende di mira la «comune prosperità» invocata dal leader cinese: potrebbe trasformarsi in «comune povertà». È improbabile che Xi salvi Evergrande, il colosso immobiliare a rischio bancarotta: è legato alla fazione avversa della Gioventù comunista. Sinologo Willy Lam: il presidente non ha neanche l’appoggio incondizionato dell’esercito.
I rigurgiti maoisti di Xi Jinping avrebbero provocato divisioni all’interno del Partito comunista cinese (PCC).
Lo sottolinea su China Brief il noto sinologo Willy Lam. Vi sarebbero soprattutto divergenze sulla «comune prosperità» promossa da Xi: il tentativo di obbligare i grandi gruppi industriali (privati) a condividere la loro crescente ricchezza con gli strati meno privilegiati della popolazione.
Quello che appare un processo «egualitario» è esemplificato dall’attacco del presidente cinese contro i grandi monopoli nel settore dell’hi-tech. La campagna anti-trust del leader cinese non ha preso di mira però le grandi imprese di Stato.
Secondo alcuni osservatori, questo è un segno che la svolta maoista di Xi ha poco a che fare con la redistribuzione della ricchezza, ma è in realtà un modo per depotenziare imprenditori che con la loro forza economica potrebbero minacciare il potere del Partito e del suo massimo «timoniere».
La svolta maoista di Xi ha poco a che fare con la redistribuzione della ricchezza, ma è in realtà un modo per depotenziare imprenditori che con la loro forza economica potrebbero minacciare il potere del Partito e del suo massimo «timoniere»
Lam sostiene che l’ala più «liberista» del PCC spingerebbe per mantenere il sistema di liberalizzazioni economiche lanciato da Deng Xiaoping alla fine degli anni Settanta e rafforzato a partire dal 1992.
Un accademico pro-mercato come Zhang Weiying, docente di economia all’università di Pechino, avverte che la comune prosperità di Xi va contro le leggi fondamentali del mercato e potrebbe tradursi in una «comune povertà». Il rischio più immediato è quello di impaurire gli investitori stranieri.
Le autorità sono sempre più preoccupate per i disordini sociali legati alla possibile bancarotta di Evergrande, grande compagnia immobiliare che ha accumulato un debito di quasi 300 miliardi di dollari. Proteste di piazza da parte di creditori e investitori si sono già avute a Shenzhen, Zhengzhou e in altre città.
Gli analisti sono in disaccordo sulla possibilità che lo Stato intervenga per salvare un’azienda «troppo grande per fallire».
Le autorità sono sempre più preoccupate per i disordini sociali legati alla possibile bancarotta di Evergrande
Nikkei Asia fa notare però che la vicinanza di Xu Jiayin, fondatore di Evergrande, con la Gioventù comunista rende il salvataggio della compagnia meno probabile.
Sin da quando è diventato presidente nel 2013, Xi ha emarginato la potente fazione del Partito, legata al suo predecessore Hu Jintao e al premier Li Keqiang.
Lo scontro di potere nel Partito emerge mentre l’economia nazionale cresce, ma a un ritmo sempre più lento, con i consumi che faticano a riprendersi dalla crisi del COVID e la disoccupazione giovanile che rimane attorno al 15%.
Per puntellare il proprio potere in vista del 6° plenum a novembre e del 20° congresso del Partito il prossimo anno, Xi avrebbe ordinato l’epurazione di molti esponenti degli apparati di sicurezza e della magistratura.
la vicinanza di Xu Jiayin, fondatore di Evergrande, con la Gioventù comunista rende il salvataggio della compagnia meno probabile
Gli epurati, riporta Lam, sono accusati di aver pianificato azioni contro il vertice della leadership. Di questo gruppo farebbe parte anche il miliardario Lai Xiaomin, ex presidente della società pubblica d’investimento Huarong, condannato a morte in gennaio per corruzione, peculato e «bigamia».
Secondo Lam, Xi non godrebbe poi dell’appoggio incondizionato delle Forze armate.
Ciò sarebbe dimostrato dai quattro cambi di guardia in meno di un anno alla guida del Comando occidentale, la più grande unità regionale dell’esercito cinese.
Xi non godrebbe poi dell’appoggio incondizionato delle Forze armate
Il comando in questione ingloba province sensibili come Tibet e Xinjiang, ed è responsabile della sicurezza lungo i confini caldi con India e Afghanistan.
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Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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