Protesta
Il «garante» del Referendum No Green Pass: «dovete finirla con le manifestazioni di sabato». Ma chi sale sui palchi della protesta?

Ci capita di chiederci chi davvero stia parlando ai palchetti delle piazze no green pass.
Prendiamo ad esempio uno spezzone di un programma TV di La7, pubblicato su YouTube il 1 novembre.
È il salotto di Myrta Merlino, nome magico e stranamente sempre più egemonico nell’ecosistema televisivo odierno, nonché ex moglie dell’ex commissario straordinario Arcuri ed attuale compagna del testimonial di campagne vaccinali Marco Tardelli.
In collegamento c’è tale Alberto Contri, che si dice, specificando che gli hanno chiesto di farlo, «garante» del Referendum No Green Pass.
Ammettiamo di non aver bene presente chi è, anche se ricordiamo che era entrato in qualche modo nel discorso sulla battaglia al gender, e forse ha piazzato qualche cosa anche su La Verità.
Scopriamo quindi che il signore ha un sito personale nomecognome.it tutto suo con una pagina biografica chilometrica, comprendente anche una sezione «Hobby» :«ha praticato l’equitazione competitiva (dressage e salto a ostacoli), e lo sci da discesa e di fondo. Musicista semi-professionista (…) ha accompagnato Louis Armstrong… E’ anche uno dei maggiori collezionisti italiani di dischi a 78 giri e LP».
Da un punto di vista professionale, apprendiamo che dal 1966 «si occupa di pubblicità commerciale e sociale, di multimedialità interattiva e di comunicazione integrata sul fronte creativo, manageriale, istituzionale e speculativo», e poi è stato «Direttore Creativo, Amministratore Delegato e Presidente in importanti agenzie dei gruppi multinazionali D’Arcy, Masius, Benton & Bowles e McCann Erickson Worldwide: è uno dei rari manager della comunicazione con una formazione interdisciplinare proveniente dall’area della creatività».
Ci pare di capire, tuttavia, che il punto saliente sia il fatto il fatto che nel 1999 diventò «Presidente di Pubblicità Progresso». Avete presente: quegli spot che a volte mettevano un po’ di inquietudine, tristezza, per lo stato della nostra società.
Le conquiste del nostro non sono quindi passate inosservate: «nel 94 è stato nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Scalfaro. Nel 98 è stato nominato Consigliere di Amministrazione della RAI, dove ha svolto per quattro anni una intensa battaglia a favore di un servizio pubblico di qualità, in tutte le sue declinazioni, gestendo la delega per i nuovi media, progettando tutte le attività che la Rai oggi possiede in questo settore (…) Nel 2004 il Presidente Ciampi gli ha conferito il titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana». (sic)
Poi: «Membro assai attivo dell’Istituto Aspen fin dal 95». A chi non lo conoscesse, Wikipedia può dire che l’Aspen Institute ha tra «i suoi fini quello di incoraggiare le leadership illuminate, le idee e i valori senza tempo e il dialogo sui problemi contemporanei» ed inoltre «è finanziato ampiamente da fondazioni come la Carnegie Corporation, la Rockefeller Brothers Fund e la Ford Foundation».
Il distinto signore, che parla in TV da una casa piena di libri con una giacca che ci pare di velluto, inizia a parlare della mancanza di basi scientifiche del green pass.
D’un tratto, si innervosisce con l’ospite in studio, l’omoaffettivo maestro massone di terzo grado dichiarato Alessandro Cecchi Paone.
«È inutile che fai quelle facce, Alessandro, non cominciare… io ti mangio vivo» dice il Contri.
I due, ad occhio, si conoscono.
«Io ho un bellissimo ricordo di te, ma non ti riconosco», risponde Cecchi Paone.
Segue, breve ma già noiosissimo, un battibecco a tono alto sulla durata dei vaccini, in cui si finisce con il pubblicitario che dice al Paone «tu sei un laureato in scienze politiche!», e quest’altro che risponde «allora tu sei un no vax! Non è un no green pass, è un no vax! È un no vax!». È calata la ghigliottina terminologica.
«Questi vaccini sono leaky, per dirla in inglese, sono imperfetti… nessuno dice che non abbiano funzionato, ci mancherebbe altro». Eh?
Riprende la parola il Contri: «questi vaccini sono leaky, per dirla in inglese, sono imperfetti… nessuno dice che non abbiano funzionato, ci mancherebbe altro».
Eh?
Lo ha detto sul serio?
L’uomo del Comitato Referendum No Green Pass dice che i vaccini hanno funzionato e «ci mancherebbe altro»?
Parrebbe proprio di sì. E infatti va avanti sulla stessa linea.
La Merlino magheggia riguardo una richiesta al governo per cambiare il green pass, «che vuol dire non dare una sponda a chi non crede nei vaccini, professor Contri» – ecco che scuote le mani in preghiera nel tipico gesto aoh te prego. (Noi invece confessiamo che non avevamo capito che era anche professore)
«Io credo che voi stiate facendo un’operazione veramente scorretta – risponde il professor Contri – perché volete confondere chi è contro il green pass con chi è contro i vaccini». Eh?
«Io credo che voi stiate facendo un’operazione veramente scorretta – risponde il professor Contri – perché volete confondere chi è contro il green pass con chi è contro i vaccini».
Eh?
Cosa abbiamo sentito?
Cioè, l’antivaccinismo non ha a che fare con la protesta? In piazza i vaccinati ci stanno andando in alta percentuale?
Sì al vaccino, no al green pass? È questo? La protesta è fatta di milioni di persone che guardano il dito e non la luna mRNA?
Ma si va avanti. Il Contri cita in una combo filata Pollard (il padre del vaccino di Oxford) e Agamben, ma soprattutto riparte con una frase da KO.
«È vero che ci sono circa 8 milioni di persone che sono irriducibili…». Eh?
«È vero che ci sono circa 8 milioni di persone che sono irriducibili…»
Eh?
Irriducibili?
Scusate, ma di chi parla? Dei non-vaccinati? Di grazia, a cosa dovrebbero ridursi?
Ma è un insulto o un complimento?
Minga è finita. L’uomo Pubblicità Progresso ne ha in serbo un’altra di fortissima.
«Contemporaneamente, però, io sono il primo, e sono giorni che mi sto sgolando, per dire guardate che dovete finirla di fare queste manifestazioni di sabato, andando a interrompere il lavoro di quelli che vivono di commercio, vivono di bar e ristoranti eccetera, che stanno riprendendo… questo è un riflesso condizionato che ogni protesta deve sfociare in piazza». Eh?
«Contemporaneamente, però, io sono il primo, e sono giorni che mi sto sgolando, per dire guardate che dovete finirla di fare queste manifestazioni di sabato, andando a interrompere il lavoro di quelli che vivono di commercio, vivono di bar e ristoranti eccetera, che stanno riprendendo… questo è un riflesso condizionato che ogni protesta deve sfociare in piazza».
Eh? Eh?
Abbiamo sentito bene? Sta davvero chiedendo (a chi?) di terminare le manifestazioni del sabato?
Sta veramente tirando fuori l’argomento bottegaio?
Sta veramente dicendo che la protesta non si deve fare in strada e nelle piazze? Dove va fatta? A casa? Su Facebook?
Sta veramente dicendo che la protesta non si deve fare in strada e nelle piazze? Dove va fatta? A casa? Su Facebook?
La clip caricata dall’emittente di Cairo su YouTube finisce qui.
Noi vogliamo solo ricordare che Contri 8 giorni fa era a parlare dal palchetto di Piazza Duomo, lo stesso dove doveva parlare Stefano «Ciccio» Puzzer, che non si è presentato.
Milano, No Paura day, 30 ottobre. Mai avrei pensato di arringare una folla così attenta, pronta ad applaudire i passaggi scientifici più significativi. Altro che trucidi negazionisti. pic.twitter.com/HbpKtm0ReS
— Alberto Contri (@AlbertoContri) October 30, 2021
Renovatio 21 aveva dato ai milanesi 10 buoni motivi per non ascoltare il portuale tergestino, ma dopo aver sentito quanto sopra, ci viene quasi da dire davvero Aridatece er Puzzerone.
Vabbè, non esageriamo. Tuttavia la confusione che alberga nel cuore della protesta crediamo a questo punto sia patente.
Ci chiediamo: chi ha organizzato quel palchetto?
Perché hanno invitato Contri?
Aridatece er Puzzerone
C’è stata qualche reazione a queste sue parole dette sulla TV nazionale?
Cos’è questo Comitato referendario contro il green pass? Ha contezza di queste parole?
Può esserne garante qualcuno che esprime simili posizioni?
Ma, davvero, chi sale sui palchi della protesta?
Domande semplici-semplici.
Se qualcuno ha qualche risposta da darci, siamo qui.
Ma vi avvertiamo: siamo irriducibili, antivaccinisti. E non amiamo né il progresso né la sua triste pubblicità.
Protesta
Violenza e caos mortale in Nepal. In fiamme il palazzo del governo

Il Primo Ministro nepalese KP Sharma Oli si è dimesso martedì, mentre le furiose proteste contro il governo si intensificavano nella capitale della nazione himalayana, Kathmandu.
L’esercito nepalese ha confermato che Oli e sei ministri del governo sono stati trasferiti in una località segreta dopo che i manifestanti hanno appiccato il fuoco alle residenze del Primo Ministro e del Vicepresidente.
Le proteste antigovernative e anti-corruzione sono diventate violente dopo che diverse importanti piattaforme di social media, tra cui Facebook, YouTube e X, sono state vietate lunedì. Questi siti sono tra i 26 che sono stati bloccati per non essersi registrati in base alle nuove normative, che secondo i media locali censurano la libertà di parola. Il divieto è stato revocato martedì.
Immagini da Kathmandu mostrano il fumo che si alza dal parlamento del Paese, incendiato dai manifestanti. I media locali hanno anche riferito che le case dei ministri sono state saccheggiate da gruppi numerosi.
Su internet circolano video non verificati in cui politici nepalesi sarebbero cacciati, picchiati e denudati.
In Nepal, politicians ban social media use and citizens burn down parliament. Politicians flee by helicopter. pic.twitter.com/6Sju9CH7Jm
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, citizens storm Communist Party headquarters and tear down hammer and sickle flag. pic.twitter.com/EVdpKaRDqE
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/XDsk2kJl5U
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters in Nepal have attacked and burnt down the houses of Nepal’s President, Prime Minister and other Ministers.
Kathmandu airport has stopped all operations.#NepalGenZProtest pic.twitter.com/MHfWdAzqfb
— With Love Bihar (@WithLoveBihar) September 9, 2025
In Nepal, politicians ban social media, and citizens set fire to parliament. The politicians flee in helicopters, some are captured and beaten. pic.twitter.com/tkZspsV66b
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Nepal’s Finance Minister is chased and beaten in the streets by protesters.
The govt of Nepal shut down social media access and many students were killed during protests. After that, the protests have gotten worse.pic.twitter.com/lbjcgniw1L
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/pR5jYqGxXu
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters have torched Nepal’s communist government’s state media publication. It has all gone up in flames as the nation rises up to overthrow the Marxists who imposed a total ban on social media days earlier.
pic.twitter.com/NooWJbb8Dy— Ian Miles Cheong (@stillgray) September 9, 2025
Government officials in Nepal are being hunted down—chased, stripped, and beaten in broad daylight.
The fury has reached the doors of power, with protesters setting fire to the homes of top leaders and even torching the parliament building.
Nepal’s rulers now can’t even walk… pic.twitter.com/60IC8NTGRW
— Shadow of Ezra (@ShadowofEzra) September 9, 2025
🔥🚨BREAKING NEWS: Nepal’s Finance Minister was just stripped of his clothes and chased into a river by angry protesters after they set the country’s parliament on fire.
— Dom Lucre | Breaker of Narratives (@dom_lucre) September 9, 2025
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Le proteste, guidate per lo più da persone tra la fine dell’adolescenza e i primi vent’anni, sono scoppiate lunedì, innescate dal divieto dei social media. Le autorità hanno confermato 19 morti nella sola Kathmandu, con circa 400 feriti, tra cui oltre 100 agenti di polizia.
«Mi sono unito a una protesta pacifica, ma il governo ha risposto con la violenza», ha dichiarato un ventenne, citato dall’agenzia di stampa AFP.
I disordini di questa settimana sono i peggiori degli ultimi decenni nella nazione himalayana, che ha dovuto affrontare periodicamente instabilità politica e difficoltà economiche da quando la monarchia indù è stata abolita nel 2008.
L’ente del turismo e la polizia nepalese hanno attivato tre servizi navetta per gli stranieri con autobus diretti all’aeroporto. Voli da destinazioni internazionali sono stati visti librarsi su Kathmandu da quando l’aeroporto è stato chiuso martedì mattina.
Dopo la sommossa, il governo nepalese ha revocato la decisione di vietare i siti di social media, in seguito alle violente proteste che hanno provocato 19 morti e oltre 400 feriti.
Secondo un articolo dell‘Hindustan Times, gli scontri si sono intensificati quando i dimostranti hanno sfondato le barriere di filo spinato e hanno tentato di entrare in una zona riservata vicino al parlamento, spingendo la polizia a sparare proiettili veri e gas lacrimogeni, nonché a utilizzare idranti e manganelli.
❗️Nepal Home Minister QUITS As Death Toll From Gen Z Social Media Ban Protest Rises To 19; 347 Injured https://t.co/HMgV8g440V pic.twitter.com/D2NdnJei5I
— RT_India (@RT_India_news) September 8, 2025
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«Come amici e vicini di casa, speriamo che tutti gli interessati esercitino moderazione e affrontino qualsiasi problema con mezzi pacifici e attraverso il dialogo», ha affermato martedì il ministero degli Esteri indiano in una nota. Il ministero ha aggiunto che sta monitorando attentamente gli sviluppi in Nepal ed è «profondamente rattristato» per la «perdita di molte giovani vite».
Dopo le proteste, il ministro degli Interni nepalese si è dimesso durante una riunione di gabinetto lunedì sera. Secondo quanto riportato da fonti locali, i manifestanti hanno dato fuoco alla residenza privata del ministro dell’Informazione e della Comunicazione.
Nonostante il governo abbia revocato il divieto sui social media, martedì a Kathmandu sono continuate le manifestazioni, dove la gente si è radunata fuori dal parlamento chiedendo la rimozione o lo scioglimento del governo. Alcuni manifestanti hanno dichiarato ai giornalisti che le loro preoccupazioni principali sono la disoccupazione e la corruzione.
Un enorme incendio ha devastato il palazzo Singha Durbar del Nepal, nel centro di Kathmandu, il principale complesso amministrativo del Paese, dopo che violente proteste hanno travolto la capitale della nazione himalayana.
Le immagini che circolano online mostrano l’edificio divorato dalle fiamme. Il palazzo, costruito nel 1908, è la sede del governo nepalese e ospita diversi ministeri e altre istituzioni chiave.
🚨 WATCH: Nepal’s Singha Durbar, the historic seat of Nepalese government, continues to burn.
Video source: Online Khabar pic.twitter.com/KhjCXWZN6L
— Sputnik India (@Sputnik_India) September 9, 2025
Visuals from #Nepal “Singha Durbar” is continuously burning..
(Video 📹: Threads) pic.twitter.com/A5031SAlmm
— JagathKrishna Yadav| जगत कृष्ण यादव|జగత్ కృష్ణ (@JagathKrishnaIN) September 9, 2025
#Nepal 🇳🇵: Anti-Government protesters raided the “Singha Durbar” Palace in #Kathmandu during the ongoing protests.
Some of the protesters are armed with 7.62x51mm #NATO British L1A1 SLR and Indian Ishapore 1A1 rifles (very likely taken from the Nepalese Forces). pic.twitter.com/ax7XE8CGD9
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
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Martedì, i manifestanti avrebbero sfondato i cancelli occidentali del Singha Durbar, facendosi strada nell’area riservata e incendiando alcune parti dell’ingresso. Testimoni hanno riferito di pesanti scontri con le forze di sicurezza mentre la folla avanzava all’interno, secondo diversi organi di stampa.
Altri filmati condivisi online mostrano anche l’edificio del Parlamento nepalese in fiamme, con muri carbonizzati, fumo che si levava verso il cielo e incendi ancora accesi, mentre all’esterno si radunava una grande folla.
Nel settembre 2025, il governo del Nepal era guidato dal premier KP Sharma Oli, leader del Partito Comunista del Nepal (UML), in carica dal 15 luglio 2024 fino alla sua dimissione il 9 settembre 2025, a seguito delle violente proteste popolari. Ilministro degli Interni Ramesh Lekhak si è dimesso il 8 settembre 2025, assumendo la responsabilità morale per la violenta repressione delle proteste, che ha causato almeno 19 morti e centinaia di feriti. Dopo la dimissione di Oli, il Presidente Ram Chandra Paudel ha accettato la rinuncia e ha avviato il processo per nominare un nuovo primo ministro.
In Nepal dal 1996 al 2006 si è vissuta una guerra civile portata avanti soprattutto dal Partito Comunista del Nepal di fede maoista, noto anche come CPN o successivamente come CPN Maoist Centre.
La fine della monarchia in Nepal è un evento storico strettamente legato alla strage reale del 1° giugno 2001 e agli sviluppi politici successivi, culminati nell’abolizione della monarchia nel 2008. La notte del 1° giugno 2001, al palazzo reale di Narayanhiti a Kathmandu, avvenne una strage che sconvolse il paese. Secondo la versione ufficiale, il principe ereditario Dipendra Bir Bikram Shah aprì il fuoco durante una riunione familiare, uccidendo il re Birendra, la regina Aishwarya, altri membri della famiglia reale e infine se stesso. In totale, 10 persone persero la vita, tra cui il re, la regina, i loro figli e altri parenti stretti.
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Immagine screenshot da Twitter
Protesta
I manifestanti a Parigi chiedono le dimissioni di Macron

Énorme !
« #MacronDémission » hurlent des milliers et des milliers de Français ce jour dans les rues de Paris à l’appel des Patriotes ! (cf vidéo ⤵️) Les Français en ont marre : il doit partir ! Parlementaires, reveillez-vous : votez la motion de destitution qui sera déposée… pic.twitter.com/tUa8NWh2cU — Florian Philippot (@f_philippot) September 6, 2025
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Mercoledì attivisti di sinistra e sindacati stanno pianificando scioperi e proteste separati, con lo slogan «Blocchiamo tutto». Lunedì Bayrou dovrà affrontare un voto di sfiducia mentre cerca sostegno per la sua proposta di bilancio, con la Francia alle prese con un deficit fiscale del 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite UE del 3%. Il suo piano include tagli al lavoro nel settore pubblico, ai programmi di welfare e alle pensioni, misure che l’opposizione ha denunciato come misure che privilegiano la spesa militare rispetto al sostegno sociale. Come riportato da Renovatio 21, la Francia nei prossimi giorni potrebbe attraversare un collasso finanziario che ne travolgerebbe il governo.🚨 🇫🇷 ALERTE VIDÉO : Une grande manifestation de patriotes se déroule actuellement dans les rues de Paris, à l’initiative de Florian Philippot ! Un mot pour les soutenir ? pic.twitter.com/iwvClzwneP
— Wolf 🐺 (@PsyGuy007) September 6, 2025
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Protesta
La polizia tedesca contro la protesta per la ri-militarizzazione

Una marcia pacifista inizialmente pacifica a Colonia è sfociata in violenza sabato dopo gli scontri tra attivisti e polizia. I manifestanti protestavano contro i piani di Berlino di aumentare la spesa militare e gli aiuti a Ucraina e Israele.
La manifestazione, che secondo quanto riferito ha attirato quasi 3.000 persone, è stata organizzata dal gruppo pacifista «Disarma Rheinmetall». Rheinmetall principale produttore tedesco di armi.
Il gruppo ha organizzato diverse manifestazioni questa settimana, tra cui il blocco dell’accesso a un edificio della Bundeswehr mercoledì e una protesta davanti all’abitazione del CEO di Rheinmetall, Armin Papperger, a Meerbusch, vicino a Düsseldorf.
🤬Unglaublich! Die Polizei ist gerade mit voller Härte gegen die Antikriegsdemo „Rheinmetall entwaffnen“ in Köln vorgegangen.
Die Menschen, die sich gegen Krieg und Aufrüstung einsetzen, werden brutal angegriffen. So sieht also Meinungsfreiheit in Deutschland aus? 🤯 pic.twitter.com/16QSNghvEh
— Dr. Buzz (@DrBuzzzzz) August 30, 2025
📌 German Police Suppress Anti-War Demonstration – Public Anger Rising
According to Two Majors, German police dispersed an anti-war rally with force, where protesters carried slogans such as “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” and “We will not die in your wars!”… pic.twitter.com/CjQPI8BJWh
— Officer 🇫🇷 The opinion 🇩🇰 (@ThetruthDW) August 31, 2025
In Cologne, Germany, protesters are being beaten at an anti-war demonstration. Among the main slogans are “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” “We will not die in your wars!”, “No conscription into the army.”
⚡️Two Majors pic.twitter.com/0Ej6Cyibsc
— Beate Landefeld (@BeateLandefeld) August 31, 2025
🇩🇪 Yesterday, German police dispersed a rally calling for the demilitarization of Germany and detained several participants.
Around 3,000 people took to the streets of Cologne with the main slogan: “Disarm Rheinmetall” (the largest defense-industrial corporation).
+1 pic.twitter.com/AmEHVaizVv— Avinash K S🇮🇳 (@AvinashKS14) September 1, 2025
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Gli attivisti hanno affermato di opporsi ai piani del governo di aumentare la spesa per la difesa, di espandere l’esercito attraverso la coscrizione obbligatoria e di fornire supporto militare all’Ucraina e a Israele.
Le immagini della protesta di sabato mostravano striscioni con la scritta «deponete le armi» e «Non moriremo nelle vostre guerre».
Secondo quanto riportato dalle autorità locali, il corteo è stato ripetutamente interrotto dopo che la polizia ha segnalato di aver visto manifestanti mascherarsi e far esplodere fumogeni.
La Polizei ha anche affermato di aver intercettato un veicolo di scorta che trasportava pirotecnici, alcol denaturato e bombole di gas, affermando di essere stata infine costretta a disperdere la folla dopo che alcuni manifestanti hanno attaccato gli agenti.
Mindestens ein Demonstrant wurde bei dieser Aktion durch den Schlag eines Polizisten verletzt. #Köln #koe3008 #k3008 #RME #RME2025 pic.twitter.com/M0oP1nlAXo
— junge Welt (@jungewelt) August 30, 2025
2125 Auch außerhalb des Kessels prügelt die Polizei nun erneut auf friedliche Demonstrant:innen ein. #k3008 #RME #RME25 #RheinmetallEntwaffnen pic.twitter.com/TnZMw694q8
— Perspektive Online (@PerspektiveOn) August 30, 2025
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I video pubblicati online mostrano la polizia usare pugni, manganelli e gas lacrimogeni, con diversi attivisti visibilmente feriti. Diversi manifestanti sarebbero stati arrestati, anche se non è stato fornito alcun dato.
Un portavoce dei dimostranti ha accusato la polizia di aver attaccato gli attivisti, sostenendo che tra le 40 e le 60 persone sono rimaste ferite.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sospeso i limiti all’indebitamento per incrementare la spesa per la difesa, impegnandosi ad aumentarla al 3,5% del PIL entro il 2029, annunciando l’intenzione di espandere la Bundeswehr da circa 182.000 a 240.000 soldati attivi entro il 2031 e ha introdotto la registrazione obbligatoria per i diciottenni in preparazione di un potenziale ritorno alla coscrizione obbligatoria.
Il Merz ha inoltre suggerito che le truppe tedesche potrebbero essere dispiegate in Ucraina come parte di una forza di pace europea, nonostante il rifiuto della Russia di qualsiasi presenza di truppe occidentali in Ucraina sotto qualsiasi forma.
Su internet circolano immagini riguardanti anche le manifestazioni pro-Palestina svoltesi in questi giorni in Germania. Colpisce il video della signora in protesta centrata in pieno volto da un pugno da un agente della Polizei.
A woman protests the Gaza Holocaust in Germany.
Woman, Life, Freedom…? pic.twitter.com/uniwopFIzT
— Seyed Mohammad Marandi (@s_m_marandi) August 30, 2025
Come riportato ripetutamente negli anni pandemici da Renovatio 21, chi protestava in Germania subì una repressione brutale e disumanizzante da parte della Polizei e degli apparati di sicurezza dello Stato tedesco, che calpestò impunemente la Grundgesetz, la Costituzione tedesca, che dichiara al primo articolo la dignità umana come fondamento della Repubblica.
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