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Genetica

Il conflitto di interessi di Ursula esce allo scoperto. Finalmente

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D’improvviso, la stampa mainstream italiana si è resa conto del possibile conflitto di interessi in casa Von der Leyen.

 

Renovatio 21 aveva segnalato la coincidenza più di un anno fa: il marito della presidente della Commissione Europea, Heiko von Der Leyen, è occupato esattamente nel settore farmaceutico più politicamente centrale degli ultimi anni: la terapia genica.

 

Ricordiamo che avevamo appreso la cosa da un utente Twitter francese. Nessun giornale prima aveva dato questa informazione, di per sé rilevante, visto che l’Europa aveva comprato infiniti lotti di terapia genica sperimentale che il mondo chiama per comodità «vaccini mRNA».

 

Abbiamo riportato in seguito cosa sarebbe successo. Bypassato il negoziatore UE, la trattativa con Pfizer sarebbe stata condotta personalmente da Ursula, che avrebbe poi smarrito gli SMS con il presidente del colosso Big Pharma Albert Bourla. Il quale Bourla, ha riportato il New York Times, era rimasto colpito dalla conoscenza che l’Ursula aveva della materia.

 

Come noto, il Bourla per qualche ragione non si è presentato all’audizione dell’Europarlamento di Strasburgo di una settimana fa, mandando in sua vece una sottoposta, Janine Small, che ha fatto la scioccante rivelazione per cui i vaccini Pfizer non sarebbero stati testati per fermare il contagio: una notizia bomba, che invalida del tutto green pass, obblighi e passaporti vaccinali attivati da tutti i Paesi Europei in stato pandemico.

 

Ben poche testate hanno raccolto l’incredibile notizia.

 

Nonostante i messaggini di testo mancanti – un costume che si porta dietro da quando era ministro della Difesa in Germania, dove vi fu scandalo, ma non tale da impederle l’ascesa nell’Olimpo di Bruxelles – il disegno ci sembra ogni giorno più chiaro.

 

Ora si aggiunge un altro tassello, e qualche giornalista sembra svegliarsi.

 

«Mentre la moglie, prima donna presidente della Commissione europea, deve vedersela, tra gli altri mille impegni, con la grana dell’acquisto e della distribuzione dei vaccini anti-COVID, lui partecipa a un progetto di ricerca fondamentale per la salute pubblica, affidato all’Università di Padova» scrive il Corriere del Veneto. «Heiko von der Leyen, appunto consorte di Ursula, medico e direttore scientifico della società biotech statunitense Orgenesis, specializzata in terapie cellulari e geniche e in prima linea proprio nella realizzazione dei vaccini anti-COVIDa RNA, siede nella Fondazione creata l’8 giugno scorso dall’Ateneo padovano per gestire il filone di ricerca su terapia genica e farmaci a RNA».

 

Buongiorno, eccoci: sì, c’è, da un po’, questa strana coincidenza. Noi lo sapevamo da mo’. Ora in ballo in effetti ci sarebbero anche dei soldini. Non pochi.

 

«Un piano finanziato dal PNRR con 320 milioni di euro corrisposti al ministero dell’Università (…) . Il 30 settembre si è svolta a Padova, in modalità telematica, l’assemblea ordinaria dei membri della Fondazione «Centro nazionale di ricerca e sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA», che ha appunto eletto i rappresentanti dei suoi organi di governo».

 

Le istituzioni pubbliche e private in questa data hanno scelto i propri rappresentanti per il Consiglio di sorveglianza e il Consiglio di gestione della Fondazione. Tra i soggetti c’è Orgogenesis, che ha indicato il dottor Von der Leyen. Per inciso, l’altro nome conosciuto tra i nominati sarebbe quello del dottor Franco Locatelli, membro del comitato tecnico-scientifico, nominato qui dal suo ospedale, il Bambin Gesù di Roma.

 

Il Corriere del Veneto specifica che «Von der Leyen rappresenta una delle aziende coinvolte nel progetto, che possono essere «fondatori», e allora ricevono 200mila euro di contributi l’anno e hanno i propri rappresentanti in entrambi i consigli, o «sostenitori», senza contributi. La Orgenesis fa parte del primo gruppo».

 

Il quotidiano La Verità ha messo in fila qualche notizia in più: «Il bando, pubblicato sul sito del ministero il 16 dicembre 2021, era il primo previsto per le misure di ricerca in filiera del PNRR e invitava a presentare proposte di intervento per il potenziamento di strutture di ricerche con investimenti per un ammontare di 1,6 miliardi di euro. Attraverso il bando, il MUR [Ministero dell’Università e della Ricerca, ndr] dava disponibilità di finanziamento a cinque Centri nazionali dedicati alla ricerca su diverse tematiche tra cui lo “sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”».

 

«Quattro settimane dopo l’uscita del bando, il 14 gennaio 2022, si costituisce a Udine la società Orgogenesis Italy srl, braccio italiano dell’azienda biotech statunitense Orgogenesis INC, società con comprovata esperienza nella tecnologia mRNA che ha tra i suoi azionisti il Fondo Vanguard» continua il giornale meneghino. «È qui che Heiko Von der Leyen ricopre l’incarico di direttore medico. Ed è Orgogenesis Inc. a versare il capitale sociale di 10.000 euro per la costituzione di Orgogenesis Italy».

 

Va inoltre notato come pochi giorni fa sia emerso un altro caso degno di nota: anche in Grecia vi sarebbe stata una sovvenzione statale da 32 milioni ad un consorzio partecipato dalla società dove lavora il First Eurohusband. Ricostruisce sempre La Verità: «La presidente della Commissione UE era stata invitata dal governo greco a una festa teatrale nell’Antica Agorà, organizzata per presentare il RRP Greece 2.0, ossia il PNRR greco consegnato alla Commissione UE a fine aprile 2021. Una vista molto cordiale, coronata da una lunga passeggiata con il ministro greco Kryakos Mitsotakis fino al tempo di Efesto. La sovvenzione statale di 32 milioni di euro al consorzio copartecipato dalla compagnia del marito di Ursula Von derl Leyen arriva pochi mesi dopo, annunciata dall’agenzia Bloomberg, senza che perà questa menzioni il nome di Heiko».

 

Insomma, non solo il caso dell’Università di Padova.

 

«Il conflitto d’interessi della famiglia Von der Leyen è palese» ritiene l’articolo de La Verità, che cita la «Guida pratica per i dirigenti» della Commissione Europea, secondo il quale è un conflitto di interessi è definito come qualcosa che «implica un conflitto tra la missione pubblica e gli interessi privati di un funzionario pubblico (…) Esiste un conflitto di interessi quando l’esercizio imparziale e obiettivo delle funzioni di un agente finanziario o di un’altra persona è compromesso per motivi familiari, affettivi, da affinità politica o nazionale, da interesse economica o da qualsiasi altra comunanza di interessi con il destinatario».

 

Non sarebbe il primo caso di conflitto di interessi ai vertici della UE. Nel 1999 la Commissione che aveva come presidente Jacques Santer fu travolta da uno scandalo di nepotismo e corruzione e si dimise.

 

Chiudiamo ricordando chi dobbiamo ringraziare per l’elezione dell’Ursula: il Movimento 5 Stelle. Non è che stiamo esagerando, perché è cosa risaputa che i voti decisivi per farla eleggere, andando ad inficiare una diabolica manovra europarlamentare di Salvini allora all’apice del suo talento politico, glieli diede proprio il partito di Grillo, ora divenuto movimento meridionalista di Conte.

 

Secondo alcune rivelazioni scritte sul blog del senatore Bagnai, nel 2019 il Salvini avrebbe manovrato con estrema perizia per impedirne l’elezione facendo credere ai socialisti che la Lega avrebbe votato la Von der Leyen, così da ingenerarne una pavloviana ripulsa. Accadde invece che gli eurogrillini la votarono assegnandole la Presidenza della Commissione UE.

 

Secondo varie ricostruzioni, la manovra potrebbe essere passata attraverso Elisabetta Trenta, che come ex ministro della Difesa aveva conosciuto Ursula, anche lei donna a capo del dicastero delle forze armate del suo Paese. Le due si sarebbero conosciute ai vertici NATO di Bruxelles.

 

Secondo Dagospia, la von der Leyen avrebbe perfino mandato un SMS di ringraziamento alla Trenta: «You did that, I will remember. Tnks» («È merito tuo, me ne ricorderò, grazie»).

 

Non è dato di sapere da dove arrivi la notizia di questo SMS tra ex ministri della Difesa, né se sia vera. Tuttavia, è già molto di più di quello che succede con i messaggi del capo di Pfizer relativi ad una terapia genica RNA, settore di business del marito Heiko, inflitta a tutta la popolazione europea.

 

Perché ricordiamo che, dietro a tutto questo, di questo stiamo parlando: di piani per modificare a livello biomolecolare la genetica umana sin dentro la singola cellula.

 

 

 

Immagine di European Parliament via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

 

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Genetica

Scienziati cinesi creano topi fertili con due «padri»

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Un gruppo di scienziati in Cina hanno creato topi fertili da due «genitori» maschi, un risultato salutato da alcuni come un passo avanti verso la possibilità per due uomini di avere figli geneticamente imparentati.

 

I ricercatori della Shanghai Jiao Tong University, guidati da Yanchang Wei, hanno combinato il materiale genetico di due spermatozoi all’interno di un ovulo privato del nucleo. Utilizzando una tecnica chiamata editing epigenomico, hanno alterato sette siti del DNA, rimuovendo così le barriere che normalmente impediscono lo sviluppo negli embrioni con soli geni paterni.

 

Dei 259 embrioni impiantati in topi femmina, solo due sono sopravvissuti fino all’età adulta. Entrambi erano maschi, ed entrambi hanno poi generato una prole sana, a conferma del successo dell’esperimento su due generazioni.

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Sebbene in precedenza gli scienziati fossero riusciti a produrre topi con due madri, la riproduzione con due padri si è rivelata significativamente più difficile a causa della necessità di un’ampia riprogrammazione dell’espressione genetica. Un tentativo simile all’inizio di quest’anno ha richiesto 20 modifiche genetiche per produrre topi sterili.

 

Al contrario, questo metodo più recente evita l’editing genetico diretto, utilizzando proteine ​​CRISPR modificate per regolare i marcatori epigenetici anziché le sequenze di DNA.

 

Nonostante il traguardo tecnico, gli esperti avvertono che l’applicazione di tali metodi agli esseri umani è irta di complicazioni etiche e biologiche. Christophe Galichet del Sainsbury Wellcome Centre ha avvertito che «è impensabile traslarlo agli esseri umani a causa dell’elevato numero di ovuli necessari, dell’elevato numero di donne surrogate necessarie e del basso tasso di successo». Nella fecondazione in vitro convenzionale spesso crea svariati embrioni (anche decine) per ciascun ciclo, la maggior parte dei quali vengono scartati, congelati o non sopravvivono all’impianto. Altri ancora, come sottolineato da Renovatio 21, si fondono con altri embrioni in utero conducendo al mostruoso fenomeno, in grande crescita, delle chimere umane: esseri umani che dispongono di più DNA, in quanto alcuni loro organi, compresi quelli sessuali, sono di fatto dei loro fratelli «minori» di provetta, che continuano a vivere (ed in alcuni casi a svilupparsi orrendamente) dentro il corpo del fratello «maggiore».

 

Esperimenti come quelli sui topi non rispondono ad alcuna legittima esigenza medica e sono «pura ingegneria sociale», volta a ridefinire la genitorialità e ad indebolire ulteriormente la struttura naturale della famiglia ha scritto su National Review il bioeticista Wesley J. Smith. I sostenitori immaginano un futuro in cui le coppie omosessuali aggirerebbero l’adozione o i donatori. I critici ribattono che un simile futuro mercificherebbe la riproduzione, cancellerebbe la maternità e priverebbe intenzionalmente i figli di una madre. Anche se alla fine le sfide tecniche venissero superate, restano interrogativi sulla sicurezza a lungo termine dell’editing dell’epigenoma e se la società sia preparata ad affrontare i costi morali di questo tipo di manipolazione riproduttiva.

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa topi con due padri erano stati prodotti ancora due anni fa con ovuli prodotti a partire da cellule staminali maschili da ricercatori dell’Università di Osaka.

 

La ricerca sulla modifica sessuale delle cellule va avanti molto speditamente. A fine 2022 era emerso un esperimento israeliano in cui cellule staminali maschili e femminili erano state derivate dalla stessa persona.

 

La frontiera per le produzione di creature con due padri o due madri – cioè, la transessualizzazione, o desessualizzane, della riproduzione umana – rimane in verità la gametogenesi, cioè la creazione sia di ovuli e sia di spermatozoi a partire da cellule qualsiasi (della pelle, delle ossa, etc.), aprendo così la possibilità di ovuli ottenuti da uomini e spermatozoi ottenuti da donne.

 

Esperimenti di gametogenesi sui roditori stanno avvenendo in varie parti del mondo. Più in generale, pare esservi un enorme sforzo scientifico verso i gameti artificiali.

 

Scienziati cinesi avevano invece ottenuto a inizio anno topi di laboratorio a partire da ovuli non fecondati, utilizzando la bioingegneria CRISPR.

 

Come riportato da Renovatio 21ad agosto 2022 scienziati israeliani avevano creato un embrione di topo a partire da cellule staminali, facendolo crescere in un ectogenesi, cioè tramite un utero artificiale.

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Gli effetti sulla società umana sono impossibili da prevedere. Con la gametogenesi un uomo potrà diventare «padre» e un altro uomo la «madre», una «donna» potrà diventare «padre» creando dalle sue cellule uno spermatozoo, e poi magari si avrà anche l’incrocio allucinante per cui il «padre» è una donna e la «madre» un uomo.

 

Il fine, per chi segue Renovatio 21, è noto: «se la riproduzione della specie venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale, i bambini nascerebbero uguali di entrambi i sessi, o indipendenti da questo fattore» (…) la tirannia della famiglia biologica sarebbe finalmente spezzata» scriveva nel libro Dialectics of Sex (1970) la pensatrice femminista Shulamith Firestone.

 

Vale la pena di sottolineare quale significato morale dava alla rivoluzione della riproduzione artificiale la Firestone: «il tabù dell’incesto – scriveva ancora la Firestone – attualmente serve solo a preservare la famiglia: se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche».

 

Ci aspetta una società artificiale, senza famiglia, scientificamente satanica. Tenendo presente questo, non possiamo non capire che l’unica risposta possibile è quella di rifiuto radicale delle biotecnologie procreative, che vanno bandite in maniera totale e castigate con punizioni draconiane.

 

Perché altrimenti, l’umanità – oramai sempre più cavia… – farà esattamente la fine del topo…

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Animali

Minatori trovano uno scarafaggio di 40 milioni di anni. Quanto siamo vicini al Jurassic parco?

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Uno scarafaggio fossilizzato, risalente a un’età stimata tra i 35 e i 40 milioni di anni fa, è stato scoperto in un pezzo d’ambra nella regione russa di Kaliningrad. Lo riporta la stampa russa.   L’esemplare è stato rinvenuto durante la selezione manuale presso il Kaliningrad Amber Combine, un impianto gestito dal gigante tecnologico Rostech, ha annunciato giovedì l’azienda.   L’insetto è racchiuso in un pezzo di ambra di 41 millimetri per 21 del peso di 7 grammi. Rostech ha notato che lo scarafaggio è conservato vicino alla superficie dell’ambra, consentendo un’osservazione dettagliata di ali, zampette e testa.    

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Anna Dugina, gemmologa del Kaliningrad Amber Combine (unica miniera d’ambra ufficiale in Russia), ha affermato che si tratta del più grande esemplare simile a uno scarafaggio scoperto dalla struttura negli ultimi cinque anni. Ha stimato la sua età a non meno di 35-40 milioni di anni.   «Lo scarafaggio era ricoperto di resina in un modo eccezionalmente fortunato», ha aggiunto. «Si trova molto vicino alla superficie dell’ambra, ma comunque abbastanza lontano dal bordo. Questo ha permesso di individuare l’inclusione durante la selezione e successivamente di levigare e lucidare la superficie senza danneggiarla».   Lo scienziato ha spiegato che, nonostante l’insetto sia diverso dagli scarafaggi che si trovano oggi, nelle zone tropicali vivono ancora specie simili.   La Kaliningrad Amber Combine è l’unica azienda al mondo che estrae l’ambra su scala industriale. L’impianto ha sviluppato metodi di estrazione unici per preservare l’integrità dei pezzi d’ambra, in particolare quelli contenenti inclusioni di flora e fauna.   La scoperta arricchisce la collezione del Museo regionale dell’ambra di Kaliningrad, che ospita oltre 14.000 pezzi singoli, tra cui più di 3.000 inclusioni di ambra.   L’ambra baltica, come quella rinvenuta a Kaliningrad, è nota per aver preservato forme di vita antiche con straordinaria precisione. La regione ospita oltre il 90% delle riserve mondiali di ambra, la maggior parte delle quali si trova nei pressi del villaggio di Yantarny.   La notizia solletica ovviamente la fantasia di quanti hanno veduto le pellicola della serie Jurassic Park, o libri del grande scrittore di narrativa di anticipazione Michael Crichton, dove gli insetti ematofagi conservati nell’ambra consentivano la clonazione dei dinosauri a scopo di intrattenimento, appunto nel Jurassic parco che dà titolo al franchising.   Jurassic parchi a parte, in Russia progetti di de-estinzione esistono anche in Russia: parliamo del programma di clonazione del mammuth, che tanto fa parlare di sé. Va notato che dietro al progetto c’è tuttavia una società statunitense, la Colossal Bioscience, e la volontà del più estremo scienziato di bioingegneria del pianeta, il George Church di cui tanto ha scritto Renovatio 21.   Come riportato da Renovatio 21, soggetti internazionali già pensano alla de-estinzione anche in termini culinari: ecco il progetto di un’azienda che intende vendere polpette di mammutto.

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Genetica

Mosca attacca le infrastrutture energetiche ucraine

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La Russia ha condotto un’ondata di attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine che sostengono lo sforzo militare-industriale di Kiev. Lo dichiara il ministero della Difesa di Mosca.

 

In una dichiarazione di martedì, il ministero ha affermato che le sue forze hanno condotto un «attacco di gruppo utilizzando armi terrestri, aeree e marittime a lungo raggio e ad alta precisione, nonché droni d’attacco» su obiettivi nel territorio controllato da Kiev. Secondo i funzionari, gli attacchi erano diretti a «impianti di gas ed energia a supporto dell’industria della difesa ucraina, infrastrutture aeroportuali militari e siti per lo stoccaggio e la preparazione di droni d’attacco».

 

«Gli obiettivi degli attacchi sono stati raggiunti», si legge nella dichiarazione.

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Anche i funzionari ucraini hanno confermato gli attacchi, riconoscendo che sono stati imposti blackout temporanei localizzati per ridurre al minimo l’impatto sulla rete elettrica. Il ministero dell’Energia ha chiarito, tuttavia, che le restrizioni non avrebbero interessato i consumatori residenziali, le infrastrutture critiche o le aziende che importano più del 60% della loro elettricità.

 

Naftogaz, la compagnia statale ucraina del gas, ha segnalato danni agli impianti di produzione nella regione settentrionale di Poltava, aggiungendo che non ci sono state vittime. Funzionari locali hanno anche confermato che nove insediamenti nel distretto di Mirgorod sono rimasti senza fornitura di gas a seguito degli attacchi.

 

Nella regione di Kharkov, i droni russi hanno danneggiato linee elettriche e trasformatori, provocando blackout localizzati, ha riferito la testata ucraina Strana.ua, mentre la procura locale ha confermato che infrastrutture critiche, edifici residenziali e aziende hanno subito danni, ma non si sono verificati feriti.

 

Per mesi Mosca ha lanciato attacchi a lungo raggio contro installazioni militari ucraine e infrastrutture energetiche collegate alle operazioni di difesa, affermando che questi attacchi non hanno mai preso di mira i civili. Nel frattempo, la Russia ha spesso accusato l’Ucraina di condurre attacchi contro le sue infrastrutture civili, comprese le aree residenziali e gli impianti di lavorazione del petrolio in tutto il Paese.

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Immagine di Maxim Maksimov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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