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Droni

Il comandante dei droni ucraini rivendica l’attacco al gasdotto russo che rifornisce l’UE

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Il capo delle forze UAV dell’Ucraina ha affermato che i droni di Kiev hanno disattivato l’oleodotto russo che trasporta petrolio in Ungheria e Slovacchia. Lo riporta la stampa russa.

 

Sia Budapest che Bratislava avevano confermato in precedenza che le forniture attraverso l’oleodotto Druzhba (anche detto «Oleodotto dell’Amicizia»), risalente all’epoca sovietica e che attraversa l’Ucraina, erano state sospese. La Russia non ha confermato l’attacco.

 

«L’oleodotto Druzhba è fuori servizio. Il flusso di petrolio è stato completamente bloccato a tempo indeterminato», ha scritto lunedì sera su Telegram Robert Brovdi, comandante delle Forze di Sistemi a Pilotaggio Remoto dell’Ucraina, affermando che i droni ucraini hanno colpito la stazione di pompaggio di Nikolskoye nella regione russa di Tambov, a sud-ovest di Mosca.

 

Come riportato da Renovatio 21, già a gennaio un drone ucraino contro l’oleodotto Turk Stream (che porta il gas russo in Turchia e in Europa) aveva fatto parlare di «terrorismo energetico».

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Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha definito il presunto attacco come «oltraggioso e inaccettabile», accusando Kiev di cercare di «trascinare l’Ungheria nella guerra in Ucraina».

 

Il ministro degli Esteri ucraino Andrey Sibiga ha risposto che l’Ungheria dovrebbe rivolgere le sue «lamentele» alla Russia e ha criticato Budapest per il fatto di continuare a dipendere dalle forniture energetiche russe.

 

Lo Szijjarto, tuttavia, ha sostenuto che importare petrolio dalla Russia è nell’interesse nazionale dell’Ungheria. «Come ministro degli Esteri ungherese, il mio mandato è chiaro: l’interesse dell’Ungheria viene prima di tutto. Punto e basta», ha scritto su X.

 

L’attacco all’oleodotto Druzhba non arriva, per i lettori di Renovatio 21, come un fulmine a ciel sereno.

 

Già nel 2023 uno scoop del Washington Post faceva emergere che il presidente ucraino aveva proposto durante un incontro con il vice primo ministro Yulia Svridenko a febbraio di «far saltare in aria» il Druzhba («amicizia», in russo), che trasporta il petrolio russo in Ungheria.

 

Secondo i documenti citati dal quotidiano di Washington, lo Zelens’kyj avrebbe detto che «l’Ucraina dovrebbe semplicemente far saltare in aria l’oleodotto e distruggere… l’industria ungherese [del primo ministro] Viktor Orban, che si basa pesantemente sul petrolio russo».

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro settimane fa l’Ungheria aveva annunciato progressi nella costruzione di un nuovo oleodotto con la Serbia per il trasporto di petrolio russo.

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Come riportato da Renovatio 21, il ministro magiaro ha recentemente dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.

 

L’Ucraina ha ripetutamente preso di mira le infrastrutture energetiche all’interno della Russia, inclusi depositi di petrolio e raffinerie. A marzo, le forze ucraine hanno colpito una stazione di misurazione del gas vicino a Sudzha, che prima del conflitto faceva parte di un oleodotto che riforniva l’UE.

 

Durante un’intervista a Tucker Carlson nell’agosto 2023, il premier ungherese Vittorio Orban aveva dichiarato significativamente che Ungheria e Serbia erano pronte ad entrare in guerra contro chiunque facesse saltare il loro gasdotto.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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Droni

Le accuse alla Russia dell’Occidente sui droni sono infondate, dice il Cremlino

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I funzionari dell’Europa occidentale dovrebbero «ampliare i propri orizzonti» riguardo agli avvistamenti di droni e smettere di attribuire ogni responsabilità alla Russia, ha dichiarato lunedì ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.   Le affermazioni del Peskov arrivano in un contesto di ripetuti avvistamenti di droni in Europa occidentale nelle ultime settimane, che hanno portato alla chiusura temporanea di diversi aeroporti. In Belgio, le autorità hanno confermato la presenza di 15 droni sopra la base militare di Elsenborn, nella provincia di Liegi. La Danimarca è arrivata a mobilitare i riservisti per l’allarme dei droni.   Peskov, tuttavia, ha ribadito che non ci sono «assolutamente motivi per incolpare la Russia per questo», citando un recente rapporto secondo cui un «appassionato di aviazione» locale, «senza alcun legame con la Russia», sarebbe stato arrestato in una città europea mentre testava il suo drone.   «Questo è un esempio specifico, piccolo e isolato, ma forse gli europei hanno bisogno di ampliare i propri orizzonti», ha commentato Peskov.   Il portavoce del Cremlino non ha chiarito a quale incidente specifico si riferisse. Sabato, il quotidiano tabloide Bild ha riportato che un cittadino croato di 41 anni è stato fermato vicino all’aeroporto di Francoforte sul Meno per aver utilizzato un drone.

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La settimana precedente, lo stesso quotidiano aveva riferito che diversi cittadini tedeschi sono stati arrestati per aver fatto volare droni nei pressi di un aeroporto norvegese. Inoltre, un cittadino cinese sarebbe stato espulso dalle autorità norvegesi per aver pilotato un drone vicino all’aeroporto di Svolvaer, nel nord del Paese.   «La storia di questi droni è a dir poco strana, ma non ha senso dare la colpa alla Russia», ha affermato Peskov. «Ci sono molti politici in Europa che ora sono inclini a dare la colpa di tutto alla Russia senza alcuna base, senza alcun fondamento», ha aggiunto.   Mosca ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento negli incidenti con droni negli aeroporti europei. I funzionari russi hanno descritto tali accuse come forme di allarmismo occidentale, utilizzate per alimentare l’isteria anti-russa e giustificare l’aumento dei budget militari, contribuendo così ad accrescere le tensioni.   Intervenendo giovedì al Forum di Valdai, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia non possiede droni in grado di raggiungere i Paesi coinvolti e ha sottolineato l’assenza di obiettivi militari per Mosca in Europa, descrivendo le accuse come un ulteriore tentativo dell’Occidente di esacerbare la situazione legata al conflitto in Ucraina.   Anche il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha avvertito che Kiev potrebbe organizzare provocazioni con droni come operazioni sotto falsa bandiera, allo scopo di incolpare Mosca e trascinare la NATO in un conflitto diretto con la Russia.   Come riportato da Renovatio 21, l’Europa sta discutendo di stanziare 6 miliardi di euro per approntare un «muro di droni», che tuttavia, secondo indiscrezioni raccolte dal solito Politico presso funzionarie UE, sarebbe solo una «trovata pubblicitaria».

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Droni

Tre tedeschi arrestati in Norvegia per un incidente con un drone

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Tre cittadini tedeschi sono stati fermati in Norvegia con l’accusa di aver utilizzato un drone in una zona interdetta vicino a un aeroporto. Lo riporta il tabloide tedesco Bild.

 

L’agenzia di stampa ha citato fonti locali, indicando che i tre uomini sono stati arrestati martedì e rilasciati poco dopo. Non sono stati resi noti i nomi degli individui né il tipo di drone coinvolto nell’incidente nei pressi dell’aeroporto di Rossvoll.

 

In un caso separato, la polizia norvegese ha confermato l’espulsione e una multa di 12.000 corone (circa 1000 euro) a un cittadino cinese per aver presumibilmente pilotato un drone vicino all’aeroporto di Svolvaer, nel nord del Paese. Le autorità hanno dichiarato di proseguire le indagini su numerose segnalazioni di attività di droni in prossimità di aeroporti, basi militari e altre infrastrutture critiche.

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Questi episodi si inseriscono in un contesto di ripetuti avvistamenti di droni in Europa occidentale nelle ultime settimane, che hanno portato alla chiusura temporanea di diversi aeroporti. In Belgio, le autorità hanno confermato la presenza di 15 droni sopra la base militare di Elsenborn, nella provincia di Liegi.

 

L’aeroporto di Monaco di Baviera, in Germania, è stato chiuso brevemente venerdì a seguito di segnalazioni di droni non identificati nel suo spazio aereo. Anche gli aeroporti scandinavi hanno riportato incursioni.

 

Media e funzionari occidentali hanno ipotizzato un coinvolgimento della Russia dietro questi incidenti. Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha dichiarato che è «molto probabile» che Mosca sia responsabile, pur riconoscendo l’assenza di prove concrete. I leader europei hanno citato questi eventi per giustificare un aumento della spesa militare e la creazione del cosiddetto «muro dei droni».

 

Mosca ha negato ogni coinvolgimento. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito le accuse una forma di allarmismo occidentale per alimentare l’isteria anti-russa, sostenendo che tali affermazioni servano a giustificare budget militari gonfiati e ad accrescere le tensioni.

 

Intervenendo giovedì al Forum di Valdai, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia non possiede droni in grado di raggiungere i Paesi coinvolti e ha sottolineato l’assenza di obiettivi militari per Mosca in Europa, descrivendo le accuse come un ulteriore tentativo dell’Occidente di esacerbare la situazione legata al conflitto in Ucraina.

 

Anche il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha avvertito che Kiev potrebbe organizzare provocazioni con droni come operazioni sotto falsa bandiera, allo scopo di incolpare Mosca e trascinare la NATO in un conflitto diretto con la Russia.

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Droni

Funzionari UE ammettono: il «muro di droni» è una trovata pubblicitaria

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Il progetto dell’UE di creare un cosiddetto «muro dei droni» per contrastare presunte incursioni russe è in gran parte un gesto simbolico, ostacolato da numerose difficoltà, come riferito mercoledì da fonti vicine alla questione. Lo riporta Bloomberg.   Di recente, funzionari occidentali hanno segnalato diverse violazioni dello spazio aereo dell’UE da parte di droni. Sebbene i membri dell’Unione abbiano evitato accuse dirette, i media hanno speculato su un possibile coinvolgimento della Russia, ipotesi sempre smentita da Mosca.   Bloomberg scrive che questi episodi hanno spinto Bruxelles a valutare contromisure, tra cui un sistema coordinato a livello europeo, definito «parete di droni», per rilevare e neutralizzare i droni.   Tuttavia, un funzionario anonimo ha dichiarato all’agenzia che il progetto appare come un’«etichetta pubblicitaria» che nasconde una realtà complessa. Un ostacolo significativo sarebbe la gestione di una barriera per droni in uno spazio aereo affollato da voli passeggeri e merci, con il rischio di danni collaterali.

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Un’altra sfida è determinare chi coordinerà l’iniziativa, secondo alcune fonti citate dalla testata economica neoeboracena, che evidenzia come il progetto potrebbe distogliere l’attenzione dalla dipendenza dell’UE dagli Stati Uniti per la difesa aerea, soprattutto considerando che il presidente Donald Trump sta esortando i membri della NATO ad assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza.   Come riportato da Renovatio 21, si è parlato di una cifra stanziabile per il «muro di droni» di 6 miliardi euro circa.   Il finanziamento rappresenta un nodo cruciale: secondo quanto riportato, Berlino prevede un acceso dibattito al prossimo vertice UE di Copenaghen su come finanziare i progetti di difesa. Sebbene la Germania stia aumentando la spesa militare e si aspetti lo stesso dagli altri membri, si oppone fermamente a un indebitamento congiunto, sottolinea il rapporto.   Il Financial Times ha riferito che alcuni paesi occidentali e meridionali dell’UE sono insoddisfatti, temendo che il finanziamento del «muro dei droni» favorisca principalmente i paesi più vicini alla Russia. Per questo, i funzionari dell’UE starebbero cercando soluzioni per rendere l’accordo più allettante per i membri riluttanti.   Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha criticato il progetto, dichiarando che «costruire muri è sempre un errore, come dimostra la storia. È deplorevole che la politica militarista e conflittuale dell’Ucraina» possa ora portare a nuove barriere in Europa.   Come riportato da Renovatio 21, la Danimarca nelle scorse ore ha comunicato la mobilitazione dei riservisti dopo l’allarme dei droni degli scorsi giorni, che avevano interessato anche una base aerea danese che ospita gli F-35. Avvistamenti di droni la settimana scorsa avevano fatto chiudere aeroporti in Danimarca e Norvegia e Francia.   Pochi giorni fa vi è stata una violenta esplosione in un’area industriale del Sud-Ovest dell’Inghilterra, Swindon, dove si prevede sorgerà una fabbrica di droni.  

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