Geopolitica
Il Cile si unisce alla causa del Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia contro il genocidio di Israele
Il Cile aveva annunciato la sua intenzione di presentare la richiesta a giugno e le formalità sono state ora completate.
Venerdì 13 settembre, il Cile ha presentato la sua «dichiarazione di intervento nel caso riguardante l’applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e di altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (ICCPR) nella Striscia di Gaza (Sudafrica c. Israele)».
Nell’annunciare la notizia, il presidente Gabriel Boric ha scritto che «la comunità internazionale deve fare tutto ciò che è in suo potere per fermare il massacro di Gaza. Non possiamo rimanere indifferenti».
🇨🇱🇵🇸🇮🇱 Gabriel Boric, anunciou que o Chile apoia e fará parte da acusação da África do Sul contra Israel no Tribunal Internacional de Justiça. pic.twitter.com/0H0ti7uMNh
— geopol.pt (@GeopolPt) June 1, 2024
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In rete stanno facendo ricircolare i video del presidente Boric che annuncia al Congresso a giugno che il Cile avrebbe presentato istanza per aderire alla causa del Sudafrica, dove il fervore del Paese a sostegno di tale iniziativa si sente nella risposta del Congresso cileno: enormi e prolungati applausi durante tutto il corso delle sue osservazioni.
Va ricordato che circa 450.000-500.000 tra i 20 milioni di cileni sono di origine palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, la Colombia tre settimane fa ha vietato le esportazioni di carbone verso Israele.
Come riportato da Renovatio 21, la disconnessione tra Colombia e Israele era iniziata ancora a maggio quando il governo colombiano aveva ufficialmente notificato all’ambasciatore israeliano la fine delle relazioni diplomatiche e l’intenzione di ritirare il personale correlato, ma ha deciso che i servizi consolari dovrebbero essere mantenuti sia a Tel Aviv che a Bogotá.
Il presidente del vicino Venezuela Maduro ad inizio anno aveva dichiarato che Israele ha lo stesso sostegno occidentale di Hitler. Il Nicaragua è andato oltre, attaccando anche i Paesi «alleati» dello Stato ebraico come la Repubblica Federale Tedesca, portando Berlino davanti alla Corte Internazionale per complicità nel genocidio di Gaza.
In Sud America Israele sembra godere del favore parossistico – definito «chiaro ed inflessibile sostegno» – del presidente argentino Milei, uomo consigliato da rabbini che sarebbe in procinto di «convertirsi» al giudaismo, che ha addirittura fatto partecipare l’ambasciatore israeliano ad un gabinetto di crisi del governo di Buenos Aires, destando scandalo nella comunità diplomatica del suo Paese.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il Milei ha definito il presidente colombiano Petro «assassino terrorista», provocando così l’espulsione di tutti i diplomatici argentini da Bogotá.
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Immagine di Gobierno de Chile via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Chile.
Geopolitica
Orban: l’UE annega nella corruzione
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Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
Gli Stati Uniti hanno indicato il rilancio dei rapporti normali con la Russia e l’interruzione rapida della guerra in Ucraina come priorità assolute nella loro nuova Strategia per la sicurezza nazionale, diffusa venerdì dalla Casa Bianca, ponendoli tra gli obiettivi cardine per gli interessi americani.
Il documento di 33 pagine delinea la prospettiva di politica estera delineata dal presidente Donald Trump, affermando che «è un interesse essenziale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina», al fine di «stabilizzare le economie europee, scongiurare un’escalation o un allargamento imprevisto del conflitto e ricostruire la stabilità strategica con la Russia».
Si evidenzia come il conflitto ucraino abbia «profondamente indebolito le relazioni europee con la Russia», minando l’equilibrio regionale.
Il testo rimprovera i dirigenti europei per le «aspettative irrealistiche» sull’evoluzione della guerra, precisando che «la maggioranza degli europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle politiche adottate».
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Washington, prosegue il rapporto, è disposta a un «impegno diplomatico sostanziale» per «supportare l’Europa nel correggere la sua rotta attuale», reinstaurare l’equilibrio e «ridurre il pericolo di scontri tra la Russia e gli Stati europei».
A differenza della strategia del primo mandato di Trump, che accentuava la rivalità con Russia e Cina, la versione attuale sposta l’asse sull’emisfero occidentale e sulla tutela del suolo patrio, dei confini e delle priorità regionali. Esorta a riallocare le risorse dai fronti remoti verso minacce più immediate e invita la NATO e i Paesi europei a farsi carico in prima persona della propria sicurezza.
Il documento invoca inoltre l’arresto dell’espansione della NATO, una pretesa a lungo avanzata da Mosca, che la indica come una delle ragioni principali del conflitto ucraino, interpretato come una guerra per interposta persona orchestrata dall’Occidente.
In sintesi, la strategia segna un passaggio dall’interventismo universale a un approccio estero più pragmatico e contrattuale, sostenendo che gli Stati Uniti debbano intervenire oltre i propri confini solo quando gli interessi nazionali sono direttamente coinvolti.
Si tratta del primo di una sequenza di rilevanti atti su difesa e politica estera che l’amministrazione Trump si accinge a emanare, tra cui una Strategia di Difesa Nazionale rivista, la Revisione della Difesa Missilistica e la Revisione della Postura Nucleare, tutti attesi in linea con l’impostazione del documento.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
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