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Salute

I malori della 32ª settimana 2025

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Riccione, provincia di Rimini: «Malore in auto: morto a 24 anni dopo una giornata in spiaggia con gli amici». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Riccione, provincia di Rimini: «Turista rumeno 48enne ha un malore e muore davanti agli amici mentre fa il bagno». Lo riporta il Corriere di Bologna.

 

Roma: «Giubileo dei Giovani, malore sul pullman: morta 18enne». Lo riporta RomaToday.

 

Genova: «Malore sul traghetto, morto un uomo». Lo riporta GenovaToday.

 

San Donato, città metropolitana di Milano: «Malore alla guida sull’A1, camionista muore dopo lo schianto». Lo riporta Tgcom24.

 

Albenga, provincia di Savona: «Bambino di 9 anni morto dopo un malore sulla spiaggia, i genitori donano gli organi». Lo riporta Virgilio.

 

Sassari: «Malore in riva al mare, turista muore sulla spiaggia di Cala Luna». Lo riporta SassariToday.

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Tirrenia, provincia di Pisa: «Muore per un malore in acqua sotto gli occhi dei bagnanti. Inutili i soccorsi». Lo riporta La Nazione.

 

Muggia, provincia di Trieste: «Morta la donna colta da malore nelle acque di Muggia». Lo riporta TriestePrima.

 

Genova: «Malore in spiaggia, bambino di 9 anni muore al Gaslini». Lo riporta GenovaToday.

 

Gordona, provincia di Sondrio: «Malore fatale: 70enne muore all’Alpe Cermine». Lo riporta SondrioToday.

 

Genova: «Malore in piscina a Casella: muore in ospedale una donna di 57 anni». Lo riporta Primocanale.

 

Cassino, provincia di Frosinone: «Malore fatale per un trentenne. Si accascia a terra e muore davanti agli amici». Lo riporta Ciociaria Oggi.

 

Vigolzone, provincia di Piacenza: «Malore fatale, soccorsi inutili per una 52enne». Lo riporta la Libertà.

 

Precenicco, ente di decentramento regionale di Udine: «Malore mentre lavora in casa di un amico, muore a 51 anni». Lo riporta UdineToday.

 

Colli del Tronto, provincia di Ascoli Piceno: «Crolla a terra dopo un malore: muore a 40 anni mentre fa jogging». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Reggio nell’Emilia: «Morta per malore tra le braccia del marito». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Carovigno, provincia di Brindisi: «Tragedia al mare: improvviso malore sulla spiaggia, una donna perde la vita». Lo riporta BrindisiReport.

 

Falconara Marittima, provincia di Ancona: «Il malore durante un funerale, poi il cuore cessa di battere: morto a 37 anni». Lo riporta AnconaToday.

 

Trieste: «Trovato morto lungo un sentiero del Carso, è un 51enne forse colto da un malore improvviso». Lo riporta TRIESTEALLNEWS.

 

Capaccio Paestum, provincia di Salerno: «Malore fatale in spiaggia: muore una donna tra Capaccio e Agropoli». Lo riporta SalernoToday.

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Macerata: «Malore nel cantiere. Muratore muore a 56 anni». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Pistoia: «Malore fatale in montagna». Lo riporta La Nazione.

 

Val di Fassa, provincia autonoma di Trento: «Stroncato dal malore sul sentiero davanti alla moglie». Lo riporta Friuli Oggi.

 

Petacciato, provincia di Campobasso: «Petacciato: malore sulla spiaggia. Muore camperista campano». Lo riporta il Giornale del Molise.

 

Rovigo: «Muore a 42 anni stroncato da un malore: «Viveva per moglie e figlia». Un anno fa aveva perso il suo migliore amico». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Asiago, provincia di Vicenza: «Cercava funghi nel bosco, stroncato da un malore». Lo riporta Rete Veneta.

 

Arezzo: «”Sono morte tre persone”: colto da malore. La notizia al camionista». Lo riporta La Nazione.

 

Tricase Porto, provincia di Lecce: «Turista accusa malore e muore in mare». Lo riporta il Quotidiano di Puglia.

 

Ravenna: «Malore in spiaggia, il mondo dei motori piange. Il ricordo: “È stato un maestro di vita”». Lo riporta ForliToday.

 

Civitanova Marche, provincia di Macerata: «Armatore stroncato da un malore in casa. Inutili i soccorsi, lascia due figli». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Goito, provincia di Mantova: «Morto per un malore un 60enne in strada Torre». Lo riporta la Gazzetta di Mantova.

 

Torre Annunziata, città metropolitana di Napoli: «Malore in mare, muore anziano». Lo riporta Il Mattino.

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Lisbona, Portogallo: «Morto Jorge Costa, direttore sportivo del Porto. Il malore subito dopo l’intervista: aveva 53 anni». Lo riporta Il Fatto Quotidiano.

 

Pettenasco, provincia di Novara: «Lago d’Orta, muore a 18 anni dopo un malore in acqua: inutili i soccorsi». Lo riporta il Quotidiano Piemontese.

 

Jesolo, città metropolitana di Venezia: «Stroncato da un malore, il 45enne era al lavoro nel bazar di piazza Torino a Jesolo quando si è accasciato davanti a turisti». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Pontedellolio, provincia di Piacenza: «Uomo morto accanto al trattore. Malore prima della caduta». Lo riporta la Libertà.

 

Lignano, ente di decentramento regionale di Udine: «Malore in mare: anziana salvata dai bagnini a Lignano». Lo riporta Il Messaggero Veneto.

 

Castiglione della Pescaia, provincia di Grossetto: «Turista di 65 anni ha un malore. Salvato dai bagnini e da un medico». Lo riporta Maremma Oggi.

 

Montagnana di Castellarquarto, provincia di Piacenza: «Malore alla guida, 64enne finisce fuori strada». Lo riporta IlPiacenza.

 

Delebio, provincia di Sondrio: «Delebio: malore per un uomo durante un’escursione». Lo riporta SondrioToday.

 

Locarno, Confederazione Elvetica: «Locarno Film Festival, cerimonia interrotta per un malore». Lo riporta il Corriere del Ticino.

 

Chengdu, Repubblica Popolare Cinese: «World Games, malore per Debertolis, azzurro di Orienteering: in rianimazione». Lo riporta RaiNews.

 

Berzo Inferiore, provincia di Brescia: «Malore in ditta: 67enne salvato dal defibrillatore». Lo riporta Radio Voce Camuna.

 

Calvisano, provincia di Brescia: «64enne ha un malore alla guida, accosta e muore». Lo riporta Bresciaoggi.

 

Roma: «Malore in stazione, soccorso con il defibrillatore dei carabinieri». Lo riporta RomaToday.

 

Erchie, provincia di Salerno: «Colto da malore in mare: bambino di 7 anni elitrasportato in ospedale». Lo riporta SalernoToday.

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Pisa: «Va in arresto cardiaco mentre è in spiaggia: salvata turista spagnola». Lo riporta PisaToday.

 

Corniglia, provincia della Spezia: «Ragazza fiorentina vittima di un malore, intervengono i soccorritori». Lo riporta la Gazzetta della Spezia.

 

Capodimonte, provincia di Viterbo: «Malore in campeggio, villeggianti salvano la vita a una turista con il defibrillatore pubblico». Lo riporta ViterboToday.

 

Ancona: «Accusa un malore in piscina e cade battendo il capo: 12enne trasportato in ospedale». Lo riporta AnconaToday.

 

Novedrate, provincia di Monza e della Brianza: «Fuoristrada con il camion dopo un malore: paura ai confini con la Brianza». Lo riporta MonzaToday.

 

Merate, provincia di Lecco: «Accusa un malore per strada, soccorso un uomo». Lo riporta Prima Merate.

 

Paola, provincia di Cosenza: «Malore per un operaio sul tetto della Chiesa di S. Francesco di Paola». Lo riporta News Town.

 

Porto Torres, provincia di Sassari:«Marco Carta ricoverato in ospedale dopo un malore: annullato il concerto». Lo riporta Leggo.

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Farmaci

Il Viagra potrebbe invertire la sordità: studio

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Il Viagra potrebbe presto avere un utilizzo del tutto inaspettato: non solo per la «durezza» in camera da letto, ma anche per contrastare una forma ereditaria di sordità permanente.   Uno studio pubblicato su The Journal of Clinical Investigation ha individuato una rara mutazione nel gene CPD che provoca ipoacusia neurosensoriale, una perdita dell’udito dovuta alla morte delle cellule ciliate dell’orecchio interno.   Ricercatori dell’Università di Chicago, di Miami e di alcune istituzioni turche hanno scoperto che questa condizione può essere contrastata con due semplici trattamenti: un comune integratore di arginina e, sorprendentemente, il sildenafil, ovvero il principio attivo del Viagra.   Il gene CPD regola i livelli di arginina nelle cellule ciliate, essenziale per produrre ossido nitrico e trasmettere correttamente i segnali sonori. Quando il gene è mutato, si genera stress ossidativo che uccide queste cellule, portando alla sordità.

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Test su moscerini della frutta portatori della stessa mutazione hanno dimostrato che sia il sildenafil (che stimola la produzione di ossido nitrico) sia l’integrazione di arginina sono in grado di ripristinare, almeno parzialmente, la capacità uditiva.   «Questo studio è particolarmente entusiasmante perché abbiamo identificato una nuova causa genetica di sordità e, soprattutto, un bersaglio terapeutico in grado di attenuarla», ha commentato la coordinatrice Rong Grace Zhai, professoressa all’Università di Chicago. «Si tratta di un ottimo esempio di come farmaci già approvati dalla FDA possano essere riutilizzati per trattare malattie rare».   Se i risultati saranno confermati sull’uomo, il Viagra potrebbe diventare parte di una terapia rivoluzionaria per una forma di sordità finora considerata incurabile.   Il Viagra (sildenafil) fu scoperto per caso negli anni ’80 dai laboratori Pfizer a Sandwich, Inghilterra, durante trials clinici su un nuovo farmaco anti-angina chiamato UK-92,480.   I ricercatori notarono che il composto, un inibitore della PDE5, non migliorava significativamente l’angina, ma provocava erezioni frequenti e durature nei pazienti. Nel 1991-1993 studi specifici confermarono l’effetto sul tessuto erettile del pene, aprendo la strada alla riconversione del farmaco.   Il 27 marzo 1998 la FDA statunitense approvò il sildenafil come primo farmaco orale per la disfunzione erettile, commercializzato come Viagra Da farmaco cardiovascolare fallito a icona globale, il Viagra generò miliardi di dollari in pochi anni.   L’idea che circola a volte online secondo cui  il Viagra fosse stato sviluppato originariamente contro la caduta dei capelli) è una leggenda metropolitana, spesso confuso con la vera storia di un altro farmaco, il minoxidil, che negli anni Sessanta e Settanta era stato sviluppato dalla Upjohn come anti-ipertensivo orale, ma che fece notare in fase di test fenomeni di ipertricosi (crescita anomala di peluria) e che negli anni Ottanta fu riformulato in soluzione topica e approvato come primo farmaco contro l’alopecia androgenetica.

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Immagine di Kehkasha via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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Droga

Nuovo studio capovolge tutto ciò che sappiamo sulla dipendenza

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A partire dagli anni Settanta, molti esperti con la compiacenza del governo degli Stati Uniti, hanno «millantato» una spiegazione della tossicodipendenza, oggi clinicamente definita disturbo da abuso di sostanze: il mito della «droga di passaggio».

 

La droga di passaggio (gateway drug effect)  – solitamente definita come erba, alcol, tabacco o inalanti – è la teoria secondo cui l’uso di alcune sostanze illecite e non, predisponga al futuro consumo di altre sostanze stupefacenti. Ciò si ritiene sia dovuto a fattori biologici (alterazioni causate dalle sostanze a livello del sistema nervoso), psicologici (vulnerabilità individuali) e sociali (contatto con ambienti illeciti).

 

Sebbene l’idea sia stata avanzata già negli anni Trenta, si ritiene che il termine sia stato coniato dallo psichiatra Robert DuPont, il primo direttore del National Institute on Drug Abuse (NIDA) degli Stati Uniti.

 

Seguendo questa teoria, le politiche del DuPont come direttore del NIDA furono rigide e autoritarie. Pur credendo che la dipendenza fosse una malattia cronica, paradossalmente sconsigliò a Richard Nixon, Gerald Ford e Jimmy Carter strategie di riduzione del danno come la depenalizzazione.

 

Le sue raccomandazioni politiche e le sue opinioni cliniche formarono il sottofondo ideologico della devastante guerra alla droga dell’amministrazione Nixon. Ora i ricercatori stanno smantellando questa teoria che ha resistito in maniera inscalfibile fino ad oggi, scrive Futurism.

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In uno studio recente pubblicato sulla rivista JAMA Network Open e segnalato da Scientific American, un gruppo di psichiatri e farmacologi ha studiato la struttura cerebrale di circa 10.000 adolescenti per un periodo di tre anni.

 

Ciò che hanno scoperto è sorprendente: sebbene il cervello di coloro che avevano fatto uso di alcol, tabacco o erba mostrasse notevoli differenze rispetto a quelli che non lo avevano fatto, hanno trovato una questione cruciale di causalità.

 

Nello specifico, gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni che hanno iniziato a fare uso di droghe in seguito avevano già un cervello più grande rispetto a quelli che non ne avevano fatto uso, anche se non avevano ancora abusato di tale sostanze all’inizio dello studio. I loro profili cerebrali erano simili a quelli di coloro che avevano già sperimentato sostanze prima dell’inizio dei test, con entrambi che tendevano ad avere una corteccia più grande e con più pieghe.

 

Tali caratteristiche cerebrali sono solitamente associate alla curiosità, all’intelligenza e all’«apertura all’esperienza», che ricerche precedenti hanno collegato alla sperimentazione di droghe.

 

«La spinta all’automedicazione è così forte; è davvero impressionante», ha detto alla testata scientifica americana Patricia Conrod, la professoressa di psichiatria all’Università di Montreal che ha condotto ricerche simili. «C’è davvero questo disagio nel loro mondo interiore».

 

È un duro colpo per la teoria della gateway drug, che non tiene conto degli anni di esperienza di vita o dei fattori socioeconomici che contribuiscono alla probabilità che un adolescente provi la droga o che poi diventi dipendente.

 

Sebbene sia vero che chi inizia a fare uso di droghe in giovane età ha maggiori probabilità di diventarne dipendente, ricerche più ampie hanno dimostrato che la teoria della porta d’accesso serve a semplificare le complesse cause del consumo di droghe, spesso per ragioni politiche.

 

«Mantenere vivo questo mito non solo spreca risorse, ma danneggia anche numerosi individui, soprattutto membri di gruppi minoritari, che vengono criminalizzati», ha affermato l’epidemiologa Eve Waltermaurer.

 

È fondamentale che lo studio prenda in considerazione solo l’uso precoce di droghe, e non la dipendenza a lungo termine. Resta da vedere se le stesse caratteristiche del cervello di grandi dimensioni si applichino a coloro che sviluppano una dipendenza a lungo termine. Tuttavia, studi come questo vengono già utilizzati per elaborare efficaci programmi di prevenzione della droga.

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Alimentazione

Dolcificanti artificiali collegati a una perdita di memoria più rapida e a una riduzione della fluidità verbale

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Joseph Mercola precedentemente apparso su Children’s Health Defense.   I dolcificanti artificiali accelerano l’invecchiamento cerebrale di 1,6 anni e compromettono significativamente la memoria e la fluidità verbale, in particolare negli adulti sotto i 60 anni. Uno studio durato otto anni su circa 13.000 adulti ha rivelato che le persone che consumano più sostituti dello zucchero subiscono il declino cognitivo più rapido, mentre i diabetici subiscono le perdite più consistenti.   I dolcificanti artificiali sono spesso pubblicizzati come alternative intelligenti allo zucchero, ma hanno conseguenze che vanno ben oltre il gusto o il conteggio delle calorie. Ciò che sembra una scelta innocua nel caffè del mattino o nella bibita del pomeriggio interferisce con gli stessi sistemi che mantengono il cervello attivo e resiliente.   Il declino cognitivo non riguarda solo dimenticare i nomi o perdere le chiavi. Inizia con lievi alterazioni della memoria, del linguaggio e della concentrazione che compromettono la capacità di rimanere indipendenti. Col tempo, questi problemi si trasformano in patologie gravi come la demenza, in cui prendere decisioni quotidiane e prendersi cura di sé diventa un’impresa ardua.   Dolcificanti artificiali come aspartame, saccarina ed eritritolo sono nascosti in bevande aromatizzate, frullati proteici, yogurt e dessert «dietetici». Una volta compresa la frequenza con cui li incontriamo, diventa chiaro perché così tante persone aggiungono inconsapevolmente stress al proprio cervello.   Scegliendo questi prodotti si espone il sistema nervoso a sostanze chimiche che alterano la comunicazione tra le cellule cerebrali e mettono a dura prova la connessione intestino-cervello.   Le scelte quotidiane su cosa mangiare e bere non sono di poco conto: influenzano direttamente la capacità di memoria, concentrazione e capacità linguistiche di resistere con l’avanzare dell’età. Ecco perché vale la pena esaminare le ultime ricerche sui dolcificanti artificiali e il modo sorprendente in cui accelerano l’invecchiamento cerebrale.

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I dolcificanti artificiali accelerano il declino cognitivo

I ricercatori hanno seguito 12.772 adulti in Brasile per una media di otto anni per determinare in che modo i dolcificanti artificiali influenzano le capacità di pensiero e di memoria.   I partecipanti erano dipendenti pubblici, tutti di età pari o superiore a 35 anni al basale, e hanno compilato questionari alimentari dettagliati e ripetuti test cognitivi. Lo studio ha misurato il consumo di sette comuni dolcificanti artificiali, ipocalorici o senza calorie.  
  • Gli adulti di mezza età sono stati i più colpiti: l’età media dei partecipanti era di 52 anni e più della metà erano donne. Quando i ricercatori hanno diviso le persone in gruppi in base alla quantità di dolcificanti alternativi consumati, hanno scoperto che coloro che appartenevano al gruppo con il consumo più elevato hanno sperimentato un declino cognitivo generale molto più rapido rispetto al gruppo con il consumo più basso. È importante notare che questo declino accelerato è stato più marcato nelle persone di età inferiore ai 60 anni, il che suggerisce che il rischio è amplificato durante la mezza età.
   
  • Un invecchiamento cerebrale più rapido si è manifestato in specifiche capacità di pensiero: le persone nel gruppo con il consumo più elevato hanno mostrato un netto calo della fluidità verbale (la capacità di pensare e pronunciare parole rapidamente) e della memoria. I ricercatori hanno calcolato che questo declino equivaleva a 1,6 anni di invecchiamento extra delle funzioni cerebrali. Anche coloro che facevano parte del gruppo con un consumo medio hanno sperimentato l’equivalente di 1,3 anni di invecchiamento nel periodo di studio, il che significa che i rischi non erano limitati solo ai consumatori abituali.
 
  • Il diabete ha aumentato ulteriormente i rischi: i partecipanti affetti da diabete erano particolarmente vulnerabili ai danni dei dolcificanti artificiali. Per loro, la memoria e le capacità cognitive globali diminuivano più rapidamente quando il consumo era maggiore. Questo è importante perché le persone con diabete sono già incoraggiate a usare dolcificanti artificiali come sostituti dello zucchero, il che potrebbe peggiorare la salute cerebrale a lungo termine. I risultati suggeriscono che i dolcificanti artificiali sono tutt’altro che un’alternativa sicura per questo gruppo.
 
  • Diversi dolcificanti hanno mostrato diversi livelli di danno: quando i ricercatori hanno analizzato i singoli dolcificanti, hanno scoperto che aspartame, saccarina, acesulfame-K, eritritolo, sorbitolo e xilitolo erano tutti associati a un declino cognitivo più rapido. Il tagatosio, tuttavia, non ha mostrato un chiaro legame con il declino cognitivo. Ciò suggerisce che non tutti i sostituti dello zucchero comportano lo stesso livello di rischio, ma i dolcificanti artificiali più comunemente utilizzati sì.
 
  • Un maggiore consumo di dolcificanti è stato associato a un declino più rapido nel tempo: i partecipanti sono stati testati all’inizio dello studio, di nuovo diversi anni dopo e alla fine del periodo di otto anni. Quelli nel gruppo con il consumo più basso consumavano circa 20 milligrammi (mg) al giorno, mentre il gruppo con il consumo più alto ne assumeva in media 191 mg al giorno, l’equivalente di una sola lattina di soda dietetica per l’aspartame. Le persone nei gruppi con il consumo più elevato hanno mostrato un calo più rapido della memoria, della fluidità verbale e della velocità di elaborazione rispetto ai consumatori più leggeri. È importante notare che questo collegamento è stato osservato nei partecipanti di età inferiore ai 60 anni, ma non negli adulti più anziani.
 

I dolcificanti artificiali interferiscono con la segnalazione cerebrale e la salute intestinale

Altri studi hanno dimostrato che diversi composti studiati, tra cui l’aspartame e la saccarina, influenzano l’attività dei neurotrasmettitori.   I neurotrasmettitori sono i messaggeri chimici del cervello, che controllano tutto, dalla formazione della memoria all’elaborazione verbale. Le alterazioni in questi percorsi potrebbero spiegare perché la fluidità verbale e la memoria siano state maggiormente colpite nella popolazione studiata.  
  • Un altro meccanismo probabile è lo stress metabolico: i dolcificanti artificiali sono spesso utilizzati da persone con diabete o da chi cerca di gestire la glicemia. Tuttavia, interrompono la normale risposta insulinica dell’organismo e alterano il modo in cui le cellule utilizzano l’energia, aumentando lo stress ossidativo e danneggiando i neuroni. Questo è particolarmente preoccupante perché i neuroni dipendono da un apporto energetico stabile per mantenere le reti di comunicazione necessarie per la memoria e le capacità di pensiero.
 
  • I ricercatori hanno riscontrato effetti sul cervello anche dopo aver tenuto conto di altri rischi. Il team ha corretto i dati per età, sesso, ipertensione, malattie cardiovascolari e altre abitudini di vita. Anche dopo queste correzioni, l’associazione tra assunzione di dolcificanti e declino cognitivo è rimasta forte, dimostrando che i risultati non sono facilmente spiegabili da altri fattori. Ciò evidenzia che i dolcificanti stessi sono un fattore indipendente per la salute del cervello.
 
  • L’aspartame danneggia i batteri buoni nell’intestino: l’aspartame altera il microbioma intestinale riducendo i batteri benefici, indebolendo le difese naturali e creando condizioni che favoriscono la crescita tumorale. Questi batteri normalmente producono composti protettivi che aiutano a mantenere forti il ​​cervello e il sistema immunitario. Quando il loro numero diminuisce, i microbi nocivi prendono il sopravvento, rendendo l’organismo più vulnerabile alle malattie.
 
  • I dolcificanti artificiali espongono il cervello a composti che accelerano il declino cognitivo. Lo studio in questione dimostra che l’impatto è misurabile, a lungo termine e più marcato nelle persone già vulnerabili, come quelle affette da diabete. Scegliere dolcificanti naturali consente di godere della dolcezza evitando gli effetti di invecchiamento cerebrale documentati in questa ricerca.

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Semplici passaggi per proteggere il cervello dai dolcificanti artificiali

Se hai sempre preferito bibite dietetiche, acqua aromatizzata o dessert senza zucchero, pensando che fossero un’opzione migliore dello zucchero, ora sai che accelerano l’invecchiamento cerebrale invece di proteggere la tua salute. Ci sono chiari accorgimenti che puoi adottare fin da subito per ridurre il rischio e supportare i sistemi energetici e mnemonici del tuo cervello. Questi cambiamenti sono semplici ma efficaci.   1. Elimina completamente i dolcificanti artificiali: il primo passo è smettere di usare prodotti che contengono dolcificanti artificiali come aspartame, sucralosio, saccarina, acesulfame-K e neotame. Controlla l’acqua aromatizzata, le gomme da masticare, lo yogurt, i frullati proteici o gli snack «dietetici». Se l’etichetta riporta uno di questi nomi, sostituiscilo con qualcos’altro. L’eliminazione di queste sostanze chimiche interrompe il costante attacco alla memoria e alla fluidità verbale del cervello.   2. Sostituisci i dolci con alternative alimentari integrali: invece di bevande e dolcetti «a zero calorie», usa vere fonti alimentari di dolcezza. Frutta intera, miele grezzo o piccole quantità di sciroppo d’acero forniscono zuccheri naturali che il tuo corpo riconosce e utilizza come carburante.   La frutta fresca è un dessert o uno spuntino facile da preparare, il miele è perfetto per dolcificare leggermente il tè o per guarnire lo yogurt crudo di mucche nutrite con erba, e lo sciroppo d’acero può essere aggiunto all’avena biologica. Queste opzioni naturali non solo soddisfano la voglia di qualcosa, ma forniscono anche vitamine, minerali e composti vegetali che supportano un’energia costante per il cervello e il corpo.   3. Sostieni il tuo intestino per proteggere il cervello: intestino e cervello comunicano costantemente. I dolcificanti artificiali interrompono questa connessione alterando la flora batterica intestinale. Concentrati sul consumo di carboidrati semplici e digeribili come frutta matura, riso bianco e ortaggi a radice, una volta che il tuo intestino è sufficientemente guarito da poterli gestire. Se il tuo intestino è ancora fragile, concentrati prima su frutta e riso bianco per alimentare il cervello senza alimentare batteri nocivi. Proteggere l’ambiente intestinale migliora direttamente il funzionamento del cervello.   4. Scegli dolcificanti naturali più sicuri a casa: se hai voglia di qualcosa di dolce, preparalo tu stesso con ingredienti che favoriscono la salute invece di danneggiarla. La stevia naturale ricavata dalla pianta intera, il Luo Han Guo (chiamato anche frutto del monaco) e il destrosio puro ricavato dallo zucchero di canna sono opzioni affidabili. L’utilizzo di queste alternative ti permette di goderti la dolcezza senza esporre il tuo cervello al declino legato ai dolcificanti artificiali.   5. Concentrati sull’energia, non sulle restrizioni: invece di pensare a ciò a cui stai rinunciando, presta attenzione a ciò che stai guadagnando: una migliore concentrazione, una memoria più forte e un pensiero più acuto. Se hai fatto affidamento su prodotti ipocalorici, è ora di alimentare il tuo corpo e il tuo cervello con il giusto tipo di carboidrati e proteine.   Circa 250 grammi di carboidrati al giorno, combinati con proteine ​​e grassi di qualità come burro o ghee di animali nutriti ad erba, forniscono la base per un’energia cerebrale costante. Non consideratela una dieta, ma un miglioramento delle prestazioni del vostro cervello.

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Domande frequenti sui dolcificanti artificiali e il tuo cervello

D: In che modo i dolcificanti artificiali influiscono sulla salute del cervello? R: I dolcificanti artificiali accelerano il declino cognitivo. Un ampio studio ha scoperto che le persone che ne consumavano le quantità più elevate sperimentavano l’equivalente di 1,6 anni in più di invecchiamento cerebrale in termini di memoria, fluidità verbale e capacità di pensiero complessive.   D: Chi è maggiormente a rischio a causa dei dolcificanti artificiali? R: Gli adulti di mezza età sotto i 60 anni hanno mostrato il legame più forte tra un consumo elevato e un declino cognitivo più rapido. Anche le persone con diabete erano più vulnerabili, con cali più netti della memoria e delle capacità cognitive globali rispetto a quelle senza diabete.   D: Cosa si può usare al posto dei dolcificanti artificiali? R: Alternative più sicure includono frutta intera, miele grezzo, sciroppo d’acero, stevia naturale nella sua forma vegetale, Luo Han Guo (frutto del monaco) e destrosio puro da zucchero di canna puro. Queste opzioni forniscono dolcezza senza gli effetti di invecchiamento cerebrale associati ai dolcificanti artificiali.   D: Quali misure proteggono il cervello se si utilizzano dolcificanti artificiali? R: Elimina i prodotti con dolcificanti artificiali, passa ai dolcificanti integrali, supporta la salute intestinale, prova sostituti naturali a casa e concentrati sul nutrire il tuo corpo con il giusto equilibrio di carboidrati, proteine ​​e grassi sani. Questi passaggi ripristinano la produzione di energia e proteggono le funzioni cerebrali a lungo termine.   Joseph Mercola  
Pubblicato originariamente da Mercola. I punti di vista e le opinioni espressi in questo articolo sono quelli degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.

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