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Salute

I malori della 2ª settimana 2024

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Ghedi, provincia di Brescia: «Improvviso malore mentre è al lavoro: grave un uomo di 43 anni» Lo riporta BresciaToday.

 

Villach, Austria «Malore improvviso, morta la designer: aveva 57 anni». Lo riporta Il Mattino.

 

Rossana, provincia di Cuneo: «Colto da malore muore mentre è al lavoro in fabbrica». Lo riporta La Stampa.

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Roè Volciano, provincia di Brescia: «Dà la precedenza, poi accusa un malore: muore un 67enne». Lo riporta Il Giornale di Brescia.

 

Faenza, provincia di Ravenna: «Trovato cadavere nel fiume Lamone. L’uomo è morto per un malore». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Reggio nell’Emilia: «Malore a scuola, muore 13enne a Reggio Emilia». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Venezia: «Passeggia con la mamma poi il malore improvviso: la donna muore davanti ai suoi occhi». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Taranto: «Donna di 65 anni trovata morta in casa, probabile un malore». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Ancona: «Allarme carcere: un altro morto dopo il suicidio di Matteo Conetti. Ipotesi di un malore». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Mantova: «Malore durante la passeggiata: sessantenne ucciso da un infarto a Mantova». Lo riporta La Gazzetta di Mantova.

 

Lido, città metropolitana di Venezia: «muore per un malore a 61 anni: doppia tragedia, a settembre era mancato il fratello». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Sabbioneta, provincia di Mantova: «Muore nell’officina del figlio a Sabbioneta per un malore». Lo riporta La Gazzetta di Mantova.

 

Valdisotto, provincia di Sondrio: «due morti sulle piste: malore per un maestro di sci 56enne, infarto per un turista 57enne». Lo riporta il Corriere Milano.

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Stimigliano, provincia di Rieti: «uomo trovato senza vita in casa: fatale un malore». Lo riporta Il Messaggero.

 

Bari: «​Malore a bordo del traghetto: morto un passeggero di 51 anni. Viaggiava con la famiglia verso Bari». Lo riporta Il Mattino.

 

Londra, Regno Unito: «Malore improvviso a Londra, muore a 40 anni: era in vacanza con marito e tre figli. Famiglia sotto choc». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Bardonecchia, città metropolitana di Torino: «Ha un malore mentre è a cena fuori, muore 50enne». Lo riporta il Quotidiano Piemontese.

 

Angri, provincia di Salerno: «malore improvviso in strada: morto 62enne». Lo riporta SalernoToday.

 

Curtatone, provincia di Mantova: «Muore per un malore nel parcheggio del Tosano». Lo riporta la Gazzetta di Mantova.

 

Bereguardo, provincia di Pavia: «Schianto mortale forse per colpa di un malore». Lo riporta La Provincia Pavese.

 

Colli Verdi, provincia di Pavia: «Stroncato da malore in azienda addio a imprenditore di 55 anni». Lo riporta La Provincia Pavese.

 

Bari: «Un 51enne muore sul traghetto Durazzo-Bari a causa di un malore». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Castelfiorentino, città metropolitana di Firenze: «Malore mentre guida l’auto, morta 65enne». Lo riporta GoNews.

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Faenza, provincia di Ravenna. «Cadavere nel fiume a Faenza, è un 70enne che passeggiava: ipotesi malore o caduta». Lo riporta Ravenna e Dintorni.

 

Cittanova, provincia di Reggio Calabria: «muore per un malore mentre era alla guida della sua auto un uomo di 75 anni». Lo riporta Virgilio News.

 

Schio, provincia di Vicenza: «Stroncato da un malore improvviso. Muore a 58 anni il geometra». Lo riporta Il Giornale di Vicenza.

 

Pisa: «In bici contro furgone. Muore ex militare: “Impatto violento”. Tra le ipotesi il malore». Lo riporta La Nazione.

 

Curtatone, provincia di Mantova: «Malore mentre passeggia per Levata, la vittima è un 65enne». Lo riporta La Voce di Mantova.

 

Caserta: «Prof morto dopo malore in auto: “Siamo tutti increduli”». Lo riporta Caserta News.

 

Cona, provincia di Ferrara: «malore alla guida: 64enne esce di strada e muore». Lo riporta La Nuova Ferrara.

 

Laglio, provincia di Como: «Malore sulla Regina a Laglio: uomo trovato morto vicino alla macchina». Lo riporta QuiComo.

 

Urbisaglia, provincia di Macerata: «Artigiano stroncato da un malore nel sonno». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Agropoli, provincia di Salerno: «Trovato senza vita sulla barca: Massimo stroncato da un malore improvviso». Lo riporta SalernoToday.

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Giussano, provincia di Monza e della Brianza: «Basket Robbiano, malore fatale per il mister». Lo riporta Prima Monza.

 

Ronco all’Adige, provincia di Verona: «malore misterioso per 40 alunni: chiuse le elementari». Lo riporta il Corriere del Veneto.

 

Palagiano, provincia di Taranto: «Malore mentre gioca a calcio, salvato da passante con defibrillatore». Lo riporta Antenna Sud.

 

Cagliari: «Malore su nave da crociera, 79enne soccorso da Guardia Costiera». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Loreggia, provincia di Padova: «Malore al volante, finisce fuori strada: conducente portato in ospedale per accertamenti». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Savona: «Capotreno colpita da malore soccorsa a Sestri Levante». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Comano Terme, provincia autonoma di Trento: «Malore al volante, perde il controllo del mezzo». Lo riporta Trentino TV.

 

Cagliari «Evaso dai domiciliari dopo un malore, finisce in carcere». Lo riporta Virgilio News.

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Valmadrera, provincia di Lecco: «Grave malore alla “Santa”: 77enne ricoverato d’urgenza». Lo riporta LeccoToday.

 

San Cassiano, provincia di Ferrara: «Paese in lutto per il funerale dei fratelli morti dopo un malore». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Ascoli: «Si accascia a terra per un malore: 50enne tenuto in vita dai passanti». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Doha, Qatar: «Malore in campo per Delort: gira su sé stesso e crolla a terra in campo». Lo riporta Goal.com.

 

Roma: «Medico di Anagni salva una donna colta da malore in treno». Lo riporta Il Messaggero.

 

Malpensa, provincia di Varese: «Malore in volo, sanitario di Varese salva passeggero». Lo riporta La Prealpina.

 

Foiano, provincia di Siena: «Grave malore per l’ex serie A». Lo riporta La Nazione.

 

Cavallermaggiore, provincia di Cuneo: «Paura al palasport, malore per lo schiacciatore Van de Kamp: “Ora si è ripreso”». Lo riporta La Stampa.

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San Benedetto del Tronto, provincia di Ascoli: «Malore alla guida, si schianta contro due panchine». Lo riporta Il Resto del Carlino

 

Vernole, provincia di Lecce: «Malore nel supermercato, 60enne soccorso dal carabiniere. Salvo dopo la rianimazione cardio-polmonare». Lo riporta il Quotidiano di Puglia.

 

Sarmato, provincia di Parma: cade dal camion dopo un malore: trasportato a Parma in elisoccorso». Lo riporta la Libertà.

 

Livorno: «accusa un malore da Leroy Merlin: grave 67enne». Lo riporta LivornoToday.

 

Recesio di Bettola, provincia di Piacenza: «Malore in auto, 45enne soccorsa lungo la Statale 654». Lo riporta Il Piacenza.

 

Olbia: «Malore a bordo: atterraggio d’emergenza». Lo riporta Olbia.it.

 

Castiglione della Pescaia, provincia di Grosseto: «Malore al supermercato. Donna si accascia al suolo. Rianimata e trasferita in ospedale». Lo riporta Il Giunco.

 

Colico, provincia di Lecco: «spacciatore accoltella agente della Locale e inscena un malore». Lo riporta Il Giorno.

 

Scalea, provincia di Cosenza: «giovane studentessa colta da malore a scuola: interviene l’elisoccorso». Lo riporta Qui Cosenza.

 

Mede, provincia di Pavia: «Colpita da un malore al Comitato della Croce Rossa, 67enne portata via con l’ambulanza». Lo riporta Prima Pavia.

 

Roma: «Malore in strada, invece di aiutarlo lo derubano». Lo riporta Il Giornale.

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Salute

Le microplastiche potrebbero causare malattie cardiache

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Le microplastiche causano la formazione di placche arteriose nei topi, una condizione che porta a malattie cardiache. Lo riporta un nuovo studio.   Uno studio pubblicato sulla rivista Environment International ha rilevato un marcato aumento dell’accumulo di placca nelle arterie di topi maschi esposti a microplastiche, a dosi paragonabili a quelle riscontrabili nell’ambiente reale.   I ricercatori hanno inoltre osservato alterazioni a livello cellulare e nell’espressione genica direttamente associate alla formazione di placca.

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Va sottolineato che i topi non hanno sviluppato né obesità né ipercolesterolemia, fattori classicamente legati alla patologia aterosclerotica; del resto, l’«ipotesi lipidica-cardiaca» che attribuisce al colesterolo il ruolo di causa principale delle malattie cardiovascolari è stata largamente screditata fin dagli anni Cinquanta.   Curiosamente, le topi femmine non hanno mostrato lo stesso effetto in presenza delle microplastiche. Gli autori ipotizzano che l’ormone estrogeno, tipico dell’organismo femminile, possa svolgere un ruolo protettivo contro la formazione di placca.   «Questo studio mette in evidenza l’urgenza di ridurre drasticamente l’esposizione umana alle microplastiche e di adottare misure concrete per limitarne la produzione», ha dichiarato Timothy O’Toole, professore associato di medicina presso l’Università di Louisville.   «Sebbene le microplastiche siano state già rilevate nei vasi sanguigni e nei cuori di pazienti malati, e i loro livelli risultino correlati alla gravità della malattia e al rischio di eventi futuri, il loro ruolo diretto nello sviluppo delle patologie cardiovascolari è rimasto finora incerto», ha aggiunto.   Si calcola che tra il 1950 e il 2017 siano state prodotte oltre nove miliardi di tonnellate di plastica, più della metà delle quali dopo il 2004. La quasi totalità di questa plastica finisce prima o poi nell’ambiente, dove si frammenta – per azione degli agenti atmosferici, dei raggi UV e degli organismi viventi – in particelle sempre più piccole: microplastiche e, successivamente, nanoplastiche.   All’interno delle nostre case, le principali fonti di microplastiche sono le fibre sintetiche di abbigliamento, mobili e tappeti: si accumulano nella polvere domestica, restano sospese nell’aria e vengono inalate quotidianamente.   Nuovi studi continuano a uscire con regolarità e collegano l’esposizione alle microplastiche a pressoché tutte le principali malattie croniche: dalla sindrome dell’intestino irritabile all’obesità, dall’autismo al cancro, fino ad Alzheimer e infertilità.   Come riportato da Renovatio 21, il tema dell’infertilità, come quello del cancro, era stato toccato da altri studi che investigavano le microplastiche presenti nell’inquinamento atmosferico.   Gli scienziati stanno trovando tracce della plastica in varie parti del corpo umano, compreso il cervello. Un altro studio ha provato la presenza di plastica nelle nuvole della pioggia.
Come riportato da Renovatio 21, uno studio di mesi fa ha collegato l’esposizione a microplastiche alle nascite premature. Uno studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences a inizio anno aveva trovato nella placenta umana microplastiche dannose, alcune delle quali sono note per scatenare l’asma, danneggiare il fegato, causare il cancro e compromettere la funzione riproduttiva.

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Come riportato da Renovatio 21, quantità di microplastica avrebbero raggiunto i polmoni umani con l’uso delle mascherine imposto durante il biennio pandemico.   La microplastica nell’intestino è stata correlata da alcuni studi a malattie infiammatorie croniche intestinali. Altre ricerche hanno scoperto che le microplastiche causano sintomi simili alla demenza.   Come riportato da Renovatio 21un nuovo studio emerso mesi fa ha stabilito che le comuni bustine da tè realizzate in fibre polimeriche rilasciano enormi quantità di micro e nanoplastiche tossiche nel liquido durante l’infusione.   L’onnipresenza della microplastica è provata dalla presenza nei polmoni degli uccelli e persino strati di sedimenti non toccati dall’uomo moderno.   Secondo nuove ricerche, le microplastiche sarebbero in grado inoltre di rendere batteri come l’E.Coli più resistente agli antibiotici.

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Cancro

I tatuaggi collegati ad un rischio più elevato di cancro della pelle. Per il fegato chiedete alla Yakuza

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Un recente studio ha rilevato che chi porta tatuaggi corre un rischio del 29% superiore di ammalarsi di una variante aggressiva di tumore cutaneo.

 

Gli studiosi hanno indagato il nesso tra tatuaggi e melanoma cutaneo, una neoplasia che origina dalle cellule preposte alla produzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione di pelle, capelli e iride.

 

Il melanoma cutaneo è ritenuto la forma più insidiosa di cancro della pelle e, se non curato per tempo, può metastatizzare con rapidità ad altre zone del corpo. Pur potendo insorgere in qualunque distretto corporeo, tipicamente si manifesta nelle zone cutanee esposte ai raggi solari. I ricercatori hanno vagliato le cartelle cliniche di oltre 3.000 svedesi tra i 20 e i 60 anni, riscontrando un incremento del 29% nella probabilità di melanoma cutaneo tra i tatuati.

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Non è emersa alcuna correlazione tra l’estensione del tatuaggio e un pericolo accresciuto di insorgenza tumorale. «I tatuaggi policromi, sia isolati sia abbinati a neri o grigi, paiono legati a un lieve innalzamento del rischio di melanoma cutaneo», hanno osservato gli autori. «Non si è rilevato che i tatuati con forte esposizione ai raggi UV manifestino un pericolo maggiore di melanoma cutaneo rispetto a quelli con minor irraggiamento. Dunque, i nostri risultati indicano che la scomposizione accelerata dei pigmenti indotta dai raggi UV non amplifica il rischio di melanoma oltre quello intrinseco all’esposizione ai tatuaggi stessi».

 

La ricerca ha pure evidenziato che il picco di vulnerabilità si registra tra chi esibisce tatuaggi da 10 a 15 anni.

 

L’inchiostro tatuato è percepito dal corpo come un corpo estraneo, scatenando una reazione immunitaria: i pigmenti vengono racchiusi dalle cellule del sistema immunitario e convogliati ai linfonodi per lo stoccaggio.

 

Secondo i dati disponibili, il numero di italiani tatuati sarebbe stimato intorno ai 7 milioni, pari a circa il 12,8-13% della popolazione over 12 anni. Questa cifra proviene principalmente da un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2015, su un campione di oltre 7.600 persone rappresentative della popolazione italiana dai 12 anni in su, e confermata in report successivi di altri enti. Se si includono gli “ex-tatuati” (chi ha rimosso il tatuaggio), la percentuale sale al 13,2%.

 

In Italia le donne sono leggermente più tatuate (13,8%) rispetto agli uomini (11,7-11,8%). I minorenni (12-17 anni) costituirebbero circa il 7,7-8% dei tatuati, con l’età media del primo tatuaggio intorno ai 25 anni. La fascia d’età in cui il tattoo è più diffuso è quella dei 35-44 anni (23,9% tra i tatuati).

 

Alcuni articoli e sondaggi parlano di un 48% della popolazione tatuata, che renderebbe l’Italia il paese più tatuato al mondo, prima di Svezia 47% e USA 46%. Tuttavia alcuni non ritengono questa cifra attendibile.

 

Secondo quanto riportato solo il 58,2% degli italiani è informato sui rischi (infezioni, allergie, ecc.). Il 17-25% dei tatuati vorrebbe rimuoverlo, per un totale di oltre 1,5 milioni di potenziali rimozioni.

 

La categoria sociale più vastamente tatuata del mondo è probabilmente quella dei mafiosi giapponesi, i famigerati Yakuza. Secondo varie fonti storiche, giornalistiche e culturali, i membri di alto livello della Yakuza (i cosiddetti oyabun o boss) soffrono spesso di problemi epatici gravi, come cirrosi o insufficienza epatica, e i tatuaggi tradizionali (irezumi) sono considerati un fattore contributivo importante

 

I tatuaggi Yakuza sono estesi (coprono spesso schiena, braccia, petto e gambe in un «body suit» completo) e realizzati con tecniche tradizionali manuali (tebori), usando aghi di bambù o metallo e inchiostri a base di carbone (sumi). Ciò può portare al blocco delle ghiandole sudoripare, con la densità dell’inchiostro e le cicatrici multiple impediscono al sudore di evaporare normalmente dalla pelle. Il sudore aiuta a eliminare tossine (come alcol e metaboliti), quindi il fegato deve «lavorare di più» per processarle, accelerando il danno epatico. Questo è un problema comune tra i boss anziani, che hanno tatuaggi completati in anni di sessioni dolorose.

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Vi sarebbe inoltre il rischio di infezioni e epatite C: gli aghi non sterilizzati (comuni nelle sessioni tradizionali) trasmettono facilmente virus come l’epatite C, che attacca direttamente il fegato causando infiammazione cronica e cirrosi. Molti boss hanno contratto l’epatite proprio durante i tatuaggi, e questo è un fattore dominante nei casi documentati.

 

Infine, la tossicità dell’inchiostro: i pigmenti tradizionali possono causare febbri sistemiche e accumulo di metalli pesanti (come piombo o cromo), che sovraccaricano il fegato nel tempo, specialmente con un abuso di alcol (comune nella Yakuza per «festeggiamenti» e rimedio allo stress).

 

L’esempio più noto è quello di Tadamasa Goto (ex-boss del clan Goto-gumi, noto come «il John Gotti del Giappone»): nel 2001, a 59 anni, ha dovuto volare negli USA per un trapianto di fegato al UCLA Medical Center, saltando una lista d’attesa di 80 persone – secondo quanto scrissero i media, pagando 1 milione di dollari e fornendo info all’FBI. La sua cirrosi era dovuta a epatite C da tatuaggi non sterili, alcolismo e stile di vita.

 

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Essere genitori

I bambini con cellulare prima dei 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e sonno scarso

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale di uno studio pubblicato lunedì su Pediatrics e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.   Secondo una ricerca pubblicata lunedì su Pediatrics, i bambini che possiedono un cellulare entro i 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e mancanza di sonno rispetto ai bambini che non ne hanno uno. Inoltre, più sono piccoli quando ricevono il telefono, maggiore è il rischio che diventino obesi e abbiano difficoltà a dormire.   Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale dello studio e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.   «Non dovrebbe essere qualcosa che fai e poi dimentichi», ha detto Barzilay. «Piuttosto, i genitori dovrebbero comunicarlo ai loro figli e collaborare per capire come il possesso di uno smartphone influisca sul loro stile di vita e sul loro benessere».

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Gli autori dello studio hanno condotto analisi statistiche dei dati su oltre 10.000 dodicenni statunitensi nell’ambito dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study, descritto come «la più ampia analisi a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei bambini condotta negli Stati Uniti fino ad oggi».   Il team di Barzilay ha riunito ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia, della Penn Medicine, dell’Università della California, Berkeley e della Columbia University.   Oltre a prendere in considerazione i dodicenni che già possedevano un cellulare, hanno monitorato anche i dodicenni che non ne avevano uno all’inizio dell’anno, ma che ne avevano ricevuto uno all’età di 13 anni.   «Quando hanno compiuto 13 anni», ha detto Barzilay, «quelli che avevano ricevuto uno smartphone in quell’anno avevano maggiori problemi di salute mentale e di sonno rispetto ai ragazzi che ancora non ne avevano uno».   Ciò era vero anche quando gli autori tenevano conto della salute mentale e dei problemi di sonno dei bambini dell’anno precedente, ha aggiunto.

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I genitori devono parlare con i loro figli dell’uso del cellulare

Barzilay ha sottolineato che i cellulari non sono intrinsecamente dannosi. «Offrono vantaggi significativi, connettendo le persone e fornendo accesso a informazioni e conoscenze», ha affermato.   Ha empatizzato con i genitori che devono decidere per quanto tempo aspettare a dare un cellulare ai propri figli e che devono stabilire dei limiti di tempo una volta che lo fanno.   I genitori possono stare tranquilli che i cellulari non sono ammessi nella stanza dei bambini durante la notte e che è opportuno dedicare loro del tempo per socializzare e fare attività fisica, ha affermato.   Barzilay ha anche incoraggiato i genitori ad aiutare i propri figli a sviluppare «abitudini tecnologiche sane» parlando regolarmente con loro dell’uso del cellulare e di come li fa sentire.   «Quando gli adolescenti capiscono che queste conversazioni nascono da un impegno genuino nei confronti della loro salute, sono più propensi a collaborare con i genitori, riconoscendo che entrambe le parti condividono l’obiettivo comune di sostenere il loro benessere generale», ha affermato.

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I social media sono solo una parte del problema

Lo studio di Pediatrics si è concentrato sul possesso di cellulari, non sul tipo di contenuti a cui i bambini accedono quando li usano.   Tuttavia, parte della controversia sull’uso del cellulare da parte dei bambini riguarda l’impatto negativo dei social media su di loro. Ad esempio, The Defender ha recentemente riportato la notizia di una ragazzina di 12 anni che si è tolta la vita appena tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac, in seguito ad anni di dipendenza dai social media che, secondo i suoi genitori, avevano contribuito alla sua depressione.   Sua madre è ora coinvolta in una causa che accusa TikTok, Snapchat e YouTube di aver preso di mira i bambini vulnerabili con contenuti dannosi.   A gennaio, i ricercatori dell’organizzazione no-profit Sapien Labs hanno riferito che sentimenti di aggressività, rabbia e allucinazioni erano in forte aumento tra gli adolescenti negli Stati Uniti e in India, e che tale aumento era collegato all’età sempre più precoce in cui i bambini acquistano i cellulari.   Questo mese, l’Australia si prepara a implementare il primo divieto nazionale al mondo sui social media per gli adolescenti. A partire dal 10 dicembre, le aziende di social media dovranno adottare «misure ragionevoli» per garantire che i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 16 anni in Australia non possano creare account sulle loro piattaforme.   Entro tale data, le aziende dovranno anche rimuovere o disattivare gli account dei giovani australiani.   Ma i cellulari non sono dannosi per i bambini solo a causa dei social media, secondo il dottor Robert Brown, radiologo diagnostico con oltre 30 anni di esperienza e vicepresidente della ricerca scientifica e degli affari clinici per l’Environmental Health Trust.   All’inizio di quest’anno, Brown ha pubblicato una ricerca che dimostrava che bastano appena 5 minuti di esposizione al cellulare per far sì che le cellule del sangue di una donna sana si aggregassero in modo anomalo, anche quando il cellulare si trovava a un centimetro dalla pelle.   Brown ha dichiarato al The Defender di essere incoraggiato nel vedere istituzioni di alto livello come l’Università della Pennsylvania prestare attenzione alle conseguenze dell’uso dei cellulari sulla salute dei bambini.   Tuttavia, vorrebbe anche che la ricerca si concentrasse su come le radiazioni a radiofrequenza (RF) emesse dai telefoni danneggiano la salute dei bambini. «Non è solo la giovane età in cui si acquista un telefono a essere responsabile», ha affermato.   Miriam Eckenfels, direttrice del programma sulle radiazioni elettromagnetiche (EMR) e wireless di Children’s Health Defense, è d’accordo.   «Lo studio di Pediatrics si aggiunge alla montagna di prove che dimostrano che gli smartphone sono problematici e che i genitori devono proteggere i propri figli. Oltre al contenuto, anche le radiazioni RF sono dannose».   Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai riconosciuto che ci sono prove «altamente certe» che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari provoca due tipi di cancro negli animali, ha affermato.   «Genitori e pubblico devono avviare un dialogo sensato sulla tecnologia quando si tratta dei nostri figli e smettere di dare per scontato che queste tecnologie siano innocue», ha affermato Eckenfels.   Suzanne Burdick Ph.D.   © 2 dicembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che il bupropione (Wellbutrin) è un antidepressivo, ma non un SSRI. È un inibitore della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina, o NDRI.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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