Geopolitica
Hamas si rammarica dell’attacco del 7 ottobre?
L’attacco del 7 ottobre a Israele da parte di Hamas è visto da molti all’interno dell’organizzazione come un grave «errore di calcolo» che ha portato a gravi conseguenze per Gaza e ha minato decenni di sforzi palestinesi per la costruzione dello stato. Lo riporta The Economist.
La testata ha citato Mohammed Daraghmeh, un giornalista palestinese con «buone fonti tra i leader di Hamas».
In un articolo pubblicato giovedì, l’Economist ha riferito che, in seguito all’assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, il gruppo militante palestinese sta affrontando dissensi interni e potenziali cambiamenti mentre rivaluta la propria strategia e leadership. «I leader di Hamas si rendono conto che il 7 ottobre è stato un errore di calcolo», ha detto Daraghmeh.
Haniyeh e la sua guardia del corpo sono stati uccisi da un «proiettile a corto raggio» sparato da fuori dalla sua residenza nella capitale iraniana mercoledì. Sia l’Iran che Hamas incolpano Israele per l’attacco. Teheran ha minacciato lo Stato Ebraico con «dure punizioni», scatenando preoccupazioni per un’ulteriore escalation nella regione.
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Israele non ha né confermato né negato il suo coinvolgimento nell’assassinio. Giovedì, tuttavia, l’esercito israeliano ha confermato che il leader dell’ala militare di Hamas, Mohammed Deif, è stato ucciso in un attacco aereo a Gaza il mese scorso. Deif è ampiamente considerato una delle menti dietro l’attacco del 7 ottobre.
Secondo l’Economist, la guerra di dieci mesi con Israele ha indebolito la reputazione di Hamas nel mantenere l’ordine a Gaza, con il sostegno al governo del gruppo nell’enclave crollato a meno del 5%. Dopo l’attacco del 7 ottobre, gli Stati Uniti hanno fatto pressione sul Qatar affinché espellesse i leader di Hamas dal loro rifugio a Doha se non avessero accettato un cessate il fuoco con Israele.
L’Economist ha anche descritto un apparente cambiamento di opinione all’interno di Hamas. Mentre alcuni all’interno del gruppo celebrano l’attacco dell’anno scorso a ottobre come un risultato militare, «i tipi più pragmatici di Hamas» vogliono che l’organizzazione venga ricostituita «come un movimento politico», piuttosto che rimanere «una banda di guerriglieri jihadisti», ha affermato la testata di proprietà degli Agnelli e dei Rothschildi.
Secondo The Economist, uno dei principali candidati a sostituire Haniyeh, Khalil al-Haya, ha ipotizzato che Hamas potrebbe disarmarsi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
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