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Vaccini

Gogne mediatiche, abiure e infallibilità del vaccino anti-HPV

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Lunedì 17 Marzo scorso, come forse sarà noto ai più, è andata in onda su Rai 3 una puntata di Report che ha destato un gran polverone nazionale al quale – causalmente? – è conseguita la radiazione di un medico, alias Roberto Gava.
Ci riferiamo alla tematica trattata da Sigfrido Ranucci, successore della Gabanelli (che finalmente si è levata di torno).
Ranucci ha concesso alla giornalista Alessandra Borella di elaborare un servizio incentrato sui danni provocati dal vaccino anti-Papilloma virus (anti-HPV), con un titolo molto tranquillo a designare la precisa volontà del programma: “Reazioni avverse al vaccino anti-Papilloma virus: quanti sono i casi? I conti non tornano”.
Nonostante Ranucci avesse specificato, sin dall’inizio, che i vaccini sono utilissimi, efficacissimi e hanno portato grande progresso, la cosa non è ovviamente servita a nulla. Il nostro ha agito un po’ come agiscono tanti nel mondo cattolico conservatore, ovvero criticando Bergoglio ma elogiando il Concilio; così pensano di diventare intoccabili, ingenuamente, senza rendersi conto che al tiranno non importa nulla dei paracolpi, giacché il tiranno quando è tiranno lo è fino in fondo, e pota ovunque ci sia anche qualcosa di minimamente non gradito. Va da sé che non solo la battaglia si rivelerà sbagliata e dannosa per il semplice motivo che non vuole risolvere il problema alla radice, ma sarà pure altrettanto inutile.

 

Questa volta alla Rai – che pure vanta fra i suoi dirigenti il marito del Ministro Lorenzin – deve essere sfuggito qualcosa, nonostante il programma si sia rivelato di un’ovvietà pazzesca: nulla di straordinario, nulla di eccezionale, un servizio che ha ripetuto cose che, per chi conosce un minimo la tematica, non hanno alcuno spicco di esclusiva, oltre ad aver detto verità parziali.
Eppure questo ha generato il più scellerato caos, perché è evidente quanto per l’uditore medio anche piccole nozioni possano suscitare il dubbio: delle serie, se vedo persone danneggiate oggettivamente da un vaccino magari vado oltre Report e mi informo. Questo non può accadere. Non deve assolutamente accadere.

 

Il nuovo conduttore del programma aveva sognato di poter fare un minimo di giornalismo, selezionato e che non si spingesse oltre ai tabù ben delineati, tuttavia facendo i conti male. Ha avuto uno scontro violento contro il muro della censura e della gogna. Con i suoi salvagente sui vaccini quali mezzi infallibili per salvare l’umanità, come espresso nel prologo della puntatona, Ranucci aveva creduto di essersi creato un alibi per dire ciò che tutti coloro i quali seguono la tematica sanno: la farmacovigilanza non svolge il suo mestiere; si cerca di mettere tutto a tacere sugli effetti collaterali del vaccino contro il Papilloma virus, e non degli altri, per il semplice fatto che nel servizio in questione ci si è limitati a parlare solo di quello.
A questo hanno comunque conseguito una serie di grida allo scandalo, dalla Lorenzin ai vari politicanti, di serie A e di serie B. Fra i grandi commendadores non poteva mancare il solito Roberto Burioni, sociologo del social netowork, ma prima ancora virologo, professorone Ordinario in Microbiologia e virologia Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Vita-Salute San Raffaele. Insomma: un nome, un’autorità. Il Burioni, grande avversario della frangia che lui definisce “anti-vaccinista”, ha parlato di “atto grave e intollerabile”, riferendosi alla puntata di Report che lo ha mandato su tutte le furie. Chi bazzica su Facebook avrà certamente notato la ponderosa lotta ai “no-VAX” che il virologo, fra le altre cose massone (si veda qui, pag. 33 http://popoffquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/10/Massoneria-Elenco-Massoni-Italiani-.pdf), conduce quotidianamente, anche ridendo e brindando sui cadaveri dei colleghi radiati solo per aver detto una nota fuori dal coro.

 

La Rai poi, che pure campa con i soldi dei contribuenti, non ci tiene a fare brutte figure davanti allo Stato amico che le permette di sussistere come azienda. E così, sfuggita la situazione di mano e fatta la figuraccia del servizio no-vaccini che viene eruttato dall’azienda di Stato, Rai cerca di raccogliere e riaggiustare i cocci con un comunicato e con la contrapposta campagna pro-vaccini, che da lì si è susseguita senza sosta, specie sui telegiornali:
La Rai è da sempre a supporto delle campagne vaccinali. I vaccini sono indiscutibilmente una delle più grandi scoperte scientifiche della storia, con la loro efficacia hanno permesso di ridurre drasticamente la mortalità o debellare totalmente malattie un tempo incurabili o gravemente invalidanti. Per questo motivo Rai, che raggiunge milioni di persone in ogni parte d’Italia, in tutte le trasmissioni informative e in quelle di infotainment ha sempre sostenuto l’unico punto di vista possibile: i vaccini sono un fondamento della medicina moderna che non può essere messo in discussione“.
Più chiaro di così non si può. Peccato che lo stesso Report ha messo in luce fastidi legati ad ovvietà, come dicevamo, ma pur sempre scomodi in una retorica generale che non vuole obiezioni ad un dogma di fede come quello delle vaccinazioni.

 

Il dogma di fede cui è tenuto a recare adulazione e fedeltà anche Ranucci non gli ha lasciato scampo. Ed ecco che, dopo qualche giorno di pressione, nonostante i tentativi di salvarsi in corner, è arrivata l’abiura ufficiale con una lettera inviata al suo Direttore. Per importanza dei contenuti risulta impossibile non riportare qui il testo scritto dal conduttore di Report, offrendo così ad ognuno la possibilità di farsi una propria idea:
“Caro direttore,
 
sento il bisogno di scrivere queste righe in seguito al clamore che ha suscitato in questi giorni il servizio trasmesso lunedì [17 Marzo ndr] sul Papilloma virus. Il servizio è cominciato con una grafica che specificava nei dettagli l’utilità del vaccino, nella quale abbiamo affermato che questo vaccino previene il tumore al collo dell’utero. Il programma proseguiva con un mio intervento nel quale letteralmente affermavo: «Quest’inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini, in tema di prevenzione si tratta della scoperta più importante degli ultimi 300 anni», anche se tale vaccino è consigliato, ma non obbligatorio. Specificavo poi che il tema del servizio erano le reazioni avverse, e fornito gli elementi dimostrati dall’Oms, nel centro di Uppsala in Svezia. Su tali reazioni avverse, il Mediatore europeo ha accolto il reclamo di un gruppo di ricercatori danesi del Cochrane. Si tratta di scienziati accreditati, a cui dobbiamo il ritiro dal commercio di un farmaco a base di Sibutramina, un farmaco antiobesità, che aveva provocato decessi.
 Su questo reclamo accolto dal Mediatore, ha espresso la sua valutazione in contraddittorio la dottoressa Enrica Alteri, a capo del Comitato di valutazione dei medicinali per l’ Agenzia europea del farmaco. In Italia le reazioni avverse devono essere comunicate alla Farmacovigilanza, e si è scoperto che coloro che hanno reazioni avverse non sempre riescono a segnalarle. Su questo punto è stato chiesto il parere del più importante farmacologo italiano, Silvio Garattini, il quale ha confermato che il sistema della farmacovigilanza ha delle criticità. In onestà ci sembrava doveroso portare all’attenzione delle autorità competenti una mancanza di trasparenza. Tutto questo è stato inteso come un servizio contro i vaccini obbligatori. Se è stato compreso in questo modo, prestando di conseguenza il fianco a strumentalizzazioni, significa che non sono stato sufficientemente chiaro. Di questo mi assumo ogni responsabilità, e anticipo attraverso il suo giornale l’intenzione di fornire ogni chiarimento ai telespettatori nella prossima puntata di Report. Ci tengo a ribadire l’importanza delle vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate anche perché ho sempre fatto vaccinare i miei figli.
Tolto ogni dubbio sulle intenzioni primordiali di Ranucci, così da non farne un eroe controcorrente anche nel mondo “anti-vaccinista”, analizziamo per un attimo il pensiero espresso dal Ministro della Salute Sig.ra Beatrice Lorenzin, alla luce di quanto accaduto sul servizio pubblico della Rai.
Così disse la signora Lorenzin in data 18 Marzo 2017:
 “Diffondere paura propugnando tesi prive di fondamento e anti scientifiche è un atto di grave disinformazione ed è quanto ha fatto ieri sera la trasmissione di Rai3 Report, dedicata al vaccino contro il Papilloma virus, il primo vaccino contro il cancro che l’uomo è riuscito a produrre. Un vaccino sicuro e di grande efficacia, a differenza di quanto è stato fatto affermare sulla tv pubblica, senza alcun contraddittorio. Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, instillando timore nei confronti di una pratica sicura, efficace e in grado di salvare migliaia di donne da un cancro aggressivo e spesso mortale“.

 

Prima di addentrarci nella solita e monotona critica che muove la Lorenzin, quella sì, priva di argomentazioni oggettive e scientifiche, ma basata solo su loci communes, ricordiamo che anche il servizio di Alessandra Borella ha espresso qualche piccola imprecisione. Prima fra tutte le cose va detto che i ceppi di HPV individuati non sono 120 – come riportato da Report – ma 140. In più è bene sottolineare come il Cervarix ( vaccino anti-HPV ), prodotto dal colosso GSK, sia stato ritirato dal commercio dal produttore stesso con un annuncio dato il 2 novembre 2016: il tutto senza fornire spiegazioni veramente plausibili.
Questo tanto per cominciare. Per chi volesse, poi, in risposta all’incensazione scientifica (?) fatta dalla Lorenzina sulla grandezza di questo vaccino, operante parecchi benefici, potrebbe guardare qualche spezzone dei video qui sotto:
 

 

Entriamo ora nell’aspetto che più ci deve interessare, avendo utilizzato Report – e continuando ad utilizzarlo – solo come aggancio per esporre le vere criticità di questo vaccino, che come prima funzione – lo abbiamo già detto altrove – ha quello di emancipare alla sessualità le bambine e, con il Nuovo Piano Nazionale per la prevenzione vaccinale, anche i maschietti. I danni subiti da chi vi si è sottoposto e a cui spesso viene fatto riferimento sono solo uno degli aspetti critici ( e gravissimi, si intenda ) del “primo vaccino contro il cancro” che l’uomo sarebbe riuscito a produrre, sempre secondo il CEO del Ministero della Salute.
Non importa nulla se in Spagna, di recente, un tribunale ha riconosciuto la correlazione fra la morte di una giovane ragazza e il vaccino anti-Papilloma Virus, quello che conta davvero è mettere sotto silenzio tutto; chi ci prova sarà irreversibilmente tacciato di essere contro la scienza, di essere un complottista, un meschino attentatore alla vita umana. E si badi bene: questo accade in tutti i campi possibili, Cattolicesimo incluso. Vi è infatti chi dice che mettere in dubbio l’infallibilità dogmatica dei vaccini è come collaborare all’aborto o al supporto delle campagne LGBT. Capito mi avete?
I danni esistono, e pure gravi, ma niente da fare. Davanti alla deità della “scienza medicinale” (che scienza appunto non è), non vi è santo che tenga.
Oltre a questo come dicevamo esiste altro, a partire da una conoscenza un po’ più oggettiva di ciò che è il Papilloma Virus (HPV= Human Papilloma Virus).

 

Esso è, di fatto, un virus umano abbastanza comune che si ritrova spesso nei genitali femminili, anche indipendentemente dai rapporti sessuali: per intenderci, può anche essere trasmesso dalla madre al neonato durante il parto.
Dei 140 tipi di questo virus solo 13 sono potenzialmente cancerogeni, ma la loro cancerogenicità si palesa solo in determinate condizioni, la maggiore delle quali è correlata ad un sistema immunitario depresso.
I sintomi di questa infezione da HPV sono mediamente inesistenti, se non per qualche eruzione cutanea o condiloma acuminato. Per queste ragioni si può affermare che lo sviluppo di un tumore benigno è assai raro se paragonato al numero dei casi infetti presenti; va da sé che lo stadio tumorale maligno è ancor più eccezionale.
Ma mettiamo pure il caso che venga riscontrata un’infezione HPV con un tipo virale potenzialmente cancerogeno, esso regredirà spontaneamente nel 90% dei casi entro due massimo tre anni anni dalla diagnosi certa, così come nel 9% dei casi il virus conviverà  per tutta la vita della persona che lo ospita senza causare disturbi. Ergo: test per l’HPV positivo, Pap-test risultante sempre negativo.
Anche chi ipotizza che potrebbe esserci, a seguito dell’infezione, una progressione di essa capace di creare una lesione precancerosa, deve sapere che questo può avvenire solo nell’1% dei casi, con tempi veterotestamentari pari a 30-50 anni – nel caso in cui si verificassero vere e proprie lesioni.
Un’altra informazione sostanziale, che guarda caso non viene mai data (così come avviene nel caso dei ceppi di Meningococco) è quella riguardante la copertura che il vaccino riesce a dare contro i ceppi del virus o batterio: nel nostro specifico caso infatti ritroviamo un vaccino bivalente e tetravalente contro l’HPV in grado di formare anticorpi contro solo 2 dei 13 tipi potenzialmente cancerogeni. Certo, si potrà obiettare che sono i due tendenzialmente più frequenti, e ciò corrisponde a verità, ma resta il fatto che rimangono 11 tipi scoperti, questo mettendo in dubbio l’efficacia e l’infallibilità del prodotto in maniera inopinabile.

 

Una campagna così fortemente voluta mette in seria difficoltà le certezze sul nostro Stato, che non può certo catalogarsi fra quelli del Terzo Mondo dove la poca igiene e la trascuratezza del sistema immunitario dovuto ad una scarsa e scorretta alimentazione aggrava e centuplica le probabilità di contrarre il tumore al collo dell’utero, in quei luoghi molto più frequente, diffuso e mortale.
Se a qualcuno potrebbe sembrare ardito quanto appena detto, tranquillizziamo quel qualcuno dicendo che vogliamo porre a riferimento i controlli ginecologici con Pap-test, che già sono un ottimo metodo di prevenzione su cui però nessuno ha voluto incentivare l’attenzione. Se ogni donna dopo i 30 anni si sottoponesse ad un semplice Pap-test quadriennale, questo genere di tumore sarebbe presto sconfitto grazie ad una diagnosi fatta per tempo, che permetterebbe di eliminarlo con un intervento ambulatoriale.
A tutte queste precisazioni esistono poi una serie di dati non pervenuti: per facilitarne la comprensione li elencheremo di seguito.

 

-L’efficacia del vaccino nell’impedire l’insorgere del tumore della cervice uterina, così come la durata della protezione vaccinale, non sono pervenute; il rischio in questo caso potrebbe pure essere che proprio al termine della copertura vaccinale, i soggetti entrino in contatto con l’HPV.
– Non è pervenuta la sicurezza del suddetto vaccino sul lungo periodo, così come non viene mai accuratamente documentata la frequenza di avversioni gravi risalenti alla vaccinazione.
– Non è pervenuto il vero movente per cui questa vaccinazione è stata introdotta con una procedura di approvazione anticipata, giacché a questo farmaco mancava ancora la 3º fase di sperimentazione richiesta, restando perciò nudo della dimostrazione scientifica nonché della reale efficacia e non nocività, che è stata inspiegabilmente demandata alle ASL, le quali  la stanno sperimentando – de facto a nostre spese – sui nostri figli.
Così facendo si è inoculata nei soggetti vaccinati una sicurezza fasulla, questo comportando una conseguente diminuzione all’intervento di screening con il Pap-test.

 

Tirando le somme e concludendo, possiamo affermare che l’avvincente campagna pubblicitaria a sponsorizzazione del vaccino anti-HPV secondo la quale esso sarebbe una scoperta senza precedenti storici e in grado di prevenire qualsiasi carcinoma della cervice uterina, non è per nulla corretta, né tanto meno obiettiva per tutta la serie di motivi riportati sopra.
Ovviamente la martellante attività di marketing unita alla censura e messa a gogna (vedi Report e dott. Gava) di chiunque provi ad affrontare il problema con cognizione di causa, rende impossibile una corretta e veritiera valutazione del problema: sia sul fronte scientifico, che sul fronte politico-sociale.
Frattanto, nello scorrere di tutte queste nefande politiche di regime, come diceva recentemente un bravo scienziato, la strage continua in allegria e in attesa della prossima vittima.
Cristiano Lugli
Articolo precedentemente pubblicato qui.

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Armi biologiche

Bill Gates investe molto nella tecnologia mRNA: i contribuenti lo stanno aiutando?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Bill Gates ha una lunga storia di investimenti nella tecnologia mRNA e in aziende attive in questo ambito. Ma questi investimenti sarebbero stati possibili senza il sostegno del governo americano – o dei contribuenti – alla ricerca sull’mRNA?

 

Bill Gates ha una lunga storia di investimenti nella tecnologia mRNA e in aziende attive in questo ambito. Ma questi investimenti sarebbero stati possibili senza il sostegno del governo americano – o dei contribuenti – alla ricerca sull’mRNA?

 

Secondo Sasha Latypova, ex dirigente dell’industria farmaceutica con 25 anni di esperienza nella ricerca e sviluppo farmaceutico, gli investimenti di Gates nel campo dell’mRNA – e i profitti che ha raccolto – sono stati resi possibili dal governo degli Stati Uniti e dai finanziamenti militari alla ricerca sulle armi biologiche.

 

Latypova ha dichiarato a The Defender che «l’mRNA è interamente finanziato e immesso sul mercato tramite contratti e finanziamenti militari. Viene rappresentata come attività “difensiva” per aggirare la Convenzione sulle armi biologiche, che proibisce la produzione di armi biologiche offensive».

 

Secondo Latypova, «il Pentagono ha inventato la storia di copertura della “preparazione alla pandemia” per finanziare su larga scala la produzione di veleni biologici e sistemi correlati, inclusa la loro produzione su larga scala».

 

Come risultato di questa ricerca, Gates ha investito in aziende che perseguono attivamente la tecnologia mRNA e continua a investire in quelle aziende oggi.

 

Una società di mRNA in cui Gates ha interessi, Aldevron, opera in Nebraska, North Dakota e Wisconsin, dove le università di ricerca conducono da tempo ricerche sull’mRNA.

 

Gates ha anche accumulato importanti proprietà di terreni agricoli in questi Stati.

 

Gli esperti che hanno parlato con The Defender hanno affermato che Gates potrebbe cercare di esercitare un’influenza significativa in quegli Stati attraverso i suoi investimenti e la proprietà terriera.

 

Immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha affermato che «i terreni agricoli… potrebbero far parte di un piano in corso per un controllo globale /presa del potere» di Gates.

 

«Per quanto riguarda l’iniezione di mRNA modificato in piante, animali e esseri umani, è possibile che vi possano essere tag genetici. È anche possibile che queste iniezioni siano progettate per altri scopi, come la riduzione della popolazione con il pretesto di “vaccinazione”» ha aggiunto.

 

«Quando un piccolo numero di giganti aziendali guadagnano miliardi da prodotti che sono inefficaci nel loro compito promosso, qualcosa non va».

 

«Penso che Gates voglia dominare privatamente un vasto territorio con terreni produttivi», ha detto Latypova.

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Gates: i vaccini a mRNA possono «cambiare il mondo»

In una recente intervista e in un «TED Talk» del 2022, Gates ha esposto la sua visione quinquennale per la salute globale, affermando che presto ci saranno «fabbriche in tutto il mondo in grado di produrre vaccini a 2 dollari con tempi di consegna ancora inferiori rispetto a quelli che abbiamo dovuto fare qui durante questa pandemia».

 

Le fabbriche produrranno vaccini per tutte le malattie, ha detto Gates.

 

Annunciando il futuro dei vaccini, Gates ha affermato che più e migliori vaccini a mRNA renderebbero il COVID-19 «l’ultima pandemia».

 

Gates ha supportato queste affermazioni con recenti investimenti che promuovono i vaccini contro l’mRNA, inclusi 40 milioni di dollari in finanziamenti da parte della Fondazione Bill & Melinda Gates emessi nell’ottobre 2023 per aiutare a sviluppare vaccini contro l’mRNA in Africa.

 

Ma Gates ha iniziato a investire nella tecnologia del vaccino mRNA molto prima della pandemia di COVID-19. Nel gennaio 2018, TIME ha riferito che Gates ha annoverato i vaccini a mRNA – insieme all’editing genetico, a una migliore conservazione dei vaccini e all’Intelligenza Artificiale – tra le sei tecnologie che potrebbero cambiare il mondo.

 

Nel 2017 e di nuovo nel 2019, ha investito 155 milioni di dollari in BioNTech, l’azienda biotecnologica tedesca che ha collaborato con Pfizer per sviluppare vaccini e booster mRNA contro il COVID-19.

 

Gates ha successivamente venduto le sue azioni BioNTech con un profitto significativo.

 

Nel 2015, Gates ha investito 162 milioni di dollari in CureVac, descritta dalla Gates Foundation come «un’azienda biofarmaceutica leader in fase clinica specializzata in tecnologie di vaccini basate su mRNA» e che, nel 2021, stava tentando di sviluppare il proprio vaccino mRNA contro il COVID-19.

 

CureVac, che presenta una fotografia di Gates sul suo sito web, mantiene una partnership con la Fondazione Gates «per sviluppare vaccini basati su mRNA contro varie malattie infettive».

 

Probabilmente questi investimenti non sarebbero stati possibili – o redditizi – se il governo e l’esercito degli Stati Uniti non avessero finanziato la ricerca sull’mRNA.

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Sviluppo finanziato dal governo e dai militari di vaccini a mRNA

Durante una tavola rotonda del Senato degli Stati Uniti a febbraio, Harvey Risch, MD, Ph.D., ricercatore senior in epidemiologia specializzato in malattie croniche presso la Yale University School of Public Health, ha affermato che la Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi biologiche del 1975 proibisce lo sviluppo di armi biologiche offensive.

 

Ma una deroga al trattato consente «di sviluppare piccole quantità di armi biologiche offensive… per fare ricerca sulle contromisure vaccinali», ha affermato Risch.

In un recente articolo della giornalista tedesca Beate Taufer, tradotto da Latypova su Substack, Taufer ha scritto che «l’idea di creare vaccini con una tecnologia completamente nuova ha le sue origini nella logica militare della guerra biologica».

 

«L’esercito americano stava già lavorando su meccanismi di protezione che avrebbero reso possibile l’uso di virus e batteri in una guerra più di dieci anni fa», ha scritto Taufer. «Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti [DOD] ha finanziato la ricerca e lo sviluppo della biologia sintetica come mezzo di “biodifesa” con milioni di dollari attraverso la sua DARPA e BARDA » – l’agenzia per i progetti di ricerca avanzata della difesa e l’autorità per la ricerca e lo sviluppo di programmi biomedici avanzati.

 

Secondo Taufer, «ciò ha permesso alla tecnologia dell’mRNA… di superare gli ostacoli iniziali e raggiungere il suo attuale livello di sviluppo».

 

Aziende come Moderna ne hanno beneficiato, ha scritto Taufer. «Moderna è stata immediatamente tra i beneficiari», inclusa una «collaborazione strategica» del 2013 con DARPA e BARDA, verso lo sviluppo di «farmaci che producono anticorpi per proteggere da un’ampia gamma di malattie infettive emergenti conosciute e sconosciute e minacce biologiche ingegnerizzate».

 

Secondo un rapporto del 2020 di Knowledge Ecology International (KEI), Moderna ha ricevuto numerosi premi dalla DARPA per sviluppare la tecnologia mRNA. Questi premi hanno aiutato Moderna – in precedenza «un’azienda relativamente piccola» – a sviluppare i suoi programmi di vaccino contro Chikungunya, Zika e, soprattutto, contro il COVID-19.

 

Nel gennaio 2020, Moderna ha avviato il suo programma mRNA-1273, un potenziale vaccino contro il COVID-19 basato sull’approccio mRNA. Secondo il rapporto KEI, BARDA, un’agenzia del governo federale degli Stati Uniti, ha assegnato a Moderna quasi 1 miliardo di dollari per il programma.

 

Latypova ha affermato che i finanziamenti governativi ammontano a 1,5 dei 5 miliardi di dollari che Moderna ha raccolto per ricerca e sviluppo, o ricerca e sviluppo, descrivendoli come «una somma inaudita per un’azienda biotecnologica che non aveva alcun prodotto nemmeno negli ultimi studi sull’uomo fino alla pandemia di COVID, è stato dichiarato».

 

Secondo Latypova, il DOD «ha creato almeno due grandi consorzi di aziende biofarmaceutiche come appaltatori militari per ottenere sovvenzioni per realizzare prodotti apparentemente per scopi di difesa».

 

I produttori di vaccini contro il COVID-19 appartengono al Consorzio MCDC, che secondo Latypova «è un vasto insieme di aziende [oltre 300 in totale] che, essendo collegate al consorzio, sono già pienamente allineate con l’agenda del governo».

 

«Già nel 2012 e nel 2013, il Pentagono aveva i concetti di base delle tecnologie oggi implementate nei vaccini a mRNA e ha incaricato le aziende farmaceutiche di svilupparle ulteriormente», ha scritto Latypova su Substack.

 

A loro volta, «le vaccinazioni di massa nel 2021 miravano a scoprire quanto forti e per quanto tempo i vaccini a mRNA possono immunizzare le persone con lo stesso materiale genetico nonostante i virus modificati. Ciò ha portato di conseguenza alle vaccinazioni di richiamo», ha scritto Latypova.

 

«Nel periodo 2020-2021, il DOD ha speso 50 miliardi di dollari solo per finanziare i prodotti COVID. Ciò rappresenta circa il 50% della spesa annuale dell’intera industria farmaceutica statunitense in ricerca e sviluppo. Ciò significa che, ai fini pratici, negli Stati Uniti non esiste un’industria manifatturiera biofarmaceutica privata. È tutto controllato dal governo e, in particolare, dal DOD», ha affermato Latypova.

 

Latypova ha dichiarato a The Defender che «la tecnologia dell’mRNA può aggirare le restrizioni della Convenzione sulle armi biologiche perché è un farmaco chimico sintetico, non un agente patogeno vivo». Gli agenti patogeni vivi sono vietati dalla convenzione.

 

Latypova ha anche sottolineato il ruolo del colonnello Matt Hepburn della DARPA, che secondo lei ha contribuito a ideare la «preparazione e risposta alla pandemia» di COVID-19 e i collegamenti del DOD con Big Pharma anni prima della pandemia.

 

Secondo il rapporto KEI, nessuno dei brevetti di Moderna ad agosto 2020 ha rivelato i premi ricevuti dalla DARPA, in violazione del Bayh-Dole Act, che impone agli appaltatori governativi di rivelare, anche nelle domande di brevetto, i finanziamenti federali che hanno contribuito a un’invenzione.

 

Latypova ha spiegato perché la pandemia di COVID-19 è stata una coincidenza fortuita per i produttori di tecnologia mRNA. «Non c’è modo di far approvare questa tecnologia dalle normali normative farmaceutiche che governano i farmaci sperimentali… perché la tecnologia dell’mRNA è intrinsecamente tossica e mortale» e perché «non è possibile produrla con i requisiti di controllo di qualità e purezza che esistono per i normali prodotti farmaceutici».

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Arriva Gates

Moderna è anche collegata alle aziende di mRNA in cui Gates ha investito. Latypova ha affermato che questi investimenti sembravano «strani» – fino alla pandemia di COVID-19.

 

«Penso che in generale Gates sia stato ossessionato dall’idea della vaccinazione, che, per molto tempo, non è stata un buon investimento commerciale… Quindi è quantomeno strano che abbia perseguito le vaccinazioni, soprattutto nel Terzo Mondo, con così tanto zelo. Non aveva senso dal punto di vista finanziario fino al COVID», ha detto Latypova.

 

Ad esempio, Gates mantiene partecipazioni significative nella Danaher Corporation, un’azienda sanitaria specializzata nel settore delle scienze della vita. La Fondazione Gates ha investito per la prima volta in Danaher nel 2022 e, a partire dal terzo trimestre del 2023, questi investimenti ammontavano a 92,54 milioni di dollari.

 

Nel 2021, Danaher ha acquistato Aldevron, un’azienda che produce «DNA plasmidico, mRNA e proteine ​​di alta qualità» e che ha prodotto il DNA utilizzato nei vaccini COVID-19 di Moderna.

 

L’anno scorso, Aldevron ha annunciato l’espansione delle sue «capacità di produzione di mRNA per includere l’incapsulamento di nanoparticelle lipidiche (LNP)».

 

Questa non è l’unica connessione tra Aldevron – che pubblicizza i benefici dell’mRNA sul suo blog – e Moderna. Nel 2021, le due società hanno annunciato una «partnership ampliata per il vaccino mRNA e la pipeline terapeutica», mentre Kenneth Chien, Ph.D., co-fondatore di Moderna, è stato membro del consiglio di amministrazione di Aldevron.

 

La Fondazione Gates potrebbe essere stata collegata ad Aldevron già nel 2017, quando la fondazione e Aldevron sostenevano entrambi la ricerca sui virus modificati pubblicata sul Journal of Virology.

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Gates è un donatore del governatore del Nord Dakota, un ex dirigente di Microsoft

Aldevron ha sede nel Nord Dakota e mantiene strutture nel Nebraska e nel Wisconsin – stati che ospitano istituzioni accademiche che hanno eseguito ricerche chiave sull’mRNA – e anche negli stati in cui Gates ha investimenti significativi.

 

La North Dakota State University (NDSU) è attivamente impegnata nella ricerca sull’mRNA, inclusa la ricerca finanziata dalla National Science Foundation.

 

Secondo la Fondazione NDSU, Aldevron è stata fondata alla NDSU alla fine degli anni ’90 e tutti i suoi fondatori sono ex studenti della NDSU. NDSU ospita anche la Aldevron Tower, una struttura di ricerca e sviluppo.

 

Gates è collegato al governatore del Nord Dakota ed ex candidato presidenziale repubblicano Doug Burgum. Miliardario della tecnologia, Burgum ha fondato Great Plains Software negli anni ’80, che Microsoft ha acquistato per 1,1 miliardi di dollari nel 2001. Ha ricoperto il ruolo di vicepresidente senior del Microsoft Business Solutions Group fino al 2007.

 

Gates ha donato 107.000 dollari alla campagna governativa di Burgum del 2016, il più grande contributore singolo. Burgum e Gates sono stati fotografati insieme durante la visita di quest’ultimo nel Nord Dakota nel 2017 e durante la testimonianza al Congresso del 1998, mentre entrambi partecipavano a una cena organizzata dal CEO di Amazon Jeff Bezos all’Alfalfa Club di Washington, DC – fondato da Robert E. Lee – nel gennaio 2020.

 

Burgum ha più volte difeso Gates nelle interviste.

 

In un’intervista del 2017, Burgum ha affermato che «[Bill] e Melinda [Gates] stanno facendo così tante cose straordinarie sull’istruzione negli Stati Uniti, sulla salute globale».

 

In un’intervista del novembre 2023 con The Atlantic, Burgum ha affermato che i Gates hanno salvato più vite di chiunque altro «probabilmente nella storia del pianeta» e che Gates è «una delle persone più incomprese che abbiamo in America in questo momento».

 

Secondo Fox Business, nel 2022, Gates ha ampliato la sua presenza nel Nord Dakota attraverso il controverso acquisto di 2.100 acri di terreno agricolo, che si estende su due contee. L’accordo è stato completato «malgrado la reazione negativa della comunità».

 

Secondo l’avvocato del North Dakota Sarah Vogel, l’acquisto è stato completato tramite il Red River Trust – descritto come un «corpo aziendale» collegato a Gates – nonostante la legge statale sull’agricoltura anti-corporativa, che protegge gli agricoltori a conduzione familiare vietando in gran parte le acquisizioni di aziende agricole aziendali.

 

Vogel ha osservato che il procuratore generale del Nord Dakota Drew Wrigley – un incaricato di Burgum – ha approvato l’acquisto.

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Gates ha acquistato terreni agricoli nei centri di ricerca sull’mRNA del Nebraska, Wisconsin

Insieme al Nord Dakota, Nebraska e Wisconsin ospitano strutture Aldevron, università che conducono importanti ricerche sull’mRNA e terreni agricoli di proprietà di Gates.

 

Ad esempio, i ricercatori dell’Università del Nebraska hanno condotto numerosi studi di ricerca sull’mRNA, tra cui l’hosting di due studi clinici Moderna e altre ricerche sull’mRNA risalenti agli anni ’90.

 

Gates ha completato controversi acquisti di terreni agricoli nel Nebraska, utilizzando 20 società di comodo per acquistare oltre 20.000 acri di terreno agricolo nello stato per oltre 113 milioni di dollari. Secondo il senatore statale Tom Brewer, se la terra fosse data a un’organizzazione no-profit – possibilmente esentandola dalle tasse sulla proprietà – «decimerebbe» le contee coinvolte.

 

Il Wisconsin è anche sede di un’importante ricerca sull’mRNA, con l’Università del Wisconsin conosciuta come uno dei pionieri nel campo. Secondo Biocompare, i ricercatori dell’università hanno lanciato la ricerca sull’mRNA nel 1990. L’università continua a perseguire attivamente la ricerca sull’mRNA, incluso l’hosting di studi clinici sull’mRNA.

 

Sebbene il Wisconsin sia uno degli stati in cui è noto che Gates possiede terreni agricoli, sono disponibili poche informazioni pubbliche sulle partecipazioni di Gates nello stato. Tuttavia, nel 2023, Microsoft ha completato un acquisto da 76 milioni di dollari di 420 acri di terreno agricolo nello stato.

 

Aldevron mantiene siti di ricerca nei campus dell’Università del Nebraska e dell’Università del Wisconsin.

 

Gates: L’acquisto di terreni agricoli aiuterà a finanziare più vaccini

«La decisione di acquistare questa terra è stata presa da persone che aiutano a gestire i miei soldi in modo da ottenere un buon ritorno in modo che la Fondazione possa acquistare più vaccini», ha detto Gates nel podcast di Trevor Noah nel novembre 2023. «E hanno visto che se avessimo potrebbe investire nella terra e (migliorare) la produttività di quella terra, in modo che avrebbe un buon rendimento».

 

Ma secondo Latypova e Rose gli acquisti riguardano il controllo.

 

«Considero questa come la sua mossa per possedere un terreno altamente produttivo dove può anche controllare il governo statale attraverso importanti investimenti nel settore “biotecnologico” – che è sempre considerato attraente dal governo perché considerato ad alto valore aggiunto, “pulito”, generatore di posti di lavoro, entrate fiscali e di attrazione di pubbliche relazioni positive per i politici», ha detto Latypova.

 

«Vuole possedere la terra e controllare il governo di quello Stato», ha aggiunto Latypova, affermando che questo fa parte di un processo per «catturare e controllare tutte le principali leve per stabilire il controllo privato su un territorio».

 

Ha detto che questo include l’esercizio di influenza sulle università, che «faranno qualunque cosa “scientifica” tu ordini in cambio di denaro».

 

Allo stesso modo, Rose ha affermato che «l’ingrediente necessario per garantire il controllo della società… è il controllo delle forniture di cibo e acqua».

 

Ottenere un tale controllo sugli esseri umani è difficile, ha detto Rose, a causa del libero arbitrio, ma un modo possibile per superare questa “imposizione”… sarebbe quello di taggarci, rintracciarci e imporre una punizione per “aver scelto di non stare al passo”».

 

«Tali punizioni potrebbero includere il rifiuto di cibo e acqua. Alcuni tra noi credono che gli esseri umani dovrebbero essere etichettati, come lo sono alcuni animali”.

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 23 maggio 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Reazioni avverse

Vaccini COVID collegati a coaguli di sangue addominale più frequenti e potenzialmente mortali

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   I vaccini contro il COVID-19 possono rendere più frequente e grave la trombosi della vena splancnica, un tipo raro di coagulazione del sangue addominale, secondo il più grande studio pubblicato nel suo genere.   Secondo uno studio pubblicato su Hepatology, i vaccini contro il COVID-19 possono rendere la trombosi della vena splancnica (SVT), un tipo raro di coagulazione del sangue addominale, più frequente e più grave.   Lo studio è il più ampio pubblicato fino ad oggi che fornisce rapporti dettagliati sulla SVT nel contesto dell’iniezione COVID-19, hanno scritto gli autori.   Ricercatori di diverse università europee hanno analizzato i dati raccolti tra aprile 2021 e aprile 2022 all’interno della comunità internazionale del Vascular Liver Disease Group , una rete internazionale di ricercatori che studiano le malattie epatiche vascolari.

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Miravano a identificare tutti i casi acuti nuovi e ricorrenti di SVT che potrebbero essere collegati al vaccino COVID-19.   I ricercatori hanno identificato i casi e li hanno descritti in dettaglio, impostando parametri per determinare quali fossero probabili o alcuni esempi di trombocitopenia e trombosi immunitaria indotta da vaccino (VITT), un disturbo più ampio caratterizzato da un basso numero di piastrine e di coagulazione del sangue causato dai vaccini COVID-19.   I ricercatori hanno poi confrontato i casi con l’incidenza di SVT in una coorte di pazienti in periodo pandemico pre-COVID-19 per capire come i vaccini influenzassero la frequenza e la gravità della SVT.   Hanno identificato 29 pazienti con SVT che si è verificata con una media di 11 giorni (intervallo 2-76) dopo la prima (48%), seconda (41%) o terza (10%) vaccinazione.   Due dei pazienti avevano VITT e molti altri avevano una VITT probabile o possibile.   Solo il 28% dei pazienti aveva una condizione protrombotica sottostante – condizioni associate ad un’alta frequenza di coaguli di sangue – rispetto al 52% nella coorte pandemica pre-COVID-19. Hanno anche scoperto che un numero maggiore di pazienti nella coorte post-COVID-19 necessitava di una resezione intestinale più estesa rispetto a prima.   Sebbene la VITT definita fosse rara, scrivono gli autori, «una causa alternativa per la SVT è stata identificata solo nel 28% dei casi» e tutti i casi si sono verificati entro 11 settimane dalla vaccinazione – suggerendo che la maggior parte dei casi di SVT «non erano provocati tranne che per la recente vaccinazione contro la SARS-CoV2».   Il cardiologo dottor Peter McCullough ha riassunto i principali risultati dello studio su Substack. «Rispetto a un gruppo più ampio di casi avvenuti molti anni prima del COVID, i coaguli di sangue contenuti nel vaccino erano molto più gravi e mortali», ha scritto.   «Il principale punto di insegnamento di questo articolo è che i vaccinati prendano sul serio il dolore addominale e abbiano una soglia bassa per ottenere l’imaging per diagnosticare i coaguli di sangue splancnici prima che diventino fatali», ha aggiunto.   I ricercatori hanno affermato che i loro dati sono importanti «considerando i programmi globali di rivaccinazione in corso».

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La storia di coaguli di sangue associati ai vaccini COVID ha ispirato lo studio

In seguito all’introduzione dei vaccini Johnson & Johnson (J&J) e AstraZeneca, sono stati segnalati casi di VITT, caratterizzati da coagulazione estesa e spesso multivasale in siti insoliti e combinata con una bassa conta piastrinica.   Tali rapporti hanno portato al ritiro dell’iniezione J&J dal mercato negli Stati Uniti.   Anche AstraZeneca ha ritirato la sua dose dal mercato la scorsa settimana, nel mezzo di un’azione legale collettiva da parte di persone danneggiate dal vaccino, compresi coloro che hanno sviluppato VITT. L’azienda ha affermato che la decisione di ritirare il farmaco non è collegata alla causa.   Una recente meta-analisi del VITT successiva ai vaccini J&J e AstraZeneca ha rilevato 28 casi segnalati ogni 100.000 dosi somministrate con una mortalità del 32%. Secondo lo studio SVT , la maggior parte dei casi si è verificata entro 5-30 giorni dalla vaccinazione.   Coaguli di sangue simili sono stati segnalati – ma con frequenza inferiore – per i vaccini mRNA Pfizer e Moderna.   Secondo gli ultimi dati disponibili dal Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), tra il 14 dicembre 2020 e il 26 aprile 2024, ci sono state 49.942 segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue.   Di questi, 34.549 segnalazioni sono state attribuite a Pfizer, 11.332 segnalazioni a Moderna e 3.969 segnalazioni a J&J (commercializzata con il marchio Janssen). Non ci sono rapporti VAERS sui vaccini AstraZeneca, poiché non sono mai stati autorizzati negli Stati Uniti.   Storicamente, il VAERS – il principale sistema finanziato dal governo per la segnalazione delle reazioni avverse ai vaccini negli Stati Uniti – ha dimostrato di segnalare solo l’1% degli effettivi eventi avversi ai vaccini.

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Sulla base dei dati, gli autori mettono in dubbio la sicurezza dei richiami continui

Per questo studio, i ricercatori hanno identificato 34 segnalazioni di possibile SVT associata al vaccino, una forma di VITT, descrivendo 106 casi. Di questi casi, 29 erano SVT acute o ricorrenti.   Tutta la coagulazione nei casi segnalati si è verificata nella vena porta che trasporta il sangue dagli organi addominali al fegato, nella vena mesenterica superiore che trasporta il sangue dall’intestino al fegato, nella vena splenica che drena la milza o nelle vene epatiche che ritornano sangue dal fegato al cuore.   La maggior parte dei pazienti ha ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech o il vaccino AstraZeneca. Tre pazienti hanno ricevuto rispettivamente i vaccini J&J, Moderna e Sinopharm.   Due pazienti avevano un VITT definito, hanno riferito i ricercatori. Tra gli altri pazienti, sette erano VITT probabili, due erano VITT possibili e 18 casi erano classificati come VITT improbabili.   Uno dei due pazienti che avevano avuto una VITT definita è morto durante lo studio. Due dei 29 pazienti con SVT acuta prima o ricorrente sono morti. Venticinque dei restanti 27 pazienti sono rimasti in terapia anticoagulante terapeutica insieme ad altri farmaci.   Nessuno dei pazienti ha avuto bisogno di un nuovo ricovero in ospedale. E nessuno ha ricevuto un’altra vaccinazione per il COVID-19.   Quando i ricercatori hanno confrontato i risultati delle coorti pre-COVID-19 e post-COVID-19, hanno scoperto che i pazienti che avevano sviluppato SVT associata al vaccino avevano una probabilità significativamente inferiore di ricevere una diagnosi di una condizione di coagulazione preesistente e che i loro esiti clinici erano migliori. più severo.   Avevano una mortalità più elevata entro un anno e un tasso di trapianto di fegato più elevato.   Il punto di forza dello studio, affermano gli autori, è che, collaborando con un’ampia rete di ricercatori, sono stati in grado di accedere ai dati sui pazienti provenienti da una regione ampia e diversificata.   Il punto debole dello studio è che si è verificato un numero limitato di casi VITT definiti, il che significa che non è possibile trarre conclusioni definitive sulla causalità delle iniezioni di COVID-19 e sull’insorgenza di SVT.   Gli autori sottolineano che molti dei casi nel loro studio si sono verificati dopo una seconda o terza vaccinazione contro il COVID-19, sollevando preoccupazioni riguardo ai continui richiami.   Brenda Baletti Ph.D.   © 14 maggio 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Epidemie

Gli USA stanno finanziando la creazione di ceppi di influenza aviaria più letali e contagiosi

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Con il pretesto di creare vaccini contro l’influenza aviaria, le agenzie governative statunitensi e i finanziatori privati ​​come la Fondazione Bill & Melinda Gates stanno finanziando la ricerca con guadagno di funzione per rendere i virus dell’influenza aviaria più letali e trasmissibili tra i mammiferi.

 

I funzionari sanitari statunitensi hanno ammesso solo di recente di aver finanziato la ricerca sul guadagno di funzione presso l’Istituto di virologia di Wuhan in Cina, ma per decenni il governo degli Stati Uniti ha finanziato lo stesso tipo di ricerca pericolosa sull’influenza aviaria negli Stati Uniti.

 

E quella ricerca continua ancora oggi.

 

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), l’Autorità per la ricerca e lo sviluppo avanzato biomedico (BARDA), l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID), il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) – persino la Fondazione Bill & Melinda Gates — hanno finanziato o stanno finanziando la ricerca per rendere l’influenza aviaria più patogena e/o più trasmissibile tra i mammiferi.

 

Intervenendo al «Kim Iversen Show» del 16 maggio, Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico della Children’s Health Defense, ha affermato di essere preoccupato che gli Stati Uniti stiano «creando agenti di… distruzione biologica» che potrebbero «portarci in un’altra pandemia».

 

Hooker ha fatto eco agli avvertimenti dell’ex direttore del CDC Robert Redfield, che ha suggerito che la prossima pandemia sarebbe stata scatenata da una fuga da un laboratorio che lavorava per umanizzare i virus dell’influenza aviaria.

 

 

Hooker ha detto a Iversen che la Divisione Influenza del CDC ha infettato i furetti con il ceppo di influenza aviaria H5N1 attualmente circolante, quindi ha infettato cellule polmonari umane, per rendere il virus più infettivo per gli esseri umani.

 

La loro giustificazione, ha detto, è quella di essere preparati a un’epidemia zoonotica, in cui un virus proveniente da un uccello o da un altro animale si trasmette all’uomo.

 

«La linea di partito che si sente continuamente è: “bene, dobbiamo sviluppare questi agenti patogeni perché poi possiamo sviluppare le contromisure”: i vaccini, gli anticorpi monoclonali, le terapie», ha detto.

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Il lungo elenco degli studi sul guadagno di funzione sull’influenza aviaria

Il CDC, il BARDA, il NIAID e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno condotto o finanziato studi pericolosi sull’influenza aviaria.

 

Jessica Belser, ricercatrice capo del CDC, è stata coinvolta in numerosi studi che esplorano la patogenicità e la trasmissibilità dei virus dell’influenza aviaria. È coautrice di uno studio del marzo 2024 sul ceppo H5N1 che causa malattie mortali e si trasmette tra furetti co-ospitati.

 

Nel 2020, Belser ha studiato come diversi ceppi del virus dell’influenza H9N2, che presentano differenze genetiche e antigeniche, mostrano diversi modelli di replicazione e trasmissione nei modelli animali di mammiferi. Il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha collaborato.

 

Nel 2016, Belser ha studiato come diversi ceppi di influenza aviaria, tra cui H5N1, H7N9 e H9N2, potrebbero infettare le cellule endoteliali polmonari umane.

 

Richard Webby, Ph.D.ricercatore associato al BARDA e direttore del Centro collaboratore dell’OMS per gli studi sull’ecologia dell’influenza negli animali e negli uccelli, è coautore di un articolo del maggio 2024 che studia la suscettibilità e la trasmissibilità nella popolazione suina dell’influenza aviaria ad alta patogenicità derivata da visone.

 

In uno studio del 2017 finanziato dal NIAID, Webby ha testato i vaccini contro l’influenza aviaria sui furetti, infettandoli con il virus selvaggio per determinare l’efficacia dei vaccini.

 

Hooker ha detto a The Defender che questa ricerca è pericolosa perché i furetti «sono immunologicamente molto vicini agli esseri umani… Non è un grande passo avanti per loro entrare improvvisamente nella popolazione umana e iniziare la trasmissione da uomo a uomo».

 

Christine Oshansky, capo del reparto Pandemic Vaccines and Adjuvants presso BARDA, è stata coautrice di uno studio del 2021 sull’influenza H7N9 ad alta patogenicità e di una formulazione di vaccino.

 

Nel 2018, Oshansky ha testato i vaccini H5N1 conservati nelle scorte nazionali di vaccini antinfluenzali per un massimo di 12 anni per determinare se potevano essere efficaci contro i virus influenzali A (H5) divergenti.

 

L’OMS ha finanziato lo studio del maggio 2020, «Potenziale pandemico dei virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità clade 2.3.4.4 A(H5)». Tra i collaboratori figurano il CDC, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e altre organizzazioni. Webby e Yoshihiro Kawaoka, DVM, Ph.D. dell’Università del Wisconsin sono tra gli autori elencati.

 

«Questo è l’enorme pericolo di fare questo lavoro», ha detto Hooker. «Che si tratti di un rilascio accidentale o intenzionale, stai giocando con questi agenti patogeni in modo che fondamentalmente creino varianti infettive per gli esseri umani».

 

La vacca da mungere del vaccino

Hooker ha detto a Iversen che esistono «una miriade di brevetti associati ai vaccini contro l’influenza aviaria [e] agli agenti patogeni dell’influenza aviaria».

 

Kawaoka, il ricercatore finanziato da tempo dal NIAID per condurre ricerche sull’influenza aviaria, ha 78 brevetti nel suo portafoglio, molti dei quali relativi alla vaccinazione contro l’influenza aviaria.

 

Nel 2023, Kawaoka ha depositato brevetti su:

 

  • Mutazioni che conferiscono stabilità genetica a geni aggiuntivi nei virus dell’influenza (US-11802273-B2).
  • Virus influenzali ricombinanti con HA stabilizzato per la replicazione nelle uova (US-11807872 – B2).
  • Una linea cellulare umanizzata (US-11851648-B2).

 

Nel 2022, Kawaoka ha depositato un brevetto per la replicazione del virus dell’influenza per lo sviluppo di un vaccino (US-113906-B2).

 

Richard Bright, ex direttore del BARDA e ricercatore sull’influenza aviaria presso il CDC dal 1998 al 2006, ha un «ampio portafoglio di brevetti su – avete indovinato – vaccini contro l’influenza aviaria», ha detto Hooker. «E così questi profeti di sventura colpiscono le onde radio e spaventano tutti».

 

 

Hooker ha inoltre osservato che Moderna sta sviluppando un vaccino contro l’influenza aviaria basato su mRNA.

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Questo mese gli Stati Uniti hanno allentato le normative sull’influenza aviaria H5N1

Il 6 maggio il governo degli Stati Uniti ha varato una nuova politica per rafforzare il controllo della ricerca finanziata a livello federale sugli agenti patogeni potenzialmente pericolosi, che non entrerà in vigore fino a maggio 2025.

 

La politica classifica la ricerca ad alto rischio in due gruppi, richiedendo valutazioni del rapporto rischio-beneficio e piani di mitigazione per entrambi, con un ulteriore livello di revisione per la ricerca che coinvolge agenti patogeni con un maggiore potenziale pandemico.

 

Secondo Nature, la mossa mira ad affrontare le preoccupazioni relative a una supervisione lassista e a linee guida ambigue, garantendo al tempo stesso che la ricerca critica sulla preparazione alla pandemia e sui progressi medici possa continuare.

 

Con una mossa apparentemente contraddittoria, secondo la Reuters, il 14 maggio i funzionari del governo americano hanno temporaneamente allentato le norme sul modo in cui i laboratori di sanità pubblica e le strutture sanitarie gestiscono, conservano e trasportano i campioni di influenza aviaria H5N1.

 

Questo cambiamento di 180 giorni arriva in risposta alla recente diffusione del virus ai bovini da latte in nove stati degli Stati Uniti.

 

La guida rivista, richiesta dall’Associazione dei laboratori di sanità pubblica, mira a ridurre gli oneri burocratici e consentire al personale di laboratorio di concentrarsi sui test, preparandosi alla possibilità che il virus possa acquisire la capacità di trasmettersi facilmente tra gli esseri umani.

 

John-Michael Dumais

 

© 20 maggio 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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